"I bambini che nascono e crescono in Medio Oriente - Israele, Gaza, Cisgiordania, Libano - sembrano bambini come tutti gli altri. Anzi, sono bambini come tutti gli altri. Sono persone nuove, nascono nuove. Pagine bianche. Dovrebbe spettare a ciascuno di loro scrivere, riga dopo riga, la propria vita.
Non è così. Ogni bambino che nasce da quelle parti, dal momento stesso in cui viene al mondo, trova il suo libro già scritto. Lo hanno scritto il padre, e il padre del padre, e il padre del padre del padre, e tutti i padri prima di loro.
Delle madri si sa molto meno. Hanno avuto diritto di parola solo molto di recente. E non dappertutto. E sicuramente le madri non hanno scritto neppure una riga dei due Libri per eccellenza, la Bibbia e il Corano. Che sono i Libri del Padre.
Nel caso di un bambino israeliano possiamo addirittura contarli, quanti sono questi suoi padri antenati. Sono centoventi. Il calcolo è presto fatto. Netanhyau, in un paio di suoi discorsi, per legittimare la sua scelta di guerra ha fatto riferimento a Re David. Che regnò su Gerusalemme tremila anni fa. Mille anni prima che nascesse l’ebreo più celebre di ogni tempo, Gesù di Nazareth.
Poiché ci sono quattro generazioni per secolo, il totale, da Re David a un bambino che nasce oggi in Israele, è di centoventi generazioni. Eppure l’ultimo brevetto di guerra degli israeliani, un missile intercettatore, si chiama David’ Sling. La fionda di Davide. L’arma più moderna, più tecnologica, l’arma neonata, porta il nome di un capotribù dell’Età del Ferro. Un famoso verso di Salvatore Quasimodo dice: “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”.
Bisognerebbe fare il conto di quanti padri si portano in spalle, appena nati, i bambini delle altre tribù della zona, i musulmani sunniti, quelli sciiti, i cristiani delle varie chiese. Un mosaico di popoli e di religioni che, per fortuna, non comprende più i sumeri, gli ittiti e i fenici, ma non diciamolo ad alta voce che qualcuno potrebbe prenderlo come un suggerimento. Si tratta comunque, poveri bambini, di un peso immane, una catena senza fine, generazioni di perseguitati e di persecutori. Da secoli. Da sempre. Una volta invasori, una volta scacciati. Ho letto, e temo che sia vero, che il 60 per cento dei miliziani di Hamas sono orfani di precedenti conflitti… Nascono già assegnati al loro destino di guerra.
Come se ne esce? Ho proprio paura che non se ne esca. Perché l’unica via d’uscita possibile, centoventi generazioni dopo re David, sarebbe una rivoluzione impossibile. La rivoluzione dei bambini. I bambini e le bambine che si rivoltano contro i padri, anzi contro i loro centoventi antenati diretti, e dicono: la mia vita è mia. Io sono mio. Non sono venuto al mondo per vendicare i torti di secoli fa, o per rivendicare vittorie sepolte nel tempo. Non voglio inciampare nelle ossa dei morti, sono venuto al mondo per vivere. La Bibbia, il Corano, e tutte le vostre memorie, li considero con rispetto. Lo stesso rispetto che riservo a chi mi ha preceduto, e mi ha dato la vita.
Ma il mio libro, me lo scrivo da solo."
Michele Serra a Che Tempo Che Fa
Nessun commento:
Posta un commento