domenica 14 dicembre 2014

CATALOGO DELLE AZIONI COMBATTENTI 3

E poi quello che potrei chiamare act local, think global. Radicarsi, avere molto presenti delle radici, dei sapori, dei saperi, dei legami - tradizioni, vecchi amici, storie di famiglia - identità forti, solidità. Per anni con i miei figli ho insistito di lasciare le briciole della cena del 12 dicembre sul tavolo da pranzo perchè nella notte l'asinello di Santa Lucia potesse rifocillarsi - da diversi anni non lo facciamo più, ovviamente, perchè i loro occhi non scintillano più al pensiero dell'asinello carico di doni, ma chissà, forse tra alcuni anni, con i loro figli, ricorderanno questa piccola tradizione.
Ma il local può facilmente trasformarsi in una gabbia, ti tiene ancorato ad una illusione di completezza di un mondo che è invece inevitabilmente piccolo e limitato e poco disposto al mutamento, coeso, ma separato, destinato ad essere schiacciato. L'Italia è molto così, piena di gente ingabbiata in mondi piccoli e ipoteticamente "superiori" ("ah, ma dove vai, dove viaggi, ma belli come l'Italia non ce n'è di altri posti").
Il global è il respiro del mondo, l'onda forte che bisogna percepire e usare e combattere al tempo stesso. Combattere l'immensità delle cose stupide e volgari, la Coca-Cola, il cibo di plastica, il populismo sciatto. Ma percepire le possibilità, la libertà, i cieli così immensi ed aperti. Sapere bene l'inglese, assumersi responsabilità, vedere la guerra, il dolore, lo sfruttamento - mettere la propria vita nella prospettiva della vita del mondo. Vedere con chiarezza che aggrapparsi ai nostri piccoli e grandi vantaggi e privilegi (per esempio lavorare con inefficienza, non essere mai valutati, essere al contempo completamente senza tutele e completamente inamovibili) ci porta ad un sicuro, un inesorabile declino.
E potendo ascoltare le mille voci del mondo ne cito qui una
"io non sono di qui. Non appartengo a questa terra dove sono nato; e nella vita si impara, impara chi vuole imparare, che nessuno appartiene alla terra dove è nato, dove l'hanno messo al mondo. Che nessuno è di nessun posto. Alcuni cercano di mantenere l'illusione e si costruiscono nostalgie, sensi di possesso, inni e bandiere. Tutti apparteniamo ai luoghi dove non siamo stati prima. Se esiste nostalgia, è per le cose che non abbiamo mai visto, per le donne con cui non abbiamo mai dormito, e per gli amici che ancora non abbiamo avuto, per i libri non letti, per i cibi nella pentola non ancora assaggiati. Questa è la vera e unica nostalgia" (PACO IGNACIO TAIBO II)  in un momento della vita in cui time is getting short.

lunedì 8 dicembre 2014

DELLE SPONGATE - e di un tempo perduto

In questo week end ho fatto le spongate, deliziosi e molto locali dolci natalizi ( chissà, forse piacciono solo a noi che ci siamo cresciuti..).
Le spongate sono un ricordo d'infanzia carissimo: il giorno delle spongate, quando vivevamo in paese ( siamo venuti via che avevo 8 anni) si adunavano diverse amiche della nonna con i loro ripieni preparati diverso tempo prima e per un giorno intero, insieme, preparavano e sfornavano tante e tante spongate, usando vari forni, in un chiacchiericcio serrato, col profumo del burro, dello zucchero, con le sventagliate di zucchero a velo sui vestiti e dappertutto. Un giorno caldo e intenso e gioioso che è uno dei miei più chiari ricordi d'infanzia, al calore dei forni accesi e di quelle donne amorevoli e operose. Noi bambini venivamo attirati a frotte nella loro orbita e beatamente ne godevamo i margini.
Venuti via dal paese, il giorno delle spongate era quello di noi tre donne: il capo era la nonna e poi c'eravamo la mamma e io agli ordini. Tante spongate, tanto lavoro, ma un bel giorno da stare insieme.
Poi me ne sono andata in giro per il mondo e la nonna è morta e a mia madre non interessava e non c'è stato più per tanti anni il giorno delle spongate. Da qualche anno ho ripreso a farle, ma da sola. Mia figlia ha altre cose da fare sempre e non è una scusa. Le manca l'esperienza del giorno delle spongate, di un tempo ormai perduto.
Io continuo a farle - da sola, in un pomeriggio, con l'efficienza che ho imparato in tanti anni di vita di corsa - non tante, ci sono sempre tante cose da mangiare, le mangeremo da Natale a Pasqua. E saranno dolci e buone.

sabato 6 dicembre 2014

Mi ha fatto davvero ridere: Salvini+Bottura+Spinoza


Mi ha fatto ridere il commento di Luca Bottura (Lateral, Radio Capital)
"Peccato che non si vedessero i boxer, perchè sono in felpa e davanti hanno scritto TRAPANI e di dietro Correggio"
Ma ancora di più mi ha fatto ridere Spinoza.it
"Salvini nudo sulla copertina di "Oggi". Adesso sappiamo perché odia i negri."

(P.S. Ok lo so è davvero scorretto rispondere a celodurismo con un altrettanto deprecabile celomoscismo. So che è fastidioso e scorretto e pone ad un livello simile e non vorrei - ma mi fa tanto ridere..)

lunedì 1 dicembre 2014

CATALOGO DELLE AZIONI COMBATTENTI 2

Poi metterei le militanze limitate. Ci sono momenti in cui, invece di fare per l'ennesima volta spallucce, si può tentare di dare qualche piccola spallata, se si vede uno spiraglio, un seme di speranza e di cambiamento [in verità mi vergogno dello stupido giochino di parole che ho usato, ma non ho resistito].
Le chiamo mitanze limitate perchè permane la consapevolezza della parzialità, della non totale condivisione, della mancanza di entusiastico senso di appartenenza - però ci può essere un avvicinamento, un senso.
Per quello che mi riguarda (e non da sola, con tanti altri, compreso Roberto) ho partecipato con una certa convinzione alla nascita del PD (perbacco, sono stata una "madre costituente" eletta all'assemblea regionale) sostenendo Rosy Bindi contro Veltroni (2007?) e perdendo. Poi nel 2009, dopo le dimissioni di Veltroni, ho fatto campagna per Marino contro Bersani, perdendo. poi nel 2012 ho sostenuto la Puppato al primo turno e Renzi al secondo turno contro Bersani per la scelta del candidato premier, perdendo ancora una volta. E poi nel 2013 Renzi contro Bersani. E adesso sostengo Renzi, per il momento.
Ho sostenuto sempre, al di là delle persone, chi parlava di rinnovamento, di diritti civili, di politica invece che di partito, consapevole di perdere, ma convinta che serva il dare testimonianza, il costruire opinione, in un paese che vive di appartenenze, più che di opinioni. Sono convinta che sia servito anche perdere tante volte, perchè gli spostamenti sono faticosi, lenti, quasi percettibili, però ci sono in tante piccole, piccolissime spallate che pensino a una direzione.
Continuerò a farlo, quando incontrerò qualche altra militanza limitata. Anche recentemente ho sostenuto Balzani contro Bonaccini per la Presidenza della Regione. Perchè ritengo Balzani perfetto? Assolutamente no, ma diceva cose più convincenti e originali di Bonaccini.
Militanza limitata, senza appartenenza, politica e discussione - e se anche questo fosse rivoluzionario?

venerdì 28 novembre 2014

IN MORTE DI PD JAMES

Muore la mia giallista preferita, a 94 anni, di cui avevo già parlato in un post di marzo. Purtroppo non potrò più aspettarmi un nuovo libro dell'ispettore Dalgliesh per passare qualche ora in sua compagnia e non la immaginerò più, anziana signora inglese, nella sua bella casa piena di fiori a scrivere le sue storie con una penna di pregio. Sarò, appena un pochino, un po' più sola.

