(Non volevo scriverne. Scriverne mi procura fatica e dolore, un senso di inutilità e di impotenza, una mancanza di senso, una impacciata vergogna. Ma sono arrabbiata, molto arrabbiata, delusa, piuttosto avvilita. Scriverne non mi darà sollievo, ma segnerà un punto, così i pensieri non continueranno a frullare incontrollati).
Ho incrociato opinioni e commenti sulla guerra (guerra? Sì, sembra proprio una guerra, una delle tante del conflitto tra palestinesi e israeliani, con contorno di Iran, Egitto, Paesi Arabi, USA, Russia, ONU… perfino ora le vuote parole del ministro cinese) che mi hanno fatto arrabbiare e che mi hanno fatto rabbrividire.
Cosa mi ha fatto arrabbiare? Al solito, le balle spaziali di coloro che per ideologia o per calcolo sparano affermazioni grossolanamente false. Le balle più spaziali riguardano la negazione delle atrocità della notte in cui Hamas ha aggredito gli ebrei (dico ebrei perché Hamas ha sempre sostenuto che il suo fine è di eliminare tutti gli ebrei, non solo lo Stato d’Israele, e la differenza non è sottile, ma ha spessore per interpretare quello che succede) - loro stessi si sono efficacemente filmati mentre le compivano. Altre balle meno spaziali, ma subdolamente altrettanto pericolose, riguardano l’esagerazione e il voyeurismo parossistico di quelle stesse atrocità da parte di un giornalismo non degno di essere definito giornalismo e i ridicoli richiami allo “storico territorio palestinese” (non è mai esistito uno Stato palestinese, prima della prima guerra mondiale c’era l’Impero Ottomano e una popolazione arabo-musulmana in lotta tra di loro fra sciiti e sunniti. Nel 1948 abitavano l’attuale territorio circa 1 milione di Arabi musulmani, circa 150,000 arabi cristiani e circa 700.000 ebrei. Oggi abitano il territorio di Israele circa 10 milioni di abitanti , di cui circa 7 milioni di israeliani e circa 2,5 milioni di arabi israeliani. Rispetto ai palestinesi la stima - si parla di stima perché nella strisca di Gaza il sistema anagrafico praticamente non esiste, presso l’Autorità Palestinese il sistema anagrafico è sistematicamente gonfiato per avere più aiuti internazionali e nei campi profughi dislocati in Giordania, Libano e Siria solo in Giordania ai profughi sono riconosciuti i diritti civili - è di circa sei milioni). Interessante è anche la polemica che verte sulla scelta di molti media internazionali di non definire “terrorista” Hamas, dimenticando che tutti questi media argomentano che il terrorismo è solo uno degli elementi che definiscono Hamas, che è molto di più di una semplice organizzazione terroristica, ma un movimento che trova nella fanatica interpretazione di una religione belligerante e nelle relazioni e nei finanziamenti internazionali una dimensione istituzionale e geopolitica che non ne fa un gruppuscolo, ma un movimento che spinge per la guerra.
Cosa mi fa rabbrividire? Mi fanno rabbrividire tutti coloro che con analisi tutte contenenti elementi di verità affrontano però la situazione dalla prospettiva “o noi o loro”, che è la prospettiva dell’annientamento di un campo o dell’altro come soluzione finale. Non so come, ma tanti non si rendono conto di quello che vanno sostenendo, da una parte e dall’altra. È una prospettiva per me folle e inaccettabile.
E veniamo all’equidistanza. Personalmente, odio l’equidistanza, a mio parere solo uno strumento dietro al quale si celano coloro che non vogliono dire da che parte stanno per seminare zizzania liberamente senza dover dimostrare ciò che affermano o semplicemente coloro che se ne fregano. Io non sono equidistante, sto dalla parte di Israele perché non potrei mai stare dalla parte di chi usa (e addirittura apertamente teorizza) lo stupro come arma di guerra. Ma proprio perché sto dalla parte di Israele credo sia necessario definire i contorni di questa guerra e affermare che Hamas non è il popolo palestinese e che anzi Hamas è il peggiore nemico del popolo palestinese. Che Hamas usa il popolo palestinese come scudo umano, che non ha mai fatto niente per il popolo palestinese, perché avrebbe dovuto comprare dissalatori per l’acqua potabile, invece di armi, perché avrebbe dovuto implementare una politica di contenimento delle nascite in un paese ad altissima densità demografica invece che incitare a creare nuovi combattenti islamici, perchè avrebbe dovuto mostrare il popolo palestinese per quello che è, povera gente perseguitata da tanti decenni, divisa in tante piccole patrie inospitali, ostili e pericolose, vittima di apartheid da parte di un popolo che a sua volta di apartheid se ne intende parecchio e di una spirale di paura che deve, DEVE essere spezzata. Io non ti ammazzo, tu non mi opprimi e mi ammazzi. Israele ha diritto alla difesa, ma non all’annientamento. Israele è oppressore perché Hamas è terrorista, Hamas è terrorista perché Israele è oppressore, anzi, diciamola meglio, l’oppressione di Israele (e la corruzione di Fatah) ha dato molto spazio e credito ad Hamas tra il popolo palestinese. E nessuno usi la stupida argomentazione che in guerra bisogna ricompattarsi e non criticare la propria parte: qui si tratta di capire contro chi o che cosa combattiamo e con quali limiti e prospettive.
Se non si spezza la spirale, non c’è speranza. Ci sono refoli di speranza e realtà che bisogna cogliere. L’80% degli abitanti di Gaza vive di aiuti umanitari e gli aiuti umanitari vengono in gran parte dall’odiato Occidente (per non parlare degli ospedali). In Israele molte voci anche estremamente lucide, efficaci ed autorevoli (purtroppo si è taciuta l’amorevole e potente voce di Bull, ma è rimasta la dolente e netta voce di Grossman) potrebbero alzarsi se il terrorismo non le azzittisse imponendo la sua realtà di violenza e paura. Nonostante la chiamata alla sollevazione dei palestinesi fuori dalla striscia di Gaza, insistentemente chiamata da Hamas, non c’è stata mobilitazione di massa, ma solo i soliti attentati di cellule dormienti. Cina e Iran abbaiano parecchio, ma hanno i loro guai e dei palestinesi non gliene frega niente. Gli altri Stati arabi compartecipano con Israele a quello che Amnesty ha chiamato (secondo me giustamente) l’apartheid del popolo palestinese (comprensibilmente non vogliono terroristi nel loro stesso paese).
Ma là nelle loro moschee e nelle loro sinagoghe salmodiano maschi che vogliono l’annientamento reciproco. E dappertutto, anche da noi, scrivono e parlano, in un mix di balle ed ipocrisie, uomini e donne accecate dall’odio, dall’ideologia e dall’intolleranza, incuranti di credere ai propri occhi e alla storia. A nessuno di loro dobbiamo cedere.
“Ti solleverò tutte le volte che cadrai”
(Rileggo a distanza di soli cinque giorni questo post e mi rendo conto della misera inadeguatezza di queste parole di fronte a quello che succede, a tutto il dolore e la distruzione che stanno avvenendo, con l’evidente prevalenza al momento della linea o noi o gli altri. Mi consolerebbe leggere parole più adeguate, ma non ne ho trovate…)
Nessun commento:
Posta un commento