sabato 25 marzo 2023

IL PROPRIO POSTO NEL MONDO

 Alcuni giorni fa ero con la mia bellissima e deliziosa nipotina in uno dei diversi campi gioco del paese di Oberrieden, sul lago di Zurigo, dove Olivia vive. Era una bella giornata di sole e ad un certo punto il piccolo (e curatissimo, ovvio!) campo gochi si è riempito con l’arrivo di una ventina di bimbi (età apparente sei/sette anni), accompagnati da due maestre, una che parlava loro in svizzero tedesco e una in inglese. I bimbi appartenevano a gruppi etnici molteplici, diversi asiatici, un paio di indiani, poi rossi, mori, biondi in tante sfumature. Giocavano con leggerezza e spontaneità, parlando tra loro sia in inglese che in tedesco, si rincorrevano, condividevano altalene e barre di equilibrio, poi tutti seduti a fare merenda con grossi pezzi di mele e di cetrioli e grissini, ognuno con il suo bicchiere colorato. Una sintesi perfetta di come dovrebbe essere il mondo dei bambini, sereno, ordinato e al tempo stesso affidabile, aperto al mondo e allo stesso tempo scevro da paure. 

Mi sono chiesta se questi bimbi avrebbero mai realizzato la fortuna che hanno avuto in dono di vivere a Oberrieden invece che in molti altri posti del mondo. E ho subito pensato che no, non ci pensavano - per loro era naturale, era il loro posto nel mondo. Ed è il posto nel mondo di Olivia ed è ora il posto nel mondo di mia figlia Anna. È importante avere un proprio posto, un proprio spazio, riconoscerlo come tale.

Ho pensato ai miei spazi nel mondo e li ho ricordati tutti con piacere, anche con nostalgia, Fontevivo dove sono nata, Parma in via Raffaello, Texcoco in Messico, West Lafayette negli Stati Uniti e naturalmente Sanguigna dove ho la mia casa. In tutti questi posti sono stata naturalmente bene, erano il mio posto nel mondo in diversi periodi della mia vita - una vita fortunata. E comincio a sentirmi a posto anche qui a Oberrieden, so dove sono i campi gioco, la Coop, la spiaggia sul lago, il panettiere e il formaggiaio, i posti dell’aglio ursino. 

Mi resta Monaco di Baviera da cercare di riconoscere e ci vorrà tempo e pazienza.

Olivia mi sorride dall’altalena e mi dice “Me!” (mehr=ancora, in tedesco) e “non-na”. Appunto, il proprio posto nel mondo.




venerdì 24 marzo 2023

OSSERVAZIONE ACIDA, QUASI UN RIGURGITO (MA CON PENTIMENTO FINALE)

 Reduce da una vacanza con la speranza (esaudita) di assistere alla magnifica aurora boreale e di immergersi in un magico paesaggio artico, mi sono trovata a frequentare aeroporti (Zurigo, Tromsø, Oslo) - ultimamente non mi è capitato spesso. Tutti gli aeroporti, in vari modi e con varie motivazioni, celebrano ed invitano un pensiero ecologico, la riduzione delle emissioni, la natura da preservare e via dicendo, una nuova e accentuata attenzione , promozione e dichiarazione di buone pratiche. Immagini anche molto belle e ben comunicate ne tappezzano le pareti, catturando molti occhi di gente di tutto il mondo.

Devo essere davvero più inacidita di quello che penso, se davanti all’ennesimo cartellone ho mentalmente imprecato “Ma porca puttana, ma proprio nei luoghi che praticano l’attività praticamente più inquinante al mondo deve essere presente tutto questo celebrare la natura e i comportamenti virtuosi?”. In silenzio e dentro di me mi sono davvero arrabbiata.

(Poi però un altro cattivo pensiero: proprio io mi infurio, io che ho preso quattro aerei , inquinando quello che ho inquinato, solo per togliermi uno sfizio di bellezza? Abbassa la testa, ragazza, le contraddizioni non attraversano solo i luoghi e il mondo, ma anche te…)


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domenica 12 marzo 2023

SOLITA INUTILE INVETTIVA SENZA INTERLOCUTORI

 

Migranti, Ciriani: «Attaccano il governo invece che i trafficanti.

