lunedì 18 dicembre 2017
INSENSATA VIOLENZA SULLE DONNE (E SUI BAMBINI)
Ancora un femminicidio, ieri, una donna accoltellata a morte davanti ai suoi bambini piccoli. Dolore e violenza - uccidere con un coltello ha bisogno di molto odio e molta violenza. Povera giovane donna la cui vera storia conosceranno solo gli intimi. Grande tristezza per una vita sottratta al futuro, insensatamente, per quel meccanismo che trasforma negli uomini il dolore in aggressività e che molte culture non solo non addomesticano, ma fomentano. Eppure, oggi non potevo smettere di pensare a quei bambini, che si trovano senza più la mamma e con un padre che l’ha ammazzata come un cane. Come potranno far fronte a questa cosa nella loro vita? Come li segnerà? Dovranno aiutarli molto, non solo le future famiglie che spero si prenderanno cura di loro, ma anche professionisti che li aiutino a costruire la propria identità in un confronto difficile con gli specchi che li hanno generati. Di tutto questo solo una cosa è non dico positiva, ma almeno non agghianciantemente negativa: a differenza della maggior parte degli uomini che ammazzano, questo padre (non si può definire certo compagno o marito) è vivo e non solo pagherà questa morte con la sua punizione della giustizia, ma forse un giorno potrà parlare a questi bambini, spiegare loro le folli ragioni del suo gesto e forse (chissà) dire loro di non seguire mai neppure lontanamente il suo esempio e chiedere il loro perdono, favorendo la formazione di cicatrici resistenti in questi piccoli orfani. Buona fortuna, bambini - bambini nostri.
domenica 10 dicembre 2017
A CHE COSA SERVE ANDARE IN MANIFESTAZIONE
Ieri Roberto e Luigi (sono molto contenta soprattutto della presenza di Luigi, ovviamente) sono andati a Como alla manifestazione antifascista. Io non sono andata perchè il pensiero di 5 ore di macchina anche nel week end mi dava un senso di nausea, ma ero con loro nell’intento e nello spirito. Tra i vari messaggini whatsApp che ormai fanno trama alle nostre giornate mi ha colpito il messaggino di un compagno di classe del liceo (il Buro, un reggiano) che dice annoiato “ma le manifestazioni a cosa servono?”
Roberto ha risposto “Servono a vivere un momento di sentimento comune, a fare massa critica su un principio, su di una rivendicazione, servono ad incoraggiare i nostri rappresentanti a rimanere sul pezzo, a passare la giornata con un figlio giovane...”.
Una bella risposta, direi. Aggiungerei solo che servono anche ad essere più credibili quando ci si lamenta per come vanno le cose - almeno si può dire che nel nostro piccolo ci si è impegnati per cambiarle e che è vero che il mondo intorno a noi le vuole e se le merita, ma che noi non le vogliamo e non ce le meritiamo. Una piccola cosa? Può darsi (ma nemmeno tanto piccola....)
Roberto ha risposto “Servono a vivere un momento di sentimento comune, a fare massa critica su un principio, su di una rivendicazione, servono ad incoraggiare i nostri rappresentanti a rimanere sul pezzo, a passare la giornata con un figlio giovane...”.
Una bella risposta, direi. Aggiungerei solo che servono anche ad essere più credibili quando ci si lamenta per come vanno le cose - almeno si può dire che nel nostro piccolo ci si è impegnati per cambiarle e che è vero che il mondo intorno a noi le vuole e se le merita, ma che noi non le vogliamo e non ce le meritiamo. Una piccola cosa? Può darsi (ma nemmeno tanto piccola....)
sabato 9 dicembre 2017
IL BENE E IL MALE- DA LAICA
Sono nettamente e serenamente laica, senza tentennamenti, ma nemmeno rancori. Rispetto chi ha bisogno di livelli di spiritualità più alti di quelli di cui ho bisogno io - l’unico motivo di attrito che a volte provo è quando si cerca di impormi una morale derivata dalla religione.
Mi sono chiesta a volte come articolare una definizione di bene e male in senso extramorale, posto che anche senza una morale religiosa, mi sembra di percepire con chiarezza la differenza tra il bene e il male.
Ho trovato una buona risposta nel libro che sto leggendo di Recalcati (Contro il sacrificio. Al di là del fantasma sacrificale):
Bene è quando il campo della vita si allarga, Male quando si restringe, Bene quando diventa generativo, Male quando resta sterile, Bene quando sa ospitare la donazione, Male quando la rigetta e l’osserva risentita, Bene quando il desiderio è vivo, Male quando è morto e invidia nell’impotenza quello vivo.
Ho provato empiricamente a confrontare molte percezioni che ho sul bene e il male e penso vengano incluse. Male è il giudizio senza appello, bene l’ardua ricerca di una veritá complessa; male è l’illusione che si ha di se stessi, bene è la certezza che si ha di se stessi; male sono i valori, bene la ricerca dei valori; male é la passività, bene la generatività; male é la staticità, bene la ricerca. Male sono la guerra, l’odio e i rancori, bene sono la pace, l’amore non cieco e la comprensione e la tolleranza.
La laicità aiuta.
venerdì 1 dicembre 2017
UN UOMO FELICE
Bisogna sapere cosa fa felice ogni uomo. Dopo tanti anni, so cosa fa felice Roberto. Oggi, al Jardin Botanico Canario, Isla de Gran Canaria, c'era un uomo felice
martedì 28 novembre 2017
IL CUORE E (È) LO STRANIERO
https://www.youtube.com/watch?v=NrRmhS7A84k&sns=em
Consiglio chi ha una mezz'ora di guardare questo intervento di Recalcati - non ho mai sentito declinare il tema dello straniero come lui fa in questo video. Sto ancora pensando se sono totalmente d'accordo, perchè il salto è veramente audace. Ma è comunque una botta di vita, uno stimolo a pensare - non capita spesso...
domenica 26 novembre 2017
LIBERIAMOCI DALLA VIOLENZA
Conosco il lavorodi questo Centro di Modena, per lungo tempo al centro di polemiche per quanto evidenzia anche qui: non possiamo "cavarcela" pensando agli orchi delle favole, alla cattiveria allo stato puro. Gli orchi non solo sono in mezzo a noi, ma anche parte di noi. Gli orchi si abbinano con donne che a loro volta non solo sono vittime ma incarnano l'archetipo della vittima con cui molta parte dell'educazione femminile a volte collude - e l'archetipo della vittima c'è in tutte noi. Siamo tutti orchi e tutte vittime, ma (per fortuna) la gran parte di noi ha imparato a gestire i due ruoli. È necessario affrontare e assumere questa complessità se si pensa di liberarci davvero, uomini e donne, dalla violenza.
martedì 21 novembre 2017
CHE PAESE PENOSO
Possibile che sia finalmente venuto il momento di cacciare un impresentabile presidente della Lega Calcio quando una nazionale notoriamente di mezze calzette manca la qualificazione ai mondiali e non quando definiva i neri scimmioni e le calciatrici lesbiche? Ma in che paese, anzi in che pianeta vivo?
domenica 19 novembre 2017
LA PIANTA DELL'ANNA
È la Ginko Biloba, come ogni autunno protagonista assoluta del giardino, fiamma d'oro d'autunno. Ma è anche la pianta dell'Anna, nata da un seme piantato in un piccolo vaso dall'agronomo giardiniere che ho sposato e messa a dimora quando è nata l'Anna, 29 anni fa. Come lei è una pianta alta, dritta e bellissima. Come lei ha radici salde e uno slancio inarrestabile ed elegante verso il cielo. Rimane sempre lì, a crescere con lei e ci sarà sempre nel corso della sua vita.
Mi piace saperlo.
Piccoli regali inaspettati
Oggi mentre vagavo nel giardino, col sole che mi scaldava dentro la mia vecchia giacca a vento, ho notato nel giardino a nord un piccolo bagliore inaspettato e sono andata a vedere. Ho trovato questa piantina, comprata sbadatamente per due caratteristiche essenziali: un bel fogliame variegato ed essere una pianta da ombra, adatta per questo angolo di giardino che riceve il sole diretto per pochissime ore giornaliere, una simil begonia. Oggi è fiorita, bianca e delicata, un piccolo regalo inaspettato per la distratta proprietaria del giardino, in mezzo alle foglie che cadono e alle piante e ai fiori che si rattrappiscono in attesa dell'inverno.
venerdì 10 novembre 2017
martedì 7 novembre 2017
E VA BENE - IUS SOLI, DANNAZIONE!
