sabato 16 dicembre 2023

GEOMETRIE VARIABILI

 Credo di poter dire che la mia è una famiglia piuttosto comune, qualcuno direbbe “normale” (qualsiasi cosa voglia dire “normale”, poi), altri (e molto diversi da me) direbbero “tradizionale”: una coppia che sta insieme dal liceo, un maschio e una femmina ormai grandi. Abbiamo poi molti tratti di originalità nei nostri percorsi e sogni individuali che hanno tra l’altro portato lo stupefacente risultato, per me, di avere una nipotina con i capelli biondi come le spighe del grano e riccissimi - io che sono sempre stata intensamente mora (ora grigia) e con i capelli come filo di ferro stirato.

Riflettevo in questi giorni, però,  che il maggiore tratto di originalità che ho sempre osservato (credo di avere scritto al proposito anche un altro post) è quello delle geometrie variabili (ad incastro) che abbiamo spesso praticato. Ci ho pensato perchè nei prossimi giorni se ne verificheranno altre.

Succederà che le postazioni originali, quelle più statiche, sono: Luigi a Monaco di Baviera, Anna ad Oberrieden (Zurigo) e noi a Sanguigna. La prima traiettoria parte dalla pedina Luigi, che da Monaco in treno  va a raggiungere Anna, Olivia e Andre ad Oberrieden per la Vigilia che festeggeranno tutti insieme con la famiglia di Andre, sua mamma, i due fratelli e i numerosi bambini. La seconda traiettoria parte il giorno dopo da Sanguigna da cui andiamo a fare il pranzo di Natale e scambio doni a Parma da mia madre e mio fratello (con al seguito cappelletti, bolliti vari e salse varie, spongata, panettone e torrone…). Nel primo pomeriggio del giorno di Natale, poi, la traiettoria riparte da Parma (sempre con il suo seguito di cibarie) in macchina per Oberrieden dove contiamo di arrivare la sera per l’apertura dei numerosi regali (e per cena di Natale, ma noi non credo mangeremo ancora). Poi staremo tutti ad Oberrieden fino al 28, quando noi riprenderemo la traiettoria partendo dall’aeroporto di Zurigo per Madrid e da Madrid a Santiago del Cile dove vagabonderemo un po’ (Viña del Mar, Valparaiso, osservatori astronomici, deserto dell’Atacama) con la compagnia di due amici.

Gigi, invece, parte con la nostra macchina, sempre il 28, da Oberrieden per Sanguigna dove rimarrà per una decina di giorni per l’ultimo dell’anno con i suoi amici. Da Sanguigna, poi, in treno, continuerà la sua traiettoria tornando da Sanguigna a Monaco all’incirca intorno alla Befana. Noi invece, il giorno 11 gennaio, ripartiamo dall’Atacama raggiungendo in aereo Santiago da cui ripartiamo il 13 con arrivo a Bologna il 14 mattina - e in treno a Parma dove uno dei ragazzi di Roberto ci darà un passaggio per Sanguigna. 

(Mi sono immaginata di tracciare le traiettorie con pennarelli colorati sul mondo, sarebbe forse una bella immagine)

Per fortuna ci vogliamo bene….

domenica 10 dicembre 2023

I GENITORI DI FILIPPO TURETTA

 Non volevo scrivere questo post. Non dovevo nemmeno scriverlo. Sono nauseata dalla morbosità dell’attenzione, degli approfondimenti e delle chiacchiere che gravitano intorno al dramma di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta. Però ho pensato cose, tutte apparentemente scollegate tra loro e poi hanno assunto un qualche filo logico.

La prima cosa è stata una rabbia profonda che ho provato a quella che è stata la prima dichiarazione di Filippo Turetta quando l’hanno catturato. “Ho ucciso la mia ragazza”. Qui è evidente. Non era più la sua ragazza (da mesi) e comunque non era “sua”. Ho provato una rabbia bianca e bruciante per quel “mia” e ho pensato che era un aggettivo possessivo orribile, da non usare mai, da evitare. Poi, alcuni giorni fa, il composto, civilissimo padre di Giulia, al funerale, non so come ha trovato la forza di dire “la mia Giulia” riuscendo a mettere in quel “mia” tutto l’amore e la devozione possibile, tutta la vicinanza che l’amore sa dare. E allora ho pensato che non è l’aggettivo possessivo il problema, ma il significato che quel possessivo ha. Subito dopo, ho pensato che nessuno ha insegnato a Filippo Turetta quei significati, che soprattutto i suoi genitori non glieli hanno insegnati, e ho pensato ai genitori di Filippo Turetta, ai loro rimpianti e rimorsi attuali. E no, non ho provato a identificarmi con loro, non ci ho nemmeno pensato.

