martedì 29 dicembre 2020

PESSIMI RISVEGLI

 Ancora tutta stropicciata dal risveglio dal sonno notturno, siedo nella mia cucina con il mio tè verde e i miei biscotti allo zenzero con il televisore sintonizzato come ogni mattina su RaiNews 24 per vedere e ingoiare tutte le cose nel range da penose a pericolose e letali che sono successe mentre dormivo. Immediatamente mi infurio per la polemica sull’obbligatorietà del vaccino o meno. Questa polemica ha solo due effetti: il primo è amplificare e dare agone mediatico alle poco sostanziose motivazioni no-vax, facendo un frullato tra dubbi scientifici sul metodo e cospirazioni Big Pharma. Il secondo è di ampliare e soffiare sulle paure (il maestro Recalcati le chiama “angosce”) della gente perché “insomma se tanti sono contrari qualche motivo ci sarà “. 

Ma pensate a organizzare le vaccinazioni, cazzo, testa bassa e lavorare, a tempo debito vedremo i dati sull’obiezione e il da farsi. Intanto magari approntate il certificato internazionale di vaccinazione.

Bla bla bla....


PS la solerte sottosegretaria Sandra Zampa, così decisa nell’invocare l’obbligo per i dipendenti pubblici di vaccinarsi in quanto esercitanti un ruolo appunto pubblico, non mi risulta altrettanto solerte nell’invocare per gli operatori sanitari l’obbligo (da funzione pubblica) di implementare tutte le leggi dello Stato, compresa quella dell’interruzione di gravidanza. 

mercoledì 16 dicembre 2020

CITAZIONE DI GRANDE ATTUALITÀ

SENECA, Lettere a Lucilio, I secolo d.C.

Abituarsi al poco è necessario: anche chi è ricco e ha tutto si troverà in luoghi e circostanze sfavorevoli che impediranno la soddisfazione dei suoi piaceri. Nessuno può avere tutto quello che vuole, ma può non volere quello che non ha e godere delle gioie che gli si offrono. Gran parte della libertà consiste in un ventre moderato e capace di sopportare gli stenti. Non si può immaginare quanto piacere mi dia il sentire che la stanchezza se ne va da sé; non cerco né massaggiatori, né bagni, unico rimedio è il tempo: il riposo elimina le conseguenze della fatica.

 Una cena qualunque sarà più piacevole di un banchetto inaugurale. Ho messo, dunque, il mio animo alla prova all'improvviso e perciò ne ho tratto un'esperienza più schietta e vera. Se l'animo si prepara e si impone di essere paziente, la sua reale fermezza non è chiara. Le prove più sicure sono quelle improvvise: se di fronte ai dispiaceri non è solo rassegnato, ma tranquillo; se non dà in escandescenze e non attacca briga; se supplisce a ciò che avrebbe dovuto ricevere non desiderandolo, e pensa che manchi qualcosa alle sue abitudini, ma non a lui stesso.

venerdì 11 dicembre 2020

GERARCHIE DI DECISIONI : SEGUE

 Vuoi che l’ansioso padre non intervenga?

Padre: “Ma poi cosa succede della bambina? Andrè la deve riconoscere?”

Figlia, già sulla difensiva, “Beh, deve richiedere la paternità, ma se io mi oppongo non la ottiene”

(Piccola pausa di riflessione)

“In fondo sono io a dover riconoscere lui come padre”

(Applausi. Sipario)

giovedì 10 dicembre 2020

RETROPENSIERI E LIBRERIE


 Italo Calvino, 1967

Per questo motivo credo di avere sempre questo retropensiero di dover riordinare la libreria (ho appena finito una di queste fasi di riordino..... finito... beh, quasi finito, sempre quasi finito...)

GERARCHIE DI DECISIONI

 La mia (bellissima) figlia aspetta una bambina e quindi con speranza ed incontenibile gioia diventeremo nonni all’inizio di aprile. Anna è tornata questa settimana perché per Natale lo slalom tra le restrizioni da COVID-19 italiane e quelle svizzere è veramente troppo acrobatico e ieri sera tutti e quattro intorno al fuoco un poco anestetizzante della stufa a legna chiacchieravamo pigramente. Come è ovvio, un po’ di immaginazione sul futuro cucciolo porta tutta una serie di questioni correlate: l’asilo nido, per esempio e la questione PRINCIPE che ha posto la nonna (con signorile nonchalance) “Avete pensato al nome?” 

La mia alta e longilinea figlia, stravaccata sulla poltrona con le lunghe gambe posate sui braccioli e il naso dentro Topolino, ha risposto distratta “No, no, al momento stiamo decidendo il cognome!” 

Allo stupore nel consesso familiare ha reagito precisando che in Svizzera se non si è sposati il bambino può prendere indifferentemente il cognome del padre o della madre. 

In effetti, c’è una gerarchia di decisioni da prendere: prima il cognome del nome.

(PS la questione ha un po’ spaccato l’uditorio - la parte femminile, l’Anna ed io, piuttosto tiepida sulla scelta del cognome. La parte maschile, Roberto e Luigi, nettamente schierata su Ranieri. Interessante la motivazione di Luigi “Ma come, è una conquista per le donne, no?”)

sabato 5 dicembre 2020

GIORNO DI SPONGATE

 Come ogni anno, giorno di spongate, di profumo di buono e nuvole di zucchero - non sarà un fantastico Natale, il Natale-COVID, ma sarà almeno un dolce Natale

Fare spongate, come ho scritto in un altro post, mi rende felice








mercoledì 2 dicembre 2020

NEVICATA, OGGI

 Dalle profondità dei cieli tetri

scende la bella neve sonnolenta,

tutte le cose ammanta come spettri:

scende, risale, impetuosa, lenta.

