mercoledì 28 febbraio 2018

FIORI NEL GELO

Ciclamini fotografati stamattina nel giardino - fioriti intensamente nel gelo e domani destinati ad essere sepolti nella neve, coraggiosamente seguendo la propria vocazione e il proprio destino, ma abbellendo comunque il mondo.



sabato 24 febbraio 2018

LE VIE DEL VOTO - LUI LO DICE MEGLIO

Cosa non mi convince

LE VIE DEL VOTO

Scena: interno di una bella casa borghese con splendida vista sul centro di Parma.
Contesto: venerdì sera con una pioggia gelida fuori
Protagonisti: 10 compagni di classe (9 e un marito infiltrato, per l’esattezza), tutti sessantenni, stanno tutti bene, buon livello sociale ed economico, intelligenti, brava gente, si conoscono da quarantacinque anni e si vogliono bene.
Si chiacchiera, mangiando bene. Tante cose su cui parlare. Ovvio che, dato anche il contesto, esce anche madama la politica ed è molto interessante vederli discutere, anche accalorarsi. Tra le altre cose, ho ripensato oggi alle vie del voto, al perchè ognuno di loro va a votare un certo partito. Alcuni voti PD, cioè solido riformismo e la capacitá di trasformare un essere di sinistra nel contesto della globalizzazione, tutti informati e molto affaticati da questa campagna elettorale. Poi un voto LeU, di chi è sempre stato a sinistra e vuole continuare a stare in quella sinistra che conosce, che era un aroma di famiglia cui è molto attaccato. Poi voti alla Bonino, un voto di opinione che sta nell’area però marca la distanza, un voto elegante e colto. Poi un voto cinque stelle di chi dichiara il disincanto, il sono tutti uguali e non cambia mai niente, di chi dietro l’ironia cela rabbia e distanza.
Ma il più sconvolgente per me è stata la dichiarazione di voto per la Lega di un amico ingegnere, famiglia di costruttori, il padrone di casa. È fortemente ed ostinatamente contrario all’euro e lo sappiamo, e questo è collegabile alla sua esperienza  di campo e di vita, come per gli altri: l’euro non consente più all’Italia di vivere sempre in una bolla di svalutazione/inflazione/debito e quindi di espansione edilizia, di senso di progresso illimitato e senza vere fondamenta (l’euro o la globalizzazione? Certo ci sarebbe da discutere molto, ma non è questo il punto).
Ma pur vedendone le ragioni questa  dichiarazione di voto mi ha scosso più delle altre, perchè l’amico in questione è profondamente, direi antropologicamente diverso da Salvini in particolare  e dai leghisti in generale. È intelligente, razionale, competente, silenzioso e silenziosamente affettuoso e generoso, elegante nell’essere e non nell’apparire. Vota Lega valorizzando quel pezzo, ma la Lega non lo rappresenta per niente nella sostanza di quello che la Lega sostiene come narrazione dell’Italia e degli italiani.
Che peccato, che spreco. Questo voto mi ha intristito, nel frullatore in cui siamo inghiottiti.
Le vie del voto sono tante, non infinite, ma tante.

domenica 18 febbraio 2018

PER CHI VOTARE 2: DUE P.S. E UNA PRECISAZIONE

Riletto quello che ho scritto ieri, volevo aggiungere due brevi P.S. e precisare meglio un pensiero che altrimenti può sembrare contradditorio.
Primo P.S.: non ho mai pensato di votare in base al mio solo interesse personale e familiare. Trovo agghiaccianti le interviste rilasciate da proprietari di case abusive che dicono che voteranno Berlusconi perchè gli farà il condono. Su questa logica dovrei votare il centro destra perchè se passa la flat tax il mio reddito familiare ci consentirebbe di comprare in più una casa al mare all’anno. Ma non riesco a non pensare all’Italia, alla scuola, alla sanità, al sociale - un lusso da chi sta bene, forse, ma inestinguibile per me.
Secondo P.S., ovvio ma da ribadire: voto turandomi il naso e scegliendo il meno peggio del catalogo, è chiaro.
E la precisazione: il pragmatismo riformista e l’utopia non sono in contraddizione, anzi. Se si vede concretamente la strada, la strada avrà i suoi lampioni, le sue aree di sosta, e i suoi cartelli con i chilometri segnati e anche le sue deviazioni. Se non ci si riempe la bocca di slogan rispetto ad esempio cosa è di destra e cosa è di sinistra si riesce un po’ -almeno un po’ - a riflettere se la riduzione del debito è di destra o di sinistra, se l’aumento della produttività riguarda solo la destra, se abbiamo a che fare con “i padroni” o con “gli imprenditori” e perfino a riflettere se riorganizzare la pubblica amministrazione lede i diritti dei lavoratori o aumenta i diritti dei cittadini e le chances del sistema paese. L’utopia è indispensabile, ma l’utopia è anche piena di contraddizioni che bisogna - pragmaticamente - affrontare quando il momento è maturo.

