Prendo dal sito Cronache letterarie questo pezzo che mi é piaciuto moltissimo perchè il tema mi appassiona, perchè ho visto una conferenza di Recalcati sul tema e mi è piaciuta molto - e ho letto il libro con piacere. Il pezzo è un po' lungo (lo spezzetto in tre post) ma secondo me vale lo sforzo di leggerlo - a me ha lasciato un buon sapore in bocca ( a proposito del corpo...)
Un allievo di Lacan, Moustapha Safouan, racconta che un bravo maestro si distingue da come reagisce quando entrando in aula, prima di salire in cattedra, inciampa.
La prima reazione è quella di ricomporsi immediatamente e far finta che non sia accaduto niente. Questo non è interessante. La seconda è ricomporsi e mentre si ricompone getta uno sguardo nella classe per vedere chi ha osato deriderlo e poi prendere provvedimenti disciplinari. Nemmeno questa è la posizione auspicabile.
Il bravo maestro, dice Safouan, è quello che inciampa e fa dell’inciampo il tema della lezione. I bravi maestri sanno inciampare. Non temono il limite del sapere. La lezione è un rischio ogni volta, ma i bravi maestri non temono la caduta.
Per spiegare come un’ora di lezione può cambiarti la vita, Massimo Recalcati, psicoanalista, professore, scrittore, ci ha fatto un’ora di lezione all’Auditorium di Roma. Lui che da bambino è stato considerato un idiota e che è stato bocciato in seconda elementare perché incapace di apprendere, ci racconta del rapporto magico che si instaura tra allievo e insegnante che è anche il tema del suo ultimo libro, L’ora di lezione. Sottotitolo: “Per un’erotica dell’insegnamento”. Ecco cosa ci ha insegnato.
Un allievo di Lacan, Moustapha Safouan, racconta che un bravo maestro si distingue da come reagisce quando entrando in aula, prima di salire in cattedra, inciampa.
La prima reazione è quella di ricomporsi immediatamente e far finta che non sia accaduto niente. Questo non è interessante. La seconda è ricomporsi e mentre si ricompone getta uno sguardo nella classe per vedere chi ha osato deriderlo e poi prendere provvedimenti disciplinari. Nemmeno questa è la posizione auspicabile.
Il bravo maestro, dice Safouan, è quello che inciampa e fa dell’inciampo il tema della lezione. I bravi maestri sanno inciampare. Non temono il limite del sapere. La lezione è un rischio ogni volta, ma i bravi maestri non temono la caduta.
Per spiegare come un’ora di lezione può cambiarti la vita, Massimo Recalcati, psicoanalista, professore, scrittore, ci ha fatto un’ora di lezione all’Auditorium di Roma. Lui che da bambino è stato considerato un idiota e che è stato bocciato in seconda elementare perché incapace di apprendere, ci racconta del rapporto magico che si instaura tra allievo e insegnante che è anche il tema del suo ultimo libro, L’ora di lezione. Sottotitolo: “Per un’erotica dell’insegnamento”. Ecco cosa ci ha insegnato.
Un sentimento mi prende sempre al termine delle lezioni all’università. E’ un affetto particolare che mi capita di sentire ogni volta che tengo una lezione. Una spossatezza. Alla fine di una lezione io mi sento spossato e penso che anche un allievo che viva intensamente la lezione si possa sentire spossato. Questa spossatezza possiamo associarla a quella che prende gli amanti dopo un rapporto sessuale. C’è stato uno scambio, qualcosa si è trasmesso. Per questo parlo di una erotica dell’insegnamento.
Dalle scuole elementari all’università, tutti gli insegnanti che portiamo con noi nella memoria, quelli che hanno lasciato un segno, hanno tutti un tratto fondamentale che li accumuna e che prescinde dai contenuti del loro insegnamento: noi li riconosciamo per il loro stile.
Dalle scuole elementari all’università, tutti gli insegnanti che portiamo con noi nella memoria, quelli che hanno lasciato un segno, hanno tutti un tratto fondamentale che li accumuna e che prescinde dai contenuti del loro insegnamento: noi li riconosciamo per il loro stile.
Certamente questo ha a che fare col corpo dell’insegnante che noi oggi rischiamo di estinguere attraverso una digitalizzazione totalizzante della trasmissione del sapere. Anche in psicoanalisi qualcuno fa sedute via Skype. Si salta la dimensione dell’incontro coi corpi. Invece noi sappiamo che ogni erotica si fonda sull’incontro coi corpi. Questo incontro non si può aggirare, è il cuore della didattica.
Lo stile passa innanzitutto attraverso il corpo del maestro e trova la sua manifestazione nel modo in cui prende tra le mani i libri, nel modo in cui organizza la sua lezione, le citazioni, i riferimenti, nel modo in cui affronta la lavagna, nella sua voce. Le voci dei nostri maestri che ancora portiamo con noi, quella stridula, quella roca, quella appesa a un filo, quella metallica, quella che sembrava che si stesse spegnendo da un momento all’altro e poi ricominciava come un’onda. Lo stile ha a che fare con il corpo del maestro, ma innanzitutto ha a che fare con la sua capacità di erotizzare il rapporto con il sapere.Il primo miracolo che ogni insegnamento degno di questo nome opera è una trasfigurazione degli oggetti teorici di cui il maestro parla. Che sia la deriva dei continenti, la serie di Fibonacci, le strutture elementari di una lingua, i numeri, le lettere dell’alfabeto: di qualunque cosa egli parli l’effetto è la trasformazione di questi oggetti in corpi, in corpi erotici. Questo significa che il libro acquista uno spessore carnale, acquista un profumo, un odore, una densità. L’esperienza della lezione non è un’esperienza solo cognitiva, non è un’esperienza solo mentale, per questo alla fine siamo spossati.
Il libro diventa un corpo attraverso la parola del maestro e questo genera una seconda trasformazione: l’allievo non è più testa vuota da riempire. L’allievo non è più un recipiente che il sapere del maestro deve colmare. Questa rappresentazione erronea della trasmissione del sapere come riempimento ha origine nel Simposio di Platone, dove troviamo Agatone, colui che organizza il banchetto – il simposio – e che è destinato a parlare delle virtù di Eros, che aspetta Socrate. In apertura del Simposio, Socrate – come spesso accade ai filosofi – arriva in ritardo perché si è smarrito in un cortile e – come spesso accade ai filosofi – la verità gli ha parlato. Dunque Socrate si è attardato a colloquiare con la verità e arriva tardi al banchetto. Sulla porta c’è Agatone che lo aspetta con impazienza. Immaginiamo la scena. Socrate trafelato e Agatone, il giovane, l’allievo, gli chiede:
“Voglio sederti vicino nel corso del banchetto perché in questo modo ti offrirò la mia testa come una coppa vuota e tu maestro verserai in questa coppa il sapere che la verità ti ha trasmesso”.
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