La seconda cosa riguarda il fatto che i genitori di Filippo Turetta hanno tardato alcuni giorni prima di incontrare il figlio. Lí ho provato a metttermi nei loro panni e ho pensato che non so se avrei potuto al loro posto incontrare un figlio che avesse commesso una cosa così inenarrabile (inenarrabile mi sembra l’aggettivo perfetto, perchè narrando una storia la metti in chiaro, ci fai i conti. Questa storia per me non è in questa accezione narrabile, anche se tutti ne parlano). E comunque non credo avrei potuto  perdonarlo, anche se è mio figlio. Un pensiero orribile, su cui non mi sono soffermata, ma che è evidentemente rimasto con me, perché la sera, con amici, in pizzeria, quando siamo andati sull’argomento, ho dato voce a questo pensiero, per quanto solo, a dire il vero, a mezza voce. Un’amica che era lí con me mi ha (amorevolmente) obiettato “Ma ai figli bisogna stare vicino”. Sottovoce, ho risposto “Non so se potrei, è come se avesse ammazzato anche me”.

Adesso è tutto un chiacchiericcio su ergastolo-sí, ergastolo-no e anche questo mi infastidisce. L’entità della punizione la decideranno persone che in base ad un corpus di leggi piuttosto burocraticamente precise nel comminare punizioni e ad approndimenti minuziosi che non possono essere fatti sui giornali, sentenzieranno quanto tempo Filippo Turetta (sono a disagio a chiamarlo Filippo solamente, credo di voler mantenere le distanze) dovrà stare in prigione. Quello che è certo è che Gino, Elena e Davide Cecchettin hanno già  l’ergastolo di una vita senza Giulia, che Filippo Turetta ha l’ergastolo della dicitura “mostro” e la sua prigionia sarà un calvario quotidiano per sottrarlo alla vendetta degli altri detenuti e che i genitori di Filippo Turetta hanno l’ergastolo di un figlio non perdonabile. E Giulia non disegnerà mai più.


lunedì 4 dicembre 2023

UNA BUONA DOMANDA - 2

(Michele Serra, Il Post, OK BOOMER, oggi)

 Ancora grande flusso di lettere sul tema, al tempo stesso appassionante e indefinibile, “chi sono i nuovi maestri”. Sono riuscito a rispondere privatamente a molti ma non a tutti, gli esclusi non si sentano esclusi, sono stati letti e pensati, purtroppo il tempo non è una dimensione elastica, me ne manca sempre una bella fetta per fare tutto quello che vorrei fare. (Ma una giornata di sosta quasi “religiosa”, ieri che era domenica, me la sono presa: abbiamo tagliato a pezzi, in cinque persone, più di cento quintali di legna, rovere, cerro, pioppo, frassino, ciliegio, olmo, robinia. È stato bellissimo).


Sarò breve, e molto selettivo. Mi ha colpito la mail di Sara (millennial) che individua una differenza, anche profonda, con i ventenni di oggi: “Solo tre dei contributi selezionati citano programmi o personaggi televisivi tra i propri punti di riferimento culturali. Così di getto, credo che la televisione abbia influito in maniera molto più incisiva e trasversale sulla cultura della mia generazione rispetto a quello che emerge dal sondaggio. Oggi se ne guarda sicuramente meno, c'è tanto altro, ma negli anni in cui sono cresciuta se ne guardava tanta e tutti guardavano le stesse cose”. Dunque non solo noi boomer, anche i millennial (nostri figli) fanno in tempo a sentirsi spiazzati dai tempi che corrono, e hanno memoria di un tempo remoto in cui “tutti guardavano le stesse cose”.
Anche Francesco, di un anno più giovane, sottolinea l’egemonia che quel medium ha avuto almeno fino alla fine del Novecento: “La mia generazione è cresciuta davanti al televisore, in modo più specifico guardando i cartoni al pomeriggio. I nostri maestri e guide sono e restano la famiglia Simpson, Ken il guerriero, L'Uomo Tigre e Goku (e ovviamente i loro autori). Da loro abbiamo imparato a distinguere il bene dal male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, quali sono i valori e le cose importanti della vita, quando scherzare, quando essere seri”. Ringrazio Francesco perché mi aiuta a rimediare a una mia grave omissione: i Simpson! Ecco, io Matt Groening lo metterei nel Gotha dei maestri viventi senza mezza esitazione.