Avevo giurato a me stessa che non avrei scritto di ius soli, che non me ne sarei occupata e preoccupata - la causa è questo dibattito penoso e fortemente ideologizzato e semplificato che circonda il tema. Ma io dei soggetti destinatari mi occupo e mi preoccupo, non li vedo fisicamente, ma mi occupo della lettura dei dati, dell'ascolto delle narrazioni degli operatori, dei rimandi dei servizi - ovviamente tutto questo "sapere" non viene mai visto, valorizzato, ascoltato, interpellato. Di ius soli devo scrivere, perchè non sopporto di non farlo. Ma per me è fonte di dolore e di bruciante incazzatura.
Prima considerazione: questa legge è positiva, non negativa, ma di una positività che si avvicina - anzi, sfiora - l'irrilevanza. Esiste già una legge che a diciotto anni consente la cittadinanza ed una equiparazione di diritti per i minori che mi sembra completa.
Seconda considerazione: il tema non è la cittadinanza, ma l'inclusione. Tutta questa gente molto benintenzionata che fa della cittadinanza una "bandiera" di sinistra cosa ne pensa della scuola che butta fuori questi ragazzi molto rapidamente, che ancora non sa e non tratta la differenza tra alfabetizzazione primaria e secondaria, di una integrazione che viene praticata come omologazione (e vissuta come separatezza) e non assume e tratta le contraddizioni, i lati oscuri, scaricandoli su questi ragazzi che invece sarebbero una straordinaria occasione di trovare ponti.
Terza considerazione: quando questi ragazzi ci dicono "Noi siamo italiani, ma questo paese non ci vuole" possiamo con sincerità rispondere che non è vero? Secondo me hanno ragione - noi non li vogliamo, non li capiamo, ne abbiamo paura, ci limitiamo a censurare i comportamenti, non andiamo mai ad approfondire, capire le cause, sviluppare le potenzialità, rappezzare i buchi.
Quello che voglio dire, e lo dico con rabbia, è che lo ius soli è una patetica foglia di fico che non cambia pressochè niente della sostanza di un problema gravissimo (ad esempio, senza parlare di sentimenti, buoni o cattivi che siano, è stato stimato che uno dei maggiori svantaggi competitivi dei prossimi cinquant'anni che avrà la regione Emilia- Romagna è questa massa di ragazzi non qualificati, non scolarizzati, fuori da un mercato del lavoro che chiede qualifica, scolarizzazione, elementi di occupabilità) che nessuno vuole vedere a meno che non si manifesti in comportamenti estremi e quindi sanzionabili e criticabili.
Molte cose si potrebbero fare, a cominciare dai percorsi scolastici, dall'organizzazione delle città, dalla lotta contro la povertà minorile sia materiale che culturale, alla cultura come mezzo di inclusione con particolare intensità giocato in particolare sugli adolescenti, al sostegno alla genitorialità. Ma lo ius soli è più facile, fa sentire buoni e di sinistra.
Che rabbia!
Prima considerazione: questa legge è positiva, non negativa, ma di una positività che si avvicina - anzi, sfiora - l'irrilevanza. Esiste già una legge che a diciotto anni consente la cittadinanza ed una equiparazione di diritti per i minori che mi sembra completa.
Seconda considerazione: il tema non è la cittadinanza, ma l'inclusione. Tutta questa gente molto benintenzionata che fa della cittadinanza una "bandiera" di sinistra cosa ne pensa della scuola che butta fuori questi ragazzi molto rapidamente, che ancora non sa e non tratta la differenza tra alfabetizzazione primaria e secondaria, di una integrazione che viene praticata come omologazione (e vissuta come separatezza) e non assume e tratta le contraddizioni, i lati oscuri, scaricandoli su questi ragazzi che invece sarebbero una straordinaria occasione di trovare ponti.
Terza considerazione: quando questi ragazzi ci dicono "Noi siamo italiani, ma questo paese non ci vuole" possiamo con sincerità rispondere che non è vero? Secondo me hanno ragione - noi non li vogliamo, non li capiamo, ne abbiamo paura, ci limitiamo a censurare i comportamenti, non andiamo mai ad approfondire, capire le cause, sviluppare le potenzialità, rappezzare i buchi.
Quello che voglio dire, e lo dico con rabbia, è che lo ius soli è una patetica foglia di fico che non cambia pressochè niente della sostanza di un problema gravissimo (ad esempio, senza parlare di sentimenti, buoni o cattivi che siano, è stato stimato che uno dei maggiori svantaggi competitivi dei prossimi cinquant'anni che avrà la regione Emilia- Romagna è questa massa di ragazzi non qualificati, non scolarizzati, fuori da un mercato del lavoro che chiede qualifica, scolarizzazione, elementi di occupabilità) che nessuno vuole vedere a meno che non si manifesti in comportamenti estremi e quindi sanzionabili e criticabili.
Molte cose si potrebbero fare, a cominciare dai percorsi scolastici, dall'organizzazione delle città, dalla lotta contro la povertà minorile sia materiale che culturale, alla cultura come mezzo di inclusione con particolare intensità giocato in particolare sugli adolescenti, al sostegno alla genitorialità. Ma lo ius soli è più facile, fa sentire buoni e di sinistra.
Che rabbia!
mercoledì 1 novembre 2017
UNA PRIMIPARA ATTEMPATA DI SCRITTRICE
La mia amica Romilda ha scritto un libro e si autodefinisce, rispetto al suo ruolo di scrittrice, una "primipara attempata".
Ho letto il libro e mi è davvero piaciuto tanto, è un giallo con diversi personaggi femminili per lo più forti e positivi e con Bologna prepotente e amatissima protagonista. È bello il mestiere di scrittore, il poter regalare un po' di tempo piacevole e interessante alle persone, lo stare vicino e diventare un po' parte dei loro mondi.
Romilda è anche venuta (da Bologna dove vive) a presentare il libro a Parma e abbiamo avuto una davvero bella serata insieme alle mie amiche e alle sue - con qualche marito al seguito - chiacchierando e parlando e narrando, attempate signore ancora però piene di cose da dire e da fare e di energie e sinceramente interessate alle storie che ognuno di noi narra (e anche rappresenta nei ricordi di cui abbiamo bagaglio, in questo caso bagaglio leggero e amato).
Vorrei che in tanti leggessero questo libro, stamattina con Albertina, la prima a leggerlo delle mie amiche, a cui è piaciuto molto, abbiamo ulteriormente condiviso una piacevole chiacchierata in merito - che bello leggere, che bello chiacchierare, che bello avere amici... un grazie a Romilda (e tutti leggano il libro, in particolare chi ha amato e ama Bologna).
Ho letto il libro e mi è davvero piaciuto tanto, è un giallo con diversi personaggi femminili per lo più forti e positivi e con Bologna prepotente e amatissima protagonista. È bello il mestiere di scrittore, il poter regalare un po' di tempo piacevole e interessante alle persone, lo stare vicino e diventare un po' parte dei loro mondi.
Romilda è anche venuta (da Bologna dove vive) a presentare il libro a Parma e abbiamo avuto una davvero bella serata insieme alle mie amiche e alle sue - con qualche marito al seguito - chiacchierando e parlando e narrando, attempate signore ancora però piene di cose da dire e da fare e di energie e sinceramente interessate alle storie che ognuno di noi narra (e anche rappresenta nei ricordi di cui abbiamo bagaglio, in questo caso bagaglio leggero e amato).
Vorrei che in tanti leggessero questo libro, stamattina con Albertina, la prima a leggerlo delle mie amiche, a cui è piaciuto molto, abbiamo ulteriormente condiviso una piacevole chiacchierata in merito - che bello leggere, che bello chiacchierare, che bello avere amici... un grazie a Romilda (e tutti leggano il libro, in particolare chi ha amato e ama Bologna).
domenica 29 ottobre 2017
RACCOLTO DI OGGI
Nell'autunno e quasi inverno ormai incombente, ma in un ritardo piacevole per il sole e inquietante per la siccità, questo è il raccolto di stamattina - niente male, tanti peperoncini dolci, uova, rose e fiori di salvia, una potatura di lavanda che andrá a finire in un vasetto e darà un lieve profumo. E nell'orto occhieggiavano belle insalate, radicchi, finocchi e persino alcuni pallidi pomodori trovano il coraggio di maturare ancora (in serra). Aspettiamo l'autunno con serenità?
domenica 22 ottobre 2017
SALVIE COMBATTENTI
venerdì 20 ottobre 2017
QUINDI ANNA HA SCELTO BENE
https://www.weforum.org/agenda/2017/10/these-are-the-10-most-innovative-countries-in-the-world/
Non avrei pensato alla Svizzera, li ritenevo fortunati, privilegiati, conservatori e immobili, invece non è così
Switzerland (1st) continues to top the overall rankings, with strong results evenly balanced across the different components of competitiveness. Economic performance benefits from extremely strong fundamentals including public health, primary education, and a comparatively solid macroeconomic environment. Its economy has a high level of flexibility, with its labor markets being ranked as the best-functioning globally. Absorptive capacity for new technologies is high, with an overall 2nd place ranking in the tech readiness of citizens and businesses. Switzerland further improves its scores for business sector sophistication and its innovation environment, thereby
Sono quindi colti, solidi e civili.