Di su, di giù, di qua, di là s’avventa

alle finestre, tamburella i vetri…

Turbina densa in fiocchi di bambagia,

imbianca i tetti ed i selciati lordi,

piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi…

Nel caminetto crepita la bragia…


(Guido Gozzano, Nevicata)



sabato 28 novembre 2020

SCOLITIDE DELL’ALLORO

 Il protagonista di questo post è lo scolitide dell’alloro (Xylosandrus compactus)


Non bellissimo,  direi. È un piccolo insetto, un Coleottero scolitide, originario dell’Asia e che ha raggiunto ormai anche l’Italia.  È molto dannoso, perché si comporta come un tarlo, scavando delle gallerie all’interno dei rametti che poi disseccano e muoiono. Principalmente attacca l’alloro e il pittosforo, ma anche lecci, cipressi, viburni.

E fin qui tutti in coro a cantare un gigantesco chissenefrega, direi, ma non sottovalutiamo il nostro scolitide, perché a differenza dei tarli non si nutre di legno, ma scava gallerie nei rametti per coltivare all’interno dei funghi che sono per loro cibo e cibo per le larve in ciclo continuo (uovo, larva, adulto). Incredibile, un insetto AGRICOLTORE - magnifica e interminabile ricchezza e variabilità della natura! (Altri insetti sono a loro modo “coltivatori” le termiti, per esempio. Curioso anche il caso delle comuni formiche che si aggirano intorno agli afidi per “mungere” da loro gli escrementi zuccherini che emettono...). E noi gli insetti li consideriamo così insignificanti, insetti, appunto.

giovedì 26 novembre 2020

CHE COSA VORRESTI AVERE?

 Tutto è partito da un articolo di Elasti




Che ho diffuso alla famiglia e a qualche amica/o via Whatsapp con questo mio commento, scritto di getto e di pancia “Io opterei per avere diciotto anni è un immenso talento per qualcosa....

Roberto risponde, immarcescibilmente imprenditore e ambiziosoIo vorrei aver descritto per la prima volta da 1 a 10 specie botaniche e/o di insetti. 😉

Volete sapere l’Anna , tutta azione e terra terra, quella dei desideri quasi possibili? “Io vorrei essere una scalatrice professionista”

Sempre Anna mi rimbrotta “Ma di sicuro non vorrei essere 18 enne con un immenso talento, che stress e che aspettative dal mondo esterno!”

Io difendo la mia posizione “Ma che passione e che energia e che speranze intatte!”

Un Luigi sotto didattica a distanza, isolamento e Chimica Fisica “ Io vorrei più tempo” (proprio lui, che è quello che di tempo davanti ne ha immensamente più di noi)

Rispondono anche un paio di amiche, risposte molto personali che mi toccano il cuore e non posso condividere. Altri, anche sollecitati, non rispondono. 
In effetti è un giochino più complicato di quello che appare...

mercoledì 25 novembre 2020

STILL I RISE


 (Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, 25 novembre 2020)

STILL I RISE   BY MAYA ANGELOU
You may write me down in history
With your bitter, twisted lies,
You may trod me in the very dirt
But still, like dust, I'll rise.

Does my sassiness upset you?
Why are you beset with gloom?
’Cause I walk like I've got oil wells
Pumping in my living room.

Just like moons and like suns,
With the certainty of tides,
Just like hopes springing high,
Still I'll rise.

Did you want to see me broken?
Bowed head and lowered eyes?
Shoulders falling down like teardrops,
Weakened by my soulful cries?

Does my haughtiness offend you?
Don't you take it awful hard
’Cause I laugh like I've got gold mines
Diggin’ in my own backyard.

You may shoot me with your words,
You may cut me with your eyes,
You may kill me with your hatefulness,
But still, like air, I’ll rise.

Does my sexiness upset you?
Does it come as a surprise
That I dance like I've got diamonds
At the meeting of my thighs?

Out of the huts of history’s shame
I rise
Up from a past that’s rooted in pain
I rise
I'm a black ocean, leaping and wide,
Welling and swelling I bear in the tide.

Leaving behind nights of terror and fear
I rise
Into a daybreak that’s wondrously clear
I rise
Bringing the gifts that my ancestors gave,
I am the dream and the hope of the slave.
I rise
I rise
I rise.

martedì 24 novembre 2020

FIAMMA NELLA BASSA


Si accende la fiamma della Ginko Biloba dell’Anna nel mio giardino (12 novembre) come ogni anno. Si intensifica la fiamma nel grigio nebbioso della Pianura Padana (19 novembre) abbaglia e si staglia nel sole terso di novembre (20 novembre) e oggi consegna la fiamma a bruciare alla terra. E arriverà un nuovo inverno  e una nuova primavera.

PS: la Ginko Biloba dell’Anna è stata piantata quando lei è nata - da 32 anni orgogliosamente accende il suo sole sempre più grande nel giardino.






venerdì 13 novembre 2020

CHI L’AVREBBE DETTO

 Chi l’avrebbe detto che mi sarei ritrovata qui, ad ora tarda, come sempre l’ultima ad andare a letto, appena salutato Luigi che ha guardato con me Bake off, e sono qui a controllare che le porte siano chiuse, gli elettrodomestici impostati per la notte, il collirio per gli occhi molto secchi, il pigiama, la spazzolatura dei denti, il momento quasi sensuale di distendere tutte le membra  nel letto e l’ultimo pensiero che affiora, un pensiero di gratitudine perché sto bene e tutte le persone a me care anche oggi hanno evitato il contagio e il pericolo di questa malattia.  Domani infurierà là fuori un’altra giornata segnata dal virus ma anche oggi l’abbiamo scampata e sono piena di gratitudine per questo. Chi l’avrebbe mai detto....

martedì 27 ottobre 2020

PENSIERI PROBABILMENTE DA VECCHIA

 Sono molto turbata da quanto i nostri bambini e i nostri ragazzi patiscano dal COVID, da quei mille frammenti di sogni che vedo sparsi sull’altare sacrificale del virus alle dinamiche educative spezzate, distorte, polverizzate e  alle mancate occasioni di crescita che penalizzeranno tutti, ma soprattutto i più deboli. Oggi però mi è venuta in mente una cosa più specifica, legata ai miei ricordi. 

