Osservando il suo sguardo felice, gli occhi che le brillavano, ho avuto un deja vu di lei, nemmeno tre anni, un tombolotto biondissimo, che camminava per la strada di Capula, in Messico dove vivevamo.
Capula è un pueblito tipico in Michoacan dove producono ceramiche artigianali tradizionali e consiste (o almeno consisteva più di 20 anni fa, quando noi ne percorrevamo le strade) di una serie di botteghe artigianali affacciate su una strada principale sterrata, fangosa, profondamente segnata dalle ruote dei carri, più bassa del livello delle botteghe.
Mentre guardavo le ceramiche ho perso per un attimo di vista l'Anna, l'ho cercata con lo sguardo e l'ho vista, con la sua magliettina a righine bianche e nere (ricordo anche che aveva un taschino nero) in mezzo alla strada, nel fango e nelle buche. Stava cantando e ha sollevato su di me uno sguardo limpido, sereno, spalancato sul mondo, "dritto e aperto nel futuro".
Uno sguardo non molto dissimile a quello che ho incrociato martedì sotto la corona d'alloro.
Auguri, mia bambina grande.
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