Mattina presto, tavolo della cucina, colazione insieme di quel piccolo nucleo di famiglia che è rimasto (io e un signore alto con i capelli un po’ brizzolati di nome credo Roberto). Caffè, tè verde, yogurt, avena, marmellata di produzione casalinga, biscotti fatti in casa. Intanto su la 7 (what else?) guardiamo le (deliziose) previsioni del tempo di Sottocorona commentando sul periodo difficile di troppa pioggia e alluvioni e poi c’è Omnibus condotto dalla brava Alessandra Sardoni sui temi del giorno. Qui si accende il mio interesse: ospite è Mario Calabresi di cui avevo appena letto sul telefono la bellissima (come sempre) newsletter settimanale “Altre Storie” e di cui, come è noto nella mia cerchia ristretta, non sono solo estimatrice e fan, ma anche innamorata (beh, forse è più un innamoramento che un amore, ma non stiamo a sottilizzare).
Quando vedo Calabresi, riprendo immediatamente lo scherzo che ogni volta scambio con Roberto “Sai che lo voglio sposare, vero?”. Roberto, sorridendo, come ogni volta mi ricorda “È troppo giovane per te, lo sai” (Mario Calabresi è del 1970, dodici anni più giovane di me).
Ci ho pensato su un attimo “Allora potrei adottarlo, va bene lo stesso”.
Risate, arteriosclerosi, sipario.
(Per aggiungere ad una - almeno gioiosa - botta di arteriosclerosi)
Su Whatsapp Maria, vecchia amica, non legata da vincoli matrimoniali e fan sfegatata di Mario Calabresi, risponde al questo post “Semmai lo sposo prima io !!! 😅😅 “
La mia controrisposta: “Be, sarebbe perfetto! Tu lo sposi e io lo adotto! Diventeremmo anche parenti! 😍”