L'Italia è 43sima sulle 175 economie analizzate
Italy (43rd) improves one place in the rankings slightly increasing its score, notably through improved goods market efficiency (up seven places to 60th) and higher education and training (up two to 41st). Its long-standing competitiveness advantages include health and primary education (25th), large market size (12th), infrastructure (27th), and business sophistication (25th). Despite recent reforms, labor markets (116th) and financial markets (126th) remain weak points.
Questo invece lo sapevo....
PS. Quindi Anna ha scelto bene
mercoledì 18 ottobre 2017
UN LAVORO PRODUTTIVO
Oggi, verso le 17, come spesso mi capita intrappolata in una estenuante riunione in cui si trattavano aree di influenza e piccole/grandi questioni di potere, nuove piste di lavoro e riprogettazioni assortite, mi squilla il messaggino di what's up e leggo in fretta. Alla fine dell'incontro mostro alle colleghe la foto e il messaggio di mia figlia Anna
"Che belle le mie mortadelle e che buone! Oggi abbiamo fatto un aperitivo per i capi a base di meat analogues". (Questo perchè sta sviluppando mortadelle vegane).
"Che belle le mie mortadelle e che buone! Oggi abbiamo fatto un aperitivo per i capi a base di meat analogues". (Questo perchè sta sviluppando mortadelle vegane).
Il mio commento è stato: "Questo sì che é un lavoro produttivo e di soddisfazione". Si sono tutti scompisciati dal ridere e hanno fatto i complimenti alla mia produttiva figlia.
martedì 3 ottobre 2017
SFARFALLIO DI FINE ESTATE 2
mercoledì 20 settembre 2017
VECCHIA SIGNORA ARTERIOSCLEROTICA
Stamattina il sole era proprio accecante è il cielo di quel blu che solo il dopo pioggia puó assicurare. L'aria freschina e frizzante.
Arrivo come al solito in macchina al parcheggio scambiatore al Foro Boario di Reggio Emilia e prendo la mia amata bicicletta con la quale raggiungo il mio posto di lavoro, nella piazza principale di Reggio in piena zona pedonale. Pedalando con piacere attraverso il trafficato viale di accesso dalla periferia al centro, il parco e un paio di piazze.
Mi viene non so perchè in mente una (bellissima) canzone degli Stadio che credo si chiami "Canzoni alla radio" e che mentre pedalo comincio prima sommessamente a canticchiare e poi a poco a poco a cantare, fino a cantarla a squarciagola:
"È la più bella di tutte, si stacca piano dal cuore.
È la più bella di tutte, è una canzone d'amore.
Come un sasso nel cielo, è una stella cometa
Sarà forse per questo che hanno inventato la radio
E le gite all'aperto e i vestiti di seta,
Le corse in bici sotto i cieli blu
È un miracolo, no?"
Probabilmente le parole non sono nemmeno quelle giuste, ma io cantavo, protetta dai rumori del traffico e dalla ancora poca gente in giro in centro - ed ero contenta.
Ho pensato per un attimo che chi mi avesse sentito avrebbe potuto commentare "guarda quella vecchia signora arteriosclerotica", ma ho con chiarezza sentito che non me ne fregava nulla, pedalando sotto il cielo blu.
Arrivo come al solito in macchina al parcheggio scambiatore al Foro Boario di Reggio Emilia e prendo la mia amata bicicletta con la quale raggiungo il mio posto di lavoro, nella piazza principale di Reggio in piena zona pedonale. Pedalando con piacere attraverso il trafficato viale di accesso dalla periferia al centro, il parco e un paio di piazze.
Mi viene non so perchè in mente una (bellissima) canzone degli Stadio che credo si chiami "Canzoni alla radio" e che mentre pedalo comincio prima sommessamente a canticchiare e poi a poco a poco a cantare, fino a cantarla a squarciagola:
"È la più bella di tutte, si stacca piano dal cuore.
È la più bella di tutte, è una canzone d'amore.
Come un sasso nel cielo, è una stella cometa
Sarà forse per questo che hanno inventato la radio
E le gite all'aperto e i vestiti di seta,
Le corse in bici sotto i cieli blu
È un miracolo, no?"
Probabilmente le parole non sono nemmeno quelle giuste, ma io cantavo, protetta dai rumori del traffico e dalla ancora poca gente in giro in centro - ed ero contenta.
Ho pensato per un attimo che chi mi avesse sentito avrebbe potuto commentare "guarda quella vecchia signora arteriosclerotica", ma ho con chiarezza sentito che non me ne fregava nulla, pedalando sotto il cielo blu.
domenica 17 settembre 2017
SFARFALLIO DI FINE ESTATE
L'estate sta finendo e ho quindi consentito alla mia rigogliosissima pianta di timo di fiorire (prima, cimandola senza pietà per raccogliere il timo, lo impedivo)
Ieri mi sono accorta di un'attività frenetica sui fiorellini del timo, vari insetti, api e una miriade di farfalle, un piccolo, temporaneo mondo pieno di vita. Ho cercato di catturarne un paio di immagini.
Ieri mi sono accorta di un'attività frenetica sui fiorellini del timo, vari insetti, api e una miriade di farfalle, un piccolo, temporaneo mondo pieno di vita. Ho cercato di catturarne un paio di immagini.
mercoledì 13 settembre 2017
IL COLORE DELLE UOVA?
Stasera ho cucinato frittata - con le uova delle mie galline, ovviamente.
Quando ho rotto le uova nella terrina ho notato con una certa emozione lo spettacolo
Ogni uovo era di dimensioni e colori diversi, mentre le uova industriali privilegiano uniformità e "normalità". Ho voluto condividere la bellezza di queste uova per far vedere quante cose perdiamo senza saperlo per strada, quanta ricchezza, quanta biodiversità, quanti dettagli anche piccoli come questo.
La frittata di zucchine (tra le ultime dell'orto) era buonissima ed è stata spazzolata via - sembrava ancora più buona del solito.
Quando ho rotto le uova nella terrina ho notato con una certa emozione lo spettacolo
Ogni uovo era di dimensioni e colori diversi, mentre le uova industriali privilegiano uniformità e "normalità". Ho voluto condividere la bellezza di queste uova per far vedere quante cose perdiamo senza saperlo per strada, quanta ricchezza, quanta biodiversità, quanti dettagli anche piccoli come questo.
La frittata di zucchine (tra le ultime dell'orto) era buonissima ed è stata spazzolata via - sembrava ancora più buona del solito.
sabato 2 settembre 2017
GOING SOUTH
Una settimana a Otranto. Avevo già descritto la mia vocazione per il Nord. Vado a Nord con facilità, contenta degli scarponi, dei paesaggi oceanici solitari, perfino delle brevi piogge, pregustando i fiori, il verde, l'ordine, l'immensa tranquillità.
Il mio rapporto con il Sud (e questo è un grosso cambiamento dagli anni della giovinezza) è molto più complesso. Sono partita sapendo già che molte cose mi avrebbero enormemente infastidita. L'esordio è un aneddoto che mi va di raccontare. Nelle lunga cavalcata di attraversamento dell'Italia (1.000 km) che ci aspettava, ieri affrontata tutta d'un fiato al ritorno, abbiamo invece scelto all'andata di spezzarla in due, fermandoci a Termoli per una passeggiata pomeridiana e a dormire (amiamo molto Termoli, sede di due vacanze degli anni passati che ci sono rimaste nella mente e nel cuore). La mattina dopo ripartiamo e usciamo dall'autostrada a Fasano (vicino a Brindisi) per fare rifornimento di gas metano. Al (grosso) distributore mentre Roberto aspettava il rifornimento io sono andata al bar a prendere una bottiglietta d'acqua. Ritornati in viaggio, ci siamo raccontati a vicenda che lui ha discusso con il benzinaio che non aveva il POS per pagare con il bancomat e contemporaneamente io ho dovuto chiedere lo scontrino al barista che me l'ha rilasciato con un ironico "se proprio le serve". Benvenuti al Sud, ho pensato. Sono seguite tutta una serie di altre punzecchiature, anche dolorose: il macello della bellissima serie di spiaggette di Frassanito, con gli ombrelloni piantati nell'acqua e rifiuti ovunque, la spiaggia (un lido, non spiaggia libera) di Baia dei Turchi con il primo strato di sabbia sostituito da uno strato di cicche di sigarette e gli ombrelloni invivibilmente vicini gli uni agli altri, la costante barriera di rifiuti che costeggia tutte le strade, i paesi assediati dalle macchine ovunque (Specchia, un paese sconosciuto e con un centro storico bellissimo!) senza alcun cenno di organizzazione di parcheggi... Lo sapevo anche prima di partire, ho masticato amaro e chinato la testa, pensando a quanto spreco, a quanta inutile sofferenza.
