mercoledì 25 dicembre 2019

E PLURIBUS UNUM

Questo video è bellissimo e mi ha commosso. E pluribus unum.


PENSIERINI DI FINE ANNO


Infastidita, cerco di fare il punto su questa Italia del 2020, cercando di capire da dove viene il fastidio. Quindi: i meridionali votano chi li chiama africani, i cattolici adorano quelli che cacciano i poveri (purché lo facciano col presepe in mano), le donne spalleggiano chi augura lo stupro ad altre donne, i criminali sono quelli che salvano le vite e/o quelli che scappano per cercare una vita e non i 300 ‘ndranghetisti arrestati (a proposito, ma come si permette Gratteri di arrestare tanti calabresi, cosí infangando il buon nome della Calabria?)...
No, basta, niente pensieri. Meglio cucinare per il Natale.
Farei gli auguri, ma temo non bastino.


mercoledì 11 dicembre 2019

CONTRO TODA AUTORIDAD



CHIARO?

MADRE

"Madre che possiede.
Madre che è madre perché mette al mondo. E questo basta.
Madre che sa – non potrebbe non sapere – cosa è giusto e cosa non lo è per i suoi figli.
Madre che sa.
E se non sa, madre che gruppi di madri su WhatsApp.
Madre che crede di sapere come sarà dopo, una volta fuori, sgusciato dall’utero. Madre che il naturopata mi ha detto che il parto in casa come una volta. Madre che nessuno mi ha detto che saresti stato diverso da come ti avevo immaginato.
Madre che ciao ragazze condivido la foto del parto, secondo voi mi somiglia?
Madre che abbraccia questo sconosciuto, madre che abbraccia forte, che stringe quasi a soffocare, madre che figlio mio resta qui tra le mie braccia, anche senza fiato, resta qui e non parlare. Che ti voglio immaginare come dico io.
Madre che ho letto su internet che si muore, di vaccini si muore. Madre che ragazze ma voi lo usate il latte vaccino?
Madre che resta qui tra le braccia, senza parlare, che ti sto proteggendo dal mondo, figlio, figlia mia.
Perché io so, non posso non sapere.
E tu guardami fare, guarda il tuo faro, impara a fare. Come la mamma, a fare". Mario Perrotta

Mario Perrotta | Della madre, il secondo capitolo della trilogia "In nome del padre, della madre e dei figli".


Madre che sbaglia, sicuramente, perché nell’essere madre mettiamo tutte le nostre debolezze e contraddizioni, ma anche tutto ciò che siamo e abbiamo imparato e raggiunto. E l’essere madre, e parlo per me, ha aggiunto immensa felicità, senso e significato alla mia vita.

DI SARDINE - SUBSONICA

“.... È vero che tutti noi subiamo una dialettica politica dai toni insostenibili, completamente disconnessa dalla realtà, per voce di personaggi che trovano più redditizio indossare i panni di animali da circo anziché adempiere con più dignità al proprio ruolo.
Che poi sarebbe anche il proprio dovere.
Ma è anche vero, che dall’altra parte qualcuno ha permesso che questo clima si creasse.
Per anni chi doveva presidiare le qualità di un “territorio di appartenenza”, ha sprecato energie e risorse perseguendo ambizioni individuali, tutelando ruolo/poltrona/incarico/influenza, confidando nello spirito di sopportazione di chi, soprattutto nel mondo della sinistra, avrebbe dovuto continuare a turarsi il naso, con spirito di sacrificio in virtù del male minore.
Con il naso tappato non si respira.
E infatti oggi queste piazze scelgono di respirare. Qualcuno si stupisce? Io no.
Senza odio, senza rancore, semplicemente dimostrando di poter fare a a meno di chi crede di godere ancora del riverbero luminoso di una ribalta che si è spenta da troppo tempo.
Sardine è un termine come tanti, dimostra che i nostri ragazzi sono in grado inventarsene quanti ne servono, finché ne serviranno. Cioè finché qualcuno non comprenderà che non bisogna tanto “saperparlareaigiovani”, bisogna avere la lucidità di sapersi eclissare quando è il caso che le energie, il coraggio e la visione dei più giovani e delle più giovani vengano messe a disposizione della collettività.
Un po’ come succede nei luoghi più virtuosi del mondo, che guarda caso stanno in Europa.
Il che mi porta al punto secondo: il “sovranismo”, inteso come argomento da bar. Ovvero il più grande nemico della sovranità reale, quella individuale.
Dopo quello che abbiamo appreso in termini di violazione e saccheggio dei nostri dati e informazioni personali, dopo che le aziende “Golia” del mondo hanno dimostrato di avere più influenza e potere di ogni stato sovrano, quale imbecille non ha ancora chiara l’evidenza del fatto che solo una grande dimensione territoriale- fondata su principi di tutela e di rispetto di diritti e libertà individuali- come l’Europa  può rappresentare l’unica reale forma di protezione disponibile?
Un’ Europa che in tutti i suoi, sovente imperdonabili, difetti, ha già alzato più volte con successo la voce contro quei giganti che hanno più volte dimostrato di saper ingannare e divorare la democrazia e quindi la quotidiana sovranità di tutti noi.
Oggi non c’erano bandiere in piazza ad eccezione di quella europea, che infatti non stonava. Anche perché in grado di rappresentare una prospettiva di appartenenza della quale i nostri ragazzi hanno bisogno, e nella quale si riconoscono.
E infatti la qualità della risposta di queste piazze è qualche cosa che mette nuovamente l’Italia al centro di una questione capace di attraversare le frontiere, collocandoci per qualità, visione e puntualità storica esattamente dove meriteremmo di stare ogni giorno. “
(Max Casacci, leader dei Subsonica)

venerdì 6 dicembre 2019

DONNE EMILIANE

Siamo ancora lì, ancora a doverci difendere, disgustate, da questi acefali imbottiti di luoghi comuni e di triste stupidità. Non ci credevamo, però è così. La cosa più incredibile, comunque, è che le donne -emiliane e non - possano votare questa parte politica. In effetti, a pensarci, cos’è il massimo che in Emilia si chiede a una donna?



