venerdì 23 agosto 2019

CRESCERE È NECESSARIO

Massimo Recalcati Se i 5S escono dalla pubertà La Repubblica, giovedì 22 agosto 2019
L’epilogo della crisi di governo ha un sapore felliniano: la maschera di Zorro giustiziere mascherato che si scioglie come cera in una festa di carnevale finita male. La sua imprevista solitudine politica come cifra di una ambizione cieca che, come spesso accade, genera attorno a se stessa solo il vuoto. Ma in questo scenario non può non colpire la metamorfosi comportamentale e psicologica in atto nel M5S. Evaporato nel giro di un anno il sodalizio contrattuale populista con i leghisti, il movimento si trova oggi, gioco forza, ad assumere una postura decisamente inusuale. I suoi rappresentanti parlamentari non sono più gli antagonisti irriducibili delle istituzioni ontologicamente marce nel nome del popolo, ma si trovano a farsi strenui difensori delle istituzioni aggredite dai fendenti scomposti di uno Zorro disperato che invoca alle sue spalle – come accedeva di fare a loro sino a poco tempo fa – il popolo ringhioso e fedele. In gioco per il M5S è quello che accade sempre nel passaggio psicologico tra la pubertà e l’età adulta. Conosciamo la critica cieca e ostinata che il mondo degli adolescenti rivolge a quello degli adulti. Il M5S ha assunto questa postura di fondo alla sua origine: la politica è in quanto tale corrotta, i politici, come gli adulti agli occhi dell’idealismo puberale dei figli adolescenti, sono tutti viziosi, marsi, intaccati da cinismo e egoismo. L’insulto sfacciato, la critica virulenta, il disprezzo per le istituzioni e i suoi simboli che hanno caratterizzato questo movimento sino dai suoi esordi – tutte marche del fantasma puberale che li ha generati – deve oggi fare i conti con il passaggio alla responsabilità che comporta trovarsi dall’altra parte della barricata, a tutela di ciò che sino a poco tempo fa aggredivano. Ascoltare le dichiarazioni posate, serie, convintamente schierate in difesa delle istituzioni democratiche e delle loro procedure da parte dei dirigenti di questo movimento non può che colpire positivamente. Si tratta di una metamorfosi in atto. La stessa che un figlio deve compiere quando la prova di realtà lo costringe a non rinunciare ai propri sogni – che il passaggio alla vita adulta coincida con la rassegnazione di fronte all’ordine costituito delle cose è ancora l’esito di una lettura solo puberale di questo passaggio – ma a trovare la strategia più adeguata per consentire la loro realizzazione. Il leader politico del M5S, Luigi Di Maio, è stato il simbolo del tempo puberale del M5S. Non solo anagraficamente e biograficamente, ma soprattutto politicamente. Alimentando una politica dell’odio verso i suoi antagonisti ha scavato un fossato attorno al Movimento che rappresenta consegnandolo al sovranismo di Salvini e cedendo su ogni passo del suo (inaffidabile e improbabile) socio. In questo modo ha relegato il Movimento che aveva vinto le elezioni in una posizione politica minoritaria e impotente. Psicologicamente Di Maio si è rivelato totalmente imprigionato nel fantasma puberale; la sua innocenza ha coinciso con la sua supponenza anti-politica e la sua retorica populista ha consegnato il paese alle forze della reazione. L’epilogo di questa crisi di governo offre però al M5S la possibilità di un cambiamento radicale di direzione. Le parole di Conte non sono state solo delle sferzate all’anti-istituzionalismo di Salvini e alla sua vocazione autoritaria, ma anche un ammonimento per il futuro del M5S. Si tratta di un compito difficile, di una vera e propria muta identificatoria; le identificazioni al partito anti-casta, anti-parlamentare, antipolitico, anti-europeista, sono destinate a cadere. Il M5S farebbe bene a spogliarsi di quelle insegne identificatorie per valorizzarne altre che pure appartengono alla sua sfaccettata identità: la giustizia sociale, il lavoro, la lotta alla povertà, la tutela dell’ambiente. Ma questa valorizzazione non sarà possibile se non attraverso un suo profondo rinnovamento. A partire da chi lo rappresenta. Il protagonista dell’accordo infausto con la Lega di Salvini siglato nel nome del populismo e prigioniero del fantasma puberale dell’anti politica, dovrebbe dimettersi come ha invocato che altri lo facessero all’indomani delle loro sconfitte politiche. È questa un’occasione unica per il M5S per definire la propria identità. Perché non basta sapere contro chi si è per sapere chi si è. È questa un’altra illusione del mondo adolescenziale destinata, in questa penosa e preoccupante crisi di governo di metà agosto, a dissolversi nel passaggio alla vita adulta.
Questo articolo mi è sembrato illuminante - mi chiedevo perchè fare adesso l’accordo con i Cinquestelle che un anno fa sembrava impossibile. Non che adesso sembri facile, ma forse un po’ più realistico, passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

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