Poi ho iniziato ad lasciar penetrare in me la bellezza dei posti naturali e storici (una passeggiata serale nel venticello del centro di Otranto è un regalo della vita), la cortesia naturale della gente, i posti invece bene organizzati (laghi Alimini, Pescoluse, il nostro perfetto agriturismo dove abbiamo affittato un appartamentino) per i quali immagino persone impegnate a combattere ogni giorno, il cibo divino che trovi dappertutto in cui l'eccellenza delle materie prime non viene maltrattata. E ho riconosciuto anche qui radici e parti di me e del mio paese che amo, di cui non so fare a meno.
Solo per due cose il fastidio si è trasformato in dolore e un dolore che rimane. La prima è la devastazione del territorio: costruzioni ovunque in gran parte abbandonate e senza criterio, opere di urbanizzazione inesistenti o abbandonate evidentemente da lungo tempo, strutture ricettive ben al di sopra della richiesta e capienza del territorio, costruite per lavorare due mesi all'anno. Nessun criterio di governo del territorio che si possa intuire.
La seconda è la xylella, che in certe zone devasta letteralmente gli ulivi. Se fossi negli organi di governo regionali non mi occuperei di altro che non di combatterla, e non solo per il valore produttivo che hanno gli ulivi, ma perchè la bellezza e la stessa caratterizzazione della Puglia è legata agli ulivi. Gli ulivi sono il MONUMENTO della Puglia. E invece pare che Emiliano si occupi dei no-vax e molto poco della xylella.
Il mio rapporto con il Sud (e questo è un grosso cambiamento dagli anni della giovinezza) è molto più complesso. Sono partita sapendo già che molte cose mi avrebbero enormemente infastidita. L'esordio è un aneddoto che mi va di raccontare. Nelle lunga cavalcata di attraversamento dell'Italia (1.000 km) che ci aspettava, ieri affrontata tutta d'un fiato al ritorno, abbiamo invece scelto all'andata di spezzarla in due, fermandoci a Termoli per una passeggiata pomeridiana e a dormire (amiamo molto Termoli, sede di due vacanze degli anni passati che ci sono rimaste nella mente e nel cuore). La mattina dopo ripartiamo e usciamo dall'autostrada a Fasano (vicino a Brindisi) per fare rifornimento di gas metano. Al (grosso) distributore mentre Roberto aspettava il rifornimento io sono andata al bar a prendere una bottiglietta d'acqua. Ritornati in viaggio, ci siamo raccontati a vicenda che lui ha discusso con il benzinaio che non aveva il POS per pagare con il bancomat e contemporaneamente io ho dovuto chiedere lo scontrino al barista che me l'ha rilasciato con un ironico "se proprio le serve". Benvenuti al Sud, ho pensato. Sono seguite tutta una serie di altre punzecchiature, anche dolorose: il macello della bellissima serie di spiaggette di Frassanito, con gli ombrelloni piantati nell'acqua e rifiuti ovunque, la spiaggia (un lido, non spiaggia libera) di Baia dei Turchi con il primo strato di sabbia sostituito da uno strato di cicche di sigarette e gli ombrelloni invivibilmente vicini gli uni agli altri, la costante barriera di rifiuti che costeggia tutte le strade, i paesi assediati dalle macchine ovunque (Specchia, un paese sconosciuto e con un centro storico bellissimo!) senza alcun cenno di organizzazione di parcheggi... Lo sapevo anche prima di partire, ho masticato amaro e chinato la testa, pensando a quanto spreco, a quanta inutile sofferenza.
Poi ho iniziato ad lasciar penetrare in me la bellezza dei posti naturali e storici (una passeggiata serale nel venticello del centro di Otranto è un regalo della vita), la cortesia naturale della gente, i posti invece bene organizzati (laghi Alimini, Pescoluse, il nostro perfetto agriturismo dove abbiamo affittato un appartamentino) per i quali immagino persone impegnate a combattere ogni giorno, il cibo divino che trovi dappertutto in cui l'eccellenza delle materie prime non viene maltrattata. E ho riconosciuto anche qui radici e parti di me e del mio paese che amo, di cui non so fare a meno.
Solo per due cose il fastidio si è trasformato in dolore e un dolore che rimane. La prima è la devastazione del territorio: costruzioni ovunque in gran parte abbandonate e senza criterio, opere di urbanizzazione inesistenti o abbandonate evidentemente da lungo tempo, strutture ricettive ben al di sopra della richiesta e capienza del territorio, costruite per lavorare due mesi all'anno. Nessun criterio di governo del territorio che si possa intuire.
La seconda è la xylella, che in certe zone devasta letteralmente gli ulivi. Se fossi negli organi di governo regionali non mi occuperei di altro che non di combatterla, e non solo per il valore produttivo che hanno gli ulivi, ma perchè la bellezza e la stessa caratterizzazione della Puglia è legata agli ulivi. Gli ulivi sono il MONUMENTO della Puglia. E invece pare che Emiliano si occupi dei no-vax e molto poco della xylella.
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giovedì 24 agosto 2017
L'ESTATE È PASSATA
https://www.facebook.com/casasurace/videos/1672006186162994/
Bellissimo video in cui la nostra famiglia si riconosce quasi totalmente (fenomenale il particolare delle galline! Anche noi lo facciamo, e le uova vengono con il rosso più intenso). Noi abbiamo qualche piccola differenza di procedura (es. usiamo le bottiglie della 4Stagioni della Bormioli, invasiamo la salsa bollente, mettiamo uno spicchio d'aglio in ogni bottiglia... ) ma il tutto è pressochè uguale, anche le bottigliette monodose per chi è al nord (l'Anna a Zurigo) e i regali ad amici e parenti.
Bellissimo video in cui la nostra famiglia si riconosce quasi totalmente (fenomenale il particolare delle galline! Anche noi lo facciamo, e le uova vengono con il rosso più intenso). Noi abbiamo qualche piccola differenza di procedura (es. usiamo le bottiglie della 4Stagioni della Bormioli, invasiamo la salsa bollente, mettiamo uno spicchio d'aglio in ogni bottiglia... ) ma il tutto è pressochè uguale, anche le bottigliette monodose per chi è al nord (l'Anna a Zurigo) e i regali ad amici e parenti.
lunedì 21 agosto 2017
VINCENTI E PERDENTI
http://www.repubblica.it/politica/2017/08/21/news/cara_figlia_che_vai_a_parigi_per_l_erasmus_continua_a_non_avere_paura_del_mondo-173482207/?ref=fbpr
Mi associo a Giannini in un sentimento ed esperienza simili. Vorrei sottolineare l'"apparentemente fragili" - io non li vedo fragili, li vedo bene armati per una lotta che è e sarà sempre tra la ragione e la pancia, tra la severa tolleranza e il facile rifiuto, tra sguardi limpidi e diretti e sguardi offuscati e perduti. Mi associo in parte nella paura per il figlio o la figlia, come preziosi individui, ma credo che i nostri figli e figlie (come comunità e gruppo) saranno vincenti - in realtà lo sono già, con treni e aerei da prendere e tante storie da costruire con fatica, ma in pace. I perdenti sono gli altri, illusi e irrecuperabilmente furiosi seminatori di inutile morte.
Mi associo a Giannini in un sentimento ed esperienza simili. Vorrei sottolineare l'"apparentemente fragili" - io non li vedo fragili, li vedo bene armati per una lotta che è e sarà sempre tra la ragione e la pancia, tra la severa tolleranza e il facile rifiuto, tra sguardi limpidi e diretti e sguardi offuscati e perduti. Mi associo in parte nella paura per il figlio o la figlia, come preziosi individui, ma credo che i nostri figli e figlie (come comunità e gruppo) saranno vincenti - in realtà lo sono già, con treni e aerei da prendere e tante storie da costruire con fatica, ma in pace. I perdenti sono gli altri, illusi e irrecuperabilmente furiosi seminatori di inutile morte.
sabato 19 agosto 2017
mercoledì 16 agosto 2017
SERATA DI FERRAGOSTO
Nella sera di un caldo Ferragosto che muore una festa del PD, a Ponte Ghiara, tra Salsomaggiore e Fidenza, con Moondance come sottofondo e un padano sentore di fritto, tanta gente sorridente e in pace. Momenti che davo come scontati e acquisiti per quasi tutta la mia vita, ma che ora mi sembrano preziosi, da assaporare e valorizzare - un motivo, per me atea, di rendere grazie.
