Devo rispondere a Lele, è ovvio, e sfrutto il mio essere padrona del blog per rispondere con l’agio di un post. Credo di dovere a Lele tre risposte e non sono nello stesso ordine in cui le ha poste lui, ma sono per me in ordine di importanza.
La prima in realtà è un rammarico con scuse: dalla risposta penso di averti fatto arrabbiare, ma l’intento non era assolutamente quello, in realtà il post era l’aria di una bolla di affetto, una riflessione amorevole - il mio blog è il mio giardino, in cui chiacchiero e prendo il tè da vecchia signora. Quindi chiedo scusa se ti ho fatto arrabbiare.
La seconda riguarda Salvini, o meglio la Lega non più Nord. Se penso che la Lega sia razzista? No, non lo penso -il razzismo ha una definizione storica ed un substrato che teorizza l’inferiorità di una razza rispetto a un’altra. [per quanto lo slogan “prima gli italiani” titilli concretamente in quella direzione...]
Se penso che la Lega sia fascista? No, non lo penso, penso invece che si abusi del termine, sui due fronti, a scopo di provocazione e di allarme, con profonda ignoranza storica e sprezzando (e svilendo) gli anticorpi che questo paese ha faticosamente negli anni costruito.
Penso che la Lega sia populista. Intendo il populismo non solo il parlare alla pancia della gente tirandone fuori il peggio, ma soprattutto il ridurre questioni complesse a risposte semplicistiche - gli immigrati? Li rimpatriamo. Le tasse? Non paghiamole. - dando la colpa dei problemi sempre a fattori esterni (prima erano i terroni, poi l’Europa, gli immigrati, le banche...). Questo è populismo. Vivo di stereotipi? Forse, ma cerco di non farlo.
La terza riguarda l’euro ed è sicuramente la più difficile. Non capisco pressochè niente di teorie macroeconomiche e non ho capito credo quello che hai cercato di spiegare. So per certo che altre teorie macroecomiche confutano quelle che mi sembra tu sostenga, ma io non capisco nè le une nè le altre, ahimè (nè mi sento granchè in colpa, non capisco niente nemmeno di conteggi strutturali per costruire ponti, per esempio) .
Quello che capisco un po’ di più sono idee e polvere di osservazioni empiriche, risposte a domande.
L’euro ha rovinato l’economia italiana? No, non credo. L’economia italiana è rovinata da infrastrutture datate, da un livello basso di competitività, dal peso di una pubblica amministrazione pesante, costosa e inefficiente, da un sistema educativo ridicolo e sganciato dalla realtà, dalla polverizzazione dell’apparato produttivo, dal corporativismo e dal familismo, dal sistema mafioso che governa ampie zone del paese e si infiltra nelle altre, da un debito pubblico mostruoso e mai governato che grava di pesanti interessi passivi ogni momento della vita, dalla assoluta incapacità di far funzionare e sentire proprio qualsiasi servizio o bene pubblico. Continuo? Non serve.
Era meglio quando c’era la lira? Io c’ero e lo ricordo. Ricordo il ciclo svalutazione/inflazione, con una immediata spinta alla crescita delle esportazioni, ma già sul medio periodo l’inflazione che erode il vantaggio competitivo del cambio (e l’inflazione è correlata all’aumento del costo dei beni importati, derivante dalla svalutazione). L’inflazione colpisce tra l’altro chi ha redditi non indicizzati, fissi. Era necessaria la famosa scala mobile, era necessario un ciclo continuo di svalutazione e ancora inflazione, in un mondo però in cui la Cina dissodava terreni a mano e le banche erano venditori di bot e non di futures. La differenza non era la sovranità monetaria, erano le politiche espansive, giocate sulla distorsione della competitività provocata dalla svalutazione.