sabato 17 febbraio 2018

PER CHI VOTARE

Anna ha ricevuto in Svizzera, dove vive, le schede elettorali che deve inviare entro il 28 febbraio e si chiede un po’ angosciata cosa votare. Sarebbe bello poterle rispondere con semplicità e autorevolezza come quando ero la sua (peraltro unica) attenta mamma. Adesso invece è complesso, difficile, interlocutorio. Non credo le interessi sapere cosa voto io (lo sanno anche i sassi del cortile), ma in base a che cosa voto, quali pensieri mi guidano nella scelta.
Intanto la prima cosa è facile: non voto in base alla rabbia - e non perchè non sia arrabbiata, mi arrabbio ogni giorno ed essendo molto vicina a dove si creano le decisioni mi arrabbio in modo puntuale e documentato. Ma votare in base alla rabbia non serve, è perdente - vota in base alla rabbia (e vota principalmente Cinque Stelle) chi non vede la complessità delle cose, chi non vede che l’esercizio del potere non è solo una questione di onestà ma una complessa ricostruzione di sintesi di una realtà molto sfaccettata.
Anche la seconda è facile: non voto in base all’odio e alla paura, perchè non riescono ad intrappolarmi anche in questa semplificazione - non solo ho studiato la storia, ma so leggere i dati e vivo le nostre città e il mondo e vedo il dolore e la sofferenza - addirittura mi pregio di combatterli - ho paura dell’ignoranza, non dell’uomo nero.
La terza è più complessa e non va tanto di moda, ma è ovviamente connessa alla mia età e formazione ed esperienza: privilegio nel voto non solo le idee, ma chi sa- storicamente, qui ed ora - avvicinarsi alla loro realizzazione. Ogni giorno metto le mani della merda, propongo, contratto e scendo a compromessi, so perfettamente quanto sia faticoso arrivare a realizzare ogni anche piccola cosa, peraltro sempre diversa dall’idea originale. Faccio un esempio molto in voga “Ridurre le diseguaglianze” fa parte delle mie convinzioni e della mia parte. Il difficile è capire come farlo: il reddito di inclusione varato dal governo lavora in questa direzione? Sì, pur tra molte contraddizioni e poteva essere sicuramente fatto meglio, ma è stato fatto, prendendo accordi, trovando soldi, scendendo a compromessi, trovando strade spesse volte non congrue, con i Centri per l’ Impiego che non funzionano, con la necessità ancora irrisolta di coordinare i molti rivoli dei contributi alle famiglie e alle persone.... da anni non venivano fatte cose in questo paese. Dire ridurre le diseguaglianze o dire patrimoniale quando non c’è la minima possibilità di trovare accordi e consensi, nè ci sono i mezzi per realizzarle (non c’è il Catasto che funziona nei tre quarti d’Italia, il patrimonio immobiliare non ha rese certe, anzi, la finanza è un ambito mondiale e non nazionale....e tanto ci sarebbe da dire) è parlare di fuffa. Lo stesso che le pronuncia adesso ha fatto il terremoto sulle liberalizzazioni, riuscendo a realizzare solo quelle che in quel momento storico si riusciva, ma ha fatto bene a non aspettare di farle tutte, altrimenti tutto sarebbe stato immobile. In sintesi, privilegio nel voto chi mette le mani nella merda, nelle complesse contraddizioni del nostro mondo - e assume responsabilità.
La quarta per me è netta: voglio stare in Europa, in modo consapevole e anche critico se serve, ma nell’Europa di settanta anni di pace, nell’Europa in cui siamo sempre gli ultimi in ogni statistica (crescita, produttività, innovazione, ricerca, disoccupazione, occupazione femminile) però ci siamo. Gli antieuropeisti mi danno il voltastomaco.
Per finire (molto ci sarebbe da dire, ma non posso sfinire chi legge) vorrei parlare di passione. Questa è la peggiore campagna elettorale che ricordi. Non mi stupisce che una giovane donna sveglia e attenta come l’Anna abbia difficoltà a cogliere segnali di vicinanza e di passione con ciò che pensa e con quella che è. Non sento passioni, idee forti, messaggi al cuore. Grande energia spesa sulle candidature, promesse tra il folle e il piccolo cabottaggio, silenzi o urla più o meno strategiche (siamo certi che uno squilibrato che spara a casaccio o cinquanta persone al comizio di Forza Nuova significhino la necessità di una mobilitazione antifascista e di scontrarsi in piazza picchiando anche dei poliziotti?) . Idee e passioni deboli portano a semplificazioni dei campi: fascismo/antifascismo, sei di sinistra/sei di destra, sei nero/sei bianco. Idee e passioni forti chiamano speranza e futuro, ma non ne vedo in giro. Idee e passioni forti chiamano a cercare strade faticose, tortuose e complesse per portare avanti il paese. Invece vedo sentieri che non portano a nulla?