"Well, it's a marvelous night for a moondance
With the stars up above in your eyes
A fantabulous night to make romance"
"Well, it's a marvelous night for a moondance
With the stars up above in your eyes
A fantabulous night to make romance"
domenica 6 agosto 2017
RIFLESSIONE SULLA SOLITUDINE DELLE DONNE DELLE PULIZIE
(anche in base ad una osservazione di Roberto)
La signora moldava che viene a fare un po' di pulizie in casa nostra è, a detta di chi occasionalmente incappa in lei (viene quando noi siamo al lavoro, ma è capitato che Luigi o Roberto fossero eccezionalmente in casa in sua presenza - quando invece sono a casa io non l'ho osservato, perchè invece con me chiacchiera) sempre al telefono. È capace di stare a parlare per ore senza mai interrompersi, con il telefono tenuto fermo sulla spalla mentre con energia fa i suoi lavori. Da questa prima condivisa osservazione, tutti in famiglia abbiamo osservato le signore delle pulizie, di varie etnie, notando un uso molto accentuato del telefono. Abbiamo concluso che si sentano sole durante un lavoro molto di routine e che quindi sopperiscano collegandosi al mondo con il cellulare. Tutta qui l'osservazione sociologica dei Ranieri.
L'altro giorno però Roberto ha osservato un fenomeno davvero degno di nota: la signora araba che stava lavando le scale presso il suo barbiere, stava telefonando con il cellulare infilato nel fazzoletto avvolto intorno alla testa (ho usato le parole di Roberto, ma sarebbe il velo islamico, o ancora meglio hijab). Comodissima, non doveva tenere piegata la testa e aveva entrambe le mani libere mentre consolava la sua solitudine di donna delle pulizie.
La signora moldava che viene a fare un po' di pulizie in casa nostra è, a detta di chi occasionalmente incappa in lei (viene quando noi siamo al lavoro, ma è capitato che Luigi o Roberto fossero eccezionalmente in casa in sua presenza - quando invece sono a casa io non l'ho osservato, perchè invece con me chiacchiera) sempre al telefono. È capace di stare a parlare per ore senza mai interrompersi, con il telefono tenuto fermo sulla spalla mentre con energia fa i suoi lavori. Da questa prima condivisa osservazione, tutti in famiglia abbiamo osservato le signore delle pulizie, di varie etnie, notando un uso molto accentuato del telefono. Abbiamo concluso che si sentano sole durante un lavoro molto di routine e che quindi sopperiscano collegandosi al mondo con il cellulare. Tutta qui l'osservazione sociologica dei Ranieri.
L'altro giorno però Roberto ha osservato un fenomeno davvero degno di nota: la signora araba che stava lavando le scale presso il suo barbiere, stava telefonando con il cellulare infilato nel fazzoletto avvolto intorno alla testa (ho usato le parole di Roberto, ma sarebbe il velo islamico, o ancora meglio hijab). Comodissima, non doveva tenere piegata la testa e aveva entrambe le mani libere mentre consolava la sua solitudine di donna delle pulizie.
mercoledì 2 agosto 2017
2 agosto 1980
2 agosto 1980 - stazione di Bologna - un ricordo conficcato nel cuore. Io non dimentico e non ho dimenticato un solo giorno in questi 37 anni. A che cosa è servito? A me molto, a riconoscere e non perdonare nessun orrore e nessuna violenza, a curare, a proteggere, a cercare dì riparare. Ogni tanto torno a guardare lo squarcio lasciato in stazione e mi sembra di rivederlo con lo sguardo limpido della ragazza che ero. È importante.
mercoledì 19 luglio 2017
L'ODIO PER RENZI E IL LUTTO DELLA SINISTRA
L'ODIO PER RENZI E IL LUTTO DELLA SINISTRA
QUALE è il peccato commesso da Matteo Renzi per aver attirato su di sé un odio così intenso? È un odio pre-politico o politico quello che lo ha così duramente investito? È l'indice di un tramonto irreversibile della sua leadership? È fondato sulla valutazione obbiettiva dei contenuti della sua azione di governo e di segretario del Pd oppure risponde a logiche più arcaiche, più viscerali, più pulsionali? Prendiamo in considerazione in particolare l'odio della sinistra che è il vero nodo della questione. Una prima considerazione generale: fa parte del suo Dna e della sua storia, anche di quella più recente, scatenare l'odio nei confronti di coloro che, dichiarandosi militanti di sinistra, osano introdurre dei cambiamenti che rischiano di minare alla base la sua identità ideologica. L'accusa di essere un rinnegato o un traditore in questi casi scatta come la salivazione condizionata nel cane di Pavlov. La storia ci offre una miriade di esempi, antichi e più recenti. La dichiarazione di voto favorevole al Referendum del 4 dicembre è assimilabile, per chi sente di appartenere al mondo della sinistra, a un vero e proprio outing con tutti i fatali effetti di discriminazione che esso comporta. Un intellettuale lucido verso il quale provo solo stima come Tomaso Montanari esigeva eloquentemente che Pisapia facesse autocritica per aver votato Sì al fine di risultare credibile nel suo sforzo di rifondazione di un nuovo campo della sinistra.
Ma possibile che ogni atto, ogni pensiero, ogni gesto politico di Renzi sia sbagliato? Che ogni sua opzione sia divenuta contraria al bene del Paese e a quella del suo stesso partito? Non è un po' sospetto? Matteo Renzi viene identificato non come la cura, ma come la malattia della sinistra. Una infezione, un batterio, una anomalia genetica di fronte alla quale anche i dispositivi democratici che regolano la vita del Pd e che, di fatto, ratificano ogni volta la sua leadership sembrano inadeguati. La convinzione resta inscalfibile: nemmeno l'accoppiamento con un uomo chiaramente di sinistra come Martina, scelto da Renzi come suo vice, la sposta di un solo millimetro.
Proviamo a riflettere brevemente sulle origini del sentimento dell'odio. L'odio investe l'altro in quanto eterogeneo e inassimilabile. Renzi per la "sinistra sinistra" è l'incarnazione maligna di una eterogeneità che resiste ad ogni assimilazione. Le sue origini culturali e antropologiche sono differenti da quelle del vecchio gruppo dirigente del Pci che è migrato nel Pd. Un'altra cultura, un'altra sensibilità, ma anche un'altra generazione. Il fatto che questo "eterogeneo inassimilabile" sia divenuto, attraverso il legittimo voto delle primarie, il segretario del maggiore partito della sinistra italiana non è stato vissuto come il segno di un arricchimento, di una contaminazione propulsiva, di un superamento degli steccati ideologici, ma come una vera e propria usurpazione. Per questo è insistente — se non drammaticamente compulsivo — l'invito alla discussione interna sulla linea del segretario; invito chiaramente sintomatico che denuncia, a mio giudizio, proprio quel fantasma di usurpazione relativo ad una eterogeneità giudicata, appunto, originariamente e ideologicamente illegittima. Non solo bisogna infinitamente discutere sulla linea del segretario — non solo oggi che il partito è in difficoltà, ma, occorre ricordarlo, sin da quando Renzi ha acquisito legittimamente il suo incarico — , ma si deve continuare a discutere sino a quando questa eterogeneità scandalosa sarà espulsa o ridotta a una posizione minoritaria… La vera ragione di tutto questo odio è la difficoltà della vecchia sinistra di fare il lutto della sua fine storica. Più schiettamente: Renzi è colpevole di avere messo la sinistra di fronte al suo cadavere. Anziché fare il lutto della sua identità ideologica essa preferisce — come spesso accade — imputare all'eterogeno la colpa della sua morte (già avvenuta). È un fenomeno che ricorda il rito tribale di alcune popolazioni dell'Africa nera riportato da Franco Fornari nel suo celebre Psicoanalisi della guerra: di fronte alla morte insensata di un bambino, la tribù afflitta anziché incamminarsi verso la via dolorosa dell'elaborazione del lutto preferisce attribuirne la responsabilità alla popolazione confinante e ai malefici del suo sciamano dichiarandole guerra. Renzi sciamano? L'odio che lo investe vorrebbe coprire la fine di una concezione del mondo che ha nutrito l'interpretazione della storia per tutto il Novecento: la lotta di classe, una concezione etica dello Stato, l'identificazione del liberalismo e dei sui principi come Male, la gerarchia immobile del partito, la prevalenza della Causa universale sulle relazioni di cura particolari, una differenziazione paranoide del mondo in forze del Bene e in forze del Male, l'inclinazione populista e incestuosa della cosiddetta democrazia diretta, la riduzione delle politiche sociali a un maternage assistenzialista, il sospetto verso le manifestazioni della singolarità in tutte le sue forme, un paternalismo insopportabile che cancella le nuove generazioni. La morte irreversibile di questo paradigma imporrebbe un lavoro del lutto estremamente impegnativo. Molto più facile allora imputare al carattere spurio, meticcio, eterogeneo, sciamanico di Matteo Renzi la crisi del Pd e della sinistra in generale che affrontare questo immane e, in realtà, inaggirabile compito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
mercoledì 12 luglio 2017
ANCORA/AGAIN/OTRA VEZ/MÈG
Ancora qui con la geolocalizzazione dei Ranieris.
