martedì 29 luglio 2014

ESAUSTA E SPOSSATA

Che pessima giornata.
Trascinata da ieri con una amareggiata osservazione su un comportamento di uno dei miei figli che ho trovato immaturo e ingiusto, derivata da un momento lavorativo in cui sembra che il caos e l'inadeguatezza e l'inettitudine prevalgano su ogni possibile sforzo, iniziata aprendo la finestra su una giornata totalmente grigia nonostante il colmo dell'estate e definitivamente colpita dalle immagini di prima mattina di bambini feriti e terrorizzati nella striscia di Gaza.
Cosí per tutto il giorno, nonostante la macchina rodata e implacabile che è la mia vita comunque sia andata avanti funzionando apparentemente come sempre, mi è sembrato di essere estenuata, esausta, senza più niente da dare, senza speranza di essere un senso e un significato nel mondo, in un mondo che non cambia mai se non in peggio, che non protegge i suoi bambini, che non riconosce e ricambia l'amore, la solidarietà, la pace.
Mi passerà, è certo, la vita è in fondo inevitabile e ha vuoti, ma è anche piena di vita... è che riconoscere e farsene riempire sembra diventare via via più difficile.

giovedì 24 luglio 2014

Piccola riflessione sull'indifferenza

Stamattina ho sentite riprese per radio (Radio Capital, ovviamente) alcune parole del Papa pronunciate lo scorso anno durante la visita a Lampedusa. Parlano della necessità di combattere l'indifferenza e, posto che come si sa le parole del Papa non rivestono per me alcun valore sacrale, mi sono piaciute e ho continuato a rimuginare su quanto l'indifferenza sia odiosa (anzi, poco comprensibile) anche per me.
Ma cosa c'è sotto l'indifferenza, posto che l'egoismo, cosí come la cattiveria, mi sembrano figure retoriche con le quali occultiamo la complessità del mondo? A mio avviso, molte cose - una delle principali, però, secondo me è la difficoltà ad assumersi responsabilità, dalla responsabilità vera di fare il proprio lavoro nella sua compiutezza (anche con il cuore e l'intelligenza), alla responsabilità di cercare di capire quello che succede, e la responsabilità di tenere insieme una famiglia, educare i figli,   fare qualche ora di volontariato.... concentrati invece sul proprio ombelico, di quanto si stia male, di quanto si lavori, di come tutto faccia schifo - perchè naturalmente tocca sempre a qualcun altro occuparsene. Ora, detto chiaro, ci sono in mezzo anch'io e in pieno, col peso della mia vita laboriosa e complicata, ma vedo molte cose, molti comportamenti che mi scandalizzano (nell'accezione biblica del "non scandalizzate i bambini") - gli italiani, in particolare, mi sembrano molto "organici" a questa modalità di comportamento.
Cosí, credo che prendersi carico di qualche pezzettino che possiamo fare, nel nostro piccolo, sia la strada che ci conduce fuori dal bosco......


Riserva dello Zingaro’ 2014

domenica 20 luglio 2014

Sempre il festival della Parola - Galimberti e Rizzolatti

Molto interessante anche l'incontro con Umberto Galimberti e Giacomo Rizzolatti (il neurologo che ha scoperto i neuroni specchio).
Galimberti è quello che leggiamo ogni settimana, uno che pensa sorretto da tanti pensieri che nei secoli si sono aggiunti, intrecciati e scontrati ( posto qui sotto un articolo che mi sembra valga la pena di evidenziare solo tra quelli degli ultimi tempi).
La considerazione che mi ha particolarmente colpito è quando ha detto che non esiste il pensiero senza la parola per esprimerlo e ha lí delimitato il confine d'uso tra le terapie della parola (la psicoanalisi, la psicologia ) e le terapie farmacologiche ( la medicina, la psichiatria). Se chi soffre non sa articolare e verbalizzare, pur aiutato, la propria sofferenza, non ha "le parole per dirlo", non può essere aiutato dalla terapia della parola, ma dai farmaci.
È quello che ho sempre pensato, in particolare rispetto agli adolescenti in difficoltà, che oltre a quello che dice nell'articolo (il vuoto di sentimenti mai "insegnati" dagli adulti) hanno anche sempre meno parole per analizzare ed esprimere i propri vissuti e la propria sofferenza, perchè hanno sempre meno maestri, sempre meno libri, sempre meno interazioni sociali dirette. E le punizioni, ho sempre pensato, non sono le punizioni che servono, perchè sono punizioni che vanno in sottrazione (non vai più a basket, non esci più, ti sospendo da scuola, fino alla sottrazione finale della libertà) e non in aggiunta, in arricchimento (vai a fare volontariato, vai a fare un corso, fai l'orto, pulisci casa, ti assegno un progetto scolastico aggiuntivo..) come secondo me dovrebbero, avendo a mente di donare loro più sentimenti e più "parole".