CATALOGO DELLE AZIONI COMBATTENTI 1

E allora affrontiamo con coraggio la sfida di analizzare in che modo combattere. Forse un piccolo catalogo di azioni combattenti si può osare immaginarlo? ( non le ho chiamate azioni militanti, perchè la militanza richiama immediatamente i partiti e qui davvero non c'entrano).
La prima azione di combattimento che mi viene in mente è resistere alla semplificazione, rimandare costantemente alla complessità che permea il nostro tempo.
Questo presuppone sicuramente avere ed essersi creati gli strumenti per vedere la complessità, presuppone avere avuto possibilità di studiare, ma anche una vita aperta, "avventurosa", curiosa, avere visto/letto/sperimentato molteplici punti di vista, presuppone l'avidità per le storie, per quel mix complesso di razionalità e sentimenti che sono le storie.
Come in ogni catalogo che si rispetti, però, non ci si può esimere dall'esempio concreto, per farsi capire. Ovviamente, l'esempio perfetto lo consegna la cronaca di questi giorni, ed è l'art.18, alternativamente " causa di tutti i mali" o "principio irrinunciabile", ma tanti altri esempi potrei usare. Come ho ripetutamente già detto, però, preferisco le piccole azioni combattenti ai massimi sistemi della politica - quelli, li si può travolgere, a mio avviso, con miriadi di piccole azioni combattenti. Quindi, una piccola storia.
Abbiamo faticosamente ( nel 2009) aperto uno sportello pubblico sulle assistenti familiari, (termine politically correct per dire "badanti"), dove facciamo formazione alle stesse, offriamo alle famiglie un servizio di valutazione dei loro bisogni, abbinamento con un'assistente familiare, consulenza amministrativa alla stipula dei contratti e, ultimo sevizio implementato, tutoring all'inserimento dell'assistente familiare in famiglia (cioè verifica degli andamenti, degli eventuali problemi, suggerimenti migliorativi all'assistenza, magari correlati a formazione specifica della badante). È stato un servizio molto difficile da aprire e portare avanti, perchè il tema si presta ad infinite semplificazioni e ideologizzazioni ( per dirne una i sindacati ci hanno fatto la guerra). L'asse portante su cui ci siamo mossi riguarda comunque la maggiore tutela possibile agli anziani assistiti, alle loro famiglie e a queste curanti che arrivano da lontano.
Recentemente, ad una verifica condotta sul servizio di tutoring, è venuto fuori il tema di come si devono comportare in presenza di situazioni di irregolarità ( badante clandestina e/o non contrattualizzata), percepite, perchè il mandato è che il nostro è un servizio sull'anziano e non  il controllo dell'ispettorato sul lavoro. Una linea di pensiero era non effettuare il tutoring e andarsene - semplice e lineare. Combattendo la semplificazione, però,  si riflette che sono invece proprio queste situazioni ad avere maggiormente bisogno del nostro servizio professionale e che quell'anziano in questa situazione, incolpevole, ha comunque bisogno di buona / decente assistenza e quell'assistente familiare di formazione. Complessità e molteplicità di punti di vista - rivoluzionario, no?




martedì 25 novembre 2014

SENSO DI COLPA ED ELEZIONI

Non posso sottrarmi a commentare la notizia del giorno, è vero, che tra l'altro ci tocca così da vicino, ovvero il risultato delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.  Un risultato complesso, in cui ognuno vede riflessi i propri fantasmi.
Ho sentito alcuni che vedono nell'astensionismo il risultato di anni di disaffezione alla politica, altri che invece puntano il dito sulla figuraccia di Errani e sulle spese dei suoi consiglieri (41 su 50 indagati), altri che lamentano la scarsa informazione per il mancato traino di altre elezioni, altri che addebitano lo stare a casa della gente allo scarso appeal di elezioni con un risultato già scontato, perfino il perfetto vuoto pneumatico che risponde al nome di Stefano Bonaccini è stato valutato. Proabilmente hanno tutti ragione e il risultato come sempre è complesso, come molte delle cose che investono questo mondo post moderno.
Ho sentito reazioni molto forti ( i fantasmi) a questo sgretolarsi che ci circonda, al delirio che ci attanaglia, alla desertificazione che questo paese sta sperimentando, nei suoi capannoni chiusi, nei legami sociali disintegrati, nella classe dirigente inesistente, nei partiti liquefatti. Ci si aspetta che qualcuno prenda la colpa (ma quando mai?), che qualcuno ci "salvi"  - non accadrà.
Qual è il mio fantasma? Il senso di colpa. Come abbiamo potuto permettere che accadesse? Come mai noi, che eravamo le migliori menti della nostra generazione un attimo fa, abbiamo potuto permettere che accadesse?
Non so se esista una risposta collettiva, ma posso dare la mia personale - ero troppo occupata. Prima con lo studio, poi con l'amore, poi con i figli e la carriera e tutte le mie menate, i libri, i viaggi, le lingue, la cucina e il cibo, gli amici, i fiori... Eppure avevo visto le nubi temporalesche, da anni con fervore mi sono scagliata contro un certo tipo di Realpolitik (funziona così perchè funziona così e tu sei alternativamente un'ingenua, un'invidiosa, un'illusa pericolosa, una perdente insomma,  che non ha mai capito come va il mondo) sostenuta invece da amici che ora desolatamente si lamentano delle macerie, da anni su singoli pezzi di società ( in particolare i partiti, che sono sempre per me stati oggetto di interesse) sapevo lucidamente dove si stava andando. Ma è come se mi fossi rifiutata a lungo di mettere insieme i pezzi, occupata a costruire la mia vita in tutti i suoi aspetti e incapace di vedere il disastro compiutamente e soprattutto di assumerne responsabilità. Alcuni dicono che ci hanno impedito di intervenire. Ma chi? La mafia, i poteri forti o il nostro ( mio in questo caso) cattivo rapporto con lo sporco potere, con il lavoro necessario ( ingrato, oscuro e pericoloso, che sporcava le nostre anime belle) per diventare classe dirigente come eravamo chiamati a fare, al netto dei familismi e delle piccole mafie?
Oggi, almeno in me, rimane il senso di colpa e un paese in macerie dove i capannoni sono vuoti ( ne abbiamo anche costruiti troppi, consumando la terra), le persone sole e disperate, gli scandali all'ordine del giorno, la meritocrazia sempre più dimenticata, il bene pubblico un'utopia più che una solida realtà e noi sempre qui ad aspettare l'uomo forte che ci salverà.
Cosa faccio? Resisto, in prima linea ogni giorno, per quello che posso e a questo punto un po' posso, combatto la semplificazione, il pressapochismo, la mafia. Ho allevato due figli cui ho cercato di dare amore, ma anche strumenti di analisi e resilienza. Sostengo Renzi senza essere renziana perchè, non sempre, nomina dei problemi finora indicibili. Assumo il senso di colpa, ma questo non mi esime dal dover combattere, ogni giorno, su ogni cosa anche piccola, anzi soprattutto sulle piccole cose, che insieme sono valanga. Vivere ci tocca.

domenica 23 novembre 2014

COsa succede: brave, belle e intelligenti?