Il Padre si trova al momento in uno sperduto villaggio del Nebraska denominato Scottsbluff e che non sembra, almeno dalla foto aerea, un posto molto "brillante"
Il Figlio si trova in questo momento a Kaposvár, Ungheria, in visita a una splendida e simpaticissima ragazza ungherese, Bori, con cui ha condiviso l'anno in Messico.
La Figlia, dalla Svizzera -Winthertur, dove abita, è al momento per alcuni giorni a Barcellona per lavoro.
Solo la Madre è sempre qui tra Reggio Emilia e Sanguigna, tra "la via Emilia e il west". Uff!
Il Padre si trova al momento in uno sperduto villaggio del Nebraska denominato Scottsbluff e che non sembra, almeno dalla foto aerea, un posto molto "brillante"
Il Figlio si trova in questo momento a Kaposvár, Ungheria, in visita a una splendida e simpaticissima ragazza ungherese, Bori, con cui ha condiviso l'anno in Messico.
La Figlia, dalla Svizzera -Winthertur, dove abita, è al momento per alcuni giorni a Barcellona per lavoro.
Solo la Madre è sempre qui tra Reggio Emilia e Sanguigna, tra "la via Emilia e il west". Uff!
martedì 11 luglio 2017
L' "ORMAI MATURO"
sabato 8 luglio 2017
mercoledì 5 luglio 2017
GIOVANI SPALLE (e un peso)
E così eccolo lì, la sera prima dell'orale della maturità, doverosamente chino sui libri, con giovani spalle gravate da un peso, pallido e nervoso e un po' spaventato. Nel giorno che finisce, vorrei come ho fatto tante volte farti scudo da quel peso. Ma non posso più - le tue spalle sono forti, sane, muscolose. Pronte a portarti dove la tua vita ti condurrà. In bocca al lupo, Gigi, ancora poche ore e la maturità sarà un ricordo.
venerdì 23 giugno 2017
DI VIGLIACCHI E DISPERATI
Cosí disperati da ucccidersi, ma anche così vigliacchi da uccidersi per non prendersi la responsabilità di quello che hanno fatto
giovedì 22 giugno 2017
STRANA FAMIGLIA
Siamo una famiglia un po', come dire, poco convenzionale. Il Padre è tornato stamattina dopo cinque giorni in Messico, tornato mentre il Figlio sudava copiosamente sul compito della maturità di matematica, la Madre era a Reggio Emilia a dirimere ed alimentare piccoli e grandi contrasti (oggi erano grandi e nasty...) e la Figlia, approdata ieri sera al nido materno e paterno da Zurigo per qualche giorno di ferie [per inciso, per aggiungere movimento al quadro, domani Madre, Padre e Figlia vanno a Capalbio per qualche giorno di vacanza lasciando l figlio alle sue sudate carte e alla terza - temutissima - prova di lunedí prossimo] era a Parma running errands.
Il Padre al pomeriggio va a Bologna per una inderogabile riunione e la figlia lo accompagna perchè è necessario alla sopravvivenza del padre (se si addormenta al volante?) e perchè va a vedere una mostra su Van Gogh a Bologna.
La madre, cioè io, torna a casa la sera e sul tavolo di cucina (punto nevralgico della casa) vede un muffin industriale rovesciato su un biglietto del Padre e si avvicina per leggerlo, curiosa. Quale messaggio ha voluto lasciare il Padre alla sua famiglia? Tipo, sono felice di essere tornato a questo accogliente nido?
Il messaggio era questo
Il Padre al pomeriggio va a Bologna per una inderogabile riunione e la figlia lo accompagna perchè è necessario alla sopravvivenza del padre (se si addormenta al volante?) e perchè va a vedere una mostra su Van Gogh a Bologna.
La madre, cioè io, torna a casa la sera e sul tavolo di cucina (punto nevralgico della casa) vede un muffin industriale rovesciato su un biglietto del Padre e si avvicina per leggerlo, curiosa. Quale messaggio ha voluto lasciare il Padre alla sua famiglia? Tipo, sono felice di essere tornato a questo accogliente nido?
Il messaggio era questo
Niente, siamo fatti cosí |
lunedì 19 giugno 2017
(ACCORATO) APPELLO AI PUGLIESi
Dopo le dichiarazioni di D'Alema di ieri, che tirano in ballo i tanti elettori pugliesi che lo supplicano di ricandidarsi, faccio un appello agli amici (conosciuti e sconosciuti) pugliesi: vi prego, non infliggeteci ancora la sua arroganza, il suo doppiogiochismo, i suoi rancori, la sua totale incapacità di comprendere le dinamiche esterne al proprio io (e avvenute dopo il 1990). Lo so, mi obietterete che rappresenta una parte dell'Italia, ma questa parte ottiene già ampia rappresentanza in entrambi gli schieramenti. Vi prego, ho bisogno di uno spiraglio di luce nella mia imminente vecchiaia: sapere che non vedrò più D'Alema in televisione o non mi imbatterò più in una sua intervista mentre ascolto la radio. Grazie
venerdì 9 giugno 2017
LE PAROLE PER DIRLO
"Per il finale gli interpreti dovevano intonare la parola "casa" in trentacinque lingue diverse.
All'inizio, anche dopo tante prove, non era venuto bene, le voci stridevano, mancava proprio l'armonia a cui aspiravano, poi una donna fece un passo avanti assumendo il comando con la sua voce ricca e flessuosa, un mare color del vino in cui annegavano ricordi di amore e di appartenenza. Presto gli altri la seguirono, e finalmente le trentacinque lingue, come un sola, si unirono in un Magnificat stentoreo, trascendente. Casa. Casa. Casa. Cresceva e aumentava, salí alle travi del tetto, e attraversando i muri raggiunse la strada illuminata, la campagna con i prati e le paludi, il cimitero e l'ovile, sorvolò foreste ammutolite, e arrivò alle savane solitarie e ai bassifondi redolenti, ai mari e oltre, verso destinazioni infinite, bramate.
Non immaginate quante parole esistano per dire "casa" e quali musiche selvagge se ne possono ricavare."
All'inizio, anche dopo tante prove, non era venuto bene, le voci stridevano, mancava proprio l'armonia a cui aspiravano, poi una donna fece un passo avanti assumendo il comando con la sua voce ricca e flessuosa, un mare color del vino in cui annegavano ricordi di amore e di appartenenza. Presto gli altri la seguirono, e finalmente le trentacinque lingue, come un sola, si unirono in un Magnificat stentoreo, trascendente. Casa. Casa. Casa. Cresceva e aumentava, salí alle travi del tetto, e attraversando i muri raggiunse la strada illuminata, la campagna con i prati e le paludi, il cimitero e l'ovile, sorvolò foreste ammutolite, e arrivò alle savane solitarie e ai bassifondi redolenti, ai mari e oltre, verso destinazioni infinite, bramate.
Non immaginate quante parole esistano per dire "casa" e quali musiche selvagge se ne possono ricavare."
LA FILOSOFIA DELLE SCARPE (delle donne)
martedì 6 giugno 2017
domenica 4 giugno 2017
sabato 27 maggio 2017
NECESSARIO E (probabilmente) INGIUSTIFICATO OTTIMISMO
Quando tornano le rose ad inondare il giardino diventa più plausibile un comunque ingiustificato ottimismo
giovedì 25 maggio 2017
CAPELLI... forse dovrebbe farmi ridere
mah.. non capisco bene.
Melania Trump è andata a capo scoperto con i suoi meravigliosi, sciolti e curatissimi capelli nella islamica ed ultraortodossa Arabia Saudita - e già era evidente un paradosso: qui a capo coperto erano gli uomini
Devo essere davvero invecchiata se ormai i miei riferimenti interpretativi non mi aiutano più a leggere la realtà.
