Con una cara e vecchia amica, compagna di Università, ho avuto uno scambio via Messenger, uno degli utili mezzi con cui sostituiamo - ahimè - i vecchi caffè con le amiche.
Lei:
A te posso confessare che da tempo io sostengo la necessità di abolire il suffragio universale!!! Propongo un assessment di ammissione alle liste elettorali con test di cultura generale, test di q.i. E test di intelligenza emotiva! Quasi quasi lancio una petizione sulla rete... mi interessa il parere di una donna intelligente come te, che ha condiviso con me passione di studi di storia e politologia.
Aiuto! Il mio cuore le dà immediatamente ragione, ma poi l’abitudine del cervello a razionalizzare e ricomporre prende il sopravvento
Non chiedermi una cosa cosí dopo il risultato delle ultime elezioni ... però ti do la stessa risposta che uso quando mi chiedono il parere sulla legalizzazione della cannabis o sulla riapertura delle case chiuse: quello che lo stato con le sue leggi legittima è un desiderio. Che nessuno senta il bisogno di drogarsi, che il sesso sia un atto d’amore o almeno di dono reciproco, che tutti esprimano il proprio voto (e il proprio mondo). Se lo Stato comincia ad arrendersi a uno stato di cose, nel caso specifico perchè un mondo complesso richiede cittadini in grado di decodificare la complessità, si apre una china pericolosa: siccome non riusciamo a farlo, siccome la società (e in primis la scuola), non forma ed educa, allora lasciamo perdere, chiudiamo i recinti, avvalliamo il fallimento (che si accentuerà). Insomma, carissima, non sono d’accordo, ahimè (vorrei tanto esserlo).
Lei
Il tuo ragionamento non fa una piega... e smonta la mia provocazione. Ma mi fa molta rabbia pensare che io, tu e tanti altri come noi ci dobbiamo cuccare rappresentanti politici (e politiche concrete!) eletti da “analfabeti” per niente o malamente informati e formati, che votano di pancia e non di testa. Io voglio un governo di “aristoi”, viva la repubblica platonica!
Io
Ma questi analfabeti sono manipolati da aristoi e il circolo diventa vizioso...
Lei
Quindi... non c’è speranza.
Ci penso un attimo e forse di getto mi viene una replica strana
Lo stesso giorno in cui noi votavamo gli svizzeri hanno votato un referendum sul mantenere o meno la televisione pubblica che ad ogni famiglia svizzera costa un canone di circa 500 euro all’anno e che è in cinque lingue e piena di programmi culturali e divulgativi (almeno secondo mia figlia). Ha vinto mantenere la tv pubblica. Qualche speranza c’è, ma c’è bisogno di durissimo e lungo impegno, credo.
Lei (pragmatica)
Ma è successo, appunto, in Svizzera. Ok, mi arrendo! Confidiamo, allora, confidiamo.
Mi rimane una domanda: perchè in Svizzera ci riescono e noi no?
E anche un’altra: sono discorsi da perdenti?
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