lunedì 11 gennaio 2021

L’ANNO CHE VERRÀ (Alessandro D’Avenia)

“ Il tempo sprecato è spesso proprio quello che vorremmo risparmiare, accelerando e spuntando le liste di «cose da realizzare» nella speranza che, alla fine dell’elenco, il risultato sia la felicità... eppure nessuno di noi ascoltando la musica che ama a velocità doppia se la gode di più. E così l’ossessione di «ottimizzare» ci ha portato all’esito opposto. Volevamo affrancarci dalla lentezza della natura, avere il controllo totale e immediato della vita. E così si sono fatti strada l’affanno l’ansia: saliamo su una scala mobile che va in senso contrario, per star fermi dobbiamo muoverci, per avanzare dobbiamo correre. E correre è diventato così il senso della vita. E invece, se ci pensiamo, è proprio quando la vita riesce a toccarci che rallentiamo, respiriamo, «perdiamo» tempo, anzi lo «recuperiamo» perché solo la relazione profonda con le cose e le persone amplia e salva il tempo, che è vita che non ci può essere più tolta e risuona in noi anche a distanza di anni.


Questo mi e vi auguro per quest’anno: la vita torni a parlarci e noi ad ascoltare ciò che Baudelaire chiamava «il linguaggio dei fiori e delle cose mute», che altro non è che la relazione buona con tutto ciò che non pretendiamo di manipolare e consumare. Solo se smettiamo di voler dominare il mondo e diventiamo disponibili al miracolo, allora il miracolo «ac-cade» nel quotidiano. Lo aveva già cantato Dalla: «E se quest’anno poi passasse in un istante, / vedi, amico mio, / come diventa importante, / che in questo istante ci sia anch’io». Ciò che conta non è cosa accade in un anno (che noia la lamentela sul 2020 e la superstiziosa sicurezza di un 2021 migliore...), ma che ci siano relazioni profonde. Il 2021 sarà migliore solo se ci lasceremo amare e ameremo di più, perché solo l’amore libera il canto della vita incastrato in ogni angolo, anche il più dimenticato, del mondo.”
(L’ANNO CHE VERRÀ, Alessandro D’Avenia, 4 gennaio 2021, Corriere della Sera)

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