Il 15 gennaio 1976 (non avevo ancora 18 anni!) nasceva “Repubblica”, un giornale che ha accompagnato la mia, la nostra vita. Il giornale ha deciso di prendersi un anno per festeggiare il compleanno del 2026 con i lettori e ha chiesto di raccontare le piccole storie personali legate al giornale inviando una mail. L’iniziativa si chiama R50 e le storie verranno utizzate in questo anno di festeggiamenti.
Roberto ha letto per primo la notizia e si è messo in silenzio a digitare sul suo portatile, spiegandomi cosa faceva, ma senza rivelarmi la storia che stava scrivendo. Allora ho pensato di farlo anch’io, ho tirato fuori il mio portatile e ho scritto. Abbiamo inviato le storie alla mail indicata e poi ce le siamo lette a vicenda.
Questa è di Roberto
Ho incominciato a leggere con continuità la Repubblica nell’ottobre del 1977, in seguito all’iscrizione all’Università degli Studi di Bologna e anche grazie al viaggio quotidiano di andata e ritorno in treno da e per Parma. Ricordo che il mio amico Vittorio, in fila alla mensa di Piazza Verdi, mi diceva, "ma che fai, leggi quel giornale che non ha nemmeno lo Sport?" In effetti lo sport è arrivato qualche anno dopo, proposto con una dimensione direi culturale e sicuramente innovativa. In quella fila c’era anche una bella ragazza mora che rideva spesso che è poi diventata mia moglie. Con questa ragazza tutti i giorni ci compriamo la versione cartacea e ce la godiamo sfogliandola e ci suggeriamo a vicenda i commenti più interessanti della giornata, da non perdere, ovviamente. Grazie.
Questa è la mia:
Era l'anno scolastico 1976-1977, anni difficili di contrapposizioni forti, quinta A del Liceo Scientifico Marconi e tutti i giorni compravo Repubblica prima di andare in classe - avevo scoperto Repubblica appena era uscita e avevo continuato a comprarla perchè era un giornale che mi "corrispondeva". Un giorno era il cambio dell'ora e c'era come al solito un intenso brusio di chiacchiere felici nella classe. Io parlavo appoggiata a un banco con le spalle alla porta e avevo visto che il giornale era caduto dal mio banco. Nel momento preciso in cui il brusio cessava per l'ingresso dell'insegnante si è sentita la mia voce limpida chiaramente imprecare "Ma è caduta la Repubblica!". L'insegnante si è fermata sulla soglia della classe con aria smarrita.
Nessun commento:
Posta un commento