http://video.corriere.it/moretti-noi-politiche-stile-lady-like-oltre-che-brave-intelligenti-anche-belle/f8977f76-6e84-11e4-8e96-e05d8d48a732


Povere noi, ci tocca subire il sessismo anche da donne inconsistenti, compunte, insicure, così secchione da essere "risibili" ( cito Cacciari, l'aggettivo non è mio, ma mi è piaciuto).
Povera me che non vado mai dall'estetista, che ho i capelli grigi che natura mi ha dato e che non ho gli occhi blu (correre corro, tutto il giorno, per conciliare questa scelta di non rinuciare a niente, nè ai figli, nè alla carriera, nè alle cose e persone che amo, però non corro "giusta") - non avrò mai successo nella vita. Pazienza, almeno c'è la Moretti a divertirmi.
Ricordo, nell'assordante silenzio di tutto il PD, uomini e donne, che pure si batte (oh, come si batte!) contro il sessismo.

lunedì 3 novembre 2014

LEGGERA COME UN PETALO, CAUSTICA COME UN PEPERONCINO


> L'amaca di Michele Serra del 1 novembre 2014

C I VOLEVA Eduardo perché un'aula della politica — il Senato — assumesse, almeno per poche ore, l'aspetto di una comunità raccolta, silenziosa, unita. Nessun berlusconiano si è alzato per dire che con la cultura non si mangia. Nessun renziano ha rivendicato al governo il merito di avere versato ottanta euro cadauno ai figli di Filumena Marturano. Nessuno della Lega ha gridato "Forza Vesuvio". Nessuno dei Cinque Stelle ha accusato Eduardo di essere stato favorito dalla lobby del Banco di Napoli a scapito di altri meritevoli commediografi operanti sul web. Nessuno della minoranza del Pd oppure di Sel ha protestato perché la commemorazione di Eduardo non era stata concordata anche con la Fiom. Nessuno del Nuovo Centro Destra si è sentito in dovere di difendere Alfano. E nessuno della SVP ha chiesto chiarimenti sulla mancanza di traduzione simultanea in tedesco mentre Lina Sastri recitava la scena madre di Filumena. Tutti zitti e tutti seduti, e tutti sembravano emozionati anche a nome nostro. Non c'eravamo e avremmo voluto esserci, ma ci siamo sentiti, una volta tanto, rappresentati dai rappresentanti. E c'è ancora chi si chiede a cosa serve la cultura, a cosa l'arte.


Magistrale questa amaca, un po' amara, un po' ironica, leggera come un petalo, caustica come un peperoncino. La condivido per chi se la fosse persa.
E poi ci si chiede a cosa servono gli intellettuali... A vedere e mostrare, ecco

sabato 25 ottobre 2014

È MORTO MIO PADRE

È morto stamattina, in pace e nel suo letto, mio padre, dopo 86 anni di vita.
Adesso ci saranno i riti dolorosi di passaggio del fine vita e noi poi continueremo a vivere, avendo perso momenti, ricordi condivisi e soprattutto ricordi da costruire ancora. Ma lo faremo, nei passaggi che ancora dovremo affrontare, belli e brutti - con i tanti che abbiamo ancora intorno e in cui riconosco piccoli pezzi di quel padre cui diciamo addio.

lunedì 20 ottobre 2014

IL GIOVANE FAVOLOSO

Ieri siamo andati a vedere "Il giovane favoloso" di Martone con l'ottimo Elio Germano su Leopardi. Un grande film che non mi ha però entusiasmato perchè secondo me abbastanza statico, un po' giocato sulle "cartoline", dove il fuoco e la passione hanno piccole, limitate, controllate e forse a tratti un po' false eruzioni, ma non formano la spina dorsale del film, non affamano lo spettatore.
Durante la (magistrale, secondo me) declamazione di Elio Germano/Leopardi de "l'Infinito", ovviamente amatissimo in gioventù, la poesia perfetta, riflettevo di quanto sia cambiata la mia percezione di questa poesia rispetto a quegli anni.


« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »


Allora pensavo al senso di appartenere a un luogo (sempre caro mi fu quest'ermo colle), ad un futuro che mi attendeva (il guardo escluso dall'ultimo orizzonte) dei cui interminati spazi avevo anche paura. Ma sul passato (le morte stagioni) e il futuro (l'eterno) prevaleva il presente vivo e pieno - ed era bello essere qui e proiettarsi dolcemente sul futuro.
Oggi percepisco quanti ostacoli si frappongono fra noi e la visione autentica dell'orizzonte, di come interminati spazi di silenzio e quiete siano la prospettiva, di come la presente e viva stagione sia un attimo mai afferrabile nell'immensità e che il naufragio sia dolce solo nella consapevolezza (rassegnazione?) di questa fugacità. Quest'ultima versione forse è più vicina a quell'uomo tormentato e già grave ente ammalato e sofferente che l'ha scritta, ma mi piace più la precedente, lo ammetto - mi piacevo di più quando "l'infinito" letto dalla mia scrivania di ragazza, riletto e amatissimo, sapeva commuovermi fino alle lacrime, quando ero capace di vedere l'ermo colle e il pensiero che lo superava leggero liberandosi al di sopra, nelle immense ed infinite variabili di un mondo da costruire.
Ora vedo con più chiarezza le variabili, vedo con più chiarezza le conseguenze dell'infinito che si apre dietro il colle - forse per questo mi fa paura quel "mare".

« Perì l'inganno estremo,
ch'eterno io mi credei »
(A se stesso, vv.2-3)

venerdì 17 ottobre 2014

PAROLE INTELLIGENTI- il buongiorno di oggi di Gramellini

Mazzette di Stato



17/10/2014
Un gufetto amanuense ha infilato nelle pieghe della Renzi Detax alcune mance niente male. Duecentocinquanta milioni per i padroncini dei camion, cento per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo e centoquaranta per un vecchio classico, i forestali calabresi: più numerosi lì che in tutto il Canada. Si tratta di mazzette di Stato, atte a scongiurare le code natalizie di cotechini scaduti al passo del Brennero, gli assembramenti di masanielli nelle piazze del Sud e il consueto crepitio di fuocherelli estivi lungo i boschi della Sila. Ma non si era cambiato verso, come da annuncio? Si sarebbe tanto voluto, ecco. Ma la carne è debole e la fantasia immensa. Le regalie non sono state accolte nella Legge di Stabilità vera e propria, ma in apposite micronorme che le saltellano intorno tutte festanti.  

Micronorme, nome delizioso: fa pensare a un ninnolo, a un omaggio, a una carineria. «Amico forestale, gradirebbe una micronorma? Su, la prenda, per farci giocare un po’ i bambini. Microscatterà dal 2017, anche se avevo appena annunciato che avremmo accorpato i forestali ai poliziotti: era una microbattuta. In compenso ho confezionato un macroscherzo alle Regioni, confidando sull’appoggio dei cittadini, che le considerano a ragione un crocevia di camarille e ruberie. Pensi come sono furbo: ho ridotto le tasse statali con i soldi destinati ai governatori locali, che così saranno costretti ad aumentare l’addizionale Irpef, facendosi odiare ancora di più. Ma lei stia sereno e si goda la sua micronorma: qui si cambia verso perché nulla cambi». 