Nel periodo che va più o meno dai tredici  ai diciotto anni (magari per i maschi con un anno o due di ritardo) si sperimenta la ricerca dell’amore, si flirta, si tenta, si soffre, si distribuiscono con più o meno cautela bacetti, toccamenti, sesso in tutte le sue varie manifestazioni e gradazioni. Si prova, si cerca, si acquisisce esperienza per l’amore o gli amori più maturi e completi che verranno. Come faranno ora questi ragazzi e ragazze ai tempi del Covid a riempirsi a poco a poco di questo amore magari piccolo e immaturo, ma sicuramente amore importante e necessario? 

Libera nos...

PRODUZIONI AUTUNNALI

 Clima tiepido e perfetta limpida giornata di sole, ma siamo già tornati all’ora solare ed è autunno. Abbiamo raccolto l’ultima produzione autunnale - i cachi (ma l’orto ancora offre molto: radicchi, insalata, broccoli, vari tipi di cavolo: rosso, nero, verza, cavolfiore) e ho trasformato l’ultima conserva stagionale, dai pomodori verdi che non riescono più a farsi rossi e dolci, diventati giardiniera. E la sera abbiamo cominciato ad accendere la stufa. Un lungo inverno senza cinema e teatri e amici in presenza ci aspetta - speriamo passi presto.

(PS per chi non lo sa: nelle nostre terre i cachi non riescono a maturare sull’albero, ma si raccolgono appena diventano rosa e poi si fanno maturare - non ci mettono molto - in scatole da scarpe chiuse, possibilmente con dentro una mela o due. E diventano buonissimi, qualcosa di vicino a come si può immaginare il famoso nettare degli dei)




domenica 25 ottobre 2020

FATE LARGO AI SOGNATORI

 

SULLA LUNA di Gianni Rodari  - a cento anni dalla nascita


Sulla Luna, per piacere,

non mandate un generale:

ne farebbe una caserma

con la tromba e il caporale.

Non mandateci un banchiere

sul satellite d’argento,

o lo mette in cassaforte

per mostrarlo a pagamento.

Non mandateci un ministro

col suo seguito di uscieri:

empirebbe di scartoffie

i lunatici crateri.

Ha da essere un poeta

sulla Luna ad allunare:

con la testa nella Luna

lui da un pezzo ci sa stare.

A sognar i più bei sogni

è da un pezzo abituato:

sa sperare l’impossibile

anche quando è disperato.

Or che i sogni e le speranze

si fan veri come fiori,

sulla Luna e sulla Terra

fate largo ai sognatori!

sabato 24 ottobre 2020

GIANNI RODARI 1920-1980

 “La bugia aveva le gambe corte e si affannava a scappare. Voltandosi indietro, però, vide che la verità aveva una gamba sola, e storta anche quella: allora si fermò a un'osteria, mangiò, bevve allegramente e schiacciò un pisolino".

("Favole minime", 1962)

GianniRodari, grammatico della fantasia.



giovedì 22 ottobre 2020

OTTOBRE DI COVID-19 - AGGIORNAMENTO:CATASTROFE

 Ok, oggi, venerdí 16 ottobre, si laurea Gigi. Stasera andremo dalla Mariella a Fragno, nelle montagne casalinghe, a festeggiare con la famiglia: Gigi, Roberto ed io più l’Anna, tornata da Zurigo per l’evento e più Nina, la morosa di Luigi. Pregustiamo la mangiata di funghi e tartufo.

Il programma dei festeggiamenti prosegue domani con una festa con gli amici di Luigi, 27 invitati, fuori in giardino. Facciamo tutto noi: il menù prevede hummus (lo faccio in casa con anche qualche ingrediente segreto ed è molto buono ) con nachos e patatine e qualche crostino con le salse di casa (ketchup, marmellata di peperoncino, vari sottoli e sott’aceti con zucchine, giardiniera di pomodori verdi ecc), torta fritta fatta da noi (impasto da ricetta della nonna, friggitore ufficiale Roberto) con prosciutto e salame accuratamente selezionati e per finire due grandi crostate: una con le nostre mele e una con la nostra marmellata di prugne. 

Il giovedì ho fatto spesa alla Metro di tutto ciò che serve nelle quantità concordate: un chilo di ceci per l’hummus, per esempio, tre chili e mezzo di strutto per friggere tre chili di farina trasformata in pasta per la torta fritta eccetera.

Venerdì mattina, in attesa della laurea del pomeriggio, inizio a cucinare per il giorno dopo e faccio una enorme quantità di hummus, poi metto su la pentola del minestrone per il pranzo (ci teniamo leggeri per la sera), tiro fuori dal frigo la pasta frolla per le crostate che avevo fatto la sera prima, preparo la marmellata cui aggiungo amaretti e cacao e taglio le mele, trito le mandorle e preparo la cremina da mettere sulla crostata di mele. Canticchio contenta perché sono in perfetto orario e comincio a comporre le due torte, con anche i ritaglini sopra. È circa mezzogiono, tra un po’ torna Roberto dal lavoro e vedo Luigi comparire sulla porta della cucina con una faccia da funerale “Devo dirti una cosa terribile: ho 37,4 di febbre e un po’ di mal di gola”. 

Mi è sembrato che il mondo mi crollasse intorno....

Ho parlato con Luigi che ha annullato la festa del giorno dopo, ha avvisato la morosa di non venire e nel frattempo ho finito di comporre le torte e le ho infornate, pensando come fare. Mi è venuto da piangere (reazione per me non proprio usuale), un pianto di sconforto e di tristezza. È tornato Roberto e ha trovato me piangente in cucina, Gigi in preda al più nero sconforto e l’Anna al telefono con Andre che era in Italia in vacanza con mamma fratelli e bambini e stava tornando a Zurigo con i suoi bambini in macchina e quindi non poteva passare a prendere Anna con il rischio di infettarli. Roberto si è preso gli insulti della Mariella per la prenotazione cancellata all’ultimo minuto, io ho rintracciato il medico che ci ha messo in tracciamento USL e abbiamo preso appuntamento per il sabato mattina per fare tutti e quattro i tamponi privatamente e pagando  per accellerare: l’Anna doveva tornare a Zurigo e noi il martedì pomeriggio avevamo una visita al Cenacolo Vinciano a Milano e una cena prenotata in un ristorante stellato con amici. 

