Tra poche ore Luigi, il mio Gigi, compie 18 anni, un compleanno importante, il segno che un giovane uomo sta nascendo. Non ho mai sottovalutato la fatica di crescere - i bambini, nella loro apparente semplicità e gioia pura, scoppiano a piangere fragorosamente all' improvviso - il male che provoca il pianto cambia nei vari momenti della crescita (la fame, il mal di pancia, il ginocchio sbucciato, non essere capiti, non essere abbracciati, subire i milioni di offese di un mondo che a poco a poco fa breccia nella vita di un bambino). Gli adulti tendono a pensare che sono sciocchezze, poca cosa, ma per chi li vive sono importanti, drammatici.E poi c'è lo spinoso e ossuto adolescente che ha bisogno di farti male, al tempo stesso facendo male a se stesso, che non governa un corpo in cambiamento e mille e misteriose spinte dentro di sè che lo confondono, lo impauriscono, lo rendono euforico e depresso, aggressivo ed affettuoso. Ormai sei passato oltre anche a questo.
Credo che crescere sia faticoso, contraddittorio, un lavoro quotidiano che sai mai finito.
Ma so anche, Gigi, che vederti crescere è stato un privilegio, costellato da piccoli ricordi splendidi di momenti, di gesti, di luoghi, perfino di vestiti - è stato solo ed esclusivamente un piacere, per me, e non l'ho mai dimenticato nemmeno quando era naturale (e necessario) essere severi e arrabbiati e - specie nel mio caso - "caustici".
Oggi ovviamente mi chiedo cosa diventerai, ma questo compleanno è particolare perchè sarai molto lontano e ti canteranno las mañanitas come canzoncina di buon compleanno. Mi tocca addirittura chiedermi cosa e chi sei diventato in questi mesi lontano da noi e non vedo l'ora di capirlo quando ti rivedrò, tra meno di due mesi, il 18 luglio, e di scoprire aspetti nuovi nel mio (amatissimo) Gigi. E riavrò il privilegio di osservarti mentre cresci ed affiancare la tua crescita, riconoscendo in te gli echi di altri luoghi, di altre persone ed altri affetti. Ne sarò, come sempre, felice.
Un abbraccio ( mi manca molto abbracciarti).
Mamma
venerdì 27 maggio 2016
lunedì 23 maggio 2016
domenica 22 maggio 2016
SI FA PRESTO A DIRE MARGHERITE
Margherite? No, Erigeron. Però secondo me splendide in ogni caso. Comprate a Ventimiglia ed ora in splendida fioritura nel mio cortile.
LA MEDIOCRITÀ 2 - RISPOSTE SEMPLICI (STICHE) A PROBLEMI COMPLESSI
Mi è capitato recentemente di discutere via Facebook( via Facebook, non ci posso credere! Ho mollato quasi subito, non è possibile condurre una discussione seria via Facebook) con un amico cui la categoria "mediocrità" non si applica affatto, nemmeno lontanamente. Eppure, questo amico ha serenamente affermato che se fosse il prossimo sindaco di Parma la prima cosa che farebbe sarebbe dare gratis gli "asili" ai figli degli immigrati, perchè partono in prima elementare già col 6 perchè non sanno l'italiano. Questa affermazione (innocua, di per se stessa) mi ha colpito per la sua mediocrità e per il fatto che questo amico rappresenta una delle migliori teste pensanti che conosco.
Tralascio molti commenti, ma due li devo almeno sfiorare:
1. Asilo nido e scuola dell'infanzia sono due ordini di scuole molto diversi, non solo per i costi e le rispettive tariffe sostenute dalle famiglie (su cui sono ferratissima - è il mio mestiere), ma soprattutto per i bisogni familiari ed educativi a cui rispondono. L'asilo nido in Emilia-Romagna copre circa il 30% dei bimbi in età corrispondente, sia italiani che stranieri (e da almeno un paio d'anni non c'è lista d'attesa, nonostante mediocri e altisonanti titoli di gionale e convinzioni non eradicabili. La scuola dell'infanzia intorno al 95% dei bimbi di età, sia italiani che stranieri (cioè, in pratica, tutti). Non è veramente possibile a mio avviso farne un discorso unico. E qui mi fermo, perchè voglio fare il post su altro.