Si può dare torto a Gramellini (tenuto conto che ho un debole fazioso per come scrive, perchè giornalisti con il numero di entità lessicali con cui lui gioca con assoluto agio ce ne sono pochissimi)? No, non si può certo dire che non abbia ragione, che per cambiare verso ci vuole molto di più (ma anche molto più tempo, perchè i lavoratori socialmente utili di Palermo sono vivi e devono mangiare - semmai il tema è farli mangiare ed essere contemporaneamente utili), che questa finanziaria fatta a debito crescente spaventa ancora una volta ed è ad alto rischio, che non si è ancora visto un vero taglio della spesa improduttiva ( forse solo le Province, ma ancora c'è molto da fare anche lì), che le Regioni sono un colabrodo, che... Che... Che....
Però che fare d'altro? Rischiare grosso vuole anche dire tentare, fare un tentativo - quello che è certo è che l'immobilismo è morte sicura.

sabato 4 ottobre 2014

PAROLE INTELLIGENTI sugli OGM

http://www.repubblica.it/ambiente/2014/10/04/news/vietare_gli_ogm_un_grave_danno_non_ci_sono_prove_che_siano_nocivi-97287327/?ref=HREC1-10

Ops! Non è che avrà ragione? In effetti ho letto ieri l'intervista a Vandana Shiva su Repubblica e concordo con la Cattaneo, anche a me è sembrata vaga e sfuggente.
Farei però un appunto a questo articolo e riguarda il potere delle multinazionali sui semi OGM, che mi sembra lei sottovaluti (ma la Shiva no). Forse la problematica OGM copre una problematica ben più avanzata che attiene alle modalità, possibilità e limiti del "possesso" di elementi essenziali alla vita quali i geni, i semi, il cibo. È come sempre più facile affrontare il prodotto di una problematica che la problematica stessa.
Un'altra osservazione (proprio da "ultimi fuochi"): non sottovaluterei nemmeno gli aspetti etici, ma soprattutto culturali che la Cattaneo un po' sprezza: il localismo, la biodiversità, le tradizioni hanno aspetti positivi e negativi, ma non sono da mettere da parte così frettolosamente, fanno parte di una trama che ci sorregge, ci guida e ci conforta. È ovvio che allevare le proprie galline è totalmente insensato (antieconomico, scarsamente produttivo) e che le qualità organolettiche delle loro uova sono del tutto analoghe a quelle delle uova comprate alla Coop, ma io le vedo vivere, nascere, crescere e morire con me, raccolgo le uova calde, le tengo con cura nelle mie mani. E il gusto delle mie uova è mooolto superiore a quelle della Coop perchè il gusto non è governato dal cervello, ma da tante emozioni, vissuti, tradizioni e cultura.

lunedì 29 settembre 2014

COSA SUCCEDE: ha vinto Bonaccini

Ha vinto delle primarie imbarazzanti e penose il solito piccolo politico mezza calzetta, uomo di apparato che è sempre stato attento principalmente a due cose: la prima è stare molto attento a non pestare i piedi e non disturbare i potenti (piccoli e grandi), la seconda, non meno importante, è di essere molto attento a non esprimere mai un'idea originale, a non dare mai un contributo di pensiero ed approfondimento vero. D'altra parte, tutto nella media, forse nemmeno la Regione Emilia-Romagna, che io nonostante tutto amo e di cui vedo tuttora grandi potenzialità nonostante il dissennato spreco di tante di esse, si merita di più.
Volevo però riflettere su due cose a mio avviso più importanti - la prima è la penosa messa in scena di potere che il pd emiliano ha offerto in queste primarie (e continua ad offrire, con la scelta dei candidati consiglieri) - chiuso nelle sue stanze, a dibattere di ex pds ed ex margherita, di padri politici, di poteri e poltrone - che miseria, mentre intorno i capannoni sono vuoti, il lavoro non c'è e il welfare scricchiola e un popolo che pensava di cominciare ad essere "europeo", con un lavoro possibile, le scuole dell'infanzia, una buona sanità e un po' di welfare si ritrova invece in un bagno di realtà ad essere ancora italiota e mafioso di alto ma anche piccolo e minuscolo cabottaggio.
La seconda cosa, non scollegata dalla prima, è considerare quanto la classe dirigente del pd rappresenti il suo "popolo" di riferimento. Se Bonaccini ha preso il 60% e Balzani il 40% ci si aspetterebbe che anche la classe dirigente fosse tendenzialmente rappresentativa di questi rapporti, ma la classe dirigente del pd era schierata, ad essere larghi, forse 90 per Bonaccini e 10 per Balzani. Questo evidenzia per me un problema ineludibile ancora una volta di distanza tra questa classe dirigente e tra l'altro il suo popolo più accanitamente fidelizzato (aggiungerei anche un po' masochista) che si è preso la briga di andare a votare nel deserto dell'entusiasmo per questo appuntamento.  Problema che, come la volta scorsa nettamente parallela nel trend anche se non nelle dimensioni, avevo già rilevato nel famoso scontro sempre 60-40 (se ben ricordo) tra Bersani e Renzi con un partito schierato anche lì 90-10. È finita come è finita, ma ha pagato allora l'Italia e oggi, ahimè, comincerà a pagare l'Emilia-Romagna.

sabato 20 settembre 2014

PAROLE INTELLIGENTI - sulla scuola

Finalmente parole intelligenti sulla scuola, ma chi mai le ascolterà? Io sì, le sottoscrivo tutte.


domenica 14 settembre 2014

UNA STORIA DI PULCINI DI SANGUIGNA


Una piccola storia divertente e un po' triste.
Tra i numerosi animali che popolano il cortile di Sanguigna (censimento approssimativo: un cane cucciolo e molto attivo, due micie adulte, una micina di qualche settimana tenerissima, un vecchio gattone spelacchiato e pelandrone, quattro tartarughe di terra, diverse galline, pollastri e un galletto nel pollaio e tre gallinelle -cocincine - libere in giro) una delle gallinelle libere ha deciso di covare su un ballone in alto alcune settimane fa. Per esperienza già fatta però sappiamo che le loro uova, probabilmente per motivi di consanguineità, non sono fertili, per cui le abbiamo sostituite con le uova delle galline del pollaio, però tirando un po' tardi e quindi con una settimana di distanza tra le prime e le ultime. Nati i primi tre pulcini, li abbiamo tenuti per qualche giorno in casa in un cestino (non potevamo lasciarli sul ballone, sarebbero sicuramente caduti e la chioccia avrebbe abbandonato le altre uova) e poi li abbiamo ridati alla chioccia quando sono nati gli ultimi due. A quel punto però la chioccia non ha più riconosciuto i primi tre, non li voleva e li beccava.
Abbiamo provato a liberarla e ieri sera Roberto ha preso i pulcini per riportarli nella gabbia ed è successa una scena tenerissima: gli ultimi due, come fanno normalmente i pulcini, cercavano di scappare dalle mani di Roberto, mentre i primi tre si avvicinavano alle mani di Roberto per farsi prendere, riconoscendo probabilmente le mani come le chiocce dei primi giorni di vita.
la chioccia con i pulcini
Un pulcino "rifiutato" - abbiamo dovuto mettergli un cerotto perchè aveva un buco sulla schiena provocato da una beccata della chioccia e gli altri continuavano a beccarlo sulla ferita. Mah, non so se finirà bene, i pulcini hanno bisogno della chioccia quando sono così piccoli - li tiene al caldo e al sicuro.

