Ieri sera mi è venuta in mente quella volta che ho (quasi) litigato con J. Lui è un amico di lunga data inglese ammogliato con una finlandese ed entrambi erano nostri cari amici all’inizio degli anni ‘90 quando ci siamo incontrati in Messico e abbiamo condiviso un paio d’anni di (privilegiata) condizione migrante.
J. è un inglese che, pur non avendo più vissuto in Inghilterra dopo la sua laurea e avendo abitato in diversi paesi (e continenti) del mondo, parlando diverse lingue, è rimasto molto british nel fisico, nell’accento, nell’atteggiamento, nella totale correttezza accompagnata da una rigidità un po’ imperiale che si ferma appena a un tratto prima dell’aggettivo imperialista. Persona molto intelligente, complessa, cosmopolita, con alto grado di self esteem. Le vicende della vita cosmopolita lo hanno portato vent’anni fa a vivere a Roma dove la moglie aveva vinto una posizione in una importante organizzazione internazionale. Negli anni romani ci ha intrattenuto molte volte sulle pazzie ed incongruenze dei Romani, di cui vedeva e raccontava con fine humor british tutte le infrazioni, il caos, l’essere indisciplinati e scorretti nei confronti dei beni pubblici e del vivere comune, rinforzando ad ogni narrazione stereotipi ben noti sugli italiani. Pur essendone leggermente infastidita, non ho mai combattuto contro questa onda in lui e sua moglie (finlandese) perché ne riconoscevo una parziale fondatezza e una difficoltà da parte loro di cogliere le sfumature. Solo una volta, quando in visita a casa mia ha (carinamente) commentato di come qui in Emilia e con noi gli sembrasse un’altra Italia rispetto a Roma sono sbottata e ho rilevato lo stereotipo, l’incapacità di vedere bellezza e le varie sfumature di cui è composta. Sono stata urbana, loro non si sono arrabbiati ed è andato avanti il tutto forse con appena un po’ più di cautela nei loro commenti.
Perché mi è venuto in mente ieri sera? Perché di fronte alla sceneggiata della fiducia al Senato con tutti i suoi risvolti e personaggi tragicomici da vera commedia all’italiana ho pensato che J., forse, descriveva un po’ la realtà più di quanto pensassi ed io ero più cieca ed ottimista di quello che pensavo..
Per fortuna J. adesso è in Finlandia da qualche anno.
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