LO STRANO CASO DELLA POLTRONA BLU
Oggi ho ricevuto un messaggio di auguri del compleanno da un’amica che si scusava per il ritardo (il mio compleanno è stato il 14, credo che oggi sia il 16) e commentava con la faccina divertente l’affermazione che in questi giorni il tempo è uno strano tiranno.
In realtà c’è poco da ridere perché, almeno per quel che mi riguarda, il tempo è strano (e tiranno) sempre.
Io sono uno di quelli che nella vita reale è sempre in ritardo. Un ritardatario patologico, dice mia moglie. Mia figlia Valeria quest’anno fa la prima media, e si è finalmente affrancata dal dover essere accompagnata da me a scuola. Ma fino all’anno scorso ogni giorno era una lotta, perché lei voleva arrivare puntuale e con me non era possibile. Già in prima elementare mi disse che non voleva essere accompagnata da me, perché le avrei fatto fare tardi; quando vide che ci ero rimasto un po’ male ammorbidì la sentenza: mi disse che potevo accompagnarla, ma se le avessi fatto fare tardi in giorno avrei dovuto saltare i tre giorni successivi. Una specie di accompagnatore in prova.
Si perché ai Ritardatari, quelli veri, succede sempre qualcosa, qualcosa a cui i puntuali ovviamente non credono. Il fatto è che a volte si ha la sensazione che tutto l’universo cospiri contro il malcapitato Ritardatario, al fine di fargli fare tardi una volta di più.
Sarebbe inutile ricostruire la variegata e bizzarra casistica delle disavventure quotidiane che portano il Ritardatari a non essere puntuali, anche perchè ogni Ritardatario (e ogni compagno di vita di un Ritardatario, che tanto spesso è un Puntuale) ha la sua personalissima collezione di improbabili eventi che contribuiscono al ritardo: oggetti che spariscono e malignamente si nascondono (di solito chiavi, occhiali e telefono, ma anche scarpe, portafogli, e naturalmente quando si tratta di cose di lavoro anche importanti documenti) automobili che cambiano posto (eppure avrei giurato di averla parcheggiata lì ieri sera) moto che non partono (ma che cazzo, proprio oggi), inspiegabili accelerazioni temporali.
Questa delle accelerazioni temporali forse va spiegata, perché a questa i Puntuali non credono mai, ma succede.
Mettiamo che il Ritardatario abbia appuntamento con il Puntuale alle 18, e che per raggiungerlo abbia bisogno di 15 minuti. Il Ritardatario premuroso non vuole assolutamente arrivare tardi, perché sa quanto è puntuale il Puntuale, e decide pertanto di muoversi con largo anticipo, diciamo alle 17,30. Bè state pur certi che alle 17,35 quando sta per uscire (in lieve ritardo sulla sua tabella di marcia, ma comunque con un ottimo margine) il Ritardatario riceverà una telefonata, che sbrigherà in cinque minuti. Contento di avere ancora un buon margine il Ritardatario si incamminerà e, soddisfatto, controllerà l’orologio, dove scoprirà con sgomento che un salto temporale contrario a tutte le leggi delle spazio-tempo lo ha portato alle 17,56, col risultato che si metterà correre e arriverà al suo appuntamento trafelato, sudaticcio e scompigliato. E ovviamente in ritardo. E sarà cazziato.
Si dice che la vita di un Puntuale sia un inferno di solitudini immeritate.
E’vero. Ma è vero anche che la vita di un Ritardatario è una lunga collezione di cazziatoni immeritati.
Poi è arrivata la quarantena, e tutto è cambiato.
Tranne il tempo per i ritardatari, quello è rimasto uno strano tiranno, e continua a deformarsi a suo piacimento.
Noi abbiamo in salone una Poltrona Blu che in questi giorni viene spostata spesso, più volte al giorno: la mattina quando usiamo il salone per fare ginnastica, il pomeriggio quando la sposto vicino alla finestra per leggere, la sera quando vediamo un film o giochiamo alla play, la notte quando mi metto a leggere vicino al giradischi. La poltrona non ha i feltrini sotto i piedini, e negli spostamenti la si sente grattare in maniera sgradevole sul pavimento.
In realtà i feltrini li abbiamo, sono in un cassetto al terzo piano, e ogni volta che sposto la Poltrona Blu, penso: “Mannaggia, ho scordato di nuovo i feltrini, devo andarli a prendere”. Ma poi succede sempre –SEMPRE!- qualcosa, e la Poltrona Blu è ancora senza feltrini.
E questa scena succede almeno quatto volte al giorno. Ogni giorno. Da ormai più di trenta giorni.
E in effetti sto iniziando credere che la Poltrona Blu sia una sorta di emblema, il simbolo di tutti i mille lavoretti non fatti, o tutte quelle incombenze più o meno fastidiose che nella vita precedente rimandavamo sempre perché non avevamo mai il tempo di risolvere, e che ora che il tempo ce l’abbiamo per un motivo o per l’altro continuiamo a non fare.
Mentre scrivevo maturava in me la determinazione di andare a mettere i benedetti feltrini e sistemare una volta per tutte la Poltrona Blu.
Ma mi stanno chiamando per cena, ho già detto due volte “cinque minuti!” e Valeria alla terza chiamata ha usato una formula definitiva, di quelle che non ammettono repliche o ulteriori tentennamenti:
“Papà, abbiamo fame, ma com’è che sei SEMPRE in ritardo!”
Mi sa che anche a questo giro la Poltrona Blu rimarrà senza feltrini.
(Post Facebook di Andrea Sylos Labini, 16 aprile 2020)
Siccome è il ritratto di mio marito, ho mandato il post alla famiglia intera. Tutti si sono divertiti, tranne Anna che risponde con le faccine arrabbiate e “la storia mi provoca la frustrazione del puntuale”. Lei in effetti era la figlia puntuale sottoposta alla tortura mattutina di un padre sempre al limite del ritardo nell’accompagnarla a scuola, proprio come nella storia. Alle medie ha finalmente ottenuto di andarci col pulmino scolastico...
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