Alcuni giorni fa ero con la mia bellissima e deliziosa nipotina in uno dei diversi campi gioco del paese di Oberrieden, sul lago di Zurigo, dove Olivia vive. Era una bella giornata di sole e ad un certo punto il piccolo (e curatissimo, ovvio!) campo gochi si è riempito con l’arrivo di una ventina di bimbi (età apparente sei/sette anni), accompagnati da due maestre, una che parlava loro in svizzero tedesco e una in inglese. I bimbi appartenevano a gruppi etnici molteplici, diversi asiatici, un paio di indiani, poi rossi, mori, biondi in tante sfumature. Giocavano con leggerezza e spontaneità, parlando tra loro sia in inglese che in tedesco, si rincorrevano, condividevano altalene e barre di equilibrio, poi tutti seduti a fare merenda con grossi pezzi di mele e di cetrioli e grissini, ognuno con il suo bicchiere colorato. Una sintesi perfetta di come dovrebbe essere il mondo dei bambini, sereno, ordinato e al tempo stesso affidabile, aperto al mondo e allo stesso tempo scevro da paure.
Mi sono chiesta se questi bimbi avrebbero mai realizzato la fortuna che hanno avuto in dono di vivere a Oberrieden invece che in molti altri posti del mondo. E ho subito pensato che no, non ci pensavano - per loro era naturale, era il loro posto nel mondo. Ed è il posto nel mondo di Olivia ed è ora il posto nel mondo di mia figlia Anna. È importante avere un proprio posto, un proprio spazio, riconoscerlo come tale.
Ho pensato ai miei spazi nel mondo e li ho ricordati tutti con piacere, anche con nostalgia, Fontevivo dove sono nata, Parma in via Raffaello, Texcoco in Messico, West Lafayette negli Stati Uniti e naturalmente Sanguigna dove ho la mia casa. In tutti questi posti sono stata naturalmente bene, erano il mio posto nel mondo in diversi periodi della mia vita - una vita fortunata. E comincio a sentirmi a posto anche qui a Oberrieden, so dove sono i campi gioco, la Coop, la spiaggia sul lago, il panettiere e il formaggiaio, i posti dell’aglio ursino.
Mi resta Monaco di Baviera da cercare di riconoscere e ci vorrà tempo e pazienza.
Olivia mi sorride dall’altalena e mi dice “Me!” (mehr=ancora, in tedesco) e “non-na”. Appunto, il proprio posto nel mondo.
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