I tamponi erano per fortuna tutti negativi, Luigi è stato subito bene (forse era l’agitazione) e l’Anna è tornata a Zurigo accompagnata da Roberto a Como dove la è venuta a prendere Andre. Noi abbiamo salvato la nostra uscita del martedì, Luigi si è laureato con soddisfazione. Il povero Luigi ha perso la festa con gli amici e noi abbiamo speso 400 euro in tamponi invece che in tartufo. E abbiamo mangiato hummus e torte per giorni di fila....

OTTOBRE DI COVID 19 - AGGIORNAMENTO: BRAVISSIMO

 E così si è laureato, a casa, senza i suoi amici, stressato, ma concentrato e contento. Sembra ieri che era il mio piccolino, che con fatica scriveva le prime lettere su quaderni che sembravano troppo grandi. Ed ora è dottore in chimica (laurea triennale) con 105 su 110, con una tesi sul metodo antisenso applicato alla lotta al Covid -19 - me ne ha spiegato così tanto il senso che persino io ho capito a grandi linee di cosa si trattava. 

(PS se notate la bandiera, è la bandiera messicana e la foto è destinata alla sua famiglia messicana che ha seguito l’evento on -line e ha mandato tutte le sue Felicidades)

(PS forse non si nota, ma il pezzo di libreria che fa da sfondo contiene la mia piccola collezione di libri di fantascienza - per assurdo, ha un suo senso, scienza e fantascienza).






venerdì 9 ottobre 2020

L’ESSENZA DEGLI ABBRACCI

 Pomeriggio, casa mia. C’è con me la piccola vicina (8 anni) dai meravigliosi occhi verdi spalancati sul mondo, di nome Virginia. Sono la sua “aiutante di inglese”, ruolo che mi é stato regalato durante il periodo del lockdown con l’abbandono di questi bambini da parte della scuola e che mantengo, con grande allegria e leggerezza, ancora adesso. Quindi,  Virginia viene per fare i compiti di inglese e capita nel mezzo del profumo di biscotti appena sfornati. Gigi ed io abbiamo fatto i biscotti (tipo abbracci) insieme e siccome lui ha le mattine impegnate con le lezioni universitarie on line, li abbiamo fatti il pomeriggio prima dell’arrivo di Virginia.

A Virgi brillano gli occhi alla vista delle teglie di biscotti caldi o tiepidi e, fornita di biscotto che ha potuto scegliere a suo piacimento, mi dice “Ah, Silvia, non posso abbracciarti, lo so, ma ti abbraccerei tanto volentieri...”. Un po’ commossa, ho pensato che questa è la semplice essenza degli abbracci e solo un bambino può insegnarcela.

Un abbraccio.

venerdì 2 ottobre 2020

OTTOBRE DI COVID 19

 Ieri sera con Roberto abbiamo cercato di ricapitolare i numerosi impegni gastronomici che ci attendono a breve. Iniziamo con il giorno 11 ottobre con il Festival del Peperoncino al Podere Stuard con il PRANZO PICCANTE (degustazione salumi di eccellenza e sott’oli piccanti; feijoada brasileira piccante con riso basmati; dessert piccante al cioccolato).

Segue cena a Locanda Mariella a Fragno il giorno 16 ottobre prossimo con Gigi e la sua morosa Nina e Anna per festeggiare la laurea triennale in Chimica del più giovane di famiglia conseguita lo stesso giorno.  

Menu Degustazione di “terra”

 

 

Entratina a sorpresa

 

 

Melanzana fondente 

con crema di parmigiano e crumble di pomodoro


 

Cappellacci ripieni di caprino 

“cacio e pepe

 

Agnello nazionale al forno con patate ratte

 


Dessert a sorpresa

Abbiamo scelto il menù degustazione di Terra, ma sperano per quella data di poterci proporre anche un po’ di tartufo. Speriamo!

Il giorno dopo, sabato 17, Gigi invita i suoi amici nel nostro giardino a festeggiare la laurea. Saranno tanti. Menù al momento concordato : hummus e patatine, torta fritta fatta da me e fritta da Roberto, crostate di mele del nostro giardino e crostate della nostra marmellata (ovviamente le faccio io)

Ultimo appuntamento il giorno 20, con in programma visita al Cenacolo Vinciano a Milano (ore 17:15) e poi cena (regalo di Anna per il compleanno) al Ristorante di Andrea Berton, una stella Michelin, allievo di Gualtiero Marchesi. Menù 7 portate, ho guardato sul sito e penso che sceglierò il Menù Brodo (dice l’Anna che è la sua specialità).

Un po’, ma solo un po’ e solo con la testa ma non con il cuore, mi sento in colpa di non restare a casa come vorrebbe il periodo, ma non posso nemmeno mettere in stand by la mia vita. Adotteremo però tutte le precauzioni possibili, come facciamo ogni giorno. Ho, abbiamo molto da festeggiare (to be continued....)
Intanto, il virus snocciola ogni giorno implacabilmente i suoi numeri in costante crescita, rincorrendoci... speriamo non ci raggiunga.

giovedì 1 ottobre 2020

SEMPRE CRONACHE DI VECCHIE SIGNORE ARZILLE

 Questa volta è capitato a me. Quando esco di casa in genere l’ultimo tocco è, davanti allo specchio, una spruzzata di profumo (Prada), i miei soliti due anelli e un paio di orecchini (ne ho un milione, ma non più di due o tre preferiti) scelti da un portaorecchini stracarico. Un paio di giorni fa, di ritorno a casa, mi sfilo gli anelli e gli orecchini e mi accorgo che mi manca un orecchino (uno dei miei preferiti, visto che mi metto praticamente solo quelli). Impreco - non mi capita quasi mai di perdere un orecchino, praticamente solo quando indosso sciarpe e sciarpine in cui eventualmente si impigliano. Faccio il percorso a ritroso fino alla macchina, scrutino la ghiaia, ispeziono la macchina e poi mi rassegno - l’ho perso.

