”Raccontavo a mio figlio ventunenne delle mie numerose litigate in rete con neofascisti e le mie fantasmagoriche strategie retoriche ed argomentative.
Lui, guardandomi con pietà filiale ma anche con il dovuto schifo generazionale di ha detto: Sbagliato! Tutto! Dimentichi la regola principale del dialogo con i fascisti: con i fascisti non si dialoga!
Loro ti sparano uno slogan che ti costringe a lunghissime frasi per spiegarne la non fattualità. Quando hai finito ti sparano il secondo slogan e tu ricominci i tuoi sermoni inutili. Chi segue certe ideologie raramente fa una scelta intellettuale mentre spesso è solo affascinato dalla semplicità e dalla energia di certe espressioni: ruspa! Prima gli italiani! Me ne frego!
Negativo è quindi anche qualsiasi tentativo di convincere con argomenti perché in una cultura intrisa di vittimismo e dietrologie ti si risponde con assurdità ancora più astruse degli slogan. L‘unica cosa positiva da fare è invece rivolgersi agli altri ascoltatori e spiegare tipo „questo fascista ha detto ciò, che però è sbagliato perché...[argomentazione]...“.
Mai parlare in prima persona con il fascista, mai accettare il dialogo, mai provare a redimerlo. Bisogna limitarsi a sfruttare la situazione per spiegare agli altri o agli indecisi.
Solo così si fa. Il resto sono stronzate.
Hai capito?
Ho annuito, incassato e portato a casa.”
(Post FB di Hubert Lehmann)
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