2. La compartecipazione delle famiglie (cioè quello che pagano ogni mese) è calcolata sull'ISEE cioè su un indicatore di capacità reddituale - alcune famiglie pagano pochissimo o anche niente in base alla loro situazione reddituale. Anche qui mi fermo, sottolineo solo che anche la retta massima copre solo circa un terzo dei costi del servizio.
Se capisco bene, la problematica rappresentata riguarda l'insuccesso scolastico dei figli della migrazione. Questo tema mi riguarda professionalmente solo lateralmente - occupandomi di servizi sociali ne vedo le conseguenze (ragazzini e ragazzi a disagio sociale), ma anche direttamente nella parte programmazione dei servizi di prevenzione (che è la cenerentola dei servizi - la prevenzione non dà sufficiente visibilità) Inoltre, da qualche anno ho ben presente una lezione magistrale di un professore della Bocconi che affermava che il maggiore svantaggio competitivo che la Regione Emilia-Romagna patirà nei prossimi vent'anni sarà questa massa di oggi ragazzi e domani lavoratori dequalificata e priva degli strumenti non solo di lavoro, ma anche di comprensione del mondo - saranno qui tra noi, cosa ce ne faremo?
Inoltre, ho avuto una figlia che è stata per i primi sei anni della sua vita una "seconda generazione" (ce ne sono di quattro tipi: stranieri nati in Italia, stranieri nati all'estero e giunti in Italia in età prescolare, stranieri nati all'estero e giunti in Italia tra i 7 e i 12 anni, stranieri nati all'estero e giunti in Italia tra i 13 e i 17 anni) e l'ho osservata imparare a parlare in spagnolo, passate all'italiano per tre mesi e poi parlare in inglese - sono molto sensibile e interessata alla problematica. E infine, ho fatto un master in Education negli Stati Uniti, dove la linguistica L2 è stato uno dei temi di studio.
Quello che abbiamo oggi in Italia è descritto da molti dati, ma ne prendo solo un paio: a 18 anni sono ancora sui banchi di scuola l'80% dei ragazzi italiani (SOLO l'80%!) e il 60% dei ragazzi di origine straniera - il 19% degli italiani di quell'età ha un ritardo scolastico di almeno un anno, il 36% degli stranieri (di cui il 40% di due anni o più). Inoltre, solo il 18% degli stranieri segue un percorso liceale, istituti tecnici (33%), gli altri istituti professionali o corsi di formazione professionale (e il 50% non terminerà il corso di studi).
Le cause?
- le stesse che per i ragazzi italiani - basso capitale umano (sociale, economico e culturale) della famiglia e ci sarebbe molto da dire ma non mi soffermo
- le famiglie migranti hanno spesso esigenze di inserimento precoce dei figli nel mondo del lavoro e quindi scelgono percorsi più culturalmente poveri e più rapidamente monetizzabili
- i ragazzi stranieri hanno un problema di identità e di apparteneza (altro tema enorme)
- la lingua non è la causa prevalente - la quasi totalità è capace di comunicare senza problemi, senza accento e senza incomprensioni. Non manca l'alfabetizzazione primaria, manca l'alfabetizzazione secondaria, quella della competenza linguistica scritta, quella "per studiare".
La cosa da sottolineare è che il fattore linguistico più importante, in verità, è la competenza linguistica nella lingua materna: il livello di competenza in L2 è una parziale funzione del tipo di competenza che si è sviluppato in L1 nel momento in cui inizia l'esposizione intensiva a L2 quindi bisognerebbe sostenere ed incentivare i genitori stranieri ad usare la lingua materna con i bambini e non "insegnare" precocemente l'italiano e valorizzare il più possibile la L1.
