venerdì 16 agosto 2019

HO RISCRITTO A SERRA

Va bene, lo confesso, ho riscritto a Serra sull’onda della sua Amaca del 2 agosto
"Il tipetto in braghe corte e maglietta verde che, su un treno di Trenord, intima al "negro del cazzo" di mostrargli il biglietto, senza averne nessun titolo se non la sua maglietta verde, è solo l'inizio. Non fatevi illusioni. Non sperate che passi. Lui si sente lo Stato: il nuovo Stato, giovane e vigoroso, che sta per prendere il posto di quello vecchio, decadente e imbelle. La democrazia: che schifo, che inutile orpello.
Di tipi umani simili ce n'è a bizzeffe, maschi tra i trenta e i quaranta abbastanza rapati, piuttosto tatuati, aggressivi e ignoranti quanto basta per confondere la prepotenza con il diritto e il razzismo con la difesa della loro Patria (che non è la nostra). Miliziani per ora senza milizia, ma aspettate che l'umore sociale si abbassi di quel tanto che basta a scoprire qualche ulteriore ferita, che l'ordine pubblico si incrini quel tanto che serve a far salire la tensione, che il clima politico invelenisca ancora di qualche grado, e vedrete che le milizie si organizzano.
Sono già organizzate in rete, con tutta evidenza, e a dispetto di ogni possibile dubbio: basta che il Capo parli e indichi il bersaglio, e a migliaia (migliaia!) azzannano e bastonano, una muta di umani feroci che magari la sera accarezzano i bambini (sono "mamme" e "papà") e raccolgono nell'apposito sacchettino le merde del loro cane; ma se sul treno vedono "un negro" lo immaginano certamente a scrocco, magari "in un hotel a quattro stelle" come blatera la sconcia propaganda che li ha intronati ben bene, negli ultimi anni, e incattiviti, e incarogniti ad arte.
Non sperate che passi. Preparatevi. Presto si tratterà di capire, quando si va in giro, se è il caso di rischiare un pugno o uno sputo, nel nome, così logoro, della democrazia."
Con un pizzico di stizza perché si pensa sempre ai maschi - ormai la questione femminile è ai margini dell’irrilevanza. La mia lettera era così
Gentile Michele Serra, ho letto la sua Amaca del 2 agosto, un giorno ogni anno particolare per me nel ricordo della strage di Bologna e forse anche per questa coincidenza la sua Amaca mi ha davvero colpito. Da tempo anch’io percepisco come questo nostro affidarci, potrei dire aggrapparci alle nostre leggi, alla Costituzione, alla magistratura, alle istituzioni e alle regole contro l’ondata populista e rabbiosa che spesso sembra prevalere stia diventando sempre più debole e difficile e che ci aspettino tempi in cui il conflitto metterà a dura prova la pace e l’imperfetta democrazia raggiunta.
La sua Amaca mi sollecita diverse riflessioni: l’ancora incerta quantità di questa minoranza (minoranza?) urlante (molti amici pensano che siano ancora minoranza e che facciano molto rumore, ma che non siano l’atteggiamento prevalente del nostro popolo, che esista ancora la famosa maggioranza silenziosa e perbene), il dubbio della loro reale capacità di “farsi milizia” (in realtà sono persone fragili, ignoranti, non certamente notabili per il coraggio quando vengono messi davanti e non dietro le loro tastiere) e tanti altri dubbi. In particolare, però, mi attanaglia l’angoscia per quelle molte donne, madri, compagne, figlie, sorelle, amiche che stanno dietro o di fianco a questi maschi che lei ha così bene descritto. Donne che ammirano l’ignoranza, la protervia, che si sentono difese, “protette”, donne dei maschi alfa. Donne che si pensano emancipate e libere perché hanno un capo e un padrone, donne subalterne al pensiero di chi non ha pensiero. Donne che da questo clima sovrabbondante, volgare, eccitato, rabbioso hanno tutto da perdere e lo perdono ogni giorno, senza rendersene conto. 
Come fa una donna a stare in questo contesto? Me lo chiedo spesso, come fai ad avere fiducia in un uomo che sostiene il decreto Pillon, i fascisti antiabortisti, che non tollera nessun dissenso, nessuna diversità (né immigrati, né gay, né neri, né nomadi, né …. Donne). Come fa una donna a non vedere per cosa si sta schierando? Poi mi viene in mente che tutti questi maschi ben descritti nell’Amaca hanno avuto con loro una madre che li avrà allevati, facendo quel che poteva, usando quel che sapeva e  il futuro mi appare davvero gravido di incognite. 

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