Sono facile alla commozione? No, non direi. Mi commuovo per cose che forse non dovrebbero commuovermi, spesso mi capita di essere più arrabbiata che commossa. Sarà il periodo di tensione nervosa, ma mi è capitato di commuovermi l’altra mattina, con il mio tè davanti e la fetta di torta in mano, guardando un servizio di RaiNews 24. No, non era uno dei servizi di questi giorni con case che bruciano, donne che piangono, bambini terrorizzati, uomini armati, la narrazione continua della guerra, guerra, la guerra… era invece un servizio di come in Italia ci si prepara ad accogliere i rifugiati ucraini. Il servizio era cominciato da Milano con la Caritas milanese che snocciolava grandi numeri, una potenza di fuoco (in questo caso fuoco di solidarietà e accoglienza) importante, proseguiva poi con Siena dove due Contrade accerrime nemiche hanno collaborato a raccogliere, organizzare e spedire camionate di aiuti “perchè il senso originario delle Contrade era la cura della comunità e la comunità ha i confini che vengono in quel momento riconosciuti”. E poi è arrivata Bologna, che ha trasformato una enorme tensostruttura, già hub vaccinale, in un centro d’accoglienza MERAVIGLIOSAMENTE organizzato, con tamponi, vaccinazioni (non solo Covid, anche quelle dei bambini di cui in Ucraina sono gravemente carenti), screening sanitari, zone per bimbi, distribuzione di beni di prima necessità da parte di organiizzazioni di volontariato, il Comune con i suoi operatori per identificare bisogni, risorse, collocazioni, aiuti. Quello che mi ha commosso e mi ha fatto scendere i lacrimoni è stato però il posto di polizia, sempre collocato nella tensostruttura, in cui i profughi vengono identificati, schedati e viene loro fornito sotto forma di tessera lo speciale permesso che consente loro di esigere servizi ed essere portatori di diritti. Al posto di polizia hanno intervistato una signora giovane in divisa che con molta semplicità ha spiegato che hanno deciso per un posto interamente gestito da donne, perché hanno pensato che forse uomini in divisa avrebbero spaventato i bambini e i ragazzini e forse anche gli adulti, dopo le sicuramente spiacevoli esperienze cui hanno dovuto assistere. Ho trovato questa attenzione molto commuovente in questa struttura in cui sanitari, volontari, poliziotti e operatori sociali lavorano in sinergia per uno scopo comune - non è un modo di lavorare dato o semplice, esige grande organizzazione, buona volontà, fiducia e grande sensibilità. (Lo so per certo, era il mio ambito di lavoro) Mi ha commosso. Contenta di essere emiliana, non lo dico spesso, anzi pressochè mai perché sono sospettosa e diffidente delle piccole appartenze, ma a volte serve anche commuoversi.