venerdì 25 ottobre 2024

AMORI SENILI

 Mattina presto, tavolo della cucina, colazione insieme di quel piccolo nucleo di famiglia che è rimasto (io e un signore alto con i capelli un po’ brizzolati di nome credo Roberto). Caffè, tè verde, yogurt, avena, marmellata di produzione casalinga, biscotti fatti in casa. Intanto su la 7 (what else?) guardiamo le (deliziose) previsioni del tempo di Sottocorona commentando sul periodo difficile di troppa pioggia e alluvioni e poi c’è Omnibus condotto dalla brava Alessandra Sardoni sui temi del giorno. Qui si accende il mio interesse: ospite è Mario Calabresi di cui avevo appena letto sul telefono la bellissima (come sempre) newsletter settimanale “Altre Storie” e di cui, come è noto nella mia cerchia ristretta, non sono solo estimatrice e fan, ma anche innamorata (beh, forse è più un innamoramento che un amore, ma non stiamo a sottilizzare).

Quando vedo Calabresi, riprendo immediatamente lo scherzo che ogni volta scambio con Roberto “Sai che lo voglio sposare, vero?”. Roberto, sorridendo, come ogni volta mi ricorda “È troppo giovane per te, lo sai” (Mario Calabresi è del 1970, dodici anni più giovane di me). 

Ci ho pensato su un attimo “Allora potrei adottarlo, va bene lo stesso”.

Risate, arteriosclerosi, sipario.


(Per aggiungere ad una - almeno gioiosa - botta di arteriosclerosi)

Su Whatsapp Maria, vecchia amica, non legata da vincoli matrimoniali e fan sfegatata di Mario Calabresi, risponde al questo post “Semmai lo sposo prima io !!! 😅😅 “

La mia controrisposta: “Be, sarebbe perfetto! Tu lo sposi e io lo adotto! Diventeremmo anche parenti! 😍”

sabato 19 ottobre 2024

TANTI MODI DI ESSERE FAMIGLIA

 Qualche giorno è venuta a cena da noi una coppia di vecchi amici (lei era nostra compagna di classe), Giovanna e Silvano. Abbiamo fatto la pizza e passato una piacevole serata di chiacchiere: politica-figli e nipoti-malattie e tutti i temi cari a noi vecchietti ancora in tiro. I nostri amici ci raccontano che A., il figlio maggiore (ne hanno tre) giornalista e conduttore del Telegiornale di TV Parma, ha dovuto quella sera leggere il telegiornale con un filo di voce arrocchita in quanto raffreddatissimo, in assenza di qualcuno che potesse sostituirlo. 

Durante la serata, suona il telefono di Giovanna e la sentiamo rispondere con un filo di preoccupazione : “Caterina, è successo qualcosa?” per poi quasi immediatamente rasserenarsi e continuare la conversazione per pochi minuti. Poi, finita la telefonata, con un sorriso ci ha spiegato. “Caterina è la badante ucraina che per anni ha curato i genitori di Silvano, una bravissima donna a cui siamo affezionati e anche lei è molto legata a noi, come una di famiglia. Adesso cura un’anziana signora e la chiama “la mia signora”. Le ho risposto un po’preoccupata perchè l’avevo sentita da poco e avevo paura fosse successo qualcosa, ma ha telefonato perché ha sentito il TG Parma questa sera e ha visto e sentito A. molto raffreddato e provato e senza voce e quindi voleva avere notizie e mandargli i suoi auguri”. 

Mentre Silvano prontamente prendeva il telefono e chiamava A. per riferirgli della chiamata di Caterina “perché gli fa sicuramente piacere”, io stavo pensando due cose. La prima era “Ma si chiamerà veramente Caterina oppure un nome simile ucraino, tipo Ekaterina.?” La seconda era che ci sono molti modi, amorevoli, per essere e fare famiglia.

PICCOLE STORIE DI OLIVIA E DELLA SUA MAMMA

 Placido sabato mattina a casa Stuker/Ranieri. Ancora in pigiama.

Anna ad Olivia: “Guarda che non gioco con te se non parli italiano”



Olivia subito offesissima, sembra pensare “Ma come, ti offro l’occasione di divertirti con me perché sei la mia amatissima mamma e tu mi ricatti per una cosa astratta che non capisco bene in che cosa consista come l’italiano?”

Immagino che il sereno sia però tornato molto presto. Anzi, lo so, li abbiamo appena chiamati.

domenica 13 ottobre 2024

E UNA STORIA ESATTAMENTE OPPOSTA?

 Nell’impresa agricola di cui Roberto è presidente ed amministratore delegato,  come ogni autunno inizia la lotta alle “ponghe” (denominazione locale di ratti o pantegane) che in particolare in autunno e inverno minacciano i pollai, rubando il cibo delle galline in modo spesso famelico e aggressivo

Il capo degli operai agricoli del podere, M., persona pacata, affidabile e amorevole (tutti noi ci sentiamo rassicurati in sua presenza e i ragazzi disabili che frequentano il podere con inserimenti lavorativi lo portano in palmo di mano) ingaggia la sua lotta con le ponghe utilizzando il veleno in basse dosi, utili per ammazzare le ponghe più piccole, ma che riesce solo a tramortire quelle più grosse, e quindi deve lui pensare a finirle - il modo mi è sconosciuto, in modo particolare perché non voglio in effetti conoscerlo.