domenica 24 novembre 2019

GOOD NEWS

“I due giovani italiani Ferdinando Orlando e Lorenzo Costanzo, già riconosciuti colpevoli a Londra dello stupro di una ragazza avvenuto il 26 febbraio 2017 in una discoteca di Soho, dovranno fare sette anni e mezzo di carcere ciascuno, a meno che non intervengano successive sentenze a ribaltare il verdetto. Nel verdetto emesso il 15 ottobre scorso il giudice della Isleworth Crown Court di Londra si era riservato di rendere nota in seguito la durata del periodo di detenzione, come avviene nel Common Law anglosassone. All’epoca dei fatti Orlando era studente di Diritto internazionale, mentre Costanzo frequentava un master in business management.
Le riprese delle telecamere
Su Ferdinando Orlando, 25 anni, e Lorenzo Costanzo, 26, pendevano quattro capi d’accusa relativi a una violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 25 anni al Toy Room Club, un locale di tendenza situato nei pressi di Oxford Street. I due, stando a quanto riferito dalla stampa inglese, avrebbero approcciato la ragazza sulla pista da ballo. La giovane aveva bevuto molto: lei stessa ha ammesso che aveva iniziato a bere alle 11 del mattino per festeggiare il compleanno di un amico e che avrebbe continuato sino a sera. Dopo qualche bacio in pista, i due avevano condotto la giovane in un sottoscala adibito a locale tecnico e lì avevano abusato di lei. Stando alle riprese delle telecamere interne visionate dalla polizia i tre sarebbero riapparsi 16 minuti dopo. Le immagini mostrerebbero i due intenti a sistemare gli abiti della ragazza, poi i due “postgraduate» sarebbero usciti dalla discoteca. Le telecamere li avevano ripresi anche mentre si «congratulavano» tra di loro, scambiandosi un «cinque» e mostrandosi immagini riprese col cellulare. La ragazza si sarebbe rifugiata dolorante e ubriaca nel bagno delle donne. Sarebbe stata trovata un’ora dopo dal personale del locale ed aiutata uscire. Accompagnata a casa da una coppia francese, era stata assistita dalla compagna di appartamento, che aveva chiamato la polizia e l’ospedale. 
L’arresto
Linvestigatore Rebecca Woodsford ha stabilito che poco dopo i fatti Costanzo aveva lasciato il Regno Unito e fatto ritorno in Italia, mentre Orlando era partito una settimana dopo. Costanzo era in seguito tornato in Inghilterra per seguire una partita di calcio a Londra ed era stato fermato in dogana a Heathrow, dove gli erano state notificate le accuse. Orlando avrebbe invece contattato la polizia e si sarebbe recato volontariamente nel Regno Unito. Interrogati dalla polizia, i due avevano offerto una diversa versione dei fatti, asserendo di avere avuto rapporti consensuali con la ragazza. “

Chissà se si sono dati un cinque anche dopo la sentenza....

mercoledì 20 novembre 2019

DI SARDINE

Grande successo del movimento delle Sardine. Con tutti gli amici e la famiglia saremo anche noi in piazza a Parma lunedì sera. In una chat Whatsapp tra amici un vecchio amico (vecchissimo, compagno di liceo) con quel tipico atteggiamento “faccio il furbo e faccio le battutine” così di moda commenta
“Insomma, il Capitone è diventato (di fatto) il vero leader del PD: come ne porta lui in piazza, Zingaretti se lo sogna proprio”
Mi ha infastidito, non ho commentato ma ci ho pensato. In effetti, molta gente si mobilita ma non è sicuro che questa generosa mobilitazione significhi non dico voti, ma anche solo consenso. Però so perché la gente si mobilita: la questione è pre-politica, la gente (io stessa, peraltro) si mobilita su alcuni valori fondanti che vede messi in dubbio e minacciati, come l’antifascismo, i diritti, una politica che dall’ipocrisia è passata direttamente alle bugie e alla manipolazione, contro un metodo sistematico che si basa sulla contrapposizione, il conflitto e l’odio. In particolare, per me la discriminante è rappresentata da questo devastante passaggio dalla discussione sul bene pubblico alla rabbia rispetto alla propria situazione privata, dove solo l’interesse individuale, la frustrazione individuale guidano il consenso. Se la vita ti ha lasciato indietro, non sarà sicuramente colpa tua, ma colpa di quelli che governano, se questo paese è in declino la colpa è sicuramente dei potenti, non del paese e dei suoi abitanti e non è necessario analizzare e ragionare, solo credere in chi le spara più grosse, a chi fa finta di essere dalla tua parte, sparando bugie collettive che fanno il paio con le bugie individuali.
Sembra però che ci sia ancora un po’ di gente che non si allinea, che legge qualche libro, che ha persino bisogno di entusiasmarsi e impegnarsi in qualche azione di bene collettivo, gente al momento un po’ smarrita, che fa fatica a sentirsi rappresentata e capita, che non vede guida e futuro.
Non sono voti sicuri, sono d’accordo, anche se i voti sono superimportanti per non consegnare la Regione agli incompetenti, incapaci e inadeguati, in aggiunta ai valori fascisti e retrogradi che rappresentano.
Non sono voti sicuri, ma sono speranza che ci sia ancora possibilità di tornare a quel tempo in cui si ragionava del futuro e del bene del paese.

martedì 19 novembre 2019

POVERO PAESE....

“Il mio rispetto nei confronti della senatrice Liliana Segre, per tutto ciò che rappresenta, per la storia, i ricordi e il valore della memoria, mi spingono a fare un passo indietro e non poter accettare questa onorificenza che il Comune di Biella aveva pensato per me". Lo afferma il conduttore tv Ezio Greggio dopo le polemiche per la decisione del Comune di Biella di conferirgli la cittadinanza onoraria, sabato prossimo, mentre nei giorni scorsi lo stesso ente locale aveva 'bocciato' la proposta di conferire l'onorificenza alla senatrice a vita Liliana Segre.
Non è una scelta contro nessuno, ma una scelta a favore di qualcuno - continua Greggio - anche per coerenza e rispetto a quelli che sono i miei valori, la storia della mia famiglia e a mio padre che ha trascorso diversi anni nei campi di concentramento”.
Pubblicato il: 19/11/2019 22:09 -ADN KRONOS

Povero paese che deve contare sui comici e sui guitti per qualche sussulto di orgoglio ....

giovedì 7 novembre 2019

POST SCRIPTUM DELLA MADRE

Rispetto allo scambio Whatsapp del post precedente mi è venuta in mente un’altra cosa che ho scritto stamattina ad Anna (Andrè è il suo compagno)

PS per Anna. Mi è sovvenuto che il dono della “passione e gioia per il cibo” è stato anche fondamentale per la tua vita privata posto che Andrè dice che ha capito che eri la donna per lui quando ti ha visto rosicchiare avidamente le ossa della braciola (o era una bistecca?)

