sabato 28 giugno 2014

SONO IN ISLANDA

Sono in Islanda per due settimane e sono troppo presa e stanca la sera per scrivere post. Al ritorno però ne arriveranno una valanga perchè il viaggio è intenso ed emozionante. Al momento sto scrivendo davanti a un panorama mozzafiato con in sottofondo un lago vulcanico, da una fattoria dove ci sono da fare 5 km di sterrato per arrivarci, ma dove c'è tutto, anche il ristorante.
"Tutta la solitudine che meritate"

sabato 21 giugno 2014

BENVENUTO LEO!

Oggi è arrivato Leo  nella nostra famiglia, cucciolo e grazioso - quattro mesi di pura e innocente energia - spero ci faremo compagnia per un buon tratto della nostra vita. Benvenuto Leo




mercoledì 18 giugno 2014

UOMINI (UOMINI?) CHE UCCIDONO LE DONNE

Mi chiedo se ci sono studi di tipologizzazione di questi uomini che uccidono le donne (e i bambini) - persone della porta accanto, almeno quelli che si leggono sui giornali.
Pensando agli uomini, tipologizzo in loro la difficoltà più o meno evidente ed accentuata, alla narrazione [e pensare che, curiosamente, se penso a un grande narratore, penso ad un uomo, Gabriel Garcia Marquez] alla trama, al percorso. Gli uomini tendono a procedere su una strada dritta, di cui non vedono o sottovalutano le diramazioni, i percorsi alternativi, vedono più di noi la strada, ma meno di noi le ombre del bosco, le deviazioni, le linee incompiute che ci portiamo dietro e che quasi sempre ci appaiono di nuovo poi ingigantite e con un conto più salato da pagare. Gli uomini pensano molto all'azione e meno alle nascoste ferite - piccole, grandi - che quell'azione si porta dietro.
Per questo credo che a volte si trovino davanti a dei vuoti, a volte scavalcabili, a volte, ingigantiti da tanti fattori (immaturità, anaffettività, tipo di educazione, pre-giudizi culturali, scarso controllo sulle pulsioni) non affrontabili, non prendibili - e allora colpiscono, danno la colpa del vuoto a chi li ama e si fida di loro - non trovano più la strada, il filo, il percorso. Fanno della vita della loro donna (e a volte, come leggiamo in questi giorni con orrore, anche dei loro bambini) una tabula rasa, un vuoto. E tabula rasa e vuoto anche della loro vita.
Dolore e sofferenza grandi e sprecati.
In quanto madre di un maschio cerco da anni di avere attenzione a curarne la consapevolezza della narrazione delle vite degli altri e della propria - lo vedo, adolescente, stupito e a volte irritato da questa mia insistenza nel cercare di analizzare e non semplificare con la figura retorica della malvagità e della cattiveria individuale ciò che succede, dal padre che stermina i suoi bambini al ragazzino che sta a casa da scuola per non farsi interrogare. Senza però negare mai, MAI, la responsabilità individuale delle proprie scelte ed azioni.
Quell'uomo che ha sterminato la sua famiglia ha sicuramente la responsabilità di ciò che ha fatto, ma la colpa la deve ricostruire nel suo vissuto ed espiare essendo costretto a vedere il vuoto e a riempirlo di consapevolezza: ogni giorno dovrà ri-conoscere quello che ha fatto e conviverci. È necessario curare questi uomini, proprio per farli espiare.