Caro ministro dei miei stivali, chi non condanna i trafficanti? Tutti li condannano. Ma solo alla tua parte politica sono utili per spostare continuamente il tiro dalla responsabilità di salvare vite umane - tutti gli altri li condannano, voi li usate. In questo momento mi sposto per un attimo dalla posizione in cui vi vedo come avversari politici per scivolare laddove vi vedo come schifosi esseri umani.

mercoledì 8 marzo 2023

ANCHE A ME

 

C’è quest’uomo sul mio telefonino, con il cappotto grigio e il panciotto puntinato, che balla da solo davanti a una bara di legno chiaro e alla foto di una donna che sorride. I pollici, abituati allo scrollo nevrotico dei video, si arrestano in segno di stupore. L’uomo che balla si chiama Stephane ed era il compagno di Agnès Lassalle, la donna della foto, la professoressa di spagnolo uccisa con una coltellata al cuore da un allievo che dice di aver sentito le voci nella testa. Siamo sul sagrato di una chiesa di Biarritz, il funerale è appena finito e la bara contenente il corpo della vittima di un delitto assurdo sta per essere inghiottita dal carro funebre, quando invece della rabbia parte la musica. «Love» di Nat King Cole, nella versione francese. 

Stephane e Agnès si erano conosciuti su una pista da ballo già quarantenni, e si erano concessi un nuovo inizio insieme. «Love» era la loro canzone. Stephane danza leggero intorno alla bara con le braccia allargate, come se fossero piene di lei. Gli amici osservano la scena, finché decidono di farne parte. Un signore incanutito inizia a volteggiare con una rossa, si aggiunge un’altra coppia, e poi due donne, e due ragazzi: sembra di essere sul set di un film dove si sta girando una festa di nozze. Al centro del quadro Stephane e il fantasma di Agnès, con quei loro passi perfetti, condivisi chissà quante volte in vita. Non mi era mai venuta così tanta voglia di ballare.

Balla da solo davanti alla bara della moglie, poi la folla lo segue

lunedì 6 marzo 2023

UNA VIOLA AL POLO NORD

UNA VIOLA AL POLO NORD

 Una mattina, al Polo Nord, l’orso bianco fiutò nell’aria un odore insolito e lo fece notare all’orsa maggiore (la minore era sua figlia):

“Che sia arrivata qualche spedizione?”.

Furono invece gli orsacchiotti a trovare la viola. Era una piccola violetta mammola e tremava di freddo, ma continuava coraggiosamente a profumare l’aria, perchè quello era il suo dovere.

“Mamma, papà”, gridavarono gli orsacchiotti.
“Io l’avevo detto subito che c’era qualcosa di strano”, fece osservare per prima cosa l’orso bianco alla famiglia. “E secondo me non è un pesce”.

“No di sicuro”, disse l’orsa maggiore, ma non è nemmeno un uccello.
“Hai ragione anche tu”, disse l’orso, dopo averci pensato su un bel pezzo.

Prima di sera si sparse per tutto il Polo la notizia: un piccolo, strano essere profumato, di colore violetto, era apparso nel deserto di ghiaccio, si reggeva su una sola zampa e non si muoveva.

A vedere la viola vennero foche e trichechi, vennero dalla Siberia le renne, dall’America i buoi muschiati, e più lontano anche volpi bianche, lupi e gazze marine.

Tutti ammiravano il fiore sconosciuto, il suo stelo tremante, tutti aspiravano il suo profumo, ma ne restava sempre abbastanza per quelli che arrivavano ultimi ad annusare, ne restava sempre come prima.

“Per mandare tanto profumo”, disse una foca, “deve avere una riserva sotto il ghiaccio”.
“Io l’avevo detto subito”, esclamò l’orso bianco, “che c’era sotto qualcosa”.

Non aveva detto proprio così, ma nessuno se ne ricordava.

Un gabbiano, spedito al Sud per raccogliere informazioni, tornò con la notizia che il piccolo essere profumato si chiamava viola e che in certi paesi, laggiù, ce n’erano milioni.

“Ne sappiamo quanto prima”, osservò la foca.
“Com’è che proprio questa viola è arrivata proprio qui? Vi dirò tutto il mio pensiero: mi sento alquanto perplessa”.

Come ha detto che si sente?” domandò l’orso bianco a sua moglie.
“Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare”.
“Ecco”, esclamò l’orso bianco, “proprio quello che penso anch’io”.

Quella notte corse per tutto il Polo un pauroso scricchiolio. I ghiacci eterni tremavano come vetri e in più punti si spaccarono.

La violetta mandò un profumo più intenso, come se avesse deciso di sciogliere in una sola volta l’immenso deserto gelato, per trasformarlo in un mare azzurro e caldo, o in un prato di velluto verde.

Lo sforzo la esaurì.
All’alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita.

Tradotto nelle nostre parole e nella nostra lingua il suo ultimo pensiero dev’essere stato pressapoco questo: “Ecco, io muoio… Ma bisogna pure che qualcuno cominciasse… Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini”.