Risposta di Anna

Hahaha 🤣 era la testa di un pesce 😛

mercoledì 6 novembre 2019

DI SUCCESSI

Oggi nella chat Whatsapp della famiglia abbiamo ricevuto da mia figlia Anna (che abita a Zurigo perché lavora in una azienda che produce aromi) questo messaggio

Ieri ero a pranzo con il capo degli aromatieri. Come potete immaginare parliamo sempre di cibo ed aromi. Parlavamo di quanto l’aroma di un mandarino Siciliano vero è intenso e della bontà delle pere che si sciolgono in bocca. Gli raccontavo che il padre mi obbligava a bere la spremuta e che mi pelava le pere. Poi siamo passati a parlare di lingua e gli raccontavo quanto la madre sia brava a cucinarla e contornarla di magnifiche salsine. Alla fine siamo entrati nell’argomento interiora e ho dovuto raccontare che ero appassionatissima in sbudellamento galline con la nonna. A un certo punto mi ha detto: “lo sai devi ringraziare moltissimo i tuoi genitori, ti hanno donato la passione e la gioia per il cibo, è molto raro”. Mi diceva che vede tante persone che adesso devono creare degli aromi particolari e non ci riescono perché non hanno la memoria o l’esperienza. Quindi grazie per avermi fatto questo dono 🥰

Come é ovvio, sono/siamo stati commossi e contenti di questo messaggio che implica un duplice successo come genitori: il dono della passione e gioia per il cibo (come lo spiega bene Anna) e il successo di avere allevato una persona affettuosa e perbene che ha pensato di raccontare questo episodio ai suoi genitori sapendo che avrebbe procurato loro piacere ed orgoglio.

(Dubbio: avrà scritto il messaggio al solo fine di comparire sul blog? Mah..)

martedì 5 novembre 2019

L’INEVITABILITÀ DELLE ROSE

A guardarle, godendo della loro bellezza, si sente anche un senso di così grande, inevitabile pace. E una buia e solitaria sera di novembre viene illuminata. (Anche se rose così a novembre portano in sottofondo un po’ di inquietitudine....)


venerdì 25 ottobre 2019

ORARIO DEL NEGOZIO

Sulla saracinesca abbassata (per pausa pranzo) di una libreria nel magnifico centro di Mazara del Vallo


mercoledì 23 ottobre 2019

E IL CUORE MI VA IN PEZZI

E il cuore mi va in pezzi, certo, in ogni momento di ogni giorno, in più pezzi di quanti compongano il mio cuore, non mi ero mai considerato di poche parole, tanto meno taciturno, anzi non avevo proprio mai pensato a tante cose, ed è cambiato tutto, la distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l'ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero? Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato.

Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino

giovedì 17 ottobre 2019

DI BELLEZZA E DI BONTÀ

Forse è un peccato trasformare tanta bellezza e biodiversità


In banali e buonissimi sughi per l’inverno (però hanno anche loro una certa bellezza)



martedì 15 ottobre 2019

PER PENSARE: EUROPA 6. - E INFINE, LA DEMOCRAZIA?


Quello che noi intendiamo come democrazia è un modello di organizzazione politica sviluppato per ottenere la maggiore partecipazione possibile dei cittadini e la migliore rappresentazione possibile dei loro interessi all’interno di e per gli stati nazionali. La democrazia come la conosciamo è un prodotto del diciannovesimo secolo. E’ legata in maniera inscindibile al nazionalismo, come d’altro canto la nascita delle nazioni è stata condotta dagli eroi dei movimenti popolari. La nostra democrazia, le nostre idee di democrazia, le nostre esperienze con la democrazia, le nostre aspettative nei confronti della democrazia, tutto ciò che consideriamo standard democratici auspicabili, tutto questo era ed è ancora adesso la democrazia nazionale – dobbiamo inventare una nuova democrazia che non sia vincolata all’idea di stato nazionale, transitando dal diciannovesimo al ventunesimo secolo. Senza cadere nella trappola e nella tentazione della supernazione, sul modello degli USA.
La storia è piena di forme di organizzazione democratica scomparse allo scomparire dei loro presupposti, per esempio la classica democrazia antica è giunta al termine col superamento della società fondata sullo schiavismo, sostituita da una nuova formazione sociale. 
In Europa sta nascendo qualcosa di completamente nuovo: il primo continente postnazionale. Questo funzionerà solo se sviluppiamo anche un nuovo modello di democrazia che rispecchi questo sviluppo storico. I più grandi deficit democratici dell’attuale costruzione della UE si potrebbero eliminare senza difficoltà e con poca fatica: è vero che la Commissione europea ha un problema di legittimazione. Lo si risolverebbe subito se i Commissari fossero eletti dall’Europarlamento, ma questo richiede che l’Europarlamento ottenga tutti i diritti previsti dal parlamentarismo, in primo luogo l’autorità sul budget.
Nella situazione attuale, sempre più intrecciata e accavallata a livello globale, la semplice idea che una nazione possa imporre gli interessi della maggioranza della propria popolazione a scapito delle altre, trovando la felicità nella forma di una monade aggressiva e solipsistica, è del tutto assurda. Date le condizioni in cui possiamo organizzarci e dobbiamo costruire la nostra vita, tutto si verifica a livello transnazionale: la creazione di valore, i flussi finanziari, l’ecologia, la comunicazione, la cultura.
Questa crisi non è finanziaria o monetaria, bensì politica. Gli interessi nazionali dei singoli stati membri hanno impedito che insieme alla moneta comune, che ha rappresentato un grande passo avanti per l’integrazione, venissero decisi anche gli strumenti politici indispensabili: una comune politica finanziaria, fiscale ed economica. I singoli stati nazionali non hanno voluto cedere tanta sovranità.
Non si pensa a una supernazione e quindi per esempio non si pensa a una lingua comune. Una lingua comune è ambizione di uno stato nazionale. In Europa il tema non si pone, perché non si tratta di far nascere una nazione europea. La pluralità linguistica e culturale costituisce la ricchezza di questo continente, che produce identità a livello locale. L’identità europea altro non è che la certezza che il continente sia solido e compatto per quanto riguarda l’uniformità del quadro normativo, i diritti umani, lo stato di diritto, la pace, l’equità e la sicurezza sociale.

