lunedì 7 marzo 2022

RIFLESSIONI NOTTURNE (MA SERVONO? MA A CHI SERVONO?)

Osservo che la presa di Putin e del suo regime, in Italia ed Europa, mostra almeno due radici. La prima ha radici storiche e politiche nettamente di destra e  consiste nell’attrazione per un regime autoritario, fondato sul consenso fortemente (militarmente?)  condizionato (creato?) dalla propaganda che spaccia come nuova idea di democrazia un regime oligarchico basato sulla concentrazione di ricchezza e sullo sviluppo scarso (per esempio il PIL dell’Italia -60 milioni di abitanti - nel 2020 ammontava a 1885 miliardi di dollari; il PIL della Russia - 140 milioni di abitanti - ammontava nel 2020 a 1479 miliardi di dollari!) e sulla protezione sociale bassa. Questa corrente di adesione si ritrova presso i movimenti che chiamiamo “sovranisti” dell’ambito europeo, che hanno sempre negato che Putin fosse un dittatore a cavallo tra il XX e XXI secolo. 

La seconda radice si potrebbe riassumere con buona approssimazione con il termine “antiamericanismo” - basato su un retaggio novecentesco assai duro a morire / modificarsi. La Russia antagonista all’imperialismo americano, baluardo contro le prepotenze della NATO… la Russia di sinistra (viene quasi da ridere, la Russia non è stata di sinistra mai).

Questa cazzo di guerra schiaffeggia entrambe le radici (la prima a dire il vero di gran lunga la più numericamente diffusa) : i sovranisti non riescono a giustificare all’opinione pubblica un Putin sanguinario dittatore e gli antiamericanisti vedono in azione l’imperialismo spietato  senza vergogna. Quello che trovo particolarmente ridicolo è l’ammutolirsi di quei cori sguaiati “prima gli Italiani” annegati in primis nei cori russi di “prima i Russi” e poi nella paura di prendere posizioni e di uscire fuori dall’ombrello protettivo della UE  e della NATO. Abbiamo assistito alla letterale liquefazione di un vasto fronte filorusso che era presente in Italia, con voltafaccia disperati e ridicoli che però, sottolineo, non hanno spostato un voto. Evidentemente i cialtroni senza un’idea politica e senza coerenza rappresentano bene una parte del nostro paese.

Rimane in auge un debole “le responsabilità dell’Occidente” che similmente tra le due parti apre deboli varchi sostenuti da uno dei capisaldi della propaganda russa sul proteggere le frontiere, ovviamente solo propaganda, nemmeno un fantasma o una paranoia, ma paravento a una pura politica di imperialismo revanchista. E rimane in auge una debolissima, appena accennata e subito abbandonata, posizione collocata sulla longa manus del “prima gli Italiani” sul non fare le sanzioni perché possono colpire e anche duro tutti noi (vedi alla voce “chiusura dei rubinetti del gas”). Questa seconda posizione è quella che mi sembra possa avere più futuro, quando saranno operativi i danni delle sanzioni e i massacri saranno finiti (la ggente si sa ha la memoria del topo).

Come finirà? vorrei essere più convinta della forza dei russi di far cadere Putin facendo convergere lo spirito democratico di alcuni strati più acculturati e internazionalizzati della società russa e gli effetti delle sanzioni e dell’isolamento sull’economia, il livello di vita e l’organizzazione stessa della vita russa. La speranza però la coltivo comunque. L’altro fattore ancora coperto è la Cina che ha in effetti interessi contrastanti in questa vicenda e il cui imperialismo, non minore di quello russo, ha tutt’altre coordinate, ma che capisce bene il senso e i movimenti delle autocrazie spietate, pur di stampo diverso dall’antica tradizione russa zarista. E poi ci sono gli Stati Uniti, e la UE e la “transizione ecologica” e la minaccia nucleare… intanto massacrano gli ucraini, poi si vedrà. Mi consola un po’ la storia: le dittature sembrano forti, ma hanno i piedi di argilla e in genere cadono o si ridimensionano, ma trascinano con loro i sogni e a volte anche le vite di gente che, come noi, voleva solo vivere.

Per ultimo: Putin assomiglia a Hitler? A me sembra che il progetto di Putin sia molto simile a quello hitleriano, se si sostituisce la superiorità della razza con l’egemonia di una nazione colonialista. Anche le modalità di svolgimento presentano inquietanti parallelismi: presentare  l’avversario come l’aggressore e l’aggressore come pacificatore incompreso, fare leva sulla presunta debolezza occidentale, attaccare nazioni con minoranze russofone, persino le modalità progettate del Blitzkrieg, la guerra lampo. Il risultato finale non è molto diverso. Quel che bisogna impedire è la fine della narrazione in esito a una guerra mondiale.

Rabbrividisco.




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