Insomma, M.l’altro giorno trova di fianco al pollaio, tramortita, una ponga molto grossa e con le mani accuratamente protette da grossi guanti, la prende per andare a finire il lavoro in un posto riparato, ma incontra R.,  una dipendente del podere ed una delle tre/quattro gattare e animaliste (purtroppo per J.D. Vance tutte anche mamme - e tutte anche con laurea) che lavorano con vari ruoli nel podere e che amorevolmente si prendono cura di ogni animale che frequenta abitualmente o occasionalmente il podere. R. chiede con ansia a M. “No, no, non ammazzarla, portala là in fondo ai campi e lasciala libera, poi si riprende”.

Non ho assistito di persona alla scena, ma posso immaginarla con una certa chiarezza. M.  ha sorriso con quel suo pacato sorriso e senza commentare ha continuato per la sua strada, pensando “Studiare tanto e amare gli animali va benissimo, ma qualche danno collaterale lo fa”

sabato 12 ottobre 2024

PICCOLE MERAVIGLIE



 Stamattina, una bella mattina di ottobre soleggiata e tiepida, ho pensato di fare l’ultimo raccolto di basilico per l’ultimo pesto fresco della stagione (ne ho diversi congelati, buoni, per carità, da consumare in pieno inverno, ma mai così intensamente profumati come il pesto appena fatto).

Ho raccolto un bel cesto di basilico dalle mie varie piantine sparse qua e lá nel giardino, di cui ovviamente ho buttato via più della metà (molte delle foglie cominciano ad annerire - è l’ora di morire), ma da cui ho ricavato comunque 160 gr di foglie di basilico, due sughi per la pasta.

Mentre pulivo vedo una minuscola pallina non più grande di un’unghia e sto per schiacciarla pensando fosse un insetto, ma poi mi rendo conto che è una minuscola lumachina che lasciata lì si apre e passeggia col suo corpo completamente trasparente.

Roberto (grande nemico delle lumache, ghiotte della nostra insalata) dice che è una lumaca appena nata. Una piccola meraviglia.

(PS la sua momentanea bellezza le ha salvato la vita, non ho avuto cuore di schiacciarla come faccio con le sue sorelle adulte e l’ho liberata nel giardino)

domenica 6 ottobre 2024

IL PESO DEI PADRI

 "I bambini che nascono e crescono in Medio Oriente - Israele, Gaza, Cisgiordania, Libano - sembrano bambini come tutti gli altri. Anzi, sono bambini come tutti gli altri. Sono persone nuove, nascono nuove. Pagine bianche. Dovrebbe spettare a ciascuno di loro scrivere, riga dopo riga, la propria vita.

Non è così. Ogni bambino che nasce da quelle parti, dal momento stesso in cui viene al mondo, trova il suo libro già scritto. Lo hanno scritto il padre, e il padre del padre, e il padre del padre del padre, e tutti i padri prima di loro. 

Delle madri si sa molto meno. Hanno avuto diritto di parola solo molto di recente. E non dappertutto. E sicuramente le madri non hanno scritto neppure una riga dei due Libri per eccellenza, la Bibbia e il Corano. Che sono i Libri del Padre.


Nel caso di un bambino israeliano possiamo addirittura contarli, quanti sono questi suoi padri antenati. Sono centoventi. Il calcolo è presto fatto. Netanhyau, in un paio di suoi discorsi, per legittimare la sua scelta di guerra ha fatto riferimento a Re David. Che regnò su Gerusalemme tremila anni fa. Mille anni prima che nascesse l’ebreo più celebre di ogni tempo, Gesù di Nazareth.

Poiché ci sono quattro generazioni per secolo, il totale, da Re David a un bambino che nasce oggi in Israele, è di centoventi generazioni. Eppure l’ultimo brevetto di guerra degli israeliani, un missile intercettatore, si chiama David’ Sling. La fionda di Davide. L’arma più moderna, più tecnologica, l’arma neonata, porta il nome di un capotribù dell’Età del Ferro. Un famoso verso di Salvatore Quasimodo dice: “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”.


Bisognerebbe fare il conto di quanti padri si portano in spalle, appena nati, i bambini delle altre tribù della zona, i musulmani sunniti, quelli sciiti, i cristiani delle varie chiese. Un mosaico di popoli e di religioni che, per fortuna, non comprende più i sumeri, gli ittiti e i fenici, ma non diciamolo ad alta voce che qualcuno potrebbe prenderlo come un suggerimento. Si tratta comunque, poveri bambini, di un peso immane, una catena senza fine, generazioni di perseguitati e di persecutori. Da secoli. Da sempre. Una volta invasori, una volta scacciati. Ho letto, e temo che sia vero, che il 60 per cento dei miliziani di Hamas sono orfani di precedenti conflitti… Nascono già assegnati al loro destino di guerra.


Come se ne esce? Ho proprio paura che non se ne esca. Perché l’unica via d’uscita possibile, centoventi generazioni dopo re David, sarebbe una rivoluzione impossibile. La rivoluzione dei bambini. I bambini e le bambine che si rivoltano contro i padri, anzi contro i loro centoventi antenati diretti, e dicono: la mia vita è mia. Io sono mio. Non sono venuto al mondo per vendicare i torti di secoli fa, o per rivendicare vittorie sepolte nel tempo. Non voglio inciampare nelle ossa dei morti, sono venuto al mondo per vivere. La Bibbia, il Corano, e tutte le vostre memorie, li considero con rispetto. Lo stesso rispetto che riservo a chi mi ha preceduto, e mi ha dato la vita.

Ma il mio libro, me lo scrivo da solo."


Michele Serra a Che Tempo Che Fa