giovedì 15 febbraio 2018

THE TIMES THEY ARE A-CHANGING

Messaggino di WhatsApp da una vecchia e carissima amica: 
“Ma le chiacchiere di tua nonna c’è ancora qualcuno che le fa? E... i tortelli? Lo dico trattenendo il respiro! Una volta dobbiamo rifarlo insieme”
Le chiacchiere della mia (amatissima) nonna erano fantastiche e i tortelli fritti semplicemente sublimi -tutti noi che eravamo giovani ed adolescenti nel periodo in cui lei era anziana, ma ancora molto vigorosa, ne abbiamo un ricordo indelebile (sì, certo, il ricordo lo amplifica, ma in questo caso non è nemmeno strettamente necessario).
Come molti sanno, a me non solo piace cucinare ma piace anche preservare qualche magnifica tradizione - per esempio uso religiosamente la ricetta della nonna per le spongate.
Ma il mondo cambia e cambio anch’io e la risposta alla mia amica è NO, no nessuno fa più le chiacchiere e i tortelli fritti della nonna e no non li voglio rifare.
Le chiacchiere le ho fatte per diversi anni ma senza gran voglia fino a che ho deciso basta - la ricetta è assurda e insostenibile: bisogna usare trenta tuorli d’uovo per un chilo di farina (e siccome le uova delle mie galline sono piccole bisogna usarne quaranta) poi buttando via quasi del tutto (ho fatto qualche frittatina solo con gli albumi, o i “brutti ma buoni”,  o meringhe che comunque non mangi perchè hai le chiacchiere da mangiare, ma ne usi quantità infime e butti via comunque la maggior parte) una montagna di ben di dio  di albumi (proteine di altissima qualità) che le mie galline hanno prodotto con fatica ed amore in almeno un mese. Non riesco più a farlo, preda della mia crescente perdita di leggerezza e crescita di seriosità e moralismo.
I tortelli invece sono legati a una rabbia che viene da molto più lontano. Per fare i tortelli fritti di mia nonna occorre stendere a mano (con il mattarello) tre sfoglie sottilissime grandi come il tavolo da otto persone che avevamo in casa - si sovrappongono tra loro, separate solo dal burro fuso spennellato sopra. Questa operazione richiede abilità da sfoglina che solo mia nonna possedeva, essendo stata (attivissima) protagonista del periodo in cui si faceva tutto in casa e non c’era nessun arnese meccanico ad aiutare. Però avrei potuto imparare senza problemi, ma mi sono sempre categoricamente rifiutata. 
I tortelli per cui tutti lodavano mia nonna le provocavano immancabilmente giorni di dolori alla schiena che lei non avrebbe nemmeno ammesso se non avesse dovuto amdare in giro piegata e non mi avesse dovuto chiedere aiuto per mettere le calze. E quei tortelli non mi piacevano per niente e non li mangiavo quasi, senza dire nulla. E tuttora se ci penso li identifico con una delle forme della schiavitù delle donne. Non li ho fatti mai.
Lo so, sono noiosa e moralista, snob e ideologica, mi annoio da sola. Ma si cambia, in meglio o in peggio non so. Capisco benissimo che la domanda era innocente e ariosa e la risposta è greve e noiosa.
Faccio invece i buonissimi tortelli dolci al forno - ricetta di mia suocera e con marmellata brusca delle mie prugne zucchelle - sono comunque tutti contenti.

