mercoledì 15 aprile 2020

DIARIO DAL LOCKDOWN

Siamo qui, ancora qui nelle nostre case, io fortunatamente nella mia bella casa, con alcune delle persone che amo.
Qual è il momento più difficile? Per me sicuramente il risveglio. Ho un risveglio in due tappe: mi sveglio , ingurgito l’Eutirox  e poi mi riaccuccio per un’altra mezz’ora prima di scendere (dormo al primo piano e la cucina è a piano terra) a fare colazione con il mio tè verde e i miei sontuosi biscotti. Il risveglio è in questo periodo il momento più difficile perché al risveglio mi riapproprio della realtà, mi immergo di nuovo in questo periodo così strano, segnato dalla paura, dalla morte, dalla solitudine. Mi ri-concentro stupita su quello che non posso fare, mi metto in attesa della tempesta che sta già imperversando sulle nostre teste.
Il resto del giorno trascorre bene, leggo, mi intrufolo nelle notizie, pulisco casa, vado in giardino, chiacchiero con Luigi e Roberto, faccio un po’ di esercizio fisico,  cucino cose buone, faccio dolci, vedo un film, faccio montagne di chiacchiere su Whatsapp o al telefono. È bello avere in casa un marito che in periodo “normale” è sempre alla conquista del mondo - adesso è sempre al telefono o in videochiamata, ma nelle pause ci si fa un sorriso e si scambia small talk. È bello avere in casa, sia pure in quarantena, un giovane uomo con tanti desideri, tanti progetti al via.
Non mi annoio per niente, anzi, trovo che sia un periodo buono, mi sento operosa - poco utile, ma operosa.
Le 18, la conferenza stampa della Protezione civile, segna un altro appuntamento che influenza la mia serata. Ci sono stati giorni in cui passavo la serata ammutolita, concentrata su una speranza che a volte era davvero duro tenere alimentata. Negli ultimi giorni, un cauto ottimismo, controbilanciato da previsioni economiche catastrofiche e dalla ripresa delle solite liti (il MES, le case di riposo e la “strage degli anziani”, le riaperture sì e le riaperture no) rendono le mie sere meno scure ed introverse.
Poi arriva il momento che tutto tace, che solo i gufi come me vegliano, ed è un altro momento difficile: decidere di andare a letto, chiudere con questa giornata, mi sembra impossibile: è come se qualcosa di irrisolto permanga in me e attorno a me. Anche oggi più di 500 persone decedute, anche oggi aumenta il contagio, anche oggi tutti a casa.....Poi vado a letto e sprofondo in un altro mondo.
Non ricordo quasi mai i sogni, ma ricordo un brandello di sogno che ho fatto la notte scorsa.
Stavo andando con Roberto a prendere un caffè al bar e continuavo insistentemente a chiedergli “ma perché questo bar è aperto? Come mai proprio questo? Ma gli altri sono aperti?”. Lui non rispondeva e sorrideva...

Nessun commento:

Posta un commento