Il giorno dopo, uscendo, solita sosta davanti allo specchio, spruzzata di profumo, anelli, sguardo nostalgico all’orecchino rimasto solo e poi sguardo al portaorecchini per sceglierne un altro paio. Immediatamente, davanti a me appare l’orecchino mancante, ordinatamente appeso al portaorecchini. Grande sollievo! Probabilmente il giorno prima avevo indossato nell’uscire un solo orecchino. Ok, grande sollievo e contentezza, ma poi mi sovviene un quesito a cui non sono riuscita a dare risposta: ma è peggio perdere un orecchino o uscire e andare in giro con un orecchino solo? Mi viene il dubbio che...


giovedì 24 settembre 2020

COLPI AL CUORE

 Interno sera, solito desco familiare con Gigi e Roberto. Il TG de la 7, in sottofondo, riporta la soddisfazione di Zingaretti per il risultato elettorale “Avanti ma senza iattanza”. Leggo negli occhi del mio ventiduenne figlio con la passione per le parole, italiane e non, e ho il primo colpo al cuore: non sa il significato di “iattanza” e glielo dico. Prima di intorcinarmi in sensi di colpa per non averlo spinto a fare il classico (una scuola che ritenevo e ritengo inadatta ai tempi) ho il secondo colpo al cuore: ma come cazzo parla Zingaretti e soprattutto a chi parla?


PS. per completezza, e per chi se lo fosse chiesto, Roberto conosceva la parola.

giovedì 17 settembre 2020

SENTINELLA, QUANTO RESTA DELLA NOTTE?

Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde:
«Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!».”. (Isaia 21, 11-12)

La sentinella è consapevole che la notte è notte, tuttavia non rimpiange il giorno passato; è protesa in un durevole atteggiamento vigile, e, senza illudersi in un immediato passaggio dalle tenebre alla luce, riesce a cogliere le prime luci dell’alba. Questa immagine biblica è un monito … “le notti” che il mondo attraversa, a vigilare affinché nei momenti bui sfuggiamo alla tentazione di soluzioni facili e di anticipazioni tattiche, a non lasciare che la nostra capacità critica si smorzi, ripiegando nostalgicamente sul passato, ma a mantenere la lucidità necessaria per riconoscere i segni dell’aurora…” (dal “Discorso della sentinella” di Giuseppe Dossetti, 1994)

                         

                 

mercoledì 16 settembre 2020

sabato 12 settembre 2020

SPERO NEI DETENUTI

 I brutali assassini del povero Willy sono in galera e la loro imputazione è stata mutata in omicidio volontario aggravato dai futili motivi.  Con Roberto commentavamo che speriamo in una condanna esemplare, ma che probabilmente, essendo molto giovani, riusciranno ad uscire di galera a 45 anni, ancora giovani e che con la loro prepotenza e conoscenza delle arti marziali forse non avranno vita difficile in prigione. Mi è venuto in mente però quello che mi è stato raccontato sui detenuti che sono feroci e vendicativi contro chiunque commetta crimini contro i bambini (e Willy era, ed è stato anche  fortemente caratterizzato dai media, quasi un bambino), al punto che i criminali offender di bambini vengono tenuti in isolamento in apposita parte del carcere. Inoltre, circa i tre quarti dei detenuti sono di origine straniera e l’omicidio di Willy ha avuto una forte componente di odio razziale.

Insomma, non l’avrei mai creduto, ma faccio affidamento sui detenuti perchè cancellino la prepotenza dalle facce di questi delinquenti e riescano ad umiliarli e vessarli come loro hanno umiliato e vessato gli altri. 

(Sono messa male, vero?)

martedì 8 settembre 2020

AGGIORNAMENTO SUL POST ULTIMO ESAME

 Finito ora - ha preso 26, felicissimo, ancora agitato e un po’ commosso. “L’ultimo esame della triennale, incredibile!”

Bravissimo.

PER WILLY

 

Ucciso da cinque energumeni cresciuti nell’odio, poveretti ignoranti e manipolati. 

ULTIMO ESAME

 Roberto ed io ci muoviamo per casa con passo felpato e cerchiamo di non intralciare Luigi, pallido, spettinato, che si aggira ripetendo ad alta voce concetti incomprensibili che per esempio coinvolgono il comportamento di elettroni eccitati (ma cosa ha a che fare la Chimica con il sesso? E soprattutto rabbrividisco al solo pensiero di quali pratiche devono essere necessarie per eccitare un elettrone...)

In realtà oggi è il giorno dell’esame (on line, ovvio) di Chimica Fisica 2, l’ultimo esame della laurea triennale. Per l’esattezza, oggi lo scritto e tra oggi e domani l’orale (per aumentare l’agonia). Questo stesso esame, fallito (il primo esame fallito dei tre anni) in giugno, gli ha impedito di laurearsi nella sessione estiva, come sentiva di meritare dopo tre anni tirati e tenuti a grande ritmo e risultato. Ma non ha potuto e quindi adesso c’è un ulteriore carico di paura. Continuiamo a cercare di confortarlo dicendogli che in realtà non cambia nulla nemmeno se si laurea a dicembre, perché per l’iscrizione al biennio di specialistica basta laurearsi entro dicembre, ma non ci sente, brucia la sua fiammella su questo altare, oggi.

E noi ci muoviamo con cautela, schivando le fiamme e guardandolo diventare uomo, giorno dopo giorno, esame dopo esame, sulla scia di elettroni eccitati o no che lo sostengono.

Bacioni e crepi il lupo.

lunedì 24 agosto 2020

PICCOLO PENSIERO (CON BRIVIDO)

 Leggo di 100 contagiati in un campo di nudisti. Finora non ci avevo mai pensato, ma ho un brivido pensando a nudisti con la mascherina...