lunedì 16 giugno 2014

GLI STORNI CADUTI DAL NIDO E I BARCONI CHE SOLCANO E AFFONDANO NEL CANALE DI SICILIA

Sicuramente il tema del giorno è l'immigrazione, anzi qualcosa di più sofisticato. Non è più l'immigrazione, è l'esodo di un popolo che fugge la guerra, il tallone che schiaccia, i cambiamenti culturali che non riesce più a capire. E' un popolo che parla molte lingue, e si aggiunge a chi intraprende il viaggio del corpo e dell'anima per spirito intraprendente, per migliorare la propria vita e la prospettiva futura della propria famiglia. Arrivano, e se ne discute molto.
Quelle che non vedo mai poste però sono domande fondamentali, la prima è la domanda della testa, la seconda quella del cuore.
Prima domanda: siamo disposti a condividere le nostre risorse, i nostri diritti (di essere curati, per esempio, di avere una sicurezza sociale, per esempio, di sostenere chi non ce la fa, per esempio) con questi migranti? con la decisa prospettiva di vedere queste risorse e questi diritti diminuire anche di molto?  questa domanda non viene mai posta, perchè vedo reazioni chiare nella nostra società non appena vengono toccati non solo i diritti, ma addirittura anche i privilegi. La politica dell'accoglienza però non può continuare ad eludere questa domanda, se si continua a pensare di continuare una politica dell'accoglienza ipocritamente universalistica. quanti riusciamo ad accogliere? quante risorse generiamo in surplus (perchè il welfare è nato quando le nostre società sono riuscite a generare un surplus da dedicare al welfare) da destinare a questo fine? quante ne VOGLIAMO destinare a questo fine?  quanto la guerra, la fame, la povertà e il dolore, da sempre presenti in vaste aree del mondo appaiono intollerabili a noi ben vestiti e ben pasciuti in queste aree a noi vicine (senza pensare a quante aree a noi lontane...) dato che ora, complici i media addiritture LE VEDIAMO?
e qui vengo alla seconda domanda, la domanda dello storno. E' legata ad un piccolo aneddoto personale. Gli storni sono per me un nemico, mangiano la mia frutta dagli alberi, in maniera troppo accentuata visto che si riproducono troppo in assenza (o scarsa presenza) dei loro  predatori naturali - cagano davanti a casa o sulle mie ortensie nella zona in cui hanno il nido... sono nemici. Ma se vedo un piccolino di storno sopravvissuto alla caduta dal nido faccio di tutto per farlo sopravvivere e riportarlo nel nido, e mi commuovo se muore.
sono stupida? no, riconosco la vita, riconosco la storia individuale e la piccola vita che ho davanti.
Forse l'analogia è troppo ardita, forse è razzista. Non voglio paragonare i migranti ad un uccellino. Quello che voglio dire è che oltre alla storia collettiva, alla "problematica" (definizione di problematica=un problema ri-costruito in base ai parametri storici e culturali del momento) c'è la storia individuale, ci sono uomini donne e bambini che vivono oggi ed ora e che arrivano con la loro vita e storia individuale qui, a lampedusa, sulle coste della sicilia. E chi li incontra non può fare a meno di riconoscere la vita e l'umana solidarietà per le loro storie, deve incontrare i loro occhi e sostenere i loro sguardi.
che fare? non so. forse per cominciare bisognerebbe cominciare a parlare apertamente e francamente dei problemi veri, della condivisione, degli stili di vita senza dimenticare lo storno. ma ancora siamo lontani....
 
(ps. molto c'è da dire ancora, per esempio di quanti dei "problemi" che arrivano qui sono stati direttamente creati da noi, dal nostro stile di vita che depreda altri popoli, dagli interventi militari ed economici per devastare le loro terre e sostenere feroci dittatori e di un islam radicale che si nutre della disperazione e dell'ignoranza - molto c'è da dire, ma su questo si trovano molti contributi. molti contributi ma poca discussione?)

giovedì 5 giugno 2014

ESSERE RENZIANA?