venerdì 12 settembre 2014

ANNA SOGNA

L'Anna ci ha raccontato un sogno che ha fatto. In estrema sintesi, era chiamata a fare un colloquio di lavoro alla Barilla a cui faticava ad arrivare (non la trovava) con suo padre che chiamava continuamente per dirle che non era possibile che non arrivasse e come mai non arrivava e poi la chiamava per dirle che la Barilla voleva farle un proposta di lavoro a 2.500 euro al mese e che lui non era d'accordo perchè lei non sapeva fare niente ed era immorale che le facessero questa proposta...
Quanti fili in questo sogno ... un segno di questi tempi di incertezza e paura in particolare per i giovani che inevitabilmente vanno a prendere a mazzate l'autostima anche in chi è fortunato  come Anna; la continua fatica che è il lavoro e la rincorsa ad una vita da costruire; il rapporto con le figure paterne, autorevoli, amorevoli, ma ingombranti - lo specchio che rimanda sempre immagini di noi stessi da confrontare con ciò che crediamo di vedere nello specchio stesso e ciò che vogliamo vedere.
Corri, Anna, corri, ma cerca di correre leggera, più lieve....

domenica 7 settembre 2014

TUTTI MATTI PER COLORNO - 5, 6 e 7 settembre 2014

Tutti matti per Colorno - alè ! - con allegria, fantasia e incanto
                                       







sabato 6 settembre 2014

GENESI - mostra delle opere di Salgado

Palazzo della Ragione, Milano. La mostra delle spettacolari foto in bianco e nero di Salgado è un viaggio in 5 sezioni (Antardide, Santuari, Africa, Terre del Nord, Amazzonia) in un mondo che è balsamo per gli occhi e per la mente.
Salgado: "Abbiamo deciso di intitolare questo progetto Genesi perchè abbiamo immaginato di riportare indietro le lancette dell'orologio per tornare al tempo delle eruzioni vulcaniche e dei teremoti che hanno modellato la Terra; all'aria, all'acqua, al fuoco da cui è nata la vita; alle specie animali che ancora non si sono lasciate addomesticare; alle tribù il cui stile di vita è rimasto immutato per secoli; alle forme primitive di organizzazione sociale che esistono ancora oggi. Volevo scoprire in che modo uomo e natura sono riusciti a coesistere per tanto tempo in quello che oggi ci piace definire equilibrio ecologico.
Genesi è il resoconto dei viaggi fatti in questi anni, è un'ode visiva alla bellezza e alla fragilità della Terra. Ma è anche un ammonimento - almeno lo spero - a considerare tutto ciò che rischiamo di perdere.
Ho scelto un approccio che non è quello di un giornalista nè di uno scienziato, e nemmeno di un antropologo. Genesi è il risultato del desiderio romantico di trovare - e condividere - un mondo ancora intatto, che troppo spesso sfugge ai nostri occhi e alla nostra conoscenza. Il mio intento non era di arrivare in regioni in cui nessun uomo avesse mai messo piede prima di me, anche se spesso la natura incontaminata si trova in luoghi quasi inaccessibili. Volevo semplicemente mostrare la natura in tutto il suo splendore, dovunque l'avessi trovata. E l'ho trovata in spazi sconfinati caratterizzati da un'eccezionale biodiversità che, cosa stupefacente, coprono quasi metà della superficie terrestre; gli immensi deserti praticamente intatti; le terre ghiacciate dell'Antartide e delle regioni più settentrionali del pianeta; le vaste foreste tropicali e temperate; e infine le catene montuose che incutono timore con la loro magnificenza. La scoperta di questo mondo incontaminato è stata l'esperienza più gratificante della mia vita."
La mostra è aperta al Palazzo della Ragione di Milano (il palazzo stesso è un luogo di grande interesse e valenza storica) fino al 2 novembre. Da non perdere, secondo me.

venerdì 5 settembre 2014

PAROLE INTELLIGENTI: opinione su Grillo

Anche Grillo si caratterizza per essere animato da quel fantasma di purezza che accompagna tutti i rivoluzionari più fondamentalisti. Egli proclama a gran voce la sua diversità assoluta dagli impuri: si colloca con forza fuori dal sistema, fuori dalle istituzioni, fuori dai circuiti mediatici, fuori da ogni gestione partitocratica del potere, dichiara che la sua persona e il suo movimento non hanno nulla da spartire con gli altri rappresentanti del popolo italiano che siedono in Parlamento, invoca una democrazia diretta resa possibile dalla potenza orizzontale della rete che renderebbe superflua ogni altra mediazione, ritiene che l'Italia debba uscire dall'Europa e dall'euro, giudica l'esistenza dei partiti un obbrobrio, proclama la trasparenza e la collegialità assoluta di ogni scelta politica del suo movimento, adotta l'insulto al posto del dialogo... Tutti questi giudizi - senza entrare nel merito del loro contenuto , che si può anche in parte condividere - sono ispirati da un fantasma di purezza che troviamo al centro della vita psicologica degli adolescenti. Il mondo degli adulti è falso e impuro e merita solo di essere insultato. Ma quale mondo è possibile in alternativa? E, soprattutto, come costruirlo? Qui il fondamentalismo adolescenziale si ritira. La sua critica risulta impotente perchè non è in grado di generare davvero un mondo diverso. Può solo chiamarsi fuori dalle responsabilità che scarica integralmente sull'Altro ribadendo la sua innocenza incontaminata.... Ma da qui a dare vita a un autentico cambiamento ce ne passa, perchè non c'è cambiamento autentico se non attraverso il rispetto delle generazioni che ci hanno preceduto, se non attraverso una soggettivazione, una riconquista dell'eredità che viene dall'Altro. Questo fantasma di purezza che ha origine in una fissazione adolescenziale della vita si trova anche a fondamento di tutte le leadership totalitarie. E sappiamo bene dove esso conduce.
Lo psicoanalista, per vizio professionale, guarda sempre con sospetto chi si ritiene portatore di istanze di purificazione della società, chi agisce in nome del bene. Lo psicoanalista sa che chi si ritiene puro non ha tolleranza verso la diversità.
Il  culto demagogico della trasparenza assoluta nasconde la presenza antidemocratica di una leadership incondizionata. Il leader anarchico e sovrano resta esterno al movimento che ha fondato.
Il pluralismo è temuto da Grillo come da tutti i leader autoritari. Il sogno di un consenso al cento per cento è un sintomo eloquente. Era il sogno degli uomini di Babele mentre sferravano il loro attacco delirante al cielo, la loro sfida a Dio: un solo popolo, una sola lingua. No, le cose umane non vanno così. Il Signore sparpaglia sulla faccia della Terra quella moltitudine esaltata obbligandola alla differenza, al pluralismo delle lingue, esigendo la pazienza della traduzione. Esistono in democrazia più lingue ed ognuna ha diritto di manifestarsi ed essere ascoltata. Guai se il fantasma di purezza si realizzasse al cento per cento. (Massimo Recalcati, Patria senza padri, 2013)

lunedì 1 settembre 2014

Piccole vacanze rovinate

Che peccato, un piccolo desiderio di vacanze al mare, in quel posto bellissimo che è Termoli, alcuni giorni al mare, interrotto dal maltempo


Dopo venerdì, sabato e domenica bellissimi, ieri era brutto e oggi risaliamo. Andiamo al delta del Po, dove c'è nuvoloso, ma almeno non piove. Niente, un'estate così.
P.S. La nostra prima vacanza da coppia, dopo tanti anni con i figli - un passaggio epocale? Appena un po' di nostalgia....

giovedì 28 agosto 2014

Vacanze in Islanda 25 giugno

e' semplice, prendiamo un traghetto e andiamo sull'isola di Heimaey, l'isola dei vulcani. I vulcani di Heimaey hanno quasi distrutto l'isola, l'ultima nel 1973, quando gli abitanti hanno dovuto evacuare l'isola per 5 mesi e quando è nato un nuovo vulcano, l'Eldfell. Abbiamo fatto una bella passeggiata proprio sull'Eldfell e nella parte inondata dalla lava. Belle storie locali, una bellissima desolazione..
Abbiamo anche fatto un giro in barca in una grotta marina con sosta di sassofono ( nel senso, suonato nella...).
Raggiunta la terraferma, la nostra seconda cascata, Seljalandsfoss, dove una piacevole passeggiata nel verde porta proprio dietro la cascata - non ero mai stata dietro alla cortina d'acqua della cascata prima.
La nostra seconda guesthouse, a Reynir, è da veri pionieri (in pratica, abbiamo dormito in un container con il cesso - grandi lamentele dei maschi di famiglia, i viziati...)

