lunedì 30 maggio 2022

SE FOSSI IN UCRAINA

 E così, dal fondo della notte d’estate, mi viene da pensare… non riesco a smettere di pensare a cosa farei se fossi in Ucraina, sotto l’aggressione russa. Trovo naturale chiedermelo, penso che la maggior parte di noi almeno una volta ci abbia pensato, ma non  è facile. Innanzi tutto, bisogna differenziare: essere a Mariupol o a Kiev non è la stessa cosa. Vivere nella paura o vivere nella paura e nei sotterranei e sotto le bombe non è la stessa cosa. Essere stati testimoni di eventi traumatici o averli sentiti raccontare non è la stessa cosa.

Allora ipotizzo di essere a Kiev in una casa normale. Qual è la prima cosa che farei? Di quella sono abbastanza certa: la prima cosa che farei è infrangere ogni codice morale supplicando i miei figli di stare dove sono, a Parigi, a Zurigo, al sicuro, di non pensarci nemmeno di tornare.

Fatto questo, però, la domanda è: io me ne andrei? Qui sono meno sicura della risposta, ma credo che non me ne andrei. Ho ancora un pezzo di vita davanti, ma posso rischiare questo pezzo perché la maggior parte della mia vita si è svolta ed è stata una buona vita, con i suoi frutti. L’altro motivo è che Roberto non se ne andrebbe mai, rimarrebbe lí a difendere la sua casa, il suo paese, la sua città, la sua nazione, per rabbia prima ancora che per nobili sentimenti, imparerebbe a sparare e a sputare il suo dolore sugli aggressori. Un altro motivo è che sono troppo vecchia ormai per ricominciare a costruirmi una vita altrove, mendicando uno spazio che non ho cercato e voluto. Un altro motivo è che potrei essere utile. Non credo potrei sparare se non proprio per difendere la mia vita e in fondo sono solo una vecchietta, ma so fare cose e oltre allo sparare in guerra ci sono molte altre cose da fare. So cucinare, so organizzare sistemi anche complessi, so guidare, so usare i mezzi di comunicazione, so insegnare e stare con i bambini. Tutte cose utili in guerra e che farei, sorretta dalla paura ma più ancora dalla rabbia, per tutte le ore di veglia  senza battere ciglio.

E così, dal fondo di questa notte, mi immagino a fare una cosa che immagino mi abbiano  insegnato a fare, pericolosa, ma estremamente utile: individuare mine e sminare  - me lo immagino come una cosa da fare con manualità, attenzione e cura, qualità che possiedo. Avrei paura, tanta paura, ma qualcosa bisogna pur fare ed è probabilmente l’attività bellica più contigua al pacifismo che posso immaginare.

Rido di me stessa per questi pensieri non comici, ma ridicoli, sono proprio una vecchia scema. Mi affaccio alla finestra e aspiro il profumo della notte e penso alla mia grande fortuna…

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