(Robert Menasse, Un messaggero per l’Europa, Sellerio)

PER PENSARE: EUROPA 5. “L’EUROPA NON FA NON DICE NON DECIDE – LE ISTITUZIONI EUROPEE


La COMMISSIONE EUROPEA elabora progetti paneuropei, propone direttive e regolamenti per tutta l’Unione e controlla quale “custode dei trattati” che le regole del gioco vengano rispettate da tutti.
Il PARLAMENTO EUROPEO, i cui rappresentanti sono direttamente eletti, controlla a sua volta la Commissione, deve concordare con lei, nel caso la può anche destituire e decide in materia di bilancio del budget comunitario
Tra queste due istituzioni sovranazionali, davvero europee per spirito e compiti, si è infilato il CONSIGLIO EUROPEO dei Capi di stato e di governo dei paesi membri.  Il Consiglio era stato all’inizio creato per incentivare la comunitarizzazione europea e farla avanzare passo dopo passo fino a diventare superfluo, ed è invece diventato l’ultimo baluardo con il quale i capi di stato e di governo bloccano proprio questa via. Il Consiglio Europeo è un’istituzione con alta legittimazione democratica, ma tuttavia non ha alzato di livello la democrazia, bensì il nazionalismo, facendo sì che sia la comunità sia ciascun stato membro si ritrovi con problemi che non possono essere risolti con nessuno degli strumenti democratici in nostro possesso. E’ impossibile nell’Unione Europea e nel mondo globalizzato soddisfare il furore nazionalista. Inoltre, la “difesa degli interessi nazionali” è sempre stata una truffa: gli unici interessi ad essere difesi sono quelli delle èlite politiche nazionali, economiche e finanziarie.
Il problema della UE è che rispetto alle soluzioni sovranazionali ha troppo poche competenze, non troppe, e la colpa è di quelli che noi possiamo votare, cioè i governi nazionali. I funzionari della Commissione sono già orientati ad una politica fiscale, sociale e migratoria unica. Sono invece i politici provinciali delle varie nazioni a non consentirlo, perché vogliono trattenere questi temi come pegno a fronte della perdita di potere nei confronti della UE e perché offrono soluzioni apparenti, demagogiche e populiste, come droga ai loro elettori, pensando solo a cosa possono rivendere come un successo, cioè quello che hanno “riportato a casa” a vantaggio “solo dei nostri” e contro la UE, a spese degli “altri”.

(Robert Menasse, Un messaggero per l’Europa, Sellerio)

PER PENSARE: EUROPA 4. ”LA UNIONE EUROPEA è SOLO ELITES, CAPITALE E BANCHE”



Ritorniamo all’inizio: l’idea era di creare un’Europa che trasse un insegnamento reale ed efficace dalla propria storia disastrosa ed è proprio questa grande idea comune che unisce, negata di continuo, il progetto europeo.  Era un’idea geniale: : strappare le radici del nazionalismo mediante la limitazione e l’intreccio delle economie, e in questo modo non solo conciliare nazioni avversarie, ma anche superarle attraverso l’interdipendenza delle economie nazionali, creando così pace autentica e duratura. E si sa che tutto ciò che chiamiamo cultura o che associamo con la cultura si sviluppa meglio nella pace che nella deprivazione e nella distruzione provocate dalla guerra e dall’economia di guerra.
L’Unione europea come progetto di pace e libertà è quindi, a ben vedere, essenzialmente anche un progetto cultural- politico. E il peso dell’economia in questo progetto non è un problema, bensì la sua forza: è la base concreta che serve per qualsiasi idea, è la realtà che, come hanno più volte dimostrato gli ultimi decenni, non tiene testa all’idea e si modifica di continuo. Il problema, quindi, o semmai l’aspetto arrogante, non è quindi prefissarsi una politica culturale europea, bensì il fatto che oggi gli stati nazionali non le concedono il portafoglio. La Cultura è da ogni punto di vista il settore più povero della struttura dell’Unione europea. Manca di budget, di competenze, di peso: la politica culturale è rimasta alla sovranità dei singoli Stati membri.

(Robert Menasse, Un messaggero per l’Europa, Sellerio)

PER PENSARE: EUROPA 3. “SMANIA REGOLAMENTATRICE”


Ciò che a livello nazionale è mera “legislazione”, nell’ambito del processo di unificazione europea scade nella “smania regolatrice”, ciò che in ogni stato si chiama semplicemente “amministrazione”, nelle discussioni sulla UE viene subito definito “dittatura dei funzionari” o “moloch burocratico”. Il personaggio del BUROCRATE si costruisce a partire dalle immagini negative di tutte le classi sociali: il burocrate è privilegiato e ignaro del mondo come un aristocratico decadente, flemmatico e testardo come un piccolo borghese, ossessionato dalle regole come un rappresentante sindacale, lavativo come l’ula ltimo dei proletari, ottuso e subdolamente furbo come un contadino, nell’architettare assurdità è fantasioso come un imprenditore che prima di tutto crea il bisogno da soddisfare, e come tutti gli “scrocconi del sistema” ha l’idea fissa di prosperare alle spalle dei contribuenti. Il motivo principale dell’euroscetticismo (secondo il 36 per cento degli intervistati nel 2011) o del “rifiuto della UE” (42 per cento) risiedeva nel fatto che a prendere “importanti decisioni politiche” sarebbero “funzionari privi di legittimazione burocratica”. Allora guardiamoci meglio:
La burocrazia europea è estremamente snella, per amministrare un intero continente la UE ha meno funzionari della sola città di Vienna
La burocrazia europea costa poco: l’UE ha un budget pari all’1% del prodotto interno lordo europeo e il 6% di questo budget (=0,06% del PIL europeo) paga la burocrazia europea.
La burocrazia europea è altamente qualificata, poliglotta, radicata nella propria cultura di origine ma libera dall’irrazionalità di una cosiddetta identità nazionale.
Stiamo parlando di funzionari e i funzionari non sono mai votati, neanche in Italia. Inoltre, ogni sistema ha bisogno di un apparato amministrativo, di burocrati.
Solo tre istituzioni europee crescono in termini assoluti: il Parlamento, la Corte di Giustizia e la Corte dei Conti, quindi: la democrazia, la certezza del diritto e il controllo del budget. Tutte le altre istituzioni sono, per quanto riguarda il numero dei funzionari, stabili e snelle.

(Robert Menasse, Un messaggero per l’Europa, Sellerio)

PER PENSARE: EUROPA 2. “NAZIONALISMO E INTERESSI NAZIONALI”


Cosa sono gli “interessi nazionali”? Quali interessi nazionali, legittimi alla luce dei diritti umani e nel contempo unici, sono solo per gli “italiani” e non anche per i tedeschi, i portoghesi… La formulazione corrente recita:  
“Se poteste scegliere tra uno stato nazionale sovrano che difende i propri interessi nel quadro dello stato di diritto e un moloch burocratico fondato e guidato da èlite che intende uniformare la pluralità culturale europea in preda a una smania regolatrice sotto il segno dell’opacità, cosa scegliereste?”
Ma si può anche immaginare questa formulazione
“Cosa scegliereste tra uno stato nazionale che, finanziato con denaro pubblico, difende gli interessi di un piccolo gruppo di èlite nazionali politiche ed economiche ed è disposto a farlo, a seconda delle circostanze, anche con la forza (di cui sareste senza dubbio vittime anche voi) e una libera associazione di liberi cittadini i cui diritti alla libertà vengono garantiti da istituzioni sovranazionali che mantengono la pace a prescindere da dove abitiate su questo continente, da dove viaggiate o ovunque decidiate di stabilirvi per fare fortuna?”