E quindi l’ultima domanda: il modo in cui è stato gestito l’euro ha fatto male all’ Italia? Sì, ha fatto male all’Italia perchè un paese con le nostre debolezze ha bisogno di politiche espansive e non dell’austerità per tenersi a galla. Ha anche fatto male all’Europa perchè una moneta non è un buon modo per iniziare l’unificazione europea, perchè le debolezze dell’economia portano conflitto invece che rafforzare le motivazioni per stare insieme, portano rottura e non legami.
Ma l’euro è uno strumento e l’Europa è una scelta politica, ideale e una garanzia di pace. Gli strumenti bisogna usarli bene. E concordo con la famosa frase di Tsipras (che non è come politico in cima alle mie preferenze) “Uscire dall’euro non è la soluzione, la soluzione è cambiare l’Europa”.
Per assurdo, termino con una riflessione: in ultima analisi siamo d’accordo sulla sovranità monetaria, perchè anch’io la vorrei: la valuta degli Stati Uniti d’Europa.
Molte altre cose avrei da dire, tra cui che Marx viveva in un mondo che ancora non sapeva che la riserva di manodopera a basso costo non conviene farla uscire dai propri paesi perchè invece basta delocalizzare, in un mondo in cui non esiste l’aggregato “grande finanza” o “grande capitale” , ma tante finanze tanti capitali con interessi contrapposti e che non fanno sistema, che le politiche redistributive e di welfare sono, con il sistema europeo in cui non viene rilasciata alcuna sovranità, totale appannaggio dei singoli stati che infatti si muovono in maniera totalmente non coordinata.... ma adesso basta, meglio porsi domande e articolare qualche risposta. E questo è il mio giardino.
PS E uscire dall’euro ci porterebbe alla catastrofe, ma questo è un altro, prolisso post.
Grazie per le scuse, ma non erano necessarie. Non mi sono arrabbiato (anche se devo dirti che l'idea di considerare uno "spreco" un voto diverso dal proprio non è molto elegante). E' il mio modo di esprimermi, almeno su questi argomenti.
RispondiEliminaGià che ci siamo ti chiedo scusa anch'io -in anticipo- se alcune cose che leggerai ora potranno darti fastidio. Però anch'io lo faccio con spirito di amicizia.
Nello specifico poi che potrei dire? Tante cose
Che la svalutazione di una moneta è essenzialmente causata dal saldo della bilancia dei pagamenti, cioè dalla somma delle partite correnti e del conto dei movimenti di capitale, mentre l’inflazione è determinata dalla relazione fra la base monetaria esistente e l’offerta di beni e servizi. Quindi non si possono associare tranquillamente una all'altra.
Che la "polverizzazione” delle imprese italiane non c'entra nulla con la crisi, perchè è un fenomeno strutturale, di lungo periodo, perché la piccola e media impresa è da sempre uno degli assi portanti dell’economia italiana, un modello lodato fino alla prima metà degli anni ’90 proprio per il suo dinamismo. Mentre l’arresto nella crescita della produttività è repentino e si situa inequivocabilmente a metà degli anni ’90, guarda caso contemporaneamente alla fissazione della parità di cambio tra le monete europee.
Che sarebbe ora che si cominciasse a capire che chi ancora ci racconta il mito dell’Italia spendacciona e del debito pubblico troppo alto che va ripagato, o è un incompetente, o è certamente un bugiardo. Non esistono Stati al mondo che ripagano il proprio debito, semplicemente perché non ha senso parlare di debito pubblico ripagato.
Che non sopporto i discorsi autorazzisti di chi vuole farci credere che le colpe sono solo le nostre, dei nostri limiti culturali, della casta, corruzione, nepotismo, pigrizia... storielle quasi sempre associate (purtroppo anche da te) alla balla priva di senso economico e monetario della "liretta" e della della svalutazione, che deve sempre essere "competitiva". Discorsi fatti per convincere gli italiani della loro inferiorità e ad accettare le cessioni di sovranità, il "vincolo esterno"... e non vado oltre perchè sono a casa tua.
