Qualche giorno è venuta a cena da noi una coppia di vecchi amici (lei era nostra compagna di classe), Giovanna e Silvano. Abbiamo fatto la pizza e passato una piacevole serata di chiacchiere: politica-figli e nipoti-malattie e tutti i temi cari a noi vecchietti ancora in tiro. I nostri amici ci raccontano che A., il figlio maggiore (ne hanno tre) giornalista e conduttore del Telegiornale di TV Parma, ha dovuto quella sera leggere il telegiornale con un filo di voce arrocchita in quanto raffreddatissimo, in assenza di qualcuno che potesse sostituirlo.
Durante la serata, suona il telefono di Giovanna e la sentiamo rispondere con un filo di preoccupazione : “Caterina, è successo qualcosa?” per poi quasi immediatamente rasserenarsi e continuare la conversazione per pochi minuti. Poi, finita la telefonata, con un sorriso ci ha spiegato. “Caterina è la badante ucraina che per anni ha curato i genitori di Silvano, una bravissima donna a cui siamo affezionati e anche lei è molto legata a noi, come una di famiglia. Adesso cura un’anziana signora e la chiama “la mia signora”. Le ho risposto un po’preoccupata perchè l’avevo sentita da poco e avevo paura fosse successo qualcosa, ma ha telefonato perché ha sentito il TG Parma questa sera e ha visto e sentito A. molto raffreddato e provato e senza voce e quindi voleva avere notizie e mandargli i suoi auguri”.
Mentre Silvano prontamente prendeva il telefono e chiamava A. per riferirgli della chiamata di Caterina “perché gli fa sicuramente piacere”, io stavo pensando due cose. La prima era “Ma si chiamerà veramente Caterina oppure un nome simile ucraino, tipo Ekaterina.?” La seconda era che ci sono molti modi, amorevoli, per essere e fare famiglia.
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