Salita ad Eldfell
Gigi tra i lupini

Vacanze in islanda 23 e 24 giugno


Parte il drappello (Silvia, Roberto e Luigi) alle 23:40 da Malpensa ! Arrivo alle 2 ora locale (!) - per noi le 4 - sotto una PIOGGIA BATTENTE! E forse 10 gradi, presa la macchina ( una Polo) ci mettiamo in un parcheggio cercando di dormire un po' senza grande successo (Roberto russava talmente tanto che gli altri non sono riusciti a dormire). Il morale è un po' sotto i piedi, ma ci facciamo forza, facciamo il giro in una Reykjavik addormentata e ci avviamo verso il Circolo d'oro - per fortuna abbiamo capito presto perchè lo chiamano cosí.
Il tempo era cosí: qui vedete una me stessa infreddolita e infagottata (nei giorni seguenti abbiamo avuto meno freddo, ci siamo adattati, ma venivamo da sud) al parco nazionale di Þingvellir, il luogo più storico di tutta l'Islanda dove i vichinghi fondarono il primo parlamento "democratico" del mondo (l'Alping), ma anche un luogo bellissimo dove è situato il confine delle zolle tettoniche del Nord America e dell'Europa. Qui si stanno progressivamente allontanando al ritmo di 1-18 mm all'anno. Di conseguenza la pianura di  Þingvellir è percorsa da enormi fenditure (una bella passeggiata lungo la più grande,  Almannagjá), un bellissimo fiume e lago di acque purissime di ghiacciaio e numerosi uccelli, oche per lo più con i loro piccoli. Un po' emozionante essere in un posto così particolare, dove si è piccoli, piccoli, piccoli...




Ma non basta, il Circolo d'oro comprende anche Geysir, con acque caldissime e molto colorate, dove il geysir Strokkur erutta spettacolarmente e ci sono tante sorgenti calde. E poi Gullfoss, la nostra prima cascata in Islanda, che si getta con uno spettacolare doppio salto in uno strettissimo canyon sollevando una parete di spruzzi.

Stanchissimi, ma quasi ammutoliti da tanta bellezza, andiamo a dormire nella nostra prima guesthouse, una parte di una fattoria in the middle of nowhere riadattata con cucina, poche stanze e soggiorno (Vestri Gardsauri) a Hvolsvöllur. Piacevole

VACANZE IN ISLANDA - l'itinerario

È il momento di cominciare a postare qualcosa sulle vacanze d'Islanda. Non è possibile scrivere del viaggio dell'anima, non sono abbastanza brava e dedicata, però posso parlarne un po' e contribuire con un po' di foto. Alcune foto credo siano davvero belle. Ci metterò un po' a finire, ma non c'è fretta,  l'autunno e l'inverno sono lì con le loro sere da riempire - adesso invece c'è molto più da fare.
Intanto, con i miei scarsi mezzi grafici ed informatici, ho cercato di ricostruire l'itinerario.



venerdì 22 agosto 2014

CITAZIONE: facile a dirsi, ma non a farsi

  • “Il problema politico dell’umanità consiste nel mettere insieme tre elementi:
    l’efficienza economica, la giustizia sociale e la libertà individuale.
    Alla prima, sono necessari senso critico, prudenza e conoscenza tecnica.
    Alla seconda, spirito altruistico, entusiasmo e amore per l’uomo comune.
    Al terza, tolleranza, ampiezza di vedute, apprezzamento dei valori della varietà e dell’indipendenza che preferisce soprattutto dare una chance all’elemento eccezionale e ambizioso.”
    John Maynard Keynes, 1926

    Niente da aggiungere, non è nemmeno facile a dirsi, con questa sintesi cosí lucida. A farsi, poi....

    Poi bisogna fare un bagno di realtà sul proprio senso critico, sulla durata e tenuta dell'entusiasmo, su che cosa è veramente "l'uomo comune" rispetto alla complessità e sui drive dell'elemento eccezionale e ambizioso. Sarebbe bello però tentare, almeno.

Cosa succede: il machismo violento e disperato dei deboli

Molto interessante sulla "Repubblica" di ieri il parallelo che fa Adriano Sofri con i "veri uomini", col machismo dei deboli che con la violenza mascherano la propria impotenza. Qui, armati, fanno i terroristi - nella vita di ogni giorno i bulletti, i membri del branco, i violentatori di donne e bambine, i perdenti del dolore e della sofferenza. Ogni giorno dobbiamo ancora purtroppo fare i conti con loro e se li rifuggiamo come madri, amiche, sorelle, sappiamo per certo, e con dolore, che qualcuna ne è madre e non ha saputo o potuto proteggerli dalla loro parte di "veri" uomini, che non ha saputo o potuto insegnare loro i sentimenti.
Mi unisco al dolore collettivo per le loro vittime e al dolore e al rimprovero per le loro madri, anche loro vittime e carnefici.

sabato 16 agosto 2014

In morte di Robin Williams

Un piccolo ricordo perchè mi ha fatto ridere e anche un po' pensare e perchè chi è capace di essere cosí empatico con i semplici deve avere un gran cuore - e deve essergli ovviamente ardua la dura vita di ogni giorno

http://www.deejay.it/news/koko-piange-per-robin-williams-la-gorilla-e-lattore/394806/?ref=HREC1-3

domenica 10 agosto 2014

venerdì 8 agosto 2014

E miglia da percorrere

…E MIGLIA DA PERCORRERE
Il mio cavallo trova forse strano
che io sosti ove non c’è casa all’intorno,
tra i boschi e il lago coperti di ghiaccio
nella sera più buia dell’anno.
Fa tinnire i sonagli delle briglie,
quasi a chiedermi se sto sbagliando.
Non c’è altro suono, fuori del fruscio
del vento lieve e dei fiocchi che cadono.
Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire.
Robert Frost (1874-1963)


Ma per andare dove? Ho forse smarrito la direzione?