Che l'euro non è stato fatto per per impedire all'Italia di svalutare, ma per consentire ai crucchi di non dover rivalutare in valori nominali, e quindi di fatto consentendo a loro di svalutare in termini reali, e fottere così il nostro sistema manufatturiero.
goofynomics.blogspot.it/2018/01/chi-guida-contromano-una-critica-al.html
SEGUE
Ci sarebbe molto altro, ma scusami, se dici che non capisci quello che scrivo non mi sento di impiegare altro tempo a cercare di spiegarti. C'è chi ne ha scritto con ben più competenza di me.
RispondiEliminaSull'euro quello che avevo da dire l'ho già detto, anzi scritto alcuni anni fa. Spero che tu lo abbia letto (vedi link alla mia dropbox).
https://www.dropbox.com/sh/u1058zadhrd4l2l/AAAxUVBokG3TRcPKaK4-Uoqta?dl=0
https://www.dropbox.com/s/94hqx36f3pgfmbw/Mondo%20a%20rovescio.pdf?dl=0
Con chi dopo oltre 15 anni di moneta comune e dopo 10 di crisi, ancora si ostina a difendere l'euro, alle soglie della sua dissoluzione, e non capisce i veri motivi per cui è stato creato e la correlazione tra moneta e cicli economici, io non ho più voglia di discutere, perché o é colluso con il sistema di potere e quindi per interesse finge di non capire -e non credo proprio sia il tuo caso-, oppure non è in grado di farlo. (senza offesa)
Guarda che ci hanno imbrogliato e raccontato un sacco di balle, e continuano a farlo. So che è difficile farlo capire. Il lavaggio del cervello che è stato fatto dai media in questi ultimi 25/30 anni è cosi profondo che è difficilissimo far passare il concetto di “moneta” come la letteratura scientifico/economica prevede.
E soprattutto è difficile accettare il fatto che chi ci ha ingannato non è dalla parte politica ove vorremmo che fosse.
Agli elettori di sinistra europei l’adesione all’euro è stata venduta come una vittoria della loro parte politica.
La teoria delle zone monetarie ottimali -e purtroppo la realtà europea- indicano invece che l’euro è stato una vittoria politica di chi desiderava che in Europa gli aggiustamenti macroeconomici si scaricassero integralmente sul mercato del lavoro (traducendosi in “lacrime e sangue”). Ti sembra una vittoria della sinistra?
Un’analisi seria delle vie di uscita parte anche dalla risposta a questa domanda.
Io in questi anni sto cercando, nel mio piccolo, di far capire queste cose. Questa opera informativa è necessaria ma non sufficiente.
Mi sono reso conto che il sapere economico non può da solo emancipare i cervelli, giacché non sono tanto le cifre (da sole) quanto le convinzioni etiche e la forza dei sentimenti a motivare le persone. Paradossalmente non sono bastati nemmeno i disastri sociali a scuoterle in misura sufficiente (vedi Grecia).
Da sempre la propaganda necessita di fare appello (anche, soprattutto) ai lati irrazionali dei destinatari e senza di essa la politica rischia solo di rimanere teoria. Infatti non risultano casuali il mio cenno iniziale -in quello che avevo scritto- agli slogan e le "imprecazioni" con cui ho cercato di dare forza alle parole. Proprio perchè stando alla sola facoltà della ragione non si capirebbe come mai, appena lette le necessarie informazioni, le masse non si mobilitino ipso facto in piazza.
La mente dei singoli si smuove solo se si smuovono i sentimenti. La mente collettiva, che è funzione di quella dei singoli, cammina allo stesso modo, solo con caratteristiche più primitive (e perciò più complicate da gestire). Ci vogliono pertanto anche i PR, i "comunicatori", le bestie da palcoscenico, insomma le "facce - simbolo" alle quali tu puoi fornire il canovaccio, puoi trovare finanziamenti, ma dei quali difficilmente puoi sostituire le naturali doti di "persuasori".
Io non sono certo uno di loro.
Con l'augurio che anche tu possa cambiare fila (riferito alla vignetta iniziale del mio testo)...
e con (immutato) affetto da un amico