lunedì 27 gennaio 2020

DISCUSSIONE CON VITO SUL POST PRECEDENTE

Vito:
Un tema che si pone da tempo. Rifondare la politica, il modo di fare politica. Le risposte da dare al monopolio assoluto di tutti i mezzi che formano, influenzano le menti.

Io:
Penso che sia qualcosa in più: dare strumenti alla gente per vedere le complessità e per capire. La politica non è tutto, c’è la storia, ci sono le storie, la vita quotidiana, i bagagli individuali, i sentimenti, l’appartenenza. Non è solo comunicazione politica, ma education nell’accezione anglosassone

Vito
Si, usiamo termini diversi, ma il concetto è uguale. La mia accezione di "politica" non ha niente a che vedere con la riduzione partitica e politologica. Ma, comunque sia, il problema sono i mezzi che formano oggi le menti e le coscienze.


Può darsi. Può darsi che diciamo la stessa cosa ma non lo credo. Anch’io non parlo della politica in termini partitici - d’altra parte, veniamo entrambi dall’esperienza di Scienze Politiche a Bologna e non siamo così ingenui. Ma io non mi limito al monopolio dei mezzi e a chi controlla che cosa e chi. So che è importante, non sono così naif.  Però penso bisogni anche andare al di là - ci vuole vicinanza, ci vuole senso, ci vuole una visione del futuro che adesso manca. Questa “pulsione securitaria” (come la chiama il maestro Recalcati) si può battere secondo me solo tornando al Sè, oltrepassando l’Ego, solo dando un senso ad una azione collettiva di (ri)costruzione difficoltosa e paziente di un bene e di un sapere collettivo, solo parlando, parlando, parlando....parlando della complessità, tornando a ragionare, a condividere, a fidarsi ed affidarsi - ad essere vicini. Sostituire l’aggressività con il dialogo, la chiusura con l’apertura, l’odio con la vicinanza. Non si tratta di formare solo le menti e le conoscenze, si tratta di aprirle, di ascoltare le paure e trasformarle in desideri. Di ritrovare la passione della fatica. Di ritrovare parole. Di ritrovarsi.

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