venerdì 21 gennaio 2022

ENTUSIASMANTE RICCHEZZA DEL MONDO




Stasera abbiamo mangiato un radicchio (comprato all’Emporio dello Stuard) straordinariamente caro: costa 25 euro al chilo! Si chiama radicchio di “busa “ - delizioso davvero e con uno storytelling interessante che ho copiato qui sotto da un sito. Origine zona dell’Adige ma questi che abbiamo mangiato sono di un’azienda di Gorizia
“La busa” è una tecnica di forzatura dei radicchi praticata a Lusia fino alla fine degli anni ’70 e poi in disuso per gli alti costi di manodopera.
Consisteva nel cavare i radicchi dopo che hanno preso alcune ghiacciate lasciandogli una decina di cm. di radice, sgrossarli dalle foglie esterne e reimpiantarli nella sabbia dell’Adige in una buca scavata in mezzo al campo e riscaldata da letame in fermentazione o in una posta della stalla.

Dopo una ventina di giorni tutte le foglie del radicchio sono marcite e hanno lasciato percolare nella sabbia il loro umore che, assorbito dai peli radicali della radice assieme alla mineralità della sabbia, hanno contribuito a sviluppare un nuovo grumolo germogliato proprio nel cuore del vecchio radicchio. L’occhio esperto dell’agricoltore capisce qual è il giorno prima che da questo grumolo si alzi la canna per andare a seme: è il momento della maggior concentrazione delle sostanze nutritive. È questo germoglio che mangiamo.

Davvero fantastico il mondo, con tutte le sue ricchezze e variabilità. O, come ha commentato Maria, “Pura poesia! Quanto amore e quanta sapienza!”

venerdì 14 gennaio 2022

MESSAGGI AI FIGLI

 Messaggio Whatsapp di Roberto stasera sulla chat di famiglia indirizzato ai nostri figli

 Ragazzi europei, vi giro queste meravigliose parole di David Sassoli di cui oggi si sono celebrati i funerali di stato:


Ripetiamolo perché sia chiaro a tutti che in Europa nessun governo può uccidere, che il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche… che da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, che i nostri governi e le istituzioni europee che li rappresentano sono il frutto della democrazia e di libere elezioni… che nessuno può essere condannato per la propria fede religiosa, politica, filosofica… che da noi ragazze e ragazzi possono viaggiare, studiare, amare senza costrizioni… che nessun europeo può essere umiliato e emarginato per il proprio orientamento sessuale… che nello spazio europeo, con modalità diverse, la protezione sociale è parte della nostra identità, che la difesa della vita di chiunque si trovi in pericolo è un dovere stabilito dai nostri Trattati e dalle Convenzioni internazionali che abbiamo stipulato. Il nostro modello di economia sociale di mercato va rilanciato. (David Sassoli, 3 luglio 2019 )”

DEMOCRAZIA SENZA UN PEZZO

 Wittgenstein, Luca Sofri, oggi

La democrazia senza un pezzo

Naturalmente è opportuno e utile che oggi Francesco Costa abbia spiegato – nel podcast Morning – alcune dinamiche legate all’elezione del presidente della Repubblica, e che abbia voluto smontare l’idea che il criterio della scelta sia la “qualità” del candidato rispetto al ruolo: qualità che da un lato è un criterio in gran parte soggettivo, e che dall’altro viene richiesta in una quota piuttosto accessibile (l’unico candidato finora, e per niente debole, è Silvio Berlusconi: per dire).
I grandi elettori, ha spiegato Costa, votano il Presidente della Repubblica in base a una serie di criteri che sono di interesse personale – legittimo – o di interesse del loro partito, e legati alle implicazioni e ricadute per se stessi e per il proprio partito di quell’elezione: è in questo senso che vanno ipotizzate e capite le scelte, e come dice Costa sarebbe ingenuo non averlo presente.

È un’ingenuità che molti di noi non hanno, anche se a volte per amor dell’argomento trascuriamo di considerarlo, e proponiamo X che “sarebbe un ottimo presidente della Repubblica”, prima che qualcuno ci ricordi che “non lo voteranno mai”.
Però distinguerei tra assenza di ingenuità e rassegnazione: questo stato di cose, ovvero, non è un buon funzionamento della democrazia, e lo ricorderei. Non è una straordinaria ed encomiabile applicazione della Costituzione cosiddetta “più bella del mondo” e di un sistema di rappresentanza che sosteniamo quotidianamente di voler difendere. Un pezzo importante dei meccanismi di eventuale funzionamento della democrazia è fatto dalle persone: le persone che eleggono e le persone che vengono elette. E al corretto promemoria di Costa sugli interessi in gioco – dei grandi elettori e dei loro partiti – aggiungo il chiarimento di quello che dovrebbe essere il principale: ovvero quello del paese.

Inciso. Perdonatemi la tromboneria dell’espressione “interesse del paese”, chiamatelo “bene comune” o “comunità”; ma non voglio dire “i cittadini”, “la gente”, che sono termini di ruffianeria populista che trasmettono l’idea di tanti interessi singolari, di nuovo. Quello per cui vengono eletti i “grandi elettori” non sono gli interessi miei, tuoi, della mia vicina di casa e così via fino a fare sessanta milioni di interessi: sono gli interessi complessivi e lungimiranti di una comunità e di un paese, che dovranno esistere ancora quando saremo morti. Fine dell’inciso.

Insomma, non è una democrazia nobile né ben funzionante quella in cui i rappresentanti non fanno l’interesse di ciò che rappresentano, e in cui i cittadini – qui sì, ciascuno di noi – hanno eletto rappresentanti che non lo fanno. Usciamo da giorni di celebrazione e rispetto per l’impegno devoto all’Europa e al ruolo di David Sassoli, e dobbiamo vivere come normale un parlamento di persone e leader politici che scelgono il presidente della Repubblica senza pensare a cosa sia meglio per i prossimi sette anni dell’Italia? Dobbiamo, sì, non siamo ingenui: ma non va bene, nemmeno nel cinico e stupido 2022. Eleggere una brava persona col senso del ruolo e della responsabilità e l’intelligenza politica necessaria, apprezzata o tollerata da una estesa quota del paese, non sarebbe un impegno così sbagliato, a essere ingenui. Criteri in parte soggettivi, ma in gran parte no (vedi Berlusconi, solo per tornare sull’unico esempio).
Nel 2023 andrebbe fatto uno sforzo di rieducazione di candidati ed elettori, sulle loro responsabilità nel funzionamento della democrazia. A essere non ingenui, ma neanche rassegnati.

mercoledì 12 gennaio 2022

IL MARE D’INVERNO

 7 gennaio

“Il mare d’inverno è come un film in bianco e nero visto alla TV…”





CRONACA DI UNA CATASTROFE NATALIZIA 4 - LA FINE DAVVERO!

 7 gennaio

Roberto ed io abbiamo deciso di andare al mare a rivedere il sole, dopo giorni di tanta nebbia. Mentre andiamo al mare proviamo insistentemente con due telefoni a contattare il numero USL delle informazioni senza mai riuscire a prendere la linea. STRESS!

 Mentre siamo in viaggio, già a Fornovo, sentiamo Gigi che ci dice che l’indirizzo mail che ci hanno dato all’Igiene Pubblica in via Vasari non può ricevere mail. Con moto impulsivo/aggressivo irrefrenabile Roberto gira la macchina e torna indietro in via Vasari per chiedere conto. In via Vasari confermano l’indirizzo mail, ma evidentemente non c’è speranza.

Andiamo al mare, troviamo il sole, la frittura mista e gli spaghetti allo scoglio, quell’atmosfera malinconica e un po’ magica che ha il mare d’inverno e per la prima volta da giorni, passeggiando sulla sabbia, ci sentiamo in armonia con il mondo per qualche ora. La sera, tornati a casa, ripiombiamo nella nebbia.

Luigi intanto ha inviato la mail di richiesta di aiuto all’URP dell’USL e ha spostato il volo di ritorno a mercoledí 12 (giovedí ha un corso cui è necessario partecipi)

8 gennaio

Si apre uno spiraglio: sembra che basti un tampone rapido in farmacia per riattivare il Green Pass. Telefoniamo subito al bravo farmacista di Colorno che ci dice che loro non sanno ancora niente, aspettano notizie. D’accordo con lui prenotiamo un tampone per martedì dicendoci che lunedì pomeriggio ci saremmo sentiti per capire se la procedura era stata attivata e come. Sentiamo anche la cugina farmacista di Roberto che ci promette di tenerci aggiornati

9 gennaio

La cugina farmacista di Roberto ci dice che la procedura sarà attivata da martedì (speriamo bene!). Testiamo in casa Luigi che è negativo e almeno lo togliamo dall’isolamento casalingo - almeno vive con noi! Ci abbracciamo.

10 gennaio

Giornata importante. Scopriamo dai giornali qual è la procedura: tampone rapido in farmacia, caricamento immediato da parte del farmacista ed emissione immediata di un certificato temporaneo valido quarantotto ore fino alla riattivazione del Green Pass. Il farmacista via telefono conferma. Il tampone è gratuito se si esibisce la certificazione di inizio quarantena dall’ausl che noi non abbiamo, ma paghiamo volentieri.

Tra l’altro, in giornata arriva a Gigi via mail la certificazione di inizio quarantena e una mail in cui si suggerisce la strada del tampone rapido. Sembra che abbiamo risolto, rimane in sottofondo la domanda a cui nessuno (contattabile) sa dare risposta se il certificato temporaneo vale per i voli. Incrociamo le dita!

11 gennaio

Tampone negativo gratuito e certificato in farmacia. Ci abbracciamo. Domani sveglia all’alba anche se il volo è a Malpensa alle 11:30 per prevenire eventuali problemi correlati al Green Pass temporaneo.

12 gennaio

In un aeroporto semideserto, con un solo terminal funzionante, Luigi passa e va, torna felice alla sua vita.

Così la storia finisce là dove è cominciata, con me rannicchiata nella poltrona davanti alla stufa con qualche lacrima che scorre su questa ennesima partenza, sulla mia nipotina e su mia figlia che non ho  visto e su queste merdose feste natalizie. Al momento sembra difficile pensare di ricominciare a viaggiare, ma il desiderio è di farlo appena possibile. Recupereremo, almeno un po’. 😓

lunedì 10 gennaio 2022

SINTESI DJOKOVIC

 L’Australia con la vicenda Novax Djokovic sta facendo una figura di merda internazionale del tutto comparabile a quella di Djokovic stesso. Prima lo ammettono, poi gli tolgono il visto, un giudice lo riammette e non si sa perché (pare un certificato di positività al COVID il 16 settembre e una negatività pochi giorni dopo senza smettere gli impegni pubblici) e il Governo che lancia minacce di revoca.

Sintesi e sentenza perfetta stasera Roberto, mentre a tavola ascoltavamo il TG ripercorrere la vicenda non ancora terminata “Ogni paese ha la sua nipote di Mubarak”. Perfetto.

Sipario.

domenica 9 gennaio 2022

DI CHI SONO BAMBINI?

 

“La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima” (Elie Wiesel)

(mifido.org)

“Secondo i magistrati l’accusa di tentato omicidio non intaccava il diritto del 40enne di vedere e crescere il figlio.”
Riportano questo, i giornali, parlando dell’omicidio del piccolo di Varese.
Affronto ormai quotidianamente questioni che sembrano voler trovare compromessi tra l’essere un uomo violento, ma al contempo un buon padre di famiglia. E dopo il lungo elenco di femminicidi di questo anno appena passato, la frustrazione cresce ancora ed ancora.  Talvolta monta in rabbia, talvolta si trasforma in energia che tenta ancora una volta di individuare nuovi strumenti per poter costruire un dialogo tra avvocati, magistratura e con operatori socio- sanitari che spesso fanno prevalere, o almeno così pare, il diritto di visita del padre sul pregiudizio per il bambino e per la madre. 

Il diritto del bambino ad essere protetto da un padre violento troppo spesso è subordinato al diritto alla bigenitorialità. “È importante che il bambino faccia i conti col padre reale piuttosto che costruirsi fantasie che possano motivare la sua assenza”. 

Come non concordare con tale assunto? Questo però spesso motiva il protrarsi di incontri protetti per anni…
E penso a quei bambini, alla fatica emotiva di incontrare, in presenza di operatori spesso estranei, quel padre che troppe volte ha usato violenza contro la madre. Se poi questo padre non solo non riconosce di aver usato violenza, ma continua, nel tempo, a sottrarsi alla responsabilità di quei comportamenti giustificandosi, attribuendo colpe ad altri, ha davvero diritto a vedere/crescere suo figlio? 

Sicuramente ha diritto a ricevere aiuto, anche solo nel tentare di costruire un percorso di consapevolezza. Ha diritto ad una possibilità di sostegno che lo orienti verso un percorso che, se ci sono le condizioni, lo porti a chiedere perdono alla madre e al figlio per le violenze agìte. Finché però non ci sono questi elementi, reali e validati e non solo dichiarati per avere sconti di pena, le donne e i bambini vanno solo protetti.

La cultura patriarcale ancora dominante in tutti gli ambiti della nostra vita si insinua anche laddove vi è violenza esasperata, gravissima come un infanticidio o un femminicidio per tentare di trovare giustificazione anche a quegli atti estremi. 
Quante altre vittime dovremo contare perché il diritto di madri e bambini sia più rilevante del diritto del padre violento?

L’unico dato rassicurante dei nostri tempi, dai nostri osservatori, è una maggiore emersione della violenza in donne giovani. Fa sperare che i percorsi di sensibilizzazione nelle scuole o forse, in generale, una più diffusa trattazione della violenza di genere spinga queste ragazze ad allontanarsi da relazioni abusanti senza aspettare anni, come accadeva in passato e come accade per tante ancora oggi. 
La strada per la consapevolezza è però ancora lunga, e questo vale per le vittime, per i carnefici e anche per gli addetti ai lavori. 
In un sistema che continua a tenere separati procedimenti civili (separazione/divorzi/affidamento dei figli) da quelli penali (per il maltrattamento in famiglia) e che quindi alimenta la possibilità che la violenza possa essere considerata “a parte” rispetto all’essere buoni genitori. 

Occorre partire continuamente da noi stessi, come donne e come uomini che non hanno paura di chiamare le cose col loro nome e di fare i conti con un sistema estremamente complesso che ci chiede contemporaneamente di sostenere le vittime e di valutare le capacità genitoriali di entrambi i genitori, trattando in modo neutrale vittima e carnefice. 

I princìpi su cui si fonda il trattato di Instanbul dovrebbero guidarci sempre, nelle azioni da mettere in campo in questo sistema. Ognuno per la sua parte. 

La violenza non è conflitto. Ad esempio.

La violenza non può mai essere giustificata. Ad esempio.

La violenza non è mediabile. Ad esempio.

La violenza in famiglia è figlia della cultura patriarcale. Ad esempio.

La responsabilità della violenza è esclusivamente di chi la agisce. Ad esempio.

“La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima” (Elie Wiesel)

Occorre quindi prendere posizione come servizi sociali in questo sistema che spesso ci disorienta, che ci porta a mischiare la violenza con il conflitto, che ci chiede di essere neutrali anche a fronte di palesi ingiustizie.
Formazione costante, supervisione e costruzione di tavoli interistituzionali sono strade possibili e da percorrere.
Per aiutarsi a vedere e riconoscere la violenza, per poterla trattare con competenza, per sperimentare il coraggio di contrastare una cultura che ancora troppo spesso la giustifica.

Aggiungerei a questo bell’intervento di una brava ex collega solo una breve riflessione su cui tra l’altro sullo stesso sito si trova un articolo di Paola Sartori. DI CHI SONO i bambini? Sono di coloro che li hanno generati o sono un bene comune e come tale da tutelare collettivamente? Esiste davvero un “preminente diritto del minore” o è spesso in secondo piano rispetto al diritto alla genitorialità? Mi sentirei di dire che in questo paese cattolico e familista l’ipotesi più praticata sia la seconda, nonostante l’impegno di molti operatori: la retorica della famiglia nucleo essenziale e sempre innocente è sicuramente vera ed utile in certi ambiti, ma fa grandi danni in altri (diritti delle donne, diritti dei bambini, “prigioni” culturali a iosa per tutti…). Come sempre, amare veramente qualcuno o qualcosa (un uomo, un bambino, una donna, la famiglia) significa avere lucidamente in mente i difetti, le crepe, a volte le voragini dell’amato e non santificarlo  (chi ci perde sono sempre i più deboli).


venerdì 7 gennaio 2022

CRONACA DI UNA CATASTROFE NATALIZIA 3 (LA FINE? NO GRAZIE)

 2 gennaio

Qui ci siamo rasserenati e organizzati, pur nella tristezza di avere perso le feste. Gigi vive in confinamento al terzo piano e mangia nella stanza adiacente a dove mangiamo noi in modo che almeno possiamo parlare, tocca solo lui la sua roba, quando scende ha la FFP2 e disinfetta dove sta. Studia, è paziente, sente i suoi amici in telechiamata.

Siamo riusciti almeno a mangiare sempre bene (anche per l’ultimo dell’anno ho organizzato una cenetta niente male). Siamo usciti a mezzanotte nella strada deserta davanti a casa a fare il brindisi per il nuovo anno ben distanziati e con qualche piccolo mortaretto.

Rimane l’unica fonte di stress cercare di capire come districare Luigi da questa situazione per consentirgli di tornare a Parigi. Nessuno ci ha contattato e qui non si capisce cosa dobbiamo fare. Intanto domattina proviamo il test casalingo per vedere se Gigi si è negativizzato. 

Siamo immersi nella fitta nebbia della Pianura Padana. Ma almeno non abbiamo paura.

3 gennaio

Luigi ancora positivo al tampone casalingo. Ha già spostato il volo ancora a domenica. Chiama insistentemente il numero usl ma è sempre occupato. Sta facendo lezione a distanza con la Sorbona (per fortuna che anche lá si sono organizzati, visto che hanno un bel problema anche loro). L’umore non è dei migliori, ma nemmeno sotto i piedi, ancora.

4 gennaio

Messaggio vocale del nostro amico medico in risposta a una nostra richiesta di aiuto per capire come muoverci “Mi dispiace molto ma qui non si sa niente, chiamo l’Igiene Pubblica e nessuno risponde, siamo nel disastro organizzativo. Sembra la Terza Guerra Mondiale”. Ci terrà aggiornati, dice. 👀

5 gennaio

Messaggio e poi videochiamata da Anna. Lei e Andre sono positivi a Oberieden. !! Stanno bene, terzoscudati entrambi.

Chissà, forse non ne usciremo mai….

Intanto, sono messi così


Ad ognuno il suo lavoro…

6 gennaio

Non ci capiamo più niente, da quel che abbiamo capito solo con un tampone molecolare fatto dall’USL può liberare Gigi ridandogli il Green Pass, ma non riusciamo a contattare l’USL che non si è mai fatta viva. Ci sentiamo intrappolati. Troviamo un numero dell’AUSL di Parma per informazioni ma è impossibile da contattare, dicono sempre “Ci dispiace ma non possiamo rispondere”. Alti livelli di stress.

Oggi pomeriggio siamo andati al cinema (Roberto ed io, ovviamente, povero Gigi!) a vedere “un eroe” di Ashgard Fahradi e all’uscita Roberto ha voluto assolutamente (abbiamo strenuamente discusso) andare alla sede dell’Igiene Pubblica in via Vasari per chiedere informazioni. C’era tutto illuminatoe aperto, ma non c’era nessuno.

Almeno abbiamo mangiato un ottimo galletto (del pollaio) alla cacciatora fatto con lo Slow Cooker che ho portato dagli Stati Uniti (lo Slow Cooker, non il galletto!) trenta anni fa (!!) che Roberto è riuscito a rimettere in funzione. Eccellente!

Alla fine della cenetta, un bel pezzettino del torrone che ho fatto io. 😋

MOMENTO BUFFO NELLA CATASTROFE NATALIZIA

 (NB scrivo questo post sollecitata alla par condicio da chi vede esposte le proprie svagatezze in questo blog. Siccome questa volta è toccato a me non posso esimermi).

Ora di cena. Metto a cuocere a vapore una montagna di cavolini di Bruxelles che Roberto ha raccolto nell’orto. Sono tanti e quindi ne cuocio metà e l’altra metà la cuocerò dopo cena, non ci stanno tutti nella mia vaporiera. Intanto preparo tutti i piatti e piattini della cena di Luigi che lui trova completa e servita (pane, condimento, salse, piatto principale e verdura, stoviglie, acqua e vino versato)  nel tavolo dove siederà a mangiare nella stanza adiacente alla nostra. Ci sediamo e mangiamo, con la porta aperta ci vediamo e riusciamo a parlare anche un po’. IO: “Buoni questi cavolini, vero?”, ROBERTO “Sì, dolcissimi”, IO “Ti piacciono, Gigi?” GIGI “È un sacco che non ne mangio, ma devono essere proprio così ?”. “Beh, sì”.

Gigi è più lento di noi a mangiare, ma stasera non finisce davvero più - Roberto va di là per offrirgli del vino ancora e … “Ma cosa stai mangiando Gigi?” (Gigi è a tre quarti del piatto di cavolini) “ma questi cavolini sono crudi!”

Il povero Gigi aveva mangiato i cavolini crudi perché un’improvvida madre, preparando il suo piatto, aveva pescato nel mucchietto dei cavolini ancora da cuocere invece che quelli già cotti. “Ma mi sembrava che non dovessero essere così, ve l’ho anche chiesto, infatti facevo molta fatica a mangiarli”. E niente, Gigi ha un buon carattere e mi ha perdonato.

Sipario.



CRONACA DI UNA CATASTROFE NATALIZIA 2

 25 dicembre, che Natale di merda! 

Stamattina Roberto ha accompagnato Hishashi a Linate. È dispiaciuto molto a tutti. Gigi è isolato da solo al terzo piano e Roberto sprizza rabbia da tutti i pori. Cerchiamo la possibilità di fare un tampone molecolare a Gigi, ma non c’è modo, nemmeno tramite la guardia medica ( chissà perché mai!). Dobbiamo aspettare lunedí. Povero Gigi, sempre così corretto e attento, facciamo varie ipotesi sul dove e come del contagio, ma ovviamente senza frutto e costrutto. Una grande tristezza mi attanaglia il cuore.

27 dicembre

Gigi è andato molto presto a fare un molecolare a pagamento (90 carte) presso il Centro medico di Colorno. Ha ancora un po’ di sintomi (pochi) ma siamo certi che testerà positivo. Sono passati due amici carissimi dell’Anna che come programmato vanno a Zurigo (dopo qualche giorno in Val Gardena) il 29 per sciare con l’Anna e Andre e stare con loro per Capodanno e fino al 5. Affidiamo loro i regali di Natale e un po’ di verdura dell’orto. E le “feste”proseguono. Aspettiamo il risultato del tampone. Stasera Roberto ed io andiamo però con le nostre Ffp2 al cinema a vedere Diabolik, sennò schiattiamo, lui di rabbia e io di tristezza.

28 dicembre

Nel pomeriggio risultato del tampone di Gigi positivo.

La serata cinema è andata benissimo, nessuno al cinema e film gradevole. Ci prepariamo alla quarantena. Contattiamo il medico che ci dice che l’Usl ci contatterà per il tracciamento e la quarantena.

Facciamo l’ipotesi, visto che Gigi sta bene, di provare il test casalingo su Gigi il 30 e se negativo andare subito a fare il molecolare per riuscire a farlo tornare a Parigi con il volo programmato di ritorno del 2 (il 3 cominciano le lezioni alla Sorbona)

30 dicembre

Stamattina presto Luigi ha ancora il tampone fai da te debolmente positivo e quindi niente molecolare. Nessuno ci ha contattato: i tg dicono che il tracciamento è completamente saltato. Siamo in quarantena volontaria. Luigi ha spostato il volo al 5. Riproveremo il tre a vedere se si è negativizzato. Noi siamo sempre in forma. 

La buonissima notizia è che il governo ha cambiato le regole della quarantena e quindi Roberto ed io  (entrambi con recente terza dose) siamo liberi (con cautela) e senza l’onere e l’incubo del tampone da domani. Questo è un grande anche se parziale sollievo. L’atmosfera si è un po’ rasserenata. Cuciniamo, curiamo l’orto, leggiamo libri e giornali. Ieri sera abbiamo visto un gran bel film su Netflix “Don’t look up”. E cerchiamo di volerci bene, a noi stessi e tra di noi.

Ci è arrivato un messaggio da Veronica e Francesco, gli amici che avevamo a cena il 22. Al ritorno in Danimarca, con qualche lieve sintomo, hanno fatto il tampone e sono risultati positivi loro due e il bimbo più piccolo (che se l’è cavata con un giorno di enterite). Positivi anche la mamma di Francesco (ma non il papà) e la sorella e la cognata di Veronica  (ma non la mamma). Tutti con sintomi lievi. Pensano di averlo preso da un amico di Francesco che hanno incontrato il 23. O dalla cognata. O da Gigi. Ma che importa? Tutti vaccinati e stanno tutti bene (i trivaccinati hanno evitato il contagio).

Ci scrive Anna desolata che i due amici italiani che sono arrivati ieri portando i nostri regali, Elena e Andrea, sono dovuti tornare in fretta a casa, tra le lacrime, perché Andrea, con qualche lieve sintomo, è risultato positivo al test casalingo. Gli altri, trivaccinati, tutti bene e tutti negativi. 

Roberto ed io abbiamo commentato tristemente che tutti coloro che si sono spostati (Gigi dalla Francia all’Italia, Veronica e Francesco dalla Danimarca all’Italia e ritorno, Andrea ed Elena dall’Italia alla Svizzera) l’hanno beccato; che tutti i doppiamente vaccinati l’hanno preso lieve, che pressochè tutti i trivaccinati non l’hanno preso. Chissà se vale per campioni più ampi (sembra di sì, in effetti). Per fortuna non siamo No Vax!


CRONACA DI UNA CATASTROFE NATALIZIA

 24 dicembre, ore 24:45

Oggi doveva essere l’inizio delle celebrazioni di Natale, cioè il concretizzarsi di preparativi iniziati già da tempo. Il programma quest’anno:

Il 9 e 10, 11 e 12 di ritorno dalla Svizzera decorazione accurata della casa con lucine, soprammobili, piccola collezione di presepi. Impacchettamento di tanti regali e pulizia a specchio della casa. Nel frattempo terza dose, febbre e stanchezza da terza dose e poi una noiosa tosse, abbassamento di voce e infreddatura passati da Olivia al nonno e dal nonno a me.

18 sera tardi arrivo di Luigi da Parigi. Tutto il giorno praticamente ho cucinato per fare stracotto, pane e formaggio grattugiato, pasta fresca che è stata trasformata il 19 da Luigi e dalla Nina in 400 cappelletti, poi religiosamente surgelati. 

Il 22 è arrivato Hishashi, un amico giapponese di Luigi, da Parigi. Il 22 ho cucinato tutto il giorno perchè venivano  in visita due amici quarantenni dalla Danimarca, due ragazzi che ci sono sempre piaciuti molto. Bella cena e buona compagnia. Hishashi si è rivelato subito un amore di ragazzo, cordiale, cortese e molto ben sintonizzato con noi. Luigi l’ha portato un po’ in giro per Parma e Colorno e hanno visto gli amici di Gigi.

Il 23 Gigi comincia a non stare bene, tosse, infreddatura ecc. sempre peggio. Stamattina per scrupolo, visto che nel pomeriggio Anna, Andre e Olivia dovevano partire dalla Svizzera e il 25 dovevamo andare da mia madre molto anziana e da mio fratello con il brodo, i cappelletti, il lesso, le salse e i dolci di Natale, abbiamo chiesto a Roberto, andato a Colorno a comperare i circa 130 euro di carne per il lesso che avevo prenotato dieci giorni prima, di comperare anche qualche tampone rapido casalingo da fare in casa. 

Così, abbiamo testato Gigi che per due volte è risultato positivo. Abbiamo testato anche noi, tutti negativi.

Da questo momento è iniziata la catastrofe: abbiamo isolato Gigi e anche separatamente Hishashi, abbiamo chiesto ad Hishashi di trovare un volo di ritorno dalla Francia il prima possibile (ripartirá domani alle 14), fermato l’Anna e famiglia appena prima che partissero, congelato carne e salse che avevo fatto ieri, sevito i pasti ai ragazzi nelle rispettive camere e vissuto isolati, straniti e tristi.

Per fortuna stasera ho avuto la forza di proporre e organizzare di aprire i regali assieme molto ben distanziati nella nostra grande sala, mangiando spongata e panettone e bevendo spumante. Il momento è stato comunque carino, nonostante i pesi che avevamo sul cuore. Adesso sono tutti a letto e io sono qui, rannicchiata nella poltrona accanto alla stufa, e piango liberamente sul nostro Natale rovinato e sullo stress che ci attanaglia. Non pubblicherò questo/ questi post: ho deciso che lo pubblicherò solo a risoluzione, al termine di questa vicenda.