È quindi prioritario l'asilo nido per tutti? Molte cose si possono fare, sia come sindaco che come insegnanti che come sistema scolastico - forse è semplice dire "devono imparare l'italiano' ma forse un po' semplicistico? Forse bisogna problematizzare, approfondire, ascoltare chi studia e chi opera - non è molto di moda, ma non c'è speranza senza. Altrimenti siamo "altruisti irrazionali" (Giovanna Zincone, La Stampa 25 novembre 2013) o, più semplicemente, incorriamo in una mediocrità inaspettata e immeritata.
Tralascio molti commenti, ma due li devo almeno sfiorare:
1. Asilo nido e scuola dell'infanzia sono due ordini di scuole molto diversi, non solo per i costi e le rispettive tariffe sostenute dalle famiglie (su cui sono ferratissima - è il mio mestiere), ma soprattutto per i bisogni familiari ed educativi a cui rispondono. L'asilo nido in Emilia-Romagna copre circa il 30% dei bimbi in età corrispondente, sia italiani che stranieri (e da almeno un paio d'anni non c'è lista d'attesa, nonostante mediocri e altisonanti titoli di gionale e convinzioni non eradicabili. La scuola dell'infanzia intorno al 95% dei bimbi di età, sia italiani che stranieri (cioè, in pratica, tutti). Non è veramente possibile a mio avviso farne un discorso unico. E qui mi fermo, perchè voglio fare il post su altro.
2. La compartecipazione delle famiglie (cioè quello che pagano ogni mese) è calcolata sull'ISEE cioè su un indicatore di capacità reddituale - alcune famiglie pagano pochissimo o anche niente in base alla loro situazione reddituale. Anche qui mi fermo, sottolineo solo che anche la retta massima copre solo circa un terzo dei costi del servizio.
Se capisco bene, la problematica rappresentata riguarda l'insuccesso scolastico dei figli della migrazione. Questo tema mi riguarda professionalmente solo lateralmente - occupandomi di servizi sociali ne vedo le conseguenze (ragazzini e ragazzi a disagio sociale), ma anche direttamente nella parte programmazione dei servizi di prevenzione (che è la cenerentola dei servizi - la prevenzione non dà sufficiente visibilità) Inoltre, da qualche anno ho ben presente una lezione magistrale di un professore della Bocconi che affermava che il maggiore svantaggio competitivo che la Regione Emilia-Romagna patirà nei prossimi vent'anni sarà questa massa di oggi ragazzi e domani lavoratori dequalificata e priva degli strumenti non solo di lavoro, ma anche di comprensione del mondo - saranno qui tra noi, cosa ce ne faremo?
Inoltre, ho avuto una figlia che è stata per i primi sei anni della sua vita una "seconda generazione" (ce ne sono di quattro tipi: stranieri nati in Italia, stranieri nati all'estero e giunti in Italia in età prescolare, stranieri nati all'estero e giunti in Italia tra i 7 e i 12 anni, stranieri nati all'estero e giunti in Italia tra i 13 e i 17 anni) e l'ho osservata imparare a parlare in spagnolo, passate all'italiano per tre mesi e poi parlare in inglese - sono molto sensibile e interessata alla problematica. E infine, ho fatto un master in Education negli Stati Uniti, dove la linguistica L2 è stato uno dei temi di studio.
Quello che abbiamo oggi in Italia è descritto da molti dati, ma ne prendo solo un paio: a 18 anni sono ancora sui banchi di scuola l'80% dei ragazzi italiani (SOLO l'80%!) e il 60% dei ragazzi di origine straniera - il 19% degli italiani di quell'età ha un ritardo scolastico di almeno un anno, il 36% degli stranieri (di cui il 40% di due anni o più). Inoltre, solo il 18% degli stranieri segue un percorso liceale, istituti tecnici (33%), gli altri istituti professionali o corsi di formazione professionale (e il 50% non terminerà il corso di studi).
Le cause?
