Ora che l’ho finito, finalmente posso dirvelo: non leggete “Cent’anni di solitudine”.
Non fatelo. Potreste scoprire di essere irrazionali e malinconici.
Non leggetelo perché è inconcludente e vi confonderete fra sette stirpi di parenti dai nomi tutti uguali, persi in un ciclo di vicissitudini che vi forniranno il quadro intero dell’esistenza.
Non leggetelo perché anche se avete un cuore di pietra, ad un certo punto piangerete. Rifuggite dalla tentazione di iniziarlo perché arriveranno le farfalle a dominare la vostra pancia; non appena avrete la minima tentazione di abbandonarlo, fatelo, lasciatevi scoraggiare dal suo linguaggio forbito, ché tanto non lo ritroverete mai da nessun’altra parte.
Non leggetelo perché dentro ci troverete l’amore, l’incesto, la passione, il dolore, la mancanza, la speranza; i vostri segreti più inconfessabili vi verranno svelati. E sentirete il brivido di essere letti anziché di leggere.
Non compratelo perché diventerà per sempre metro di confronto con gli altri libri.
Non addormentatevi leggendo le sue pagine perché nelle notti in cui non avrete spalle per consolarvi, vi mancherà.
Non leggetelo e non ditelo a nessuno se lo fate, perché scoprirete che il vostro rapporto con lui non è esclusivo, e ne sarete gelosi.
Non leggetelo perché non riuscirete a spiegarvi come si possa mettere una parola dietro l’altra in maniera così perfetta. Ineccepibile.
Non sprecate la vostra immaginazione fra le vie di Macondo perché la magia vi travolgerà e scoprirete che un libro può catapultarvi in un mondo altro e costringervi in un uragano di emozioni. Facendovi perdere il controllo.
Non leggetelo, ve ne prego.
Non fatelo perché io, ora che l’ho finito, mi sento vuota.
Recensione di Giusy Geraci (dal gruppo Facebook UN LIBROTIRA L’ALTRO IL PASSAPAROLA DEI LIBRI)
Io l’ho letto tanti anni fa ma ricordo esattamente la sensazione alla fine del libro di essere strappata a forza da un mondo completamente reale in cui avevo vissuto con emozione per qualche ora
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