Edo propone tra i “grandi” di oggi la regista Alice Rohrwacher, “qui a Parigi la venerano come una nuova Fellini e hanno inaugurato una retrospettiva su di lei al Pompidou. Riconosco in lei una profondità multiforme e antica”. Per Mauro è stato molto importante Giovanni Lindo Ferretti (CCCP – Fedeli alla Linea), “in totale controtendenza rispetto al mainstream filoamericano. Questo mi fece se non altro venire l'appetito per leggere i suoi riferimenti letterari, Roland Barthes, Majakovskij, Mishima. Da lì in poi è stata una continua scoperta letteraria, per lo più in autonomia, insomma (Ferretti) è riuscito a darmi una spinta che la scuola non era mai riuscita a darmi”.
Molto severo (ma servono anche i severi) Matteo, che non dice la sua età ma sembra dare voce all’ala più “intransigente” dei boomer, oppure a quella più disillusa delle generazioni successive: “Ho letto cose implausibili, 20 volte la Murgia e non posso non pensare alla notorietà che viene dalla triste fine, e però recente; persino un Tomaso Montanari, una cosa che fa cadere le braccia. I riferimenti musicali lasciamo stare, veramente robetta. Direi che gli intellettuali, se ce ne sono, sono nascosti benissimo, e soprattutto che la generazione dal ’70 in poi non ha i mezzi né i riferimenti culturali per capire alcunché del mondo. O non ha tempo né voglia di approfondire, che è più difficile lungo e faticoso che dare retta a un cantante”.

Il boomer Leo lega strettamente alla buona salute della politica la nascita di pensieri rilevanti. “Un maestro è per definizione una persona intellettualmente onesta e, aggiungo, un maestro inevitabilmente fa politica. Forse per questo la nostra generazione non ha difficoltà a nominarne tanti e le giovani generazioni stentano invece a trovarli. In tutte le importanti opere artistiche entra la politica. Che cosa è il successo del film della Cortellesi se non un felicissimo ritorno della politica nella commedia all’italiana?”

Gli fa eco un altro boomer, Gabriele, che manda una top-ten di “maestri” quasi interamente politica: “Enrico Berlinguer, Allende, Martin Luther King, Nelson Mandela, La Repubblica, Eugenio Scalfari, Michele Serra, Nanni Moretti, Francesco Guccini, Franco Battiato”. Mi vergogno ma sono contento.
Mi piace, infine, quello che scrive Tommaso (che è del ’90). Indica tra i suoi maestri, come primo riferimento, “mio nonno materno, che proprio ieri ha compiuto 88 anni ed è senza dubbio la persona più lucida, intelligente, acuta e generosa che abbia mai conosciuto. Mezzo gradino più sotto, la mia maestra delle elementari, che tra poco andrà in pensione e mi ha insegnato, tra le altre cose, che l'ignoranza è il male più grave del mondo". Ecco, questo mi ero proprio dimenticato di dirlo: maestra, maestro, è anche colui che incontri nella vita personale. E ti insegna molte cose con le parole, molte altre semplicemente esistendo.

venerdì 1 dicembre 2023

A VOLTE ANCHE IO DICO FRASI LAPIDARIE

 Stasera Roberto è tornato da alcuni giorni di viaggio di lavoro tra Puglia e Marche, in visita ad alcuni clienti e fornitori (come ogni volta che va ha dormito in uno dei posti più belli del mondo, Trani, e come ogni volta che va è tornato carico di mozzarelle e taralli). Tra le altre cose, mi racconta di questi clienti che si occupano di pasta senza glutine e che sono molto dinamici: hanno aperto un business di produzione e vendita di spirulina e stanno aprendo una produzione di cibo per animali senza glutine…

“Senza glutine? Ma chi compra cibo per animali senza glutine?” 

“Mi assicurano che c’è grande richiesta, anche se ovviamente il cibo per animali senza glutine è molto costoso”

A quel punto mi esce uno spontaneo (e lapidario): “Sí, ci meritiamo proprio l’estinzione!”.