- le stesse che per i ragazzi italiani - basso capitale umano (sociale, economico e culturale) della famiglia e ci sarebbe molto da dire ma non mi soffermo
- le famiglie migranti hanno spesso esigenze di inserimento precoce dei figli nel mondo del lavoro e quindi scelgono percorsi più culturalmente poveri e più rapidamente monetizzabili
- i ragazzi stranieri hanno un problema di identità e di apparteneza (altro tema enorme)
- la lingua non è la causa prevalente - la quasi totalità è capace di comunicare senza problemi, senza accento e senza incomprensioni. Non manca l'alfabetizzazione primaria, manca l'alfabetizzazione secondaria, quella della competenza linguistica scritta, quella "per studiare".
La cosa da sottolineare è che il fattore linguistico più importante, in verità, è la competenza linguistica nella lingua materna: il livello di competenza in L2 è una parziale funzione del tipo di competenza che si è sviluppato in L1 nel momento in cui inizia l'esposizione intensiva a L2 quindi bisognerebbe sostenere ed incentivare i genitori stranieri ad usare la lingua materna con i bambini e non "insegnare" precocemente l'italiano e valorizzare il più possibile la L1.
È quindi prioritario l'asilo nido per tutti? Molte cose si possono fare, sia come sindaco che come insegnanti che come sistema scolastico - forse è semplice dire "devono imparare l'italiano' ma forse un po' semplicistico? Forse bisogna problematizzare, approfondire, ascoltare chi studia e chi opera - non è molto di moda, ma non c'è speranza senza. Altrimenti siamo "altruisti irrazionali" (Giovanna Zincone, La Stampa 25 novembre 2013) o, più semplicemente, incorriamo in una mediocrità inaspettata e immeritata.
giovedì 19 maggio 2016
LA MEDIOCRITÀ
Quello che davvero mi preoccupa i questo paese pieno di problemi è questo prepotente non ritorno (c'è sempre stata) ma prepotente riaffiorare della mediocrità. Tanta gente si pasce della propria mediocrità - non servono gli esperti, non servono i dati, le prove, guai a proporre approfondimenti, guai a seguire ed accompagnare i processi - la gggente sa già tutto, sa che tentano di fregarti con le vaccinazioni ai bambini, che tutti i politici sono dei ladri, sa che suo figlio è allergico al glutine e che i soldi della sanità vengono spesi per gli immigrati... (Al tempo stesso vincenti e continuamente mazziati da chi invece li manovra). Il loro epigono è Salvini, il loro strumento l'ignoranza assurta a modello, la loro modalità è la fede in regole ed algoritmi autoprodotti.
I mediocri fanno carriera (non rompono mai i coglioni), ingrossano i sindacati (che proteggono i mediocri, nella finta accezione di una certa sinistra che l'uguaglianza significa che siamo tutti intercambiabili e non uguaglianza di opportunità), formano l'ossatura della classe politica, specie locale, sono collegati ad una delle basi della nostra quotidiana pedagogia scolastica (che premia chi sta nella media, perchè in fondo è sia poco cristiano essere troppo bravi, sia faticoso stimolare e valorizzare l'apporto "fuori media") e ormai, fanno opinione pubblica non discutibile. Per fortuna c'è qualche eccezione, ma non credo basti...
venerdì 13 maggio 2016
MICHELA MARZANO ESCE DAL PD
Sui temi dei diritti e dell'etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità' politica. Lo so che, sulla unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l'Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a 'famiglia' e 'familiare', parlando delle unioni civili come una semplice 'specifica formazione sociale', e aver stralciato la 'stepchild adoption' rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente".
(Lettera di dimissioni di Michela Marzano dal gruppo PD - ma rimane in Parlamento)
Lo ammetto, mi ha un po' irritato, forse più di quel che meriti.