Sentirsi a casa è un diritto fondamentale, l’identità nazionale no. Si è a casa quando gli odori e le cadenze pizzicano la nostra corda interiore, casa è un luogo concreto in cui non si è in visita, dove le particolarità linguistiche e le stramberie delle tradizioni instillano, se non un senso acritico di approvazione, almeno una specie di appartenenza. La casa è l’unico posto dov’è a fuoco che anche ciò che è diffuso e poco chiaro, dove il pane ha un sapore particolare, dove l’emozione è più grande e la rabbia nei confronti di chi bada solo al proprio orticello è poderosa come l’amore per gli ortaggi che vi crescono. 

Il nazionalismo sta morendo? Si potranno abolire i parlamenti nazionali? Utopia? Ma era utopia anche la caduta del Muro, erano utopia i Trattati di Roma: la razionalità pragmatica dei cosiddetti realisti si è resa spesso drammaticamente ridicola agli occhi della storia. Esistono molte più opzioni di quelle che oggi sembrano fattibili.
Lo sviluppo postnazionale, l’intreccio degli stati europei, le loro interdipendenze sono così avanzati ormai da rendere impossibili le soluzioni nazionali ai problemi, siano essi economici o di altra natura, e al contempo il ritorno alla nazione ha di nuovo acquistato peso non solo come mentalità, ma anche a livello politico e istituzionale, grazie al rafforzamento del Consiglio nel sistema europeo, rendendo impossibili soluzioni sovranazionali coerenti. - il Consiglio europeo dei capi di governo nazionali è in costante contraddizione con qualsiasi sviluppo postnazionale e non solo: il suo potere e le sue competenze sono state recentemente rafforzate contro il senso stesso di questo sviluppo.

(Robert Menasse, Un messaggero per l’Europa, Sellerio)

PER PENSARE: EUROPA 1. IL SENSO STORICO E POLITICO


Da un po’ di tempo accarezzo l’idea di documentarmi un po’ di più sull’Europa e sulle varie cose che sento in giro la cui superficialità, pressapochismo e strumentalizzazione politica appaiono evidenti anche a chi non ha studiato abbastanza. Ho letto un po’ in giro e soprattutto ho trovato un libro molto interessante (Robert Menasse, Un messaggero per l’Europa, Sellerio) che tenta proprio di analizzare le “parole d’ordine” che vengono usate per l’Europa. In qualche post cercherò di spiegare quello che ho capito. Intanto il senso storico e politico che sta alla base dell’Unione Europea. 
A metà del secolo scorso l’Europa giaceva di nuovo in macerie. L’ideologia della nazione autodeterminata, autocosciente e autocratica, le dinamiche del nazionalismo, le “storiche avversioni” tra nazioni, il tentativo di imporre a tutti i costi gli “interessi nazionali” a scapito degli altri stati sono costati la vita a milioni e milioni di persone, hanno inferto sofferenze senza fine ai sopravvissuti e il nazionalismo sfrenato ha trovato il proprio culmine in un atroce crimine contro l’umanità che oggi ha come simbolo Auschwitz. Quindi, se mai ci si fosse lasciati alle spalle quella miseria, sarebbe stato necessario far sì che le catastrofi prodotte dal nazionalismo e dagli interessi conflittuali delle nazioni non potessero più ripetersi. L’idea dei padri fondatori del progetto di pace europeo era di agevolare un tale intreccio istituzionale ed economico tra nazioni, rendendole interdipendenti, da impedire il perseguimento di qualsiasi interesse individuale, come accade nel commercio comunitario. Il motivo razionale e storico di quella che sarebbe diventata la UE è quindi l’ambizione, satura di esperienze sanguinose, di superare il nazionalismo mediante uno sviluppo postnazionale da organizzare e portare avanti attraverso istituzioni sovranazionali. 
Ovvio che la UE, per come è impostata, è un progetto elitario. L’utopia consisteva nel costringere gradualmente gli stati nazionali a cedere sovranità intrecciando le loro economie, soffocarli passo dopo passo finchè non fossero scomparsi sfociando in un’Europa senza confini. Già allora questa idea della necessaria scomparsa degli stati nazionali non aveva la maggioranza, malgrado le catastrofiche esperienze di tipo nazionalistico fossero ancora fresche e ognuno avesse ben chiare davanti agli occhi le conseguenze dell’estasi nazionalista. Ma dalla critica del carattere “elitario” della UE emerge in realtà il malessere per la perdita strisciante di una identità che a ben vedere è sempre stata una chimera, ma che ha potuto tenere insieme le èlite e il popolo all’interno degli stati nazionali.

venerdì 27 settembre 2019

SUBUMANI?

Kant diceva che l’uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo. Lasciare gli immigrati venti giorni in mezzo al mare su una nave significa trattare gli immigrati, cioè le persone, come mezzo di ricatto per l’Europa. Qui scendiamo a livello subumano. Il problema non è tanto del Ministro dell’Interno, ma degli italiani. Quindi la sensibilità degli italiani è scesa a un livello subumano. Questo è molto pericoloso:quando succede questo, come diceva Heidegger, il terribile è già accaduto.

(Umberto Galimberti, intervista alla Gazzetta di Parma, 27 settembre 2019)

..o dell’utilità dei filosofi...

domenica 15 settembre 2019

LAGO DI ZURIGO, OGGI

LAGO DI ZURIGO, OGGI
È bello vedere che i nostri figli grandi e belli hanno ancora piacere a stare un po’ con noi, in un posto bellissimo


giovedì 5 settembre 2019

DI COLTIVATORI IN FIERI

Negli ultimi tempi, osservando ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato, ai Tribunali, alla Consulta, i richiami alla Costituzione, al diritto internazionale, a tutte le istituzioni di garanzia democratica, osservavo impaurita quanto sembravano sempre più indebolite, svalorizzate, attaccate. Temevo che questo ultimo argine di civiltà franasse e ci lasciasse in balia dei deliri social e dei proclami celoduristi, della negazione della realtà che ha caratterizzato quest’ultima fase politica (e sociale). In realtà, in questi ultimi giorni abbiamo osservato come la democrazia parlamentare abbia prevalso sul cosiddetto “uomo forte” (per me un galletto con solo le piume e la voce) - e non solo in Italia, anche nel Regno Unito. Spero di averne sottovalutato la forza, improvvisamente calata sul tavolo dei nostri paesi. Sta a noi continuare a coltivarle, credo.