Mi consola una cosa, però, che rappresenta una rassicurante costante: chi detiene il potere sono comunque sempre maschi - adesso mi ritrovo!
Melania Trump è andata a capo scoperto con i suoi meravigliosi, sciolti e curatissimi capelli nella islamica ed ultraortodossa Arabia Saudita - e già era evidente un paradosso: qui a capo coperto erano gli uomini
Poi va nella civilissima Europa dal " liberale" Bergoglio e si veste come una suora e si copre i capelli
Mi consola una cosa, però, che rappresenta una rassicurante costante: chi detiene il potere sono comunque sempre maschi - adesso mi ritrovo!
L'orrore spiegato ai nostri figli
L'orrore spiegato ai nostri figli
di MASSIMO RECALCATI, MASSIMO AMMANNITI - ARALDO AFFINATIL'obiettivo tragicamente chiaro: uccidere nel mucchio le vite dei nostri figli in un luogo di festa. Lo strumento terribilmente noto: una bomba cieca costruita per fare a pezzi i loro giovani corpi offrendoli al Dio pazzo e sanguinario che vuole la morte degli infedeli. E noi? Noi che restiamo attoniti di fronte a questa orrida malvagità? Non siamo solo esposti allo sgomento della nostra vulnerabilità impossibile da proteggere, al fatto semplice e brutale che niente può garantirci una sicurezza adeguata se il “nemico” ci colpisce in questo modo moltiplicando infinitamente i nostri punti sensibili. Siamo anche investiti di una responsabilità enorme. Cosa fare, cosa dire di fronte all’angoscia dei nostri figli? Quale responsabilità hanno gli adulti che osservano impotenti lo scempio compiuto sulle vite innocenti? Cosa possiamo fare per aiutare quelle vite che non sono state spezzate dalla violenza assurda della morte? L’obiettivo del narcisismo folle del terrorista islamico è quello di generare angoscia. Colpire l’innocente è colpire tutto il mondo. In gioco non è solo la punizione dell’Occidente corrotto, ma la chiusura, l’annientamento dell’orizzonte stesso del mondo. Dopo ogni attentato dove i nostri figli muoiono, muore con loro anche un pezzo di mondo. Dopo ogni attentato l’orizzonte del mondo si restringe, la libertà si riduce, si contrae, non è più libera.Siamo tutti, a causa della follia terrorista, nella condizione paradossale di vivere in una sorta di libertà prigioniera. È questo il vero messaggio di morte che il terrorismo ogni volta rinnova soprattutto quando stronca la vita nel pieno della sua giovinezza. La nostra prima responsabilità è fare in modo che questo lutto possa diventare davvero collettivo. Ma cosa significa? Condividere il lutto — renderlo collettivo — significa condividere un dolore sordo che vorrebbe separarsi e allontanarsi da tutto, significa continuare a scegliere l’apertura del mondo alla tentazione della sua chiusura.
È il terrorismo che vuole il muro, la guerra, lo scontro, il conflitto senza tregua. È il terrorismo che vuole che il mondo si chiuda, che perda la sua apertura. Condividere il lutto significa allora preservare il mondo come un luogo aperto del quale non si deve avere paura. Come accade in quel noto esperimento di psicologia evolutiva dove si invita un bambino piccolo a gattonare verso un precipizio illusorio. Se il volto della madre che lo osserva reagisce con un’espressione di spavento, il bambino si blocca e si mette a piangere disperatamente. Se, invece, la madre risponde con un sorriso il bambino, dopo un attimo di esitazione, riprende a gattonare attraversando felice e sicuro il precipizio. La paura è dissolta. Ecco la responsabilità che ci investe: dare prova di saper resistere, di fronte allo sguardo impaurito dei nostri figli, alla tentazione della chiusura. Nella vita dei nostri figli — nella vita dell’innocente — è custodito il segreto del mondo. La vita dei nostri figli coincide con l’avvenire, con il dono, con la vita stessa del mondo. Sopprimerla è voler sopprimere la vita del mondo. Tenere aperto il mondo è, dunque, la sola possibilità di continuare a fare vivere i nostri figli. Solo se non tutto è morte, la vita può avere ancora un senso.
Questo non significa sottovalutare il delirio teologico che ispira questi assassini. Il loro mondo vorrebbe sopprimere il mondo in quanto tale. È la manifestazione più odiosa del fondamentalismo. Essi ci dicono: «Il tuo mondo non vale nulla, è fatto di concerti e cose frivole, è fatto solo di polvere; il solo mondo che conta è il mondo al di là del mondo dove i martiri saranno ricompensati illimitatamente del loro sacrificio». Ecco, noi siamo, invece, quelli che abitano il mondo. È questa la prova che dobbiamo sostenere per amore dei nostri figli: mostrare loro che questo mondo fatto di polvere è in realtà anche ricco di luce, che non tutto è morte. Si tratta di testimoniare più che spiegare. Testimoniare cosa? Testimoniare l’apertura e non la chiusura del mondo. Come? Non avendo paura, rifiutando l’angoscia, respingendo la rassegnazione. Mostrare che la morte non è l’ultima parola sulla vita. Non lasciare che l’illusione teologica dei terroristi trasformi il nostro mondo in un luogo di polvere e di paura. Di fronte al flagello inesorabile dell’epidemia che trascinava con sé le vite di bambini innocenti, il padre gesuita Paneloux, uno dei protagonisti del romanzo “La Peste” di Camus, distingueva gli uomini in due tipi: quelli che fuggono dal dolore e dalla malattia e quelli che restano. Condividere il lutto — fare del lutto un evento collettivo — significa mettersi, di fronte agli occhi smarriti dei nostri figli, dalla parte di quelli che sanno restare, che sanno, appunto, mantenere sempre aperto l’orizzonte del mondo.
domenica 14 maggio 2017
giovedì 11 maggio 2017
RAGAZZI FRAGILI
Aproposito della relazione genitori e figli il nostro tempo sembra sostenere due imposture o, se si preferisce, due retoriche pedagogiche egualmente distorte. La prima è quella delle regole. Esiste una vera e propria industria culturale che produce libri di ogni genere e specie che dovrebbero accompagnare i genitori nel loro dressage disciplinare del figlio. Il volto severo, oscuro e minaccioso della Legge è stato sostituito con quello più moderato e pragmatico delle regole. Una serie per ogni sequenza comportamentale. I manuali di "psicopedagogia" prêt-à-porter nordamericani, ma anche nostrani, ne sono infarciti: come fare per addormentare il proprio bambino, per farlo mangiare, per farlo studiare, per farlo socializzare. Questo nuovo impero della regola si associa solitamente a quello della medicalizzazione sospinta della vita: educare significa normalizzare e se un figlio dimostra di non corrispondere all'ideale positivo della normalità sarà immediatamente consegnato alla presa severa della diagnosi psichiatrica che, non a caso, la versione recente del "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali" sembra estendere a ogni livello dell'esperienza non negando a nessuno la sua etichetta (che è sempre una piccola etica, ironizzava Lacan): disturbi dell'appetito, dell'apprendimento, dell'attenzione, del sonno, dell'umore, eccetera. Il mito della regola e quello dell'uso inflattivo dell'etichettamento diagnostico si sostituiscono così al lavoro duro, paziente e incerto dell'educazione.
La seconda impostura dominante è quella del dialogo, dell'empatia e della comprensione reciproca tra genitori e figli.
Chi oggi riuscirebbe, senza essere osservato con sospetto, a introdurre il dubbio che forse il dialogo tra genitori e figli è una chimera, una illusione, che dialogare con i propri figli si rivela molto spesso un'attività del tutto inconcludente? Consiglio a questo proposito la lettura attenta di Pastorale americana di Philip Roth dove gli sforzi generosi e inesausti del mitico "svedese" di dialogare con la propria figlia adolescente si rivelano votati fatalmente allo scacco. Chi oggi avrebbe il coraggio di ricordare che più che comprendere i propri figli il vero dono della genitorialità è quello di rispettare il loro segreto, ovvero la particolarità insostituibile, talvolta ai nostri occhi bizzarra e, appunto, del tutto incomprensibile, del loro desiderio? Desiderio che non può che manifestarsi, sé è davvero tale, ovvero se è il desiderio del figlio, come una deviazione anarchica dal "piano della famiglia", come il giovanissimo Giacomo Leopardi lamentava nella sua accorata lettera al padre Monaldo. Lo sappiamo per esperienza: molto spesso il dialogo coi figli non mira tanto ad ascoltare davvero la parola del figlio ma a volerlo condurre sulla via che noi riteniamo la più giusta. La responsabilità educativa non può dunque essere ridotta né alla determinazione prescrittiva delle regole (ivi compresa la classificazione del comportamento deviante da tali regole come necessariamente patologico), né al perseguimento della comprensione empatica che spesso significa assimilare la vita del figlio ai progetti dei genitori. La via è assai più stretta e scomoda e nessun manuale potrà dispensarci dalle difficoltà. Questo significa fare spazio alle possibilità della caduta, dello smarrimento e del fallimento.
