Molto interessante anche l'incontro con Umberto Galimberti e Giacomo Rizzolatti (il neurologo che ha scoperto i neuroni specchio).
Galimberti è quello che leggiamo ogni settimana, uno che pensa sorretto da tanti pensieri che nei secoli si sono aggiunti, intrecciati e scontrati ( posto qui sotto un articolo che mi sembra valga la pena di evidenziare solo tra quelli degli ultimi tempi).
La considerazione che mi ha particolarmente colpito è quando ha detto che non esiste il pensiero senza la parola per esprimerlo e ha lí delimitato il confine d'uso tra le terapie della parola (la psicoanalisi, la psicologia ) e le terapie farmacologiche ( la medicina, la psichiatria). Se chi soffre non sa articolare e verbalizzare, pur aiutato, la propria sofferenza, non ha "le parole per dirlo", non può essere aiutato dalla terapia della parola, ma dai farmaci.
È quello che ho sempre pensato, in particolare rispetto agli adolescenti in difficoltà, che oltre a quello che dice nell'articolo (il vuoto di sentimenti mai "insegnati" dagli adulti) hanno anche sempre meno parole per analizzare ed esprimere i propri vissuti e la propria sofferenza, perchè hanno sempre meno maestri, sempre meno libri, sempre meno interazioni sociali dirette. E le punizioni, ho sempre pensato, non sono le punizioni che servono, perchè sono punizioni che vanno in sottrazione (non vai più a basket, non esci più, ti sospendo da scuola, fino alla sottrazione finale della libertà) e non in aggiunta, in arricchimento (vai a fare volontariato, vai a fare un corso, fai l'orto, pulisci casa, ti assegno un progetto scolastico aggiuntivo..) come secondo me dovrebbero, avendo a mente di donare loro più sentimenti e più "parole".
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