domenica 5 aprile 2020

CHIACCHIERE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS TRA VECCHIE AMICHE

Con tre vecchie amiche, un’amicizia dai tempi del lice e dell’Università, ho una chat di Whatsapp chiamata le Mancusiane perchè andiamo (ahimè, andavamo) insieme a Bologna a frequentare il Laboratorio di Etica tenuto da Vito Mancuso.
Le mie amiche sono Giovanna e Albertina. Questa qui riportata e ridotta è la nostra chat di oggi.
IO : Credo di avere fatto una cosa terribile: ho letto l’articolo di Mancuso su Repubblica di ieri. Il titolo è : I giorni del congiuntivo
Dopo averlo letto sono andata sulla pagina Facebook di Mancuso dove c’era postato l’articolo e l’ho criticato (non è terribile? Come ci ha detto lui i maestri non si discutono) perché mi ha infastidito. Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà non sono congiuntivo, ma IMPERATIVO (sia pure esortativo) e quindi il discorso cambia di molto. Lui non ha risposto, hanno risposto piccate alcune sue fan (il maestro non può sbagliare..). Ho fatto una cosa terribile, secondo voi? Peró anche lui diceva che i maestri devono essere molteplici e io ho avuto una bravissima maestra elementare...
GIOVANNA :Mah, potrebbe essere un congiuntivo esortativo, quasi un invito, è una preghiera, ma non offenderti se Mancuso non ha risposto, deve avere molto da fare.
IO :Ma carissima non sono per niente offesa, non aspettavo risposte e non asserivo che il modo fosse imperativo e basta. Cercavo di spiegare che la gamma delle sfumature era più ampia di quella evidenziata nell’articolo di Mancuso e che il ruolo delle religioni nella storia le ha percorse e tuttora le percorre tutte, dal passivo teologico, all’invito, al desiderio, all’esortazione, all’imperio. Tutto qui, niente di drammatico, solo una riflessione che però mi ha procurato (gentili) reprimende da seguaci di Mancuso. Vi copio qui una delle 12 risposte che ho avuto
SIGNORA XX: Provo a spiegare. "Sia santificato" è un passivo teologico. Per esempio, nel  testo biblico il verbo al passivo, spesso ha come soggetto agente Dio stesso (passivo teologico) . In questo caso, l'espressione significa: "Padre, rivela all'uomo la tua santità  al punto che l'uomo stesso se ne renda conto".
In questo passivo teologico c'é Dio che ci cerca, che sta alla porta e bussa e noi, nella nostra libertà, rispondiamo. La chiamata e la risposta
È una preghiera, un'invocazione espressa attraverso il nostro congiuntivo esortativo che non ha alcuna valenza impositiva. Pregare é un atto libero in cui ci spogliamo delle nostre umane certezze e ci affidiamo. Quando c'é Dio nella nostra vita, accettiamo i nostri umani limiti. Quando non crediamo togliamo la lettera D a Dio e rimane il nostro io, l'ego, con tutte le nostre umane imperfezioni e sopraffazioni.
Pregare é un atto di umiltà che ci aiuta a dare un senso a tutto questo dolore che, in questo momento storico, ci sovrasta.
"Signore, non abbandonarci in questa tempesta" In questa invocazione che Papa Francesco ha rivolto al Signore, c'é tutta la nostra vulnerabilità. La preghiera ci fa riscoprire vulnerabili ma desiderosi di amore da ricevere e poi dare.
IO: Ho risposto a questa signora rassicurandola che pur non avendo Dio e la preghiera nella mia vita cerco umilmente di non vivere solo per il mio ego, ma secondo principi di etica.
GIOVANNA :Giusta risposta Silvia👏e la preghiera è meglio che resti nei ns cuori, è quello il suo posto, e come dici tu si prega eticamente, cioè come ci si comporta
ALBERTINA: Non posso seguire e tantomeno entrare in  disquisizioni del genere,  per educazione e per convinzione. Le religioni e i loro riti mi interessano solo per le conseguenze sociali e politiche che hanno avuto e hanno. Continuo a credere che troppe volte le manifestazioni di fede abbiano allontanato e in ogni caso sviato la responsabilità individuale dalla responsabilità collettiva. Dall' etica? Esempio: In questi giorni provo molto fastidio per le continue manifestazioni di rinnovata consapevolezza verso l' altro, la 'certezza' che dopo saremo tutti migliori, fastidio per i bellissimi temini proposti da giornalisti e pensatori. Alla prima occasione di senso civico, di responsabilità verso la comunità ( lo stato sociale?) in massa ci si è precipitati a chiedere la propria parte di bonus, a prendere anziché  a lasciare ad altri quello di cui non si ha, forse,  poi tanto bisogno. Il congiuntivo che congiunge esortativo o no resta una bella disquisizione fine a se stessa. Il difficile è 'essere conseguenti'.
IO :Non sono d’accordo con quello che scrivi, Albe, anzi, (e mi permetto di scriverlo forte di una vecchia amicizia che mi fa essere certa che non ti offenderai) trovo questo moralismo “laico “ molto contiguo al “passivo teologico”. Mi sono rassegnata da diverso tempo (troppo rapidamente? Troppo semplicisticamente? Può essere) alle contraddizioni tra etica e realtà sia a livello collettivo sia a livello individuale - per tutti noi. Tutti. Faccio un esempio (piccolo) su me stessa: so perfettamente di non dover prendere per diletto voli aerei altamente inquinanti, ma lo faccio e so già che non riuscirò a farne a meno. Continuo peró a credere molto nella forza delle parole. Le parole costituiscono i pensieri, senza parole non ci sono pensieri. La (banale) osservazione sul modo del verbo si è trasformata in quelle che tu chiami “disquisizioni” e che invece sono pensieri su come concepiamo sfumature dell’etica. Lo stesso fiume di parole che ci inonda in questi giorni, parole anche banali, anche ambigue, sicuramente ridondanti, articolano però pensieri, a volte anche consolatori, forse a volte che richiamano altri pensieri. Poi la pratica è sicuramente contraddittoria e vile, mi stupirebbe il contrario. Altrimenti non si capirebbe perché non si è riusciti a mettere in pratica quello che Ambrogio Lorenzetti aveva già dipinto con chiarezza nel 1300 sul Buon Governo. Dopo quasi 1000 anni non ci siamo riusciti, ma le parole ancora sono lì a consentirci costruzione di pensiero (e di poesia, aggiungo)
ALBE: Hai ragione certo,  ma ci sono giorni, momenti in cui mi è più faticoso sopportare. Le persone come te e spero anche come me, almeno, forse, hanno il beneficio di un po’ di senso critico. Anche verso il proprio non essere conseguenti.

E poi dicono che le sessantenni parlano solo di torte e nipoti...

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