Non dovremmo, infatti, come genitori mai dimenticarci che ogni figlio è, in quanto erede, un figlio eretico, cioè diverso da come noi ci attendavamo che fosse. Il grande dono della genitorialità non è amarlo nonostante questa differenza, ma proprio a causa di questa differenza.
(Massimo Recalcati, la Repubblica, 10 maggio 2017)
Trovo questo articolo molto condivisibile e fondamentale nella comprensione del rapporto vecchi-giovani. Ho solo una sottolineatura da fare e si insinua nella "via stretta e storta":nel riconoscimento della ereticità necessaria del crescere credo che i genitori abbiano un piccolo portafoglio da spendere che deriva dal credito come adulti e come testimoni. Questo credito, speso non sulla coercizione, ma sull'affetto, può offrire ai figli il patrimonio dell'esperienza - la velocità del crescere ha bisogno della lentezza dell'essere, dell'esserci, dell'essere interlocutori, specie nei momenti di transizione e crisi.
domenica 23 aprile 2017
RABARBARO
Davvero interessante ed in certo qual modo misteriosa la pianta del rabarbaro. Nei rimanzi che parlano delle terre del Nord spesso viene citata questa pianta dalle coste delle foglie rosso vivo, fiammeggianti nell'estate nordica. Non la conoscevo per niente ed in una fiera l'ho vista e comprata. L'anno scorso è cresciuta in grandi foglioni, i fusti delle foglie sono diventati appena rosa e non rossi, li ho raccolti, ho fatto un pochino di buona marmellata e poi la pianta è morta in pochi giorni. Quest'anno, abbiamo visto con piacere che ha ricacciato ed in pochissimo tempo è diventata cosí
(Roberto è alto quasi due metri). Non è splendida? L'infiorescenza è sempre piena di api, bombi, vespe e ronzii vari
Avida, ne ho comprato subito un'altra piantina. Ma non ha i fusti rossi, li aspetto.
(Roberto è alto quasi due metri). Non è splendida? L'infiorescenza è sempre piena di api, bombi, vespe e ronzii vari
Avida, ne ho comprato subito un'altra piantina. Ma non ha i fusti rossi, li aspetto.
sabato 22 aprile 2017
SINISTRATA
Ilvo Diamanti parlando di Berselli
"Berselli. Post-italiano. In attesa di diventare europeo. Io continuo a (re)citarlo, perché pochi, al pari di lui, sono stati capaci di pre-dire il destino dei soggetti politici. In particolare, quelli che guardava con maggiore attenzione. E passione. Come quando, dopo il voto del 13-14 aprile 2008, sulla rivista "Il Mulino", definì il PD un "partito ipotetico". In difficoltà a scegliere un percorso preciso fra "Partito mediatico, partito liquido, partito volatile; oppure partito solido e radicato nel territorio".
Un'alternativa ancora irrisolta, che riproduce e moltiplica la sua incertezza sul popolo dei "sinistrati", sempre in bilico fra la "nostalgia di rivoluzioni impossibili" e l'idea, fin troppo razionale, di "riforme possibili". I "sinistrati". Contaminati dal "gene altruista". Predisposti alla sconfitta. Anche perché incapaci di rassegnarsi a governare a lungo, senza dividersi, senza lacerazioni."
"Berselli. Post-italiano. In attesa di diventare europeo. Io continuo a (re)citarlo, perché pochi, al pari di lui, sono stati capaci di pre-dire il destino dei soggetti politici. In particolare, quelli che guardava con maggiore attenzione. E passione. Come quando, dopo il voto del 13-14 aprile 2008, sulla rivista "Il Mulino", definì il PD un "partito ipotetico". In difficoltà a scegliere un percorso preciso fra "Partito mediatico, partito liquido, partito volatile; oppure partito solido e radicato nel territorio".
Un'alternativa ancora irrisolta, che riproduce e moltiplica la sua incertezza sul popolo dei "sinistrati", sempre in bilico fra la "nostalgia di rivoluzioni impossibili" e l'idea, fin troppo razionale, di "riforme possibili". I "sinistrati". Contaminati dal "gene altruista". Predisposti alla sconfitta. Anche perché incapaci di rassegnarsi a governare a lungo, senza dividersi, senza lacerazioni."
Ecco cosa sono, una sinistrata, una vita in minoranza permanente, da una vita perseguendo riforme possibili, i piccoli passi avanti, la concretezza - di idee fin troppo razionali. Da una vita disgustata dalla fuffa di quelli che parlano di fumo, di ciò che "dovrebbe essere" senza avere la forza, la lucidità, la costanza quotidiana di creare le condizioni dell'essere - trincerati dietro la loro purezza. Da una vita ugualmente se non di più disgustata dai "disincantati" da quelli della Realpolitik, da quelli che "si fa cosí" e "sei un'illusa" e "tanto non cambia mai niente", da quelli attenti al potere (il proprio) e alla visibilità, ma molto disattenti sulla società.
Sinistrata, impura, senza certezze, arrabbiata - per fortuna questo è solo un pezzo di me, ma è purtroppo un pezzo consistente di questo povero paese.
sabato 15 aprile 2017
LA CASA DEL MELO COTOGNO
Mentre ascolto il tuono e i fulmini che stanno imperversando fuori, penso ai delicatissimi fiori rosa del mio melo cotogno che staranno sicuramente cadendo appena sfiorati da gocce di pioggia. D'altro canto la bellezza delle fioriture è anche nel loro essere effimere. Grande stabilità ha invece questa pianta bellissima che non so da quanti anni presidia la nostra casa (che non a caso si chiama "La casa del melo cotogno") - io sono testimone di almeno 35 anni, ma lui era già lí. E l'anno prossimo rimetterà ancora pazientemente le foglie e rifiorirà in tutta la sua meraviglia
mercoledì 29 marzo 2017
ESSERE FAMIGLIA 2
Ritornano le geometrie variabili dei Ranieri. Oggi, mercoledí, Roberto è a Kansas City, Luigi è partito la notte scorsa per la gita con la sua classe (Lisbona), Anna è a Zurigo, io torno ora da Bologna, stanca davvero. Mi aspetta una casa silenziosa e la sarà fino a sabato mattina (ritorno Roberto) e domenica (ritorno Luigi ). Come mi consolo? guardate cosa mi ha dato il benvenuto in giardino
Poi una piccola riflessione
Le cose che si amano non si posseggono mai completamente. Semplicemente si custodiscono. (Gaio Valerio Catullo)
Poi un libro di Edna O' Brien che aspetta di essere aperto (Tante piccole sedie rosse) e ricordi di una intensa vita familiare che mi fanno sorridere. Una buona serata ovunque voi siate. Ho raccolto gli asparagi in giardino e me li cucino ora.
Poi una piccola riflessione
Le cose che si amano non si posseggono mai completamente. Semplicemente si custodiscono. (Gaio Valerio Catullo)
Poi un libro di Edna O' Brien che aspetta di essere aperto (Tante piccole sedie rosse) e ricordi di una intensa vita familiare che mi fanno sorridere. Una buona serata ovunque voi siate. Ho raccolto gli asparagi in giardino e me li cucino ora.
domenica 19 marzo 2017
ESSERE FAMIGLIA
Questo fine settimana la logistica familiare è stata come spesso capita complicata. Anna è arrivata (venerdí sera) in visita dalla Svizzera dove vive e lavora da novembre (circa una volta al mese torna a casa). Roberto è tornato dal Messico sabato sera dopo una settimana di lavoro tra Città del Messico e Ciudad Obregon. Luigi sabato mattina era a Parma a scuola e si è fermato a pranzare coi suoi amici e poi è uscito con la morosa. A pranzo eravamo Anna ed io sole. Poi Anna è uscita con le sue amiche, Roberto è tornato alle 20 ed eravamo noi due a cena. Il pranzo domenicale è stato a 4, a cena si è ricomposto il solito nucleo familiare a 3 perchè Anna è ripartita, seguita dai mugolii di pianto del cane. Oggi sul gruppo what's up di "Famiglia" Luigi ha postato
Confermo il cuoricino...
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