domenica 7 maggio 2023

COME TI CHIAMI?

Nelle mie esperienze di insegnare le lingue (inglese, italiano per stranieri) ovviamente il punto di partenza é la domanda “Come ti chiami ?” (E poi “quanti anni hai?” e “da dove vieni?” e via di seguito…) perché necessitá primaria di comunicazione é quella di presentare se stessi, di autonominarsi, di dichiararsi. Solo quando si hanno le parole per definirla, analizzarla, “chiamarla” una cosa assume realtà e in una nuova lingua (che é un nuovo mondo, in fondo) avere le parole per dire chi si é risulta una necessitá di base, fondamentale.

Olivia non si é autochiamata e autodefinita per gran parte della sua vita, per ovvie ragioni. Inoltre, i bambini come é noto non usano “io”fino intorno ai tre anni di età, con un percorso di consapevolezza del proprio sé che inizia molto presto, ma ha tappe lunghe. Da qualche mese Olivia usa il suo nome per dire “io”. E il suo nome lo pronuncia come “Oyo” in modo tenerissimo e bellissimo. Quindi molto spesso si sente risuonare Oyo, quando per esempio si riconosce in una foto o allo specchio e piú spesso (e con molta più insistenza) quando vuol fare lei da sola una cosa (e ambirebbe in veritá a fare tutto da sola).

Poi, una decina di giorni fa (eravamo a Zurigo con lei), ha risposto ad una domanda “lo vuoi fare tu, Olivia?” Con un limpido “Olilla”, in seguito ripetuto alcune volte e in alcune altre occasioni (ma ancora con prevalenza di “Oyo”). Dopo qualche giorno, un messaggio Whatsapp di Anna “Oyo si é ufficialmente trasformata in Olilla”, ma dopo qualche giorno in videochiamata é tornata “Oyo” e Anna dice che alterna le due diciture.  Insomma, periodo di transizione. A noi sembra una questione importante, ma la reazione al tema di Oyo/Olilla é questa


(Ha ben altro da fare, compreso occuparsi di un baby, nel seggiolino con lei)

Nessun commento:

Posta un commento