(Una viola al Polo Nord, da Favole al Telefono di Gianni Rodari, Einaudi, 1962)

La favola è davvero bella, ma a leggerla oggi dà un po’ i brividi…

domenica 5 marzo 2023

BIOGRAFIE (JAVIER MARIAS)

 [ Sembra un dato di fatto che l’uomo – e forse la donna ancora di più – abbia bisogno di una certa dose di finzione, vale a dire abbia bisogno dell’immaginario oltre che dell’accaduto e del reale. ]

Ha bisogno di conoscere il possibile oltre che il vero, le congetture e le ipotesi e i fallimenti oltre ai fatti, ciò che è stato tralasciato e ciò che sarebbe potuto essere oltre a quello che è stato. Quando si parla della vita di un uomo o di una donna, quando se ne traccia una ricapitolazione o un riassunto, quando se ne racconta la storia o la biografia, in un dizionario o in una enciclopedia o in una cronaca o chiacchierando tra amici, si è soliti raccontare ciò che quella persona ha portato a compimento e ciò che è effettivamente accaduto. In fondo, tutti abbiamo la stessa tendenza, vale a dire quella di vederci nelle diverse fasi della nostra vita come risultato e compendio di ciò che ci è accaduto e di ciò che abbiamo ottenuto e di ciò che abbiamo realizzato, come se fosse soltanto questo ciò che costituisce la nostra esistenza. E dimentichiamo quasi sempre che le vite delle persone non sono soltanto questo: ogni percorso si compone anche delle nostre perdite e dei nostri rifiuti, delle nostre omissioni e dei nostri desideri insoddisfatti, di ciò che una volta abbiamo tralasciato o non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, delle numerose possibilità che nella maggior parte dei casi non sono giunte a realizzarsi – tutte tranne una, alla fin fine -, delle nostre esitazioni e dei nostri sogni, dei progetti falliti e delle aspirazioni false o deboli, delle paure che ci hanno paralizzati, di ciò che abbiamo abbandonato e di ciò che ci ha abbandonati. Insomma, noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati, tanto in ciò che è verificabile e quantificabile e rammemorabile quanto in ciò che è più incerto, indeciso e sfumato, forse siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che sarebbe potuto essere...Tutti viviamo, in maniera parziale ma permanente, subendo l’inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un’altra parte e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano. E tuttavia, a quel che sembra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò. E quando scopriamo che qualcosa non era come l’abbiamo vissuto – un amore o un’amicizia, una situazione politica o una aspettativa comune e addirittura nazionale – ci si presenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più com’è stato per davvero ciò che ci sembrava certo, non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell’immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno. La più completa delle biografie non è fatta d’altro che di frammenti irregolari e di scampoli scoloriti, anche la propria biografia. Crediamo di poter raccontare le nostre vite in maniera più o meno ragionata e precisa, e quando cominciamo ci rendiamo conto che sono affollate di zone d’ombra, di episodi non spiegati e forse inesplicabili, di scelte non compiute, di opportunità mancate, di elementi che ignoriamo perché riguardano gli altri, di cui è ancora più arduo sapere tutto o sapere qualcosa. L’inganno e la sua scoperta ci fanno vedere che anche il passato è instabile e malsicuro, che neppure ciò che in esso sembra ormai fermo e assodato lo è per una volta e non per sempre, che ciò che è stato è composto anche da ciò che non è stato, e che ciò che non è stato può ancora essere.


Javier Marías - dal discorso pronunciato a Caracas il 2 agosto 1995, durante la cerimonia per la consegna del Premio Rómulo Gallegos per il romanzo “Domani nella battaglia pensa a me”

(post di Sitting on the dock of the bay FB 4 marzo)

sabato 4 marzo 2023

NON UNA FINE MA SICURAMENTE UN PUNTO

 Salire, scendere, andare, venire; tanto fa l'uomo che alla fine sparisce. Un tàssi lo reca, un metró lo porta via, la torre non ci bada, il Pànteon neppure. Parigi è solo un sogno, Gabriel è solo un'ombra (incantevole), Zazie il sogno di un'ombra (o di un incubo) e tutta questa storia il sogno di un sogno, l'ombra di un'ombra, poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota (Oh! mi scusi).

Raymond Queneau, da Zazie nel metró

(Faccio fatica a scrivere questo post ed è strano perchè per me scrivere è sempre stato un piacere, se non addirittura una consolazione - è evidente che il tema brucia - nel cuore, penso)