Coerenza o rigidità? Coerenza o centratura su se stessi? Coerenza o tanto peggio tanto meglio? Se si applicasse la "legge" della coerenza per tutti e su tutti ci sarebbe l'immobilismo. Se si applicasse davvero la coerenza non si scalderebbero più le case (il riscaldamento inquina e il pd ha nel suo programma la lotta all'inquinamento) si dividerebbe il proprio lauto stipendio da parlamentare con gli ultimi della terra (non abbiamo tutti gli stessi diritti? Così dicono gli ideali della sinistra), si concepirebbero dai due ai tre figli ( non dobbiamo preservare la specie?)... E se tutti noi fossimo virtuosamente coerenti a noi stessi non riusciremmo a contrattare alcuna regola di convivenza. O la Marzano ha vissuto finora su un altro pianeta o sa sicuramente che andava a trattare posizioni possibili nel momento storico determinato - e, per coerenza, se non riesce a farlo, perchè non se ne va a fare altro?
(Lettera di dimissioni di Michela Marzano dal gruppo PD - ma rimane in Parlamento)
Lo ammetto, mi ha un po' irritato, forse più di quel che meriti.
Coerenza o rigidità? Coerenza o centratura su se stessi? Coerenza o tanto peggio tanto meglio? Se si applicasse la "legge" della coerenza per tutti e su tutti ci sarebbe l'immobilismo. Se si applicasse davvero la coerenza non si scalderebbero più le case (il riscaldamento inquina e il pd ha nel suo programma la lotta all'inquinamento) si dividerebbe il proprio lauto stipendio da parlamentare con gli ultimi della terra (non abbiamo tutti gli stessi diritti? Così dicono gli ideali della sinistra), si concepirebbero dai due ai tre figli ( non dobbiamo preservare la specie?)... E se tutti noi fossimo virtuosamente coerenti a noi stessi non riusciremmo a contrattare alcuna regola di convivenza. O la Marzano ha vissuto finora su un altro pianeta o sa sicuramente che andava a trattare posizioni possibili nel momento storico determinato - e, per coerenza, se non riesce a farlo, perchè non se ne va a fare altro?
mercoledì 11 maggio 2016
MARCHINI E' UN COGLIONE MA NON È SOLO
Marchini ha dichiarato che non celebrerà matrimoni tra copie omosessuali -anche se sono legge dello stato (si chiamano unioni civili, evidentemente ostiche per chi la civiltà la misura in potere). Grandi discussioni e scandalo del politically correct, bla bla bla televisivo...
Io avrei una domanda: come mai tutti si scandalizzano per l'affermazione di Marchini (e di Salvini che come sempre quando c'è da sostenere un'autentica cazzata è in prima linea) e nessuno, dico NESSUNO, si chiede come mai un medico, dipendente pubblico, può fare obiezione di coscienza e non applicare una legge delo stato sull'interruzione di gravidanza? Non vedo la differenza.
Io avrei una domanda: come mai tutti si scandalizzano per l'affermazione di Marchini (e di Salvini che come sempre quando c'è da sostenere un'autentica cazzata è in prima linea) e nessuno, dico NESSUNO, si chiede come mai un medico, dipendente pubblico, può fare obiezione di coscienza e non applicare una legge delo stato sull'interruzione di gravidanza? Non vedo la differenza.
domenica 8 maggio 2016
MAH...
Stasera siamo andati al cinema a Viadana, ridente (ridente?) paese del mantovano - siamo andati a vedere The dressmaker , film piacevole e interessante, dove eravamo ben 7 spettatori - e all'uscita, sedute su alcune panchine c'erano alcune signore e un paio di signori piuttosto avanti negli anni e vestite in modo piuttosto direi "di paese" (botteghe piccole e con abbigliamento solido di altri tempi) che chiacchieravano vociando prevalentemente in dialetto.
Forse perchè reduce la sera prima da un'articolata discussione con un amico professore universitario rispetto alla riforma costituzionale, mi sono chiesta "ma questi come faranno a decidere come votare al referendum di ottobre?" - ma senza disprezzo o senso di superiorità, solo pensando alla enorme complessità che ci viene chiesto di gestire con una scheda elettorale. Mah....
Forse perchè reduce la sera prima da un'articolata discussione con un amico professore universitario rispetto alla riforma costituzionale, mi sono chiesta "ma questi come faranno a decidere come votare al referendum di ottobre?" - ma senza disprezzo o senso di superiorità, solo pensando alla enorme complessità che ci viene chiesto di gestire con una scheda elettorale. Mah....
martedì 3 maggio 2016
HO LETTO UN LIBRO CHE MI HA TOCCATO.
Ho letto un libro che non mi è solo piaciuto, ma mi ha toccato. Moltissimi libri mi sono piaciuti e alcuni mi hanno toccato - alcuni addirittura sono rimasti con me - così senza pensarci mi viene in mente Orgoglio e pregiudizio, Il giro del mondo in 80 giorni, i Fratelli Karamazov, tutto Pavese (ma in particolare Il mestiere di vivere), la Leggerezza delle Lezioni americane, i racconti di Buzzati, tutto Böll ( ma in particolare Opinioni di un clown e Foto di gruppo con signora), Cent'anni di solitudine e tutto Gabo e tanti altri (recentemente Rosa candida).
Non so se questo libro rimarrà con me, solo il tempo lo può confermare, al momento mi ha toccato.
Si chiama Academy Street ed è l'opera quasi prima di una giovane scrittrice irlandese, Mary Costello. Narra in modo severo, asciutto, implacabilmente descrittivo la storia di una donna che diventa concreta, visibile agli occhi. L'ho letto in inglese, per fortuna, così ho potuto pienamente apprezzare l'enorme ricchezza e precisione del linguaggio - ricco, ma non barocco. Mi ha fortemente impressionato la capacità di farti immergere ed aderire nella storia di una donna che è posso dire l'opposto probabilmente di quella che è stata la mia storia e la mia percezione ed esperienza del mondo, ma in cui in alcuni momenti mi sono ritrovata ed identificata.
Mi piace fare questa citazione - la protagonista, ormai vecchia e sola, pensa alla vecchiaia che la attende
"There was no Eden, there would be no Eden, no radiant streaming, no transformation. Just time, and tasks made lighter by the memory of love, and days like all others when she would put one foot in front of the other and walk on, obedient to fate."
Non so se questo libro rimarrà con me, solo il tempo lo può confermare, al momento mi ha toccato.
Si chiama Academy Street ed è l'opera quasi prima di una giovane scrittrice irlandese, Mary Costello. Narra in modo severo, asciutto, implacabilmente descrittivo la storia di una donna che diventa concreta, visibile agli occhi. L'ho letto in inglese, per fortuna, così ho potuto pienamente apprezzare l'enorme ricchezza e precisione del linguaggio - ricco, ma non barocco. Mi ha fortemente impressionato la capacità di farti immergere ed aderire nella storia di una donna che è posso dire l'opposto probabilmente di quella che è stata la mia storia e la mia percezione ed esperienza del mondo, ma in cui in alcuni momenti mi sono ritrovata ed identificata.
Mi piace fare questa citazione - la protagonista, ormai vecchia e sola, pensa alla vecchiaia che la attende
"There was no Eden, there would be no Eden, no radiant streaming, no transformation. Just time, and tasks made lighter by the memory of love, and days like all others when she would put one foot in front of the other and walk on, obedient to fate."
LA MIA STORIA CON L'OPERA DA TRE SOLDI
Ebbene sì, ho una storia con l'Opera da tre soldi di Brecht.
Nell'ormai lontanissimo anno della maturità mi trovavo a preparare un argomento per ogni materia, nel caso mi avessero chiesto un argomento a scelta - e siccome una delle mie materie era il tedesco avevo scelto Brecht. Di Brecht avevamo letto (in tedesco) solo alcuni brani, così avevo letto (in italiano) l'Opera da tre soldi. Non ricordo se mi era piaciuta, ricordo però bene che mi aveva turbato, soprattutto per la negazione totale dei sentimenti: nell'Opera non c'è amore, non c'è amicizia, non c'è nemmeno povertà e la verità è squallida, si sbriciola tra le dita.
Vent'anni dopo (vent'anni fa) quando ancora avevo la forza e la voglia di possedere ogni anno un abbonamento a teatro, l'ho vista per la prima volta messa in scena e l'avevo amata molto, avevo amato la sua forza politica, l'idealismo, il forte senso etico, la rabbia. Avevo pensato al cinico idealista che aveva scritto "Per voi che siete sazi e ben pasciuti/godendo in pace delle pene altrui/dei miserabili la voce griderà/se un uomo ha fame si ribellerà". Per me era un approccio nuovo, così diretto, ma non semplicistico, potente.
Sabato scorso siamo andati al Piccolo di Milano con Anna e una sua splendida amica a vedere l'Opera da tre soldi in un a mio parere azzeccatissimo allestimento con bravissimi attori e stavolta più di tutto ne ho colto l'attualità (scritta quasi novanta anni fa! Nel 1928) "la legge l'hanno inventata per organizzare lo sfruttamento di coloro che non la capiscono, o che non possono permettersi di rispettarla", ma al contempo, per la prima volta, ho percepito più la disperazione e il sarcasmo che non la lotta e l'ironia.
CHI VINCE FA LA STORIA/ E CHI PERDE TACERÀ. Non c'è speranza di progresso e redenzione? Usando la ragione probabilmente no - ma anche se Brecht lo nega siamo fatti anche di sentimenti e percezioni - e la speranza è uno dei più potenti.
(Anna ci ha raccontato di avere fatto fatica a connettersi con quello che avveniva in scena - l'Opera ha iniziato la sua storia con lei...).
Nell'ormai lontanissimo anno della maturità mi trovavo a preparare un argomento per ogni materia, nel caso mi avessero chiesto un argomento a scelta - e siccome una delle mie materie era il tedesco avevo scelto Brecht. Di Brecht avevamo letto (in tedesco) solo alcuni brani, così avevo letto (in italiano) l'Opera da tre soldi. Non ricordo se mi era piaciuta, ricordo però bene che mi aveva turbato, soprattutto per la negazione totale dei sentimenti: nell'Opera non c'è amore, non c'è amicizia, non c'è nemmeno povertà e la verità è squallida, si sbriciola tra le dita.
Vent'anni dopo (vent'anni fa) quando ancora avevo la forza e la voglia di possedere ogni anno un abbonamento a teatro, l'ho vista per la prima volta messa in scena e l'avevo amata molto, avevo amato la sua forza politica, l'idealismo, il forte senso etico, la rabbia. Avevo pensato al cinico idealista che aveva scritto "Per voi che siete sazi e ben pasciuti/godendo in pace delle pene altrui/dei miserabili la voce griderà/se un uomo ha fame si ribellerà". Per me era un approccio nuovo, così diretto, ma non semplicistico, potente.
Sabato scorso siamo andati al Piccolo di Milano con Anna e una sua splendida amica a vedere l'Opera da tre soldi in un a mio parere azzeccatissimo allestimento con bravissimi attori e stavolta più di tutto ne ho colto l'attualità (scritta quasi novanta anni fa! Nel 1928) "la legge l'hanno inventata per organizzare lo sfruttamento di coloro che non la capiscono, o che non possono permettersi di rispettarla", ma al contempo, per la prima volta, ho percepito più la disperazione e il sarcasmo che non la lotta e l'ironia.
CHI VINCE FA LA STORIA/ E CHI PERDE TACERÀ. Non c'è speranza di progresso e redenzione? Usando la ragione probabilmente no - ma anche se Brecht lo nega siamo fatti anche di sentimenti e percezioni - e la speranza è uno dei più potenti.
(Anna ci ha raccontato di avere fatto fatica a connettersi con quello che avveniva in scena - l'Opera ha iniziato la sua storia con lei...).
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