sabato 21 ottobre 2023

QUALCOSA DI BUONO (IN MEZZO ALLA MERDA)

 Ammetto che dell’affaire Giambruno-Meloni non volevo proprio occuparmene a parte qualche facile battuta sulla famiglia tradizionale e orpelli connessi. Ma scrivo due righe solo per sottolineare un aspetto a mio parere molto positivo che non mi sembra sia stato evidenziato, nel gran rumore e chiacchiericcio che circondano la notizia.

Giorgia Meloni in questi mesi ha fatto da scudo a diverse esternazioni dei suoi fedelissimi che certo si contengono parecchio, ma alla fine non possono fare a meno di vomitare qualche sprazzo della loro subcultura volgare, machista e patriarcale. Ha coperto La Russa, Lollobrigida, consiglieri comunali e regionali, Giambruno con le sue esternazioni in trasmissione, perfino quel mostro di plastica della Santanchè eccetera - senza dimenticare la sua solida alleanza con Orban  (“troppe donne laureate distruggono la nostra cultura”, “le donne devono stare a casa a fare più figli”, “le donne prima di abortire devono ascoltare il battito del feto” ecc,) e Trump (di cui non cito niente, non è necessario). [osservo per inciso che l’unico che mi sembra abbia tenuto comportamenti civili sulle tematiche culturali, di genere e di convivenza civile è stato Crosetto e onore a lui per questo, pur ovviamente nell’ambito di una cultura conservatrice e di destra]. Ho sempre avuto un senso di nausea a leggere queste notizie.

La novità di quest’ultima vicenda è che per la prima volta, nell’ambito della destra, sento levarsi una voce autorevole di condanna e scandalo per questi comportamenti e di questo do atto al coraggio di Giorgia Meloni. Speriamo sia un trend che vada consolidandosi nel tempo. Per il resto, solidarizzo con la Meloni non tanto sulle strumentalizzazioni alla sua sicuramente dolorosa vicenda personale (mi sembra che le strumentalizzazioni non siano state numerose) visto che lei stessa ha sbandierato ripetutamente al vento i suoi (ipocriti) valori. Solidarizzo invece al pensiero che anche lei avrà che quella bella bambina bionda tra qualche anno ritroverà sul web i comportamenti e le esternazioni del suo (forse amato) papà e a come potrà essere aiutata ad elaborarle.

L’intellighenzia di sinistra da salotto televisivo e non che ironizza sulla vita privata di Giorgia Meloni mi fa schifo. Sarei clinicamente interessato a verificare le situazioni affettive di coloro che si permettono di sparare giudizi. Piuttosto Meloni dovrebbe avere il coraggio di dedurre le conseguenze politiche di quello che sta dolorosamente vivendo abbandonando una rappresentazione retoricamente patriarcale della famiglia.

Post FB di Massimo Recalcati

Molto più caustica di me Chiara Valerio su Repubblica

Il presepe infranto di Meloni e Giambruno non sarebbe di alcun interesse politico se non rivelasse la triste finzione sulla quale si fonda questo governo. Questa distanza tra dire e fare, tra sé privato e sé pubblico, dimostra che non sono in grado, nemmeno in casa loro, di vivere come dicono si debba vivere per essere bravi, buoni e giusti cittadini e cittadine, e dunque ripetono parole e propongono forme di vita in cui non credono e legiferano su argomenti che per loro stessi sono improponibili. La vita privata di chi governa smentisce post dopo post, azione dopo azione, le parole di chi governa. Non somigliano a ciò che dichiarano, somigliano invece a noi che ogni giorno ci confrontiamo coi nostri tentennamenti sentimentali, morali e logici.

Mentre la sua solita realistica ironia prevale in Michele Serra (Amaca su Repubblica)

In seguito alle note vicende che hanno portato a un reimpasto in casa Meloni, ci si domanda se tra il radical-chic e il burino non si possa individuare una dignitosa via di mezzo che possa finalmentre riunificare l’Italia. Tra il mangiare con l’argenteria sfogliando cataloghi del Bauhaus e toccarsi ogni due minuti il pacco vantandosi del ciuffo e importunando le signorine, si individui per favore una terza viae la si imbocchi con unanime buona volontà.

Perdiradare gli equivoci già in partenza: la terza via non è sfogliare i cataloghi del Bauhaus toccandosi il pacco. Consiste nel darsi quel minimo di misura, di aplomb, di riserbo che potrebbe consentire a tutti di convivere un po’ più decentemente.

Alla destra frescona (il cui leader indiscusso in questi guorni non è più Pino Insegno ma l’ex-primo marito) non si chiede di diventare riflessiva e colta: sarebbe un orribile snaturamento. Ci va benissimo così: frescona, leggera, sempre di buon umore che tanto l’importante è la salute, mejo se con du’bucatini alla matriciana e un par de scarpe nove (spero che la citazione non sia troppo colta:Ettore Petrolini e Nino Manfredi)

La destra frescona è un antidoto alla nostra pensosa depressione, per carità non perda mai la sua innocenza. Le si chiede, banalmente solo se può essere un po’ meno cafona. Non si pretende che leggano Musil, solo che non si aggiustino le balle mentre parlano. In fondo è poco. Ce la possono fare.









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