11 MILIONI DI MASCHERINE - IO INVECE...

 Leggo con brivido che Arcuri fornirà alle scuole 11 milioni di mascherine AL GIORNO. Io invece dall’inizio del lock down uso le mascherine a doppio strato, con all’interno un foglietto di carta forno, confezionate con abilità ed amore dalla mia amica Antonella durante il lock down da un lenzuolo smesso di morbidissimo cotone. Ogni settimana le lavo (si asciugano in una notte) e cambio il foglietto. Ho letto un paio di studi che equiparano come efficacia queste mascherine domestiche a quelle chirurgiche non riciclabili. Certo che a fronte di 11 milioni sembra un gesto irrilevante, quasi ridicolo, ma vista in prospettiva generale anche la mia esistenza è quasi irrilevante - vorrei almeno che non fosse ridicola.


domenica 23 agosto 2020

RIFLESSIONE SUI FIGLI

 Ho trovato questi su FB - purtroppo non è citata la fonte, si dice solo che è la “riflessione di una famosa scrittrice”. Ma l’ho copiaincollato perché mi è piaciuto.      

"E’ partito dalla casa sull’isola il figlio con la bella compagna e la figlia della bella compagna ( una dodicenne cortese e collaborativa, guardata perciò dagli adulti come un fenomeno). Li hai  accompagnati alla nave notturna, quasi in silenzio, sotto un cielo pesante di stelle. Camminando dal porto verso casa, pensavi alla delicata mostruosità dell’essere madri. E’ qualcosa che accade quando hai 25 anni ...ma dura per sempre. E tu attraversi tutte le età della vita con questa ossessione del benessere dell’altro, del figlio, della figlia.

Facile, finchè sono bambini. E più sono bambini più è facile: la maggior parte dei loro desideri ti riguarda, i loro bisogni li soddisfi prima che possano trasformarsi in sofferenza. Devono stare caldi, stare freschi, essere sazi, essere comodi, essere puliti, essere idratati, riposarsi, essere abbracciati, essere protetti, essere stimolati, essere coccolati, essere divertiti, non aver paura, non sentirsi soli...

L’affare si complica quando sono ragazzi: devi proteggerli  senza che se ne accorgano,  nutrirli senza presentare il conto ( ore lavoro, frigorifero svaligiato da bande di coetanei feroci), educarli senza essere pallosa, limitarli senza essere repressiva, aspettarli fino alle due di notte senza schiattare d’ansia, esserci tutte le volte che hanno bisogno di te e scomparire tutte le volte che hanno bisogno di cavarsela da soli.

Arduo, ma non impossibile.

Diventa impossibile recitare il ruolo quando i figli sono adulti. Se sono preoccupati per come va il mondo non puoi consolarli senza mentire. In genere hanno ragione.Se sono preoccupati per qualcosa che riguarda la loro vita , ti fai mille problemi: sarò intrusiva? sarò indelicata? Sarò  chioccia? Se sono felici ( nei limiti del possibile, data la condizione umana) te li guardi contenta da lontano, sperando che duri. 

Vorresti, la sera, a cena, dopo un tot di bicchieri di prosecco, giocarti la carta dell’amicizia, regredire a simpatico anfitrione, ma non è semplice, trasudi amore e nostalgia per quando erano piccoli, i figli adulti, e tutti i giorni compravi per loro una biglia, un pacchetto di figurine, un libricino.

E’ uno degli ambigui regali della vacanza estiva questo ritorno di convivenza con ex bambini che sfiorano la quarantina.

Non ci coabiti da più di 20 anni, e improvvisamente eccoli lì, intelligenti scocciati e consapevoli, come “ i grandi”. Scopri che cucinano molto meglio di te, sono più informati, più spiritosi, più sagaci...perfino il romanzo che stanno scrivendo, nei pochi ritagli di tempo, ti pare più bello del tuo. E la cosa più buffa è che ne sei entusiasta, come per un compimento. E ti senti idiota...cioè, irreparabilmente: una madre."

sabato 22 agosto 2020

DEDICATO A ROBERTO

 “Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita.”

(Ray Bradbury)

Perfettamente attinente a Roberto -  “vero giardiniere”



CARI AMICI

 

Primo Levi – Agli amici – 16 dicembre 1985

Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’animo, l’anima, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo,
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era ancora un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.

Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso
Che l’autunno sia lungo e mite.

venerdì 21 agosto 2020

MA CE LA POSSIAMO FARE?

Ieri sono andata a fare la spesa alla Coop di Colorno. Davanti a me alla cassa c’era un signore sessantenne distinto con la sua mascherina (non solo per suo merito: il negozio applica rigidamente le norme e chi è senza mascherina viene messo all porta - anche per questo mi conserva come cliente fedele). Il signore paga ed esce e anch’io pago. Quando esco nel piccolo parcheggio in quel momento semivuoto, il signore di prima ha appena caricato la spesa in macchina e ritornato il carrello al suo posto.  Lo vedo sedersi sul sedile della sua macchina, togliersi la mascherina, mollarla per terra fuori dalla macchina. Poi ha chiuso tranquillamente la portiera ed è ripartito.

 Mi chiedo se davvero ce la possiamo fare...

mercoledì 5 agosto 2020

IL DUBBIO

Ho sempre connesso il concetto di dubbio a una sensazione positiva, il dubbio è forza, è progresso, è la potenza della ragione, del ragionamento opposta al dogma. Ma ne ho visto in questi giorni una versione davvero inquietante e non per la prima volta, ho realizzato. Ho condotto con un amico una discussione su un tema che mi interessa molto perché ha sfiorato la mia vita, un tema complesso che però ho sempre seguito con molta attenzione e partecipazione e ho quindi confutato le verità finte propinate da visioni manipolatrici ed autenticamente false che questo amico sosteneva. Alla fine, la conclusione è stata lapidaria: “tenete pure le vostre certezze, io tengo i miei dubbi” . Mi sono resa conto che questo è l’assioma alla base di tutte le teorie complottiste: dubitare al di là dei fatti, perché comunque le cose sono celate, c’è un “qualcuno” che le tiene nascoste agli innocenti (innocenti?) cittadini che ci cascano, ma io no, non ci casco , io so che deve esserci per forza un’altra verità, a prescindere dai fatti a lungo sviscerati. E quindi la categoria del dubbio, così nobile, viene asservita e piegata ad altri fini che non un confronto aperto sulle complessità di una realtà che richiede molto sforzo per essere rappresentata, una realtà che è sempre altro. L’altra faccia del dubbio, un dubbio che non si basa sul confronto, ma sul dubbio stesso. Che peccato, che perdita di tempo e di senso, corto circuito da cui è impossibile uscire. E quando si argomenta e si spiega, utilizzando letture e conoscenze faticosamente acquisite negli anni e con l’esperienza, si viene tacciati di arroganza e di poco rispetto delle posizioni diverse dalla propria. Così, è tutto inutile.

