Sono sfinita da questa giornata di auguri, frasi edificanti, buoni propositi e mimose. E non ho potuto nemmeno interpretarla come una giornata di rabbia, lotta e impegno, dopo avere preso atto della desolante “piattaforma” (che parola desueta, da tempo non la sento, ma si diceva così) elaborata da Non una di meno per lo sciopero (uno sciopero, non una manifestazione) indetto per oggi. È il primo sciopero di cui abbia conoscenza indetto contro una “mentalità “ e mi sono subito chiesta cosa significhi scioperare contro una mentalità. Manifestare mi è chiaro, ma scioperare… niente, devo essere troppo vecchia per capire. Inoltre, ho cercato nella piattaforma, oltre ai sacrosanti temi propri del movimento delle donne occidentali la vicinanza a tutte le sorelle che nel mondo stanno peggio di noi: le eroiche iraniane, le vessate afghane, le donne nigeriane, yazide, quelle costrette al velo, alle mutilazioni genitali, ad una posizione da schiave nella società, quelle oggetto di stupro come arma di guerra… niente, a parte il sacrosanto (ma molto generico e radicale) cessate il fuoco a Gaza. Un documento penoso e ridicolo, cosa è diventato il movimento femminista italiano? Dove ha perso il suo senso e la sua consistenza per finire prigioniero e ideologizzato, cieco - e vedeva invece lontano.
Insomma, mi è stata impedita anche la dimensione della lotta, ma la rabbia no, quella è aumentata. E la melassa mi ha provocato un principio di nausea, per lo più. E molte parti della melassa mi hanno fortemente infastidita, per esempio la (benintenzionata) frase di un compagno di classe del liceo su Whatsapp (ebbene sì, dopo 47 anni abbiamo una chat molto allargata e attiva della classe) “buon 8 marzo a tutte le amiche in chat.W le donne il meglio della nostra vita” a cui avrei voluto rispondere che non esistiamo solo per fornire il meglio della loro vita agli uomini.
Poi improvvisamente ho capito. Non c’è niente da fare, è il leit motiv della mia vita. Purtroppo non potrò mai essere la bambina dai capelli rossi, ma sono condannata a essere Lucy.
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