The line it is drawn
The curse it is cast
The slow one now
Will later be fast
As the present now
Will later be past
The order is
Rapidly fadin'.
And the first one now
Will later be last
For the times they are a-changin'. (Bob Dylan)

martedì 13 febbraio 2018

SAN VALENTINO, PER ME


Un abbraccio vuol dire “tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto e qualcuno mi comprende”. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagnamo un giorno di vita.
PAULO COELHO
Aleph





Il libro, oggetto fisico, sarà il mio regalo di San Valentino a chi quando mi abbraccia mi fa sentire a casa e che domenica, guarda caso, (commento per chi conosce il libro) va ad Omsk, in Siberia.

giovedì 8 febbraio 2018

LA FEDE E IL SAPERE

“La fede è diversa dal sapere. Giordano Bruno credeva, Galilei sapeva. Un giorno si trovarono entrambi nella stessa situazione. Un tribunale d’inquisizione esigeva, sotto pena di morte, la ritrattazione. Bruno era pronto a ritrattare qualcosa delle sue proposizioni, ma non quelle che giudicava  essenziali. Per questo subì la morte dei martiri. Galileo ritrattó la dottrina della rotazione della terra intorno al sole, perché la sua era una verità che nessuna ritrattazione era in grado di estinguere. I due accusati si comportarono conformemente al tipo di verità da loro rispettivamente rappresentata. La verità da cui io traggo la mia esistenza vive solo se io mi identifico con essa. La verità invece che io posso dimostrare puó sussistere anche senza di me, perché è universalmente valida e dipende unicamente dalle premesse e dai metodi di conoscenza “
Mark Naspers, La fede filosofica

lunedì 5 febbraio 2018

AGGIUSTARE

“- Hai intenzione di aggiustare tutto il paese? Con un trapano e del nastro adesivo come armi? Credi di poter reincollare quello che è rotto?- ...- Il mondo non diventerà buono perché tu hai un rotolo di scotch - sento che dice” . 
Un libro fantastico che parla di aggiustare, finalmente, invece che rompere e buttare via. E che segue il percorso di aggiustare, anche provvisoriamente e non nascondendo le ammaccature, fino a riuscire ad usare ancora docce, finestre, case e sentimenti.  Sarebbe bello che anche la politica usasse maggiormente la parola aggiustare, risanare, curare, invece di parole come abbattere, eliminare, risolvere. E bisognerebbe orientare i propri voti su chi si esprime, si spende ed opera per aggiustare, anche provvisoriamente e parzialmente, magari con soluzioni semplici come un rotolo di scotch.


domenica 4 febbraio 2018

AVREBBE POTUTO ESSERE

Sabato mattina sono andata in centro, in via della Repubblica. Non vado mai in centro a Parma, un po’ perchè lavorando in centro a Reggio non ho bisogno di negozi, ma soprattutto perchè non sono affatto un’entusiasta dello shopping. Sabato dovevo andare a ritirare il passaporto e quindi sono andata in questura, percorrendo a piedi gran parte di strada Repubblica.
Tornando dalla bisogna, ho preso un lussuoso caffè macchiato in pasticceria e ho pensato che sono venuta in via Repubblica con mia figlia Anna accompagnandola, prima della sua partenza per Zurigo, a comprare una mitica giacca a vento che ora definiamo “salvavita” e che la sta accompagnando nel suo secondo inverno svizzero. Non so perchè ho così vivido il ricordo di quello shopping, forse perchè doveva partire e c’era emozione nell’aria. Ho anche pensato che non avevo avuto esperienza di “giro-in-centro-con-shopping-con-la-mamma”, dati i rapporti di insofferenza tra me e mia madre che datano da molto lontano.
Sabato mi è venuto da pensare che era un peccato che non ci fosse Anna con me, che sarebbe stata una bella passeggiata e, quando sono “inciampata” nel mio negozio preferito di bigiotteria, guarda caso proprio in via Repubblica, mi sono comprata un paio di orecchini che mi piacevano e, d’impulso, ho anche comprato un anellino per l’Anna (che non porta orecchini) in un bel pacchettino.
Peccato per quello che avrebbe potuto essere e non era, ma tante cose comunque sono e saranno.
P.S. Sono già rassegnata al fatto che l’anellino non le piacerà, ma a me è piaciuto comprarlo