Anna ha una cara amica del liceo che qui per comodità chiamerò Giulia.
Giulia è una ragazza molto intelligente, simpatica, con le sue originalità come tutti tra cui essere molto legata al suo paese della Bassa parmense, al suo papà, alla sua mamma e a sua sorella. Adesso, sposata, laureata, dottorata, insegna all’università di Milano nell’ambito delle scienze matematiche e vive nel suo paese, nella stessa casa (in piani diversi) dei suoi genitori con il suo marito anche lui matematico che insegna all’università di Bologna.
La sua (amatissima) mamma, che, cito da un messaggio vocale Whatsapp che ha mandato ad Anna per raccontarle questa storia “ che te lo devo raccontare perché tu conosci mia mamma e conosci la sua follia che esce nei momenti più impensabili” è un’amabile ed elegante signora che lavora da sempre in banca e con una posizione importante ed è la protagonista della storia. Racconterò la storia in gran parte con le stesse parole di Giulia (sono quelle tra virgolette) perche è irresistibile anche il modo stesso in cui l’ha raccontata. Immaginiamo la voce di Giulia che racconta.
La mamma “purtroppo per tutti noi, è a casa dal lavoro. L’hanno confinata a casa questa settimana. In pratica loro sono in sei e possono andare solo metà alla volta. Lei è a casa questa settimana e poi la prossima, PER FORTUNA, lei andrà” per una settimana è a casa in smart working. “Lunedì mattina lei sapeva già questa cosa perché gliela avevano comunicata domenica. Quindi lunedì mattina mia sorella che è l’unica che si deve alzare presto perché lavora in libreria ed è l’unica obbligata ad andare al lavoro, si alza alle sei e mezza e sente mia madre che si sta lavando i capelli e le dice “ma mamma, cosa fai, sono le sei e mezza, sei a casa..” e lei “Eh, ma oggi è una giornata lavorativa”. Morale, si è svegliata come sempre e ha fatto le cose di sempre. E fino a lî dici va be’ ok, ma aspetta...si è vestita, vestita di tutto punto, con camicia di seta, giacca, scarpe col tacco e tutto PER STARE IN CASA A LAVORARE. E la motivazione che lei ha addotto più e più volte perché noi eravamo sconvolti da questa cosa è che lei non riesce a separare le due vite e che l’unico modo che ha per farlo è vestirsi e fare tutto come se. Ti dico solo che è stata sul tavolo della cucina e a un certo punto mio papà ha apparecchiato dall’altra parte del tavolo fino a dove era lei perché lei aveva il computer e tutto e lei si è trasferita di mezzo metro per mangiare. Si è tolta le scarpe e si è messa in libertà perché era la sua pausa pranzo. Una cosa da rinchiuderla... e dopo finita la pausa pranzo se le è rimesse e si è messa a lato e ha continuato a lavorare. Tra l’altro, quando tu entravi lei ripeteva, parlava a voce alta e cose così e ovviamente nessuno la poteva disturbare o poteva fare niente. Ti ricordo che loro entrano in casa nostra perchè noi abbiamo il forno che era loro e non si sono decisi a comprarne uno nuovo e quindi ci fanno infornare in casa nostra le cose. Mio padre entra mentre faccio delle call con Skype e dice “eh, c’è la zucca” e se io mi incazzo mi dice “ Eh, ma insomma, è un attimo, non puoi metterla nel forno un attimo la zucca, cosa ti costa?”. Mia mamma non alzava neanche la testa, continuava a blaterare cose tutto il giorno. Questo ieri. Io oggi non sono ancora andata giù, anzi non ho intenzione di andarci, però mia sorella poverina che abita con loro, ieri sera era distrutta emotivamente, poverina. Io non so veramente come faremo” (risatina)
I figli ci osservano e ci conoscono fin troppo. Il mio personale commento è che questa amabile storia fa capire perché l’Italia, con tutti i suoi casini e le sue piccinerie e delinquenze, è diventata un grande paese. Perché ci sono queste signore (e signori) che con la schiena dritta, ogni mattina, fanno il loro lavoro, con sacrificio e al meglio che possono, in qualsiasi situazione.
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