domenica 2 agosto 2020

40 ANNI

Oggi, dalla pagina Facebook del Comune di Bologna, il racconto di uno svizzero che , oltre a documentare il momento, emoziona perché fa vedere come durante uno dei momenti più difficili della nostra storia, un momento in cui l’umanità è stata negata dalla violenza bruta - anche in quel momento c’è stata umanità e c’è stata bellezza.
NON DIMENTICARE MAI


" Il vino Albana bevuto la sera prima contribuì a farci assopire. Quando il treno si fermò, alle ore 10.15, ci affacciamo al finestrino per informarci della località raggiunta. Ci trovavamo alla stazione centrale di Bologna.

Per una volta rinunciammo a scendere sul marciapiede - cosa che di solito facevamo sempre - per acquistare qualche bibita per i nostri familiari. Il venditore di bevande lo vedemmo poco dopo, morto, sotto la nostra carrozza, la Nr. 612.

Poco prima della prevista ripresa del viaggio, all’incirca davanti al nostro scompartimento, ad una distanza di circa 5 metri, apparve una vampata subito seguita da uno scoppio assordante e nello spazio di un secondo l’intera carrozza fu avvolta da una nuvola di polvere. Non c’era più alcuna visuale. Contemporaneamente sopra e accanto al nostro vagone si udì come un bombardamento sotto forma di colpi che facevano pensare che il mondo stesse per essere scardinato. Nessuno sapeva cos’era successo. Fitta polvere lasciava trasparire una scena spettrale. Credevamo tutti che saremmo dovuti soffocare. C’era puzza di polvere. Qualcuno gridò: “Fuoco”. Con le ultime forze mi fu possibile aprire la malridotta porta dello scompartimento e spingere gli occupanti fuori dal vagone colpito. Tutti gli occupanti erano totalmente sotto shock e riuscivano appena a pronunciare parola. Tranquilli e senza panico si diressero verso l’uscita e a tastoni, in mezzo alla nebbia polverosa, si diressero verso il marciapiede, passando sopra a una collinetta di detriti che si era riversata sul binario. La nuvola di polvere stava lentamente svanendo. La disgrazia successa stava diventando visibile. Più o meno davanti ai nostri due vagoni era crollata una parte della stazione di una larghezza di circa 40-50 metri e una parte della parete esterna era caduta sul treno. Anche se sanguinanti e con leggere ferite dovute a tagli, eravamo contenti che i nostri compagni apparivano attraverso la nebbia uno dopo l’altro come figure spettrali. Quando davanti ai nostri occhi vedemmo giacere persone lacerate imploranti aiuto, ci rendemmo effettivamente conto di quale fortuna ci era stata riservata. Per loro e per noi i secondi trascorsero come un’eternità. Ci sarebbe bastato poter fornire a quella povera gente anche un solo sorso d’acqua. Non avevano nemmeno la forza per urlare, lamentarsi. Non c’era posto per le lacrime. Il sangue copriva i volti. Regnava un silenzio di morte. [...]
Pensai a scattare delle fotografie. Mi sarei vergognato nel fare ciò. Anche così non dimenticherò mai quel pover’uomo con un buco della grandezza di un pugno nel viso, con una gamba schiacciata che giaceva in una pozza di sangue, che mi fissava chiedendomi aiuto e al quale non potei far altro che porre un asciugamano sotto la testa. Non gli si poteva dare età. I suoi occhi avevano uno sguardo come da un altro mondo. Vicino a lui c’era un bambino, del quale era difficile stabilire se era una ragazza o un maschietto. Era totalmente coperto di sangue. L’azione di soccorso iniziata dalla città di Bologna ci impressionò quasi quanto la disgrazia.

Già alle 10.40 le prime ambulanze arrivarono arrivarono e, attraverso le strade già chiuse al traffico dalla polizia, trasportarono i feriti nei diversi ospedali senza sosta.
Dopo che mi fui assicurato che la nostra compagnia era tutta radunata, iniziai il mio soccorso sulla parte interna del marciapiede. Offriva un quadro raccapricciante che assomigliava a un campo di battaglia. In quel momento arrivavano anche centinaia di soldati che effettuarono ricerche tra le macerie con l’aiuto di pale meccaniche e camion, nel tentativo di portare alla luce superstiti. Dovunque erano in azione speciali apparecchiature attrezzate per la ricerca di bombe.

Durante il viaggio verso l’Ospedale Maggiore, accanto a me giacevano due persone completamente schiacciate. Il primario era al corrente che nei successivi minuti sarebbe giunto un gran numero di feriti gravi. Io potei spiegargli la dinamica della disgrazia. In breve tempo l’ospedale fu trasformato in un grande lazzaretto. Il primario impartiva istruzioni ai 30 medici circa arrivati senza essere stati tutti contattati e allo stesso tempo venivano procurati letti e montagne di lenzuola. Allo stesso modo, in brevissimo tempo, furono compilate liste dei diversi feriti degenti nei vari ospedali e le stesse furono portate a conoscenza degli ospedali stessi. Io diedi un’occhiata ai cittadini svizzeri e stabilii che tutti erano curati ottimamente. L’organizzazione in questo senso funzionava perfettamente, tanto che il mio adoperarmi ulteriore apparve a me stesso di disturbo e per questo lo abbandonai. [...]
Cercai in tutto l’ospedale Stephan Vogel, il figlio del mio amico Edgar, che mancava all’appello. [...] Non lo trovai e decisi quindi di ritornare sul luogo dell’incidente. Non avevo denaro. Un uomo all’uscita mi diede spontaneamente 1000 lire. [...] Con il bus mi recai alla stazione, attraversando la città. Il panorama che mi appariva lateralmente mostrava che mi trovavo in una magnifica città. Ebbi perfino il tempo di ammirare il meraviglioso complesso del parco con le fontane. [...] Noi iniziammo la ricerca di Stephan [...] un signore molto gentile iniziò a telefonare per noi nei vari ospedali. Le linee erano occupate. L’uomo mi scrisse i diversi numeri telefonici su un guanto di un soldato. Fummo poi accompagnati all’Ufficio postale della stazione. Il gentile signore che stava alla scrivania deve essere stato il responsabile. Egli telefonò senza sosta e con nostro sollievo scoprì che Stephan si trovava nell’ospedale S.Orsola. [...]