Festival della parola 16-20 luglio - Gaber se fosse Gaber

Abbiamo assistito ieri sera al Festival della Parola di Parma, dopo un paio di ore piacevoli con Luca Bottura e Lia Celi, allo spettacolo di Andrea Scanzi su Gaber. Eravamo anche riluttanti data l'antipatia naturale che Scanzi emana nell'unico luogo in cui ho occasione di vederlo (non leggendo ovviamente Il Fatto non lo leggo nemmeno) cioè nella mezz'ora serale della Gruber su la 7. Invece lo spettacolo è veramente molto bello, emozionante, specie per noi che abbiamo il sottofondo di tante serate bellissime passate con Gaber (lo amavamo cosí tanto da arrabbiarci, a volte, con lui). Anche Scanzi lo ha evidentemente amato moltissimo, pur arrivando, lui che è del '74, dopo gli anni più mitici. Di tutte le cose che ha detto e mostrato mi ha particolarmente colpito "Qualcuno era comunista" che non ricordavo cosí bene come avrei dovuto.
Siccome ho conosciuto e voglio bene (alcuni ancora sono nella mia vita, altri parzialmente, altri non più) a molti "gabbiani ipotetici" posto qui il link - conviene risentirlo.

Giorgio Gaber - Qualcuno era comunista - YouTube

www.youtube.com/watch?v=emoFu3iejiQ

giovedì 3 luglio 2014

CITAZIONE 2 (mentre fuori il vento soffia forte e la luce rimane)

Su una montagnola nella palude si ergono le rovine di vecchi edifici.
Forse solo in un certo senso questa montagnola è opera della natura; forse è piuttosto opera di contadini morti da tempi immemorabili, che avevano edificato le loro dimore là sulla riva erbosa del ruscello, generazione dopo generazione, l'una sulle rovine dell'altra. Ma oramai da oltre cent'anni era uno stabbio per gli agnelli, dove le pecore e i loro piccoli belavano da più di cento primavere. Al di là dello stabbio e della sua montagnola, soprattutto a sud, si stendono vasti acquitrini con ciuffi sparsi di vegetazione bassa, e attraverso il crinale di Raudsmyri un fiumiciattolo scende nella palude e un secondo esce dal lago a est attraverso la valle della brughiera orientale. Verso nord, rispetto allo stabbio, si staglia una ripida montagna con dei ghiaioni sulle pendici più basse, separate da forcelle coperte di erica; i picchi del monte si alzano desolati dalle forcelle, e in un punto sopra lo stabbio la montagna èspaccata da un crepaccio nel basalto, dove in primavera scroscia una cascata, alta e sottile. Talora il vento del sud soffia contro la cascata e disperde gli spruzzi oltre il bordo del salto, tanto da farla scorrere controcorrente. Ai piedi del monte sono sparsi ovunque dei grossi massi....
Un ruscello scorre lungo il prato, vi traccia intorno un semicerchio limpido e freddo e non secca mai, e in estate i raggi del sole giocano col suo gaio flusso e le pecore si accucciano sulla sponda ruminando e allungano una zampa sull'erba. In giorno così il cielo è azzurro, il sole scintilla amabile sul lago dove nuotano i cigni e sulla superficie liscia dei laghi ricchi di trote tra le paludi, liete canzoni risuonano per lande e per lame.
HALDOR LAXNESS

CITAZIONE (calzante)

"I go north. It's in my nature. But it turns out that the vast majority of people go south. To the sun and the heath and perhaps the more social nature of life in southern climes. The desire to go north is an attraction to solitude, open space, subtle expressions of light and time. Vast expressions of scale and horizon. Sometimes going north is about whiteness. Sometimes it's about darkness... "
RONI HORN