Ancora l'indifferenza

Antonio Gramsci (1891-1937)

L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Antonio Gramsci

martedì 29 luglio 2014

ESAUSTA E SPOSSATA

Che pessima giornata.
Trascinata da ieri con una amareggiata osservazione su un comportamento di uno dei miei figli che ho trovato immaturo e ingiusto, derivata da un momento lavorativo in cui sembra che il caos e l'inadeguatezza e l'inettitudine prevalgano su ogni possibile sforzo, iniziata aprendo la finestra su una giornata totalmente grigia nonostante il colmo dell'estate e definitivamente colpita dalle immagini di prima mattina di bambini feriti e terrorizzati nella striscia di Gaza.
Cosí per tutto il giorno, nonostante la macchina rodata e implacabile che è la mia vita comunque sia andata avanti funzionando apparentemente come sempre, mi è sembrato di essere estenuata, esausta, senza più niente da dare, senza speranza di essere un senso e un significato nel mondo, in un mondo che non cambia mai se non in peggio, che non protegge i suoi bambini, che non riconosce e ricambia l'amore, la solidarietà, la pace.
Mi passerà, è certo, la vita è in fondo inevitabile e ha vuoti, ma è anche piena di vita... è che riconoscere e farsene riempire sembra diventare via via più difficile.

giovedì 24 luglio 2014

Piccola riflessione sull'indifferenza

Stamattina ho sentite riprese per radio (Radio Capital, ovviamente) alcune parole del Papa pronunciate lo scorso anno durante la visita a Lampedusa. Parlano della necessità di combattere l'indifferenza e, posto che come si sa le parole del Papa non rivestono per me alcun valore sacrale, mi sono piaciute e ho continuato a rimuginare su quanto l'indifferenza sia odiosa (anzi, poco comprensibile) anche per me.
Ma cosa c'è sotto l'indifferenza, posto che l'egoismo, cosí come la cattiveria, mi sembrano figure retoriche con le quali occultiamo la complessità del mondo? A mio avviso, molte cose - una delle principali, però, secondo me è la difficoltà ad assumersi responsabilità, dalla responsabilità vera di fare il proprio lavoro nella sua compiutezza (anche con il cuore e l'intelligenza), alla responsabilità di cercare di capire quello che succede, e la responsabilità di tenere insieme una famiglia, educare i figli,   fare qualche ora di volontariato.... concentrati invece sul proprio ombelico, di quanto si stia male, di quanto si lavori, di come tutto faccia schifo - perchè naturalmente tocca sempre a qualcun altro occuparsene. Ora, detto chiaro, ci sono in mezzo anch'io e in pieno, col peso della mia vita laboriosa e complicata, ma vedo molte cose, molti comportamenti che mi scandalizzano (nell'accezione biblica del "non scandalizzate i bambini") - gli italiani, in particolare, mi sembrano molto "organici" a questa modalità di comportamento.
Cosí, credo che prendersi carico di qualche pezzettino che possiamo fare, nel nostro piccolo, sia la strada che ci conduce fuori dal bosco......


Riserva dello Zingaro’ 2014

domenica 20 luglio 2014

Sempre il festival della Parola - Galimberti e Rizzolatti

Molto interessante anche l'incontro con Umberto Galimberti e Giacomo Rizzolatti (il neurologo che ha scoperto i neuroni specchio).
Galimberti è quello che leggiamo ogni settimana, uno che pensa sorretto da tanti pensieri che nei secoli si sono aggiunti, intrecciati e scontrati ( posto qui sotto un articolo che mi sembra valga la pena di evidenziare solo tra quelli degli ultimi tempi).
La considerazione che mi ha particolarmente colpito è quando ha detto che non esiste il pensiero senza la parola per esprimerlo e ha lí delimitato il confine d'uso tra le terapie della parola (la psicoanalisi, la psicologia ) e le terapie farmacologiche ( la medicina, la psichiatria). Se chi soffre non sa articolare e verbalizzare, pur aiutato, la propria sofferenza, non ha "le parole per dirlo", non può essere aiutato dalla terapia della parola, ma dai farmaci.
È quello che ho sempre pensato, in particolare rispetto agli adolescenti in difficoltà, che oltre a quello che dice nell'articolo (il vuoto di sentimenti mai "insegnati" dagli adulti) hanno anche sempre meno parole per analizzare ed esprimere i propri vissuti e la propria sofferenza, perchè hanno sempre meno maestri, sempre meno libri, sempre meno interazioni sociali dirette. E le punizioni, ho sempre pensato, non sono le punizioni che servono, perchè sono punizioni che vanno in sottrazione (non vai più a basket, non esci più, ti sospendo da scuola, fino alla sottrazione finale della libertà) e non in aggiunta, in arricchimento (vai a fare volontariato, vai a fare un corso, fai l'orto, pulisci casa, ti assegno un progetto scolastico aggiuntivo..) come secondo me dovrebbero, avendo a mente di donare loro più sentimenti e più "parole".

Festival della parola 16-20 luglio - Gaber se fosse Gaber

Abbiamo assistito ieri sera al Festival della Parola di Parma, dopo un paio di ore piacevoli con Luca Bottura e Lia Celi, allo spettacolo di Andrea Scanzi su Gaber. Eravamo anche riluttanti data l'antipatia naturale che Scanzi emana nell'unico luogo in cui ho occasione di vederlo (non leggendo ovviamente Il Fatto non lo leggo nemmeno) cioè nella mezz'ora serale della Gruber su la 7. Invece lo spettacolo è veramente molto bello, emozionante, specie per noi che abbiamo il sottofondo di tante serate bellissime passate con Gaber (lo amavamo cosí tanto da arrabbiarci, a volte, con lui). Anche Scanzi lo ha evidentemente amato moltissimo, pur arrivando, lui che è del '74, dopo gli anni più mitici. Di tutte le cose che ha detto e mostrato mi ha particolarmente colpito "Qualcuno era comunista" che non ricordavo cosí bene come avrei dovuto.
Siccome ho conosciuto e voglio bene (alcuni ancora sono nella mia vita, altri parzialmente, altri non più) a molti "gabbiani ipotetici" posto qui il link - conviene risentirlo.

Giorgio Gaber - Qualcuno era comunista - YouTube

www.youtube.com/watch?v=emoFu3iejiQ

giovedì 3 luglio 2014

CITAZIONE 2 (mentre fuori il vento soffia forte e la luce rimane)

Su una montagnola nella palude si ergono le rovine di vecchi edifici.
Forse solo in un certo senso questa montagnola è opera della natura; forse è piuttosto opera di contadini morti da tempi immemorabili, che avevano edificato le loro dimore là sulla riva erbosa del ruscello, generazione dopo generazione, l'una sulle rovine dell'altra. Ma oramai da oltre cent'anni era uno stabbio per gli agnelli, dove le pecore e i loro piccoli belavano da più di cento primavere. Al di là dello stabbio e della sua montagnola, soprattutto a sud, si stendono vasti acquitrini con ciuffi sparsi di vegetazione bassa, e attraverso il crinale di Raudsmyri un fiumiciattolo scende nella palude e un secondo esce dal lago a est attraverso la valle della brughiera orientale. Verso nord, rispetto allo stabbio, si staglia una ripida montagna con dei ghiaioni sulle pendici più basse, separate da forcelle coperte di erica; i picchi del monte si alzano desolati dalle forcelle, e in un punto sopra lo stabbio la montagna èspaccata da un crepaccio nel basalto, dove in primavera scroscia una cascata, alta e sottile. Talora il vento del sud soffia contro la cascata e disperde gli spruzzi oltre il bordo del salto, tanto da farla scorrere controcorrente. Ai piedi del monte sono sparsi ovunque dei grossi massi....
Un ruscello scorre lungo il prato, vi traccia intorno un semicerchio limpido e freddo e non secca mai, e in estate i raggi del sole giocano col suo gaio flusso e le pecore si accucciano sulla sponda ruminando e allungano una zampa sull'erba. In giorno così il cielo è azzurro, il sole scintilla amabile sul lago dove nuotano i cigni e sulla superficie liscia dei laghi ricchi di trote tra le paludi, liete canzoni risuonano per lande e per lame.
HALDOR LAXNESS

CITAZIONE (calzante)

"I go north. It's in my nature. But it turns out that the vast majority of people go south. To the sun and the heath and perhaps the more social nature of life in southern climes. The desire to go north is an attraction to solitude, open space, subtle expressions of light and time. Vast expressions of scale and horizon. Sometimes going north is about whiteness. Sometimes it's about darkness... "
RONI HORN

sabato 28 giugno 2014

SONO IN ISLANDA

Sono in Islanda per due settimane e sono troppo presa e stanca la sera per scrivere post. Al ritorno però ne arriveranno una valanga perchè il viaggio è intenso ed emozionante. Al momento sto scrivendo davanti a un panorama mozzafiato con in sottofondo un lago vulcanico, da una fattoria dove ci sono da fare 5 km di sterrato per arrivarci, ma dove c'è tutto, anche il ristorante.
"Tutta la solitudine che meritate"

sabato 21 giugno 2014

BENVENUTO LEO!