Volli quindi sapere se l’Amministrazione cittadina aveva organizzato un servizio di assistenza e come funzionasse. Alla stazione ci diedero l’indirizzo. Ci recammo in Piazza Maggiore all’Amministrazione della città di Bologna, Dipartimento Sicurezza Sociale. Un grande stato maggiore era mobilitato. Senza complicazioni ci furono date 30.000 lire a persona e ognuno ebbe un “buono per un pasto gratuito da consumarsi presso la Self-service”. Ci fu anche data dell’acqua che, in un simile momento, aveva il valore dell’oro. Nel locale “Self-service” ci fu spiegato che potevamo avere quello che desideravamo. Non credo di aver mai mangiato degli spaghetti migliori in vita mia. Al nostro ritorno presso l’Amministrazione cittadina ci informammo di nuovo circa cittadini svizzeri bisognosi d’aiuto. Ci fu assicurato che per tutti ci si occupava con cura, della qual cosa nel frattempo ci eravamo potuti convincere abbondantemente. Un vigile ci condusse di nuovo alla stazione con l’automobile. La zona della stazione assomigliava a un teatro anfibio. Una moltitudine di persone si era radunata e osservava muta il luogo della disgrazia, chiedendosi il motivo, il senso.

Soltanto ora vedemmo che, dalla parte opposta della stazione, in un raggio di circa 300 metri, tutti i vetri dei negozi erano andati in frantumi ed avemmo nuovamente un’immagine della potenza che doveva aver avuto la bomba. [...]

Esemplare è da considerare anche il servizio di donazione del sangue della popolazione italiana. Migliaia risposero alla chiamata della radio ed il sangue fu donato perfino sulle spiagge adriatiche e inviato a Bologna con l’aereo.

Un caro saluto alla telefonista dell’Amministrazione cittadina di Bologna che, sopraffatta da mediatori, non riusciva più a parlare e piangeva molto, molto amaramente. Dopo questa esposizione dei fatti, non ci riesce certo difficile esternare i nostri ringraziamenti a tutti quelli che al momento del bisogno e durante le ore più difficili della nostra vita ci aiutarono in qualsiasi modo e ci sono stati vicini. Questo ringraziamento non va alle singole persone, bensì a tutta la popolazione di Bologna, poiché abbiamo sentito veramente che ognuno era pronto a porgere la sua mano per prestare aiuto.

Auguriamo alla città di #Bologna un futuro più felice. Una città, entro le cui mura vivono così tante brave persone, non si merita attacchi di questo genere." Hans Jurt, amministratore comunale

Dall' Archivio Storico Comunale - Bologna pubblichiamo questo straordinario racconto di chi visse in prima persona l'orrore, il dolore, lo strazio, la reazione di quel terribile #2agosto1980. Bologna non dimentica. #2agosto40anni #ComunediBologna


giovedì 16 luglio 2020

GIORNATE SÌ E GIORNATE NO


Non so se capita a tutti, ma a volte mi arrivano tra capo e collo giornate no. Quasi mai queste giornate atterrano su questo blog, secondo Roberto perché si cerca sempre di fare bella figura. Forse, ma in realtà credo di più per un’inquietitudine che è a volte davvero difficile da spiegare. Oggi, giornata no, ho letto questo bel pezzo di Mancuso e credo abbia ragione
“Nel caso degli esseri umani, oltre alla nutrizione e alla riproduzione, esiste il desiderio che attrae la massa indistinta dell’energia libera detta psiche. Per questo noi siamo spesso in tensione, perché veniamo attratti da oggetti, persone, circostanze, timori, che plasmano la nostra energia psichica e attraggono le nostre acque interiori, proprio come fa la luna con le acque del mare creando le alte e le basse maree. Gli sbalzi di umore, l’incostanza, gli improvvisi scatti d’ira, le subitanee risatine stridule: tutto questo è determinato dall’instabilità delle acque interiori. Questa a sua volta è dovuta al non avere la meta del proprio desiderio dentro di sé, bensì fuori, dipendente dagli apprezzamenti degli altri, dalle mode, dal riconoscimento sociale.”
#VitoMancuso #IlCoraggioelaPaura #Garzanti

Penso sia vero, gli input negativi vengono ovviamente sempre dall’esterno, ma è come io li interpreto e ne tengo conto e valore che fa virare la giornata in positivo o negativo. Mi fa sentire meglio? No, ma dà la certezza che passerà. 

DEDICATO A PALERMO

DEDICATO A PALERMO, OGGI DEVASTATA DAL NUBIFRAGIO 

Chi ha visto una volta il cielo di Palermo…

Chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo…
Com’essa ci abbia accolti, non ho parole bastanti a dirlo: con fresche verzure di gelsi, oleandri sempre verdi, spalliere di limoni ecc. In un giardino pubblico c’erano grandi aiuole di ranuncoli e di anemoni. L’aria era mite, tiepida, profumata, il vento molle. Dietro un promontorio si vedeva sorgere la luna che si specchiava nel mare; dolcissima sensazione, dopo essere stati sballottati per quattro giorni e quattro notti dalle onde!
Non saprei descrivere con parole la luminosità vaporosa che fluttuava intorno alle coste quando arrivammo a Palermo in un pomeriggio stupendo. La purezza dei contorni, la soavità dell’insieme, il degradare dei toni, l’armonia del cielo, del mare, della terra… chi li ha visti una volta non li dimentica per tutta la vita.

(Viaggio in Italia, Johann Wolfgang von Goethe, 1786)