venerdì 30 agosto 2019

PER RIFLETTERE: SOMIGLIANZE

SOMIGLIANZE
Cresce l’ossessione identitaria: noi contro di loro, Islam contro occidente, il populismo che si nutre di politiche identitarie (“prima gli italiani”). 
“Identità” è una parola avvelenata perché appena viene pronunciata crea istantaneamente l’alterità: l’altro da noi, il diverso, con il quale diventa poi difficile pensare di poter convivere. L’identità è una parola che serve a separarci, la sua logica impedisce la convivenza, al più permette la coabitazione.
Noi siamo fatti di SOMIGLIANZE, non di identità. Di somiglianze di NOI CON NOI STESSI: non siamo sempre identici, cambiamo nel tempo e di somiglianze DI NOI CON GLI ALTRI: gli altri non sono totalmente altri, sono simili – i nostri simili.
Noi avvertiamo l’esigenza di pensare a noi stessi come se non cambiasse nulla, ma nella realtà cambiamo sempre: facciamo finta di essere sempre la stessa persona, ma non è così. Nel Simposio Platone fa parlare Diotima, una sacerdotessa misteriosa che afferma come non solo il corpo, ma anche l’anima si trasformano “Modi, consuetudini, pareri, desideri, piaceri, dolori, timori, ognuna di queste cose non rimane mai la stessa nello stesso individuo, ma una nasce e l’altra perisce” e anche le idee “Alcune sorgono e altre muoiono in noi, sicché non restiamo mai gli stessi, neppure in fatto di cognizioni”.  A noi essere umani è precluso il “restare sempre assolutamente identici”: noi non siamo fatti di identità, siamo fatti di somiglianze, alcune cose permangono, altre cambiano.
Inoltre, noi abbiamo coltivato questa idea della persona come un individuo, un nucleo sostanziale, in-div-isibile (l”anima” cristiana ereditata da Platone, l’anima è eterna e divina, non si può scomporre) e le relazioni, se ci sono, vengono dopo: possono aggiungersi, ma sono ininfluenti ai fini dell’identità. Ma dentro di noi, non c’è una sostanza unica e non scomponibile, ma c’è una molteplicità: l’io è un noi, in una concezione relazionale e plurale di un essere umano – sono le relazioni che danno luogo alla mia persona.
Per buona parte dell’800 e per tutta la prima metà del 900 per identità si è pensato ad una sostanza di tipo BIOLOGICO – il concetto di razza appartiene ad un pensiero di tipo identitario. Oggi, alla sostanza di tipo biologico si è sostituita una sostanza di tipo STORICO-CULTURALE “Noi siamo fatti così perché abbiamo determinate radici culturali”.
Quindi, la prima operazione che il pensiero identitario fa è stabilire dei CONFINI: dentro/fuori, dentro il confine c’è l’identità, fuori c’è l’alterità.
Ma perché oggi sono così all’ordine del giorno? Perché le politiche identitarie hanno a che fare con la lotta per le risorse. Si tiene l’altro a distanza perché non si vuole con lui spartire risorse che sono limitate. Il fatto di appartenere a un’area del mondo che sta godendo delle risorse dell’umanità in maniera sproporzionata rispetto ad altre aree è la motivazione che alimenta le politiche identitarie.
Al venir meno delle somiglianze corrisponde sempre un aumento di disumanità nei rapporti sociali, perché prendere la strada dell’identità, cioè prendere la strada dell’erezione dei muri, della difesa dei confini, significa inesorabilmente prendere la strada dell’annientamento reciproco. Per evitare questo, bisognerebbe sostituire la politica dell’identità con la politica delle somiglianze, che non significa “vogliamoci bene”, ma rendersi conto che solo attraverso la politica della somiglianza si può pensare di realizzare una qualche forma di convivenza. 
Obiettivo del nostro tempo, inoltre, non è solo promuovere la convivenza tra noi umani. C’è un’altra convivenza, non meno importante, che dobbiamo realizzare: quella con la natura, promuovendo un discorso di somiglianza in primo luogo con la natura. Le attività umane sono diventate ormai talmente incisive non solo sul clima ma sui vari aspetti della vita della Terra che il mondo umano sta modificando in maniera irreversibile il mondo naturale (l’Antropocene di Paul Crutzen). Ci accapigliamo su politiche identitarie, tracciando confini e separazione, quando invece dovremmo riscoprirci simili e alle prese con un’agenda di sfide che è comune. Imparare a convivere, tra noi e con la natura: questa è la via da percorrere se vogliamo sopravvivere.
(appunti da Francesco Remotti, Somiglianze. Una via per la convivenza, 2019)

Da quello che vedo quasi ogni giorno, sull’autobus, al mercato, analizzando i dati del sociale, della scuola, delle nascite, dei nidi, mi sembra che “la strada dell’annientamento reciproco” che apparentemente pende a nostro favore, basta vedere la trasformazione del mar Mediterraneo in un grande cimitero, in realtà vede la silenziosa, pacifica, lenta e progressiva vittoria di una forza vitale, giovane e generativa su un paese vecchio, stanco, iperprotetto, lamentoso e privo di iniziativa, incapace di immaginare un futuro comune. Gli immigrati hanno solo i loro corpi e li portano qui ad occupare le nostre case ristrutturate, le nostre strade deserte, le nostre culle vuote, i nostri autobus, le speranze di futuro. Meno male e, per dirla con Sting, “they love their children too”.
Inoltre, nella prospettiva suggerita da Remotti, questi ragazzi sono fatti del noi delle loro famiglie, ma anche delle relazioni che intrecciano e muteranno ogni giorno, in questo paese e con noi,  forse un giorno trovando una nuova convivenza del noi.

lunedì 26 agosto 2019

SCENETTE DI VITA FAMILIARE: ANDRÈ

Nella composizione familiare dei Ranieri i nonni se ne sono andati, ma facciamo anche acquisizioni: da circa un anno è comparso (sdoganato dopo un periodo nelle retrovie) il compagno svizzero dell’Anna, un giovane uomo energico, dinamico e molto intelligente che ha legato molto rapidamente con tutti noi. Andrè come dicevo è svizzero e come spesso gli svizzeri multilingue: madrelingua il tedesco (nato e cresciuto nei dintorni di Zurigo) e con cognome tedesco, altra lingua madre (della mamma) il francese, un eccellente inglese con un po’ di accento british (studi in GB) e adesso sta imparando a tempo di record l’italiano (la mia ipotesi è che soprattutto lui vuole fare parte dei contesti affettivi in cui si trova e non sopporta barriere -e quella linguistica esiste - che lo separino o mettano da parte). Il suo italiano, con l’eccezione di coniugazioni di verbi irregolari che lo mettono in difficoltà e un vocabolario ovviamente in incremento, è decisamente molto buono. E inoltre gli piacciono le parole, nei pochi giorni in cui sono stati qui per Ferragosto continuava a ripetere con molta soddisfazione la parola “inconsolabile” che lo aveva piacevolmente colpito.
Ma veniamo alla scenetta familiare, descritta dall’Anna stamattina nella chat Whatsapp di famiglia

