domenica 24 marzo 2019

COMBATTERE LA POVERTÀ?

C’è a mio avviso una domanda molto semplice da porsi: basta dare soldi per combattere la poverta? 
C’é un primo, inevitabile problema, lo pongo per liberarmene: chi parla  (e legifera) di povertà è un incompetente, nè si sognano mai di chiedere a chi conosce un po’ di più il tema, nè di ascoltare le molteplici voci che si levano o addirittura - vade retro - di ascoltare chi è povero.
Chi sono i poveri? Sono persone che sperimentano una mancanza di soldi, ovviamente, ma quella mancanza di soldi è figlia della mancanza di capitali: capitali educatuvi, capitali sanitari, capitali familiari, capitali sociali, capitali relazionali.per questo motivo si parla di “trappola della povertà”, perchè non è facile uscirne. 
Una vera politica di contrasto alla povertà dovrebbe intervenire sui beni pubblici, su istruzione, salute, famiglia, comunità, lavoro, reti sociali. Se ci limitiamo a intervenire sul reddito e non sui beni capitali, avremo sempre persone povere con un po’ di consumi in più. La ricchezza  di una persona è quindi data dal suo reddito (patrimonio individuale)più i beni collettivi e la possibilità di accedervi ed usufruirne : questo costituisce il portafoglio delle persone.
Sono una grande sostenitrice della meritocrazia e asserisco che in Italia ce ne sia troppo poca, ma la meritocrazia assume che i meritevoli vadano premiati, non dice che i non meritevoli vadano abbandonati. Il famoso “talento” è per la gran parte non collegato al merito, ma a condizioni sociali ed ambientali in gran parte ereditate.
Siamo in un tempo in cui si pensa di risolvere la povertà con lo Stato che dà dei soldi a un individuo, senza nulla in mezzo - una soluzione da incompetenti. Bisognerebbe invece a mio avviso partire da due assunti fondamentali:
- la cura dei bambini nei loro bisogni materiali ed emotivi nei nuclei poveri, con massiccia immissione di beni pubblici nella loro vita
- partire dall’idea che chi oggi è povero e in età lavorativa, soprattutto se è giovane, deve lavorare e non limitarsi a prendere il sussidio, perchè se non lavora non partecipa alla vita collettiva perde la possibilità di conoscersi e riconoscersi.
E due strumenti:
- la creazione di tante tipologie di lavoro a diversa gradazione di difficoltà ed impegno per chi (come molte delle persone povere) dal lavoro è molto lontano
- l’attivazione della società civile perchè la povertà non è un problema individuale, non è solo un problema individuale, ma anche e soprattutto collettivo, della società intera.

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