Un collega oggi è sbottato con me dicendomi: "Insomma mi dici se sei renziana o no?". Già, riesco a dirlo? temo di no. Non riesco mai a dire di essere qualcosa di definito? sono snob? sono "radical chic" come scherzosamente mi accusano i miei figli? forse, ma non credo. Credo invece di avere una consapevolezza: questa metafora forte che ha usato Baumann (ah, maledetti filosofi!) della "società liquida" dobbiamo capire bene che cosa significa - molti se ne riempiono la bocca, ma chissà se si riuscirà mai ad afferrarla completamente. Per quanto riguarda il mio piccolo (il mio piccolissimo, a voler essere precisi), percepisco questa società liquida come una società in cui l'appartenenza e l'identificazione sono molto più labili di un tempo - per maggiore solitudine, per maggiore complessità, per lo sfilacciarsi di ciò che è "normale" e "morale" a favore di ciò che "accade" e deve essere conosciuto e riconosciuto.
Per essere brevi e concreti, insomma, riesco a dire che in questo momento e in questa fase sono con Renzi - quello che dice mi convince ed aspetto quello che farà, ma il mio consenso è collegato al qui ed ora, identifico la mia area di appartenenza e qualche sprazzo di una prefigurazione di priorità e di futuro, ma chi e cosa le interpreti non è come un tempo (per me non lo è mai stato comunque tanto,  forse anche causa un girovagare per il mondo che ti porta necessariamente a relativizzare molto, quindi forse avverto questo con maggiore chiarezza) un partito, un simbolo, un uomo, ma sono i pezzi di cammino che intravvedo comuni. Se ripenso ad un pezzettino alla storia recente, ho votato bindi contro veltroni, ho votato marino contro bersani, ho votato puppato e poi renzi contro bersani, ho votato renzi ed è la prima volta che voto il vincitore - (un sollievo, vuol dire che non ho a tutti i costi la vocazione minoritaria).
Sto con Renzi e non sono renziana, se ancora è possibile dire una cosa così (anche se qualcuno potrebbe definirmi una renziana della prima ora, visto che l'ho votato anche quando ha perso) - mi sembra una descrizione più accurata. Riconosco in Renzi una filosofia di pragmatismo che mi assomiglia, un attaccarsi ad un fattibile cambiamento, per quanto provvisorio e parziale, che cerco ogni giorno, in modo contraddittorio e imperfetto, di applicare. Riconosco in Renzi le contraddizioni del potere, inevitabili, ma anche una proiezione su un qualche futuro, ancora da definire e sul quale forse potrò seguirlo in toto, o parzialmente.... o forse no. Intanto sto qui. 
[mi sono anche chiesta se scrivere in questa giornata degli arresti sul Mose un post come questo fosse sintomo di ingenuità o di cecità - è legittimo pensarlo. Ma vorrei sottolineare che è invece a mio avviso un mettere in pratica ciò che si predica: non sottovalutare, anzi cercare di vedere con lucidità la complessità delle cose, ma al tempo stesso non farsi immobilizzare dalla idea che il danno di dimensioni enormi che il nostro povero paese ha subito - chissà forse addirittura irrimediabile, per certi aspetti - ci esenti dal ricercare e ove possibile attuare le azioni di cura e riparazione possibili e "stanabili"]

martedì 3 giugno 2014

AL MARE

Domenica siamo andati al mare - a Marina di Massa, il posto più solito e più vicino, dove sia io che Roberto abbiamo ricordi di infanzia ed adolescenza - il bagno frequentato, le madri e le nonne che erano con noi, le salviette, le passeggiate - ricordo addirittura un tempo in cui la mattina, dopo il mare mosso, si andava in spiaggia a cercare tra le migliaia di conchiglie rotte o frantumate la conchiglia integra o semi-integra, con la spirale perfetta e il biancore senza macchie. Il mare era la vacanza, era stare in acqua finchè venivano i polpastrelli rugosi o le madri o le nonne non ne potevano più di sopportare il senso di colpa di lasciarci così liberi e indisciplinati e felici. Ricordo i costumi, i primi senza il pezzo di sopra e poi purtroppo il pezzo di sopra è diventato indispensabile (ma la mutandina si è ridotta), la sabbia che scorreva tra le dita, fine e pulita - la formazione temporanea dei gruppi di amici, sempre variabile, man mano più importante avvicinandosi all'adolescenza.
Domenica c'era una giornata meravigliosa, assolatissima e fresca, le spiagge ancora semivuote e il mare che continua a risaccare sempre lì, portando via pezzi di spiaggia. La sdraio per leggere il giornale, i nostri ragazzi (l'Anna ed Emiliano, Luigi, ahimè non ci sono più bambini nella nostra famiglia) a giocare a racchettoni e a sguazzare un po' in acqua, la bella mangiata di pesce. Si può ancora essere in pace con se stessi e darsi tregua godendosi cose semplici, familiari, vicine, lasciando scorrere la giornata nelle nostre teste troppo affollate, troppo di corsa, troppo affaticate, con la sensazione, per una volta, di afferrare la vita per un po', invece di lasciarla scivolare tra le dita. Non è incredibile? si riacchiappa la vita più fermandosi ad aspettarla che non rincorrendola.