Oggi è arrivato Leo  nella nostra famiglia, cucciolo e grazioso - quattro mesi di pura e innocente energia - spero ci faremo compagnia per un buon tratto della nostra vita. Benvenuto Leo




mercoledì 18 giugno 2014

UOMINI (UOMINI?) CHE UCCIDONO LE DONNE

Mi chiedo se ci sono studi di tipologizzazione di questi uomini che uccidono le donne (e i bambini) - persone della porta accanto, almeno quelli che si leggono sui giornali.
Pensando agli uomini, tipologizzo in loro la difficoltà più o meno evidente ed accentuata, alla narrazione [e pensare che, curiosamente, se penso a un grande narratore, penso ad un uomo, Gabriel Garcia Marquez] alla trama, al percorso. Gli uomini tendono a procedere su una strada dritta, di cui non vedono o sottovalutano le diramazioni, i percorsi alternativi, vedono più di noi la strada, ma meno di noi le ombre del bosco, le deviazioni, le linee incompiute che ci portiamo dietro e che quasi sempre ci appaiono di nuovo poi ingigantite e con un conto più salato da pagare. Gli uomini pensano molto all'azione e meno alle nascoste ferite - piccole, grandi - che quell'azione si porta dietro.
Per questo credo che a volte si trovino davanti a dei vuoti, a volte scavalcabili, a volte, ingigantiti da tanti fattori (immaturità, anaffettività, tipo di educazione, pre-giudizi culturali, scarso controllo sulle pulsioni) non affrontabili, non prendibili - e allora colpiscono, danno la colpa del vuoto a chi li ama e si fida di loro - non trovano più la strada, il filo, il percorso. Fanno della vita della loro donna (e a volte, come leggiamo in questi giorni con orrore, anche dei loro bambini) una tabula rasa, un vuoto. E tabula rasa e vuoto anche della loro vita.
Dolore e sofferenza grandi e sprecati.
In quanto madre di un maschio cerco da anni di avere attenzione a curarne la consapevolezza della narrazione delle vite degli altri e della propria - lo vedo, adolescente, stupito e a volte irritato da questa mia insistenza nel cercare di analizzare e non semplificare con la figura retorica della malvagità e della cattiveria individuale ciò che succede, dal padre che stermina i suoi bambini al ragazzino che sta a casa da scuola per non farsi interrogare. Senza però negare mai, MAI, la responsabilità individuale delle proprie scelte ed azioni.
Quell'uomo che ha sterminato la sua famiglia ha sicuramente la responsabilità di ciò che ha fatto, ma la colpa la deve ricostruire nel suo vissuto ed espiare essendo costretto a vedere il vuoto e a riempirlo di consapevolezza: ogni giorno dovrà ri-conoscere quello che ha fatto e conviverci. È necessario curare questi uomini, proprio per farli espiare.

lunedì 16 giugno 2014

GLI STORNI CADUTI DAL NIDO E I BARCONI CHE SOLCANO E AFFONDANO NEL CANALE DI SICILIA

Sicuramente il tema del giorno è l'immigrazione, anzi qualcosa di più sofisticato. Non è più l'immigrazione, è l'esodo di un popolo che fugge la guerra, il tallone che schiaccia, i cambiamenti culturali che non riesce più a capire. E' un popolo che parla molte lingue, e si aggiunge a chi intraprende il viaggio del corpo e dell'anima per spirito intraprendente, per migliorare la propria vita e la prospettiva futura della propria famiglia. Arrivano, e se ne discute molto.
Quelle che non vedo mai poste però sono domande fondamentali, la prima è la domanda della testa, la seconda quella del cuore.
Prima domanda: siamo disposti a condividere le nostre risorse, i nostri diritti (di essere curati, per esempio, di avere una sicurezza sociale, per esempio, di sostenere chi non ce la fa, per esempio) con questi migranti? con la decisa prospettiva di vedere queste risorse e questi diritti diminuire anche di molto?  questa domanda non viene mai posta, perchè vedo reazioni chiare nella nostra società non appena vengono toccati non solo i diritti, ma addirittura anche i privilegi. La politica dell'accoglienza però non può continuare ad eludere questa domanda, se si continua a pensare di continuare una politica dell'accoglienza ipocritamente universalistica. quanti riusciamo ad accogliere? quante risorse generiamo in surplus (perchè il welfare è nato quando le nostre società sono riuscite a generare un surplus da dedicare al welfare) da destinare a questo fine? quante ne VOGLIAMO destinare a questo fine?  quanto la guerra, la fame, la povertà e il dolore, da sempre presenti in vaste aree del mondo appaiono intollerabili a noi ben vestiti e ben pasciuti in queste aree a noi vicine (senza pensare a quante aree a noi lontane...) dato che ora, complici i media addiritture LE VEDIAMO?
e qui vengo alla seconda domanda, la domanda dello storno. E' legata ad un piccolo aneddoto personale. Gli storni sono per me un nemico, mangiano la mia frutta dagli alberi, in maniera troppo accentuata visto che si riproducono troppo in assenza (o scarsa presenza) dei loro  predatori naturali - cagano davanti a casa o sulle mie ortensie nella zona in cui hanno il nido... sono nemici. Ma se vedo un piccolino di storno sopravvissuto alla caduta dal nido faccio di tutto per farlo sopravvivere e riportarlo nel nido, e mi commuovo se muore.
sono stupida? no, riconosco la vita, riconosco la storia individuale e la piccola vita che ho davanti.
Forse l'analogia è troppo ardita, forse è razzista. Non voglio paragonare i migranti ad un uccellino. Quello che voglio dire è che oltre alla storia collettiva, alla "problematica" (definizione di problematica=un problema ri-costruito in base ai parametri storici e culturali del momento) c'è la storia individuale, ci sono uomini donne e bambini che vivono oggi ed ora e che arrivano con la loro vita e storia individuale qui, a lampedusa, sulle coste della sicilia. E chi li incontra non può fare a meno di riconoscere la vita e l'umana solidarietà per le loro storie, deve incontrare i loro occhi e sostenere i loro sguardi.
che fare? non so. forse per cominciare bisognerebbe cominciare a parlare apertamente e francamente dei problemi veri, della condivisione, degli stili di vita senza dimenticare lo storno. ma ancora siamo lontani....
 
(ps. molto c'è da dire ancora, per esempio di quanti dei "problemi" che arrivano qui sono stati direttamente creati da noi, dal nostro stile di vita che depreda altri popoli, dagli interventi militari ed economici per devastare le loro terre e sostenere feroci dittatori e di un islam radicale che si nutre della disperazione e dell'ignoranza - molto c'è da dire, ma su questo si trovano molti contributi. molti contributi ma poca discussione?)