“Curva di apprendimento del verbo “scottare” nel vocabolario di Andrè. Ieri era la giornata del verbo scottare, c’era caldo eravamo al lago e l’ha ripetuto un paio di volte. Alla sera, momento dello spegnimento dello della luce in camera mi guarda e fa: “io mi sono scopato”, poi ripete “scopare”. Allora gli chiedo: ah dove hai imparato questo verbo, lo sai ha due significati ecc ecc. E lui dice ma io volevo dire mi sono scopato (scottato ovviamente voleva dire) dal sole al lago 😂😂 hahahahahaha”

Il mio commento è stato

“Doveva farti venire il dubbio il fatto che nessuno dei due significati di “scopare” prevede il riflessivo...”

Benvenuto tra i Ranieri ad Andrè

domenica 25 agosto 2019

L’URTO DEL TEMPO


Non so se eudaemonia, se il mio demone ha avuto una buona riuscita. Ho fatto ciò per cui ero nata? Non ci sarà mai modo di saperlo... Certo percepisco l’urto del tempo.

venerdì 23 agosto 2019

CRESCERE È NECESSARIO

Massimo Recalcati Se i 5S escono dalla pubertà La Repubblica, giovedì 22 agosto 2019
L’epilogo della crisi di governo ha un sapore felliniano: la maschera di Zorro giustiziere mascherato che si scioglie come cera in una festa di carnevale finita male. La sua imprevista solitudine politica come cifra di una ambizione cieca che, come spesso accade, genera attorno a se stessa solo il vuoto. Ma in questo scenario non può non colpire la metamorfosi comportamentale e psicologica in atto nel M5S. Evaporato nel giro di un anno il sodalizio contrattuale populista con i leghisti, il movimento si trova oggi, gioco forza, ad assumere una postura decisamente inusuale. I suoi rappresentanti parlamentari non sono più gli antagonisti irriducibili delle istituzioni ontologicamente marce nel nome del popolo, ma si trovano a farsi strenui difensori delle istituzioni aggredite dai fendenti scomposti di uno Zorro disperato che invoca alle sue spalle – come accedeva di fare a loro sino a poco tempo fa – il popolo ringhioso e fedele. In gioco per il M5S è quello che accade sempre nel passaggio psicologico tra la pubertà e l’età adulta. Conosciamo la critica cieca e ostinata che il mondo degli adolescenti rivolge a quello degli adulti. Il M5S ha assunto questa postura di fondo alla sua origine: la politica è in quanto tale corrotta, i politici, come gli adulti agli occhi dell’idealismo puberale dei figli adolescenti, sono tutti viziosi, marsi, intaccati da cinismo e egoismo. L’insulto sfacciato, la critica virulenta, il disprezzo per le istituzioni e i suoi simboli che hanno caratterizzato questo movimento sino dai suoi esordi – tutte marche del fantasma puberale che li ha generati – deve oggi fare i conti con il passaggio alla responsabilità che comporta trovarsi dall’altra parte della barricata, a tutela di ciò che sino a poco tempo fa aggredivano. Ascoltare le dichiarazioni posate, serie, convintamente schierate in difesa delle istituzioni democratiche e delle loro procedure da parte dei dirigenti di questo movimento non può che colpire positivamente. Si tratta di una metamorfosi in atto. La stessa che un figlio deve compiere quando la prova di realtà lo costringe a non rinunciare ai propri sogni – che il passaggio alla vita adulta coincida con la rassegnazione di fronte all’ordine costituito delle cose è ancora l’esito di una lettura solo puberale di questo passaggio – ma a trovare la strategia più adeguata per consentire la loro realizzazione. Il leader politico del M5S, Luigi Di Maio, è stato il simbolo del tempo puberale del M5S. Non solo anagraficamente e biograficamente, ma soprattutto politicamente. Alimentando una politica dell’odio verso i suoi antagonisti ha scavato un fossato attorno al Movimento che rappresenta consegnandolo al sovranismo di Salvini e cedendo su ogni passo del suo (inaffidabile e improbabile) socio. In questo modo ha relegato il Movimento che aveva vinto le elezioni in una posizione politica minoritaria e impotente. Psicologicamente Di Maio si è rivelato totalmente imprigionato nel fantasma puberale; la sua innocenza ha coinciso con la sua supponenza anti-politica e la sua retorica populista ha consegnato il paese alle forze della reazione. L’epilogo di questa crisi di governo offre però al M5S la possibilità di un cambiamento radicale di direzione. Le parole di Conte non sono state solo delle sferzate all’anti-istituzionalismo di Salvini e alla sua vocazione autoritaria, ma anche un ammonimento per il futuro del M5S. Si tratta di un compito difficile, di una vera e propria muta identificatoria; le identificazioni al partito anti-casta, anti-parlamentare, antipolitico, anti-europeista, sono destinate a cadere. Il M5S farebbe bene a spogliarsi di quelle insegne identificatorie per valorizzarne altre che pure appartengono alla sua sfaccettata identità: la giustizia sociale, il lavoro, la lotta alla povertà, la tutela dell’ambiente. Ma questa valorizzazione non sarà possibile se non attraverso un suo profondo rinnovamento. A partire da chi lo rappresenta. Il protagonista dell’accordo infausto con la Lega di Salvini siglato nel nome del populismo e prigioniero del fantasma puberale dell’anti politica, dovrebbe dimettersi come ha invocato che altri lo facessero all’indomani delle loro sconfitte politiche. È questa un’occasione unica per il M5S per definire la propria identità. Perché non basta sapere contro chi si è per sapere chi si è. È questa un’altra illusione del mondo adolescenziale destinata, in questa penosa e preoccupante crisi di governo di metà agosto, a dissolversi nel passaggio alla vita adulta.
Questo articolo mi è sembrato illuminante - mi chiedevo perchè fare adesso l’accordo con i Cinquestelle che un anno fa sembrava impossibile. Non che adesso sembri facile, ma forse un po’ più realistico, passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

lunedì 19 agosto 2019

CREATURE DI UN GIORNO

“Siamo tutti creature di un giorno; colui che ricorda e colui che è ricordato. Tutto è effimero, Tanto il ricordo che l’oggetto del ricordo. Vicino è il tempo in cui tutto avrai dimenticato; e vicino è il tempo in cui tutti avranno dimenticato te. Rifletti sempre sul fatto che presto non sarai nessuno, e non sarai da nessuna parte.”

Marco Aurelio, Pensieri

venerdì 16 agosto 2019

ESSERE A BAGNO NEL LINGUAGGIO

«Noi tutti siamo fatti di parole, siamo fatti di linguaggio, ma siamo fatti delle parole e del linguaggio dell'Altro, di come i nostri genitori – che sono il nostro primo grande Altro – ci hanno non solo chiamati, ma ci hanno offesi, ci hanno colpiti con le parole, ci hanno feriti, ustionati, ci hanno amati, ci hanno deliziati, ci hanno resi insostituibili. Noi siamo fabbricati, il nostro corpo, il nostro essere, la nostra anima sono fabbricati dalla parola dell'Altro. Questo significa "essere a bagno nel linguaggio". Siamo stati tutti a bagno nelle parole dell'Altro»

"Edipo, il figlio": la lectio magistralis che Massimo Recalcati ha tenuto lunedì 18 gennaio 2016, presso il Teatro Parenti di Milano.

E SERRA HA RISPOSTO


La risposta non mi è piaciuta: Serra non ha risposto nel merito, ma su una sua tesi, tra l’altro a mio parere discutibile. In realtà quello che volevo sostenere non era la parità delle donne di potere essere stronze come gli uomini, ma la necessità per chi sta nel campo del centro-sinistra di rimettere in prima linea la questione femminile. Immagino che questo faccia parte del gioco della rubrica, porre le questioni della propria agenda e non quelle di chi scrive - in questo caso sospetto senza darsi nemmeno la briga di capire che questione veniva posta. Curioso che il titolo fosse invece più centrato sulla mia lettera che sulla risposta di Serra.
Come ha notato la mia amica Giovanna, però, “cara Silvia Guidi” è una carineria che non ha usato per gli altri....

HO RISCRITTO A SERRA

Va bene, lo confesso, ho riscritto a Serra sull’onda della sua Amaca del 2 agosto
"Il tipetto in braghe corte e maglietta verde che, su un treno di Trenord, intima al "negro del cazzo" di mostrargli il biglietto, senza averne nessun titolo se non la sua maglietta verde, è solo l'inizio. Non fatevi illusioni. Non sperate che passi. Lui si sente lo Stato: il nuovo Stato, giovane e vigoroso, che sta per prendere il posto di quello vecchio, decadente e imbelle. La democrazia: che schifo, che inutile orpello.
Di tipi umani simili ce n'è a bizzeffe, maschi tra i trenta e i quaranta abbastanza rapati, piuttosto tatuati, aggressivi e ignoranti quanto basta per confondere la prepotenza con il diritto e il razzismo con la difesa della loro Patria (che non è la nostra). Miliziani per ora senza milizia, ma aspettate che l'umore sociale si abbassi di quel tanto che basta a scoprire qualche ulteriore ferita, che l'ordine pubblico si incrini quel tanto che serve a far salire la tensione, che il clima politico invelenisca ancora di qualche grado, e vedrete che le milizie si organizzano.
Sono già organizzate in rete, con tutta evidenza, e a dispetto di ogni possibile dubbio: basta che il Capo parli e indichi il bersaglio, e a migliaia (migliaia!) azzannano e bastonano, una muta di umani feroci che magari la sera accarezzano i bambini (sono "mamme" e "papà") e raccolgono nell'apposito sacchettino le merde del loro cane; ma se sul treno vedono "un negro" lo immaginano certamente a scrocco, magari "in un hotel a quattro stelle" come blatera la sconcia propaganda che li ha intronati ben bene, negli ultimi anni, e incattiviti, e incarogniti ad arte.
Non sperate che passi. Preparatevi. Presto si tratterà di capire, quando si va in giro, se è il caso di rischiare un pugno o uno sputo, nel nome, così logoro, della democrazia."
Con un pizzico di stizza perché si pensa sempre ai maschi - ormai la questione femminile è ai margini dell’irrilevanza. La mia lettera era così
Gentile Michele Serra, ho letto la sua Amaca del 2 agosto, un giorno ogni anno particolare per me nel ricordo della strage di Bologna e forse anche per questa coincidenza la sua Amaca mi ha davvero colpito. Da tempo anch’io percepisco come questo nostro affidarci, potrei dire aggrapparci alle nostre leggi, alla Costituzione, alla magistratura, alle istituzioni e alle regole contro l’ondata populista e rabbiosa che spesso sembra prevalere stia diventando sempre più debole e difficile e che ci aspettino tempi in cui il conflitto metterà a dura prova la pace e l’imperfetta democrazia raggiunta.
La sua Amaca mi sollecita diverse riflessioni: l’ancora incerta quantità di questa minoranza (minoranza?) urlante (molti amici pensano che siano ancora minoranza e che facciano molto rumore, ma che non siano l’atteggiamento prevalente del nostro popolo, che esista ancora la famosa maggioranza silenziosa e perbene), il dubbio della loro reale capacità di “farsi milizia” (in realtà sono persone fragili, ignoranti, non certamente notabili per il coraggio quando vengono messi davanti e non dietro le loro tastiere) e tanti altri dubbi. In particolare, però, mi attanaglia l’angoscia per quelle molte donne, madri, compagne, figlie, sorelle, amiche che stanno dietro o di fianco a questi maschi che lei ha così bene descritto. Donne che ammirano l’ignoranza, la protervia, che si sentono difese, “protette”, donne dei maschi alfa. Donne che si pensano emancipate e libere perché hanno un capo e un padrone, donne subalterne al pensiero di chi non ha pensiero. Donne che da questo clima sovrabbondante, volgare, eccitato, rabbioso hanno tutto da perdere e lo perdono ogni giorno, senza rendersene conto. 
Come fa una donna a stare in questo contesto? Me lo chiedo spesso, come fai ad avere fiducia in un uomo che sostiene il decreto Pillon, i fascisti antiabortisti, che non tollera nessun dissenso, nessuna diversità (né immigrati, né gay, né neri, né nomadi, né …. Donne). Come fa una donna a non vedere per cosa si sta schierando? Poi mi viene in mente che tutti questi maschi ben descritti nell’Amaca hanno avuto con loro una madre che li avrà allevati, facendo quel che poteva, usando quel che sapeva e  il futuro mi appare davvero gravido di incognite. 

lunedì 12 agosto 2019

UNA COSA BELLA

La prima cosa bella