La cronaca piuttosto asciutta è che Luigi dal primo di marzo ha iniziato a lavorare in un’azienda di ricerca farmaceutica (Coriolis Pharma) con contratto a tempo indeterminato e buono stipendio (sarebbe ottimo per gli standard italiani). L’azienda ha sede a Monaco di Baviera. Ha scelto lui tra alcune offerte, anche in Italia, apparentemente per niente spaventato dall’onere di doversi costruire da zero tutti i tasselli della sua vita, abitazione, amicizie, oneri burocratici, lingua (sappiamo che la imparerà rapidissimamente), lavoro. Tutto sarebbe stato più facile in Italia, ma con lo spirito di una generazione abituata a considerarsi autenticamente europea, ha scelto il percorso che più gli si confaceva, guidato anche dalla sua quasi fissazione per le cose che si è conquistato da solo (peraltro la gran parte di quelle che ha concretizzato finora, secondo me). Ha trovato una camera in un appartamento condiviso (che lui definisce “una catapecchia”) per due mesi intanto che trova il proprio nido, cioè nelle intenzioni un appartamentino per lui solo (e in cui spera che la morosa possa raggiungerlo per lunghi periodi). L’abbiamo sentito solo una volta finora e ci è sembrato teso ma soddisfatto, l’ambiente gli piace, sono tutti giovani e qualificatissimi, l’hanno bene accolto. Ancora non ha cominciato a lavorare in laboratorio, perché deve sottostare ad un training sulla sicurezza di un paio di settimane.

L’abbiamo accompagnato martedì scorso a Verona da cui parte il treno diretto per Monaco e l’abbiamo guardato partire


Mentre partiva, mi sono chiesta se ha armi sufficienti per affrontare il mondo, così giovane, con quel sorriso ancora tenero, con quel valigione pesante. Ho enumerato dentro di me le sue “armi” e ho concluso che ne ha tante, conoscenze e saperi e sentimenti e valori e principi accumulati negli anni. Ha la schiena dritta e ce la farà.

Mentre partiva, con un groppo di lacrime che mi chiudeva la gola, mi sono chiesta come sintetizzare questo momento e ho concluso che è GIUSTO, MA NON FACILE. È più che giusto il suo andare incontro alla vita, alla sua vita, ma non facile per me, per noi, vederlo andare lontano. Ho sempre interpretato il ruolo di genitore come chi cerca di curare il nido, ma anche di favorire lo sviluppo di ali forti, capaci di volare lontano.  Il suo orizzonte si allarga mentre il nostro si accorcia.

Ma come ormai chi ha la mia età ha imparato, le cose e i cambiamenti accadono e non c’è modo di fermarli. Meglio, invece di contrastarli invano, cercare di adattarsi. E ci adatteremo, ci stiamo tutti già adattando.

Quello che frega sono pensieri che arrivano proditori “con lui se ne va l’ultimo brandello della famiglia che avevamo costruito”, tutte quelle cure e quell’amore e quelle gioie (così fortunati da poter dichiarare pochi e marginali dispiaceri) diventate ricordi. Ci impegneremo per costruire nuovi ricordi.

Quello che frega sono i particolari


La finestra di sinistra è quella della camera dell’Anna, ormai quasi sempre chiusa da anni, quella di destra è la finestra della camera di Luigi, sempre aperta su questi anni di studio intenso. Ora chiusa anche questa.

Oppure entrare nella camera che conserva il lieve disordine di un posto il cui proprietario è solo momentaneamente assente ed è in attesa che torni. 

Oppure la sera, quando vado a letto per ultima nel silenzio assoluto della notte, quando mi viene automatico pensare se Gigi è fuori e se devo mettere o no il catenaccio interno alla porta. 

Oppure il bagno, dove manca ora una salvietta


E cento altre cose, è ovvio. Ma è solo per spiegare l’affermazione  È GIUSTO, MA NON FACILE. Per spiegare che è come se un’ulteriore fuoco nella mia vita si sia spento ed ho notato come, invecchiando, sia difficile e faticoso accenderne altri. Ma questo è solo un punto, non la fine. Vanno, vengono, tornano, andiamo, momenti anche intensi ancora ci aspettano, a Sanguigna, a Zurigo, a Monaco di Baviera e chissà quali e quanti altri cieli…..





mercoledì 1 marzo 2023

CI MANCAVA ANCHE IL MENAGRAMO, DAVVERO!

E davvero si sentiva la mancanza anche di questo menagramo che, a fronte di pezzi di verità stanati dalla sua proverbiale astuzia, copre con la sua personale verniciatura di riformismo (il riformismo dell’ego, ahimè come sempre poco approfondito e ragionato) questo tormentato quadro politico. I dirigenti del PD non appaiono credibili, ma lui è proprio sputtanato.

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD cambia la politica italiana.
Voglio farle i complimenti perché vincere le primarie con un milione di partecipanti richiede tenacia e coraggio
E ovviamente complimenti anche a Stefano Bonaccini per la battaglia leale.
 
Ma al di là degli aspetti personali la questione è politica.
Ciò che è avvenuto è molto importante.
Il PD diventa un partito di sinistra-sinistra che compete direttamente con il Movimento Cinque Stelle e assorbe i partitini di sinistra radicale.
Non si tratta di esprimere un giudizio di merito, dire se si è d’accordo o meno: è un dato di fatto che la vittoria di Schlein cambia la pelle del PD.
Qualcuno pensa che ciò sia un bene, qualcuno pensa che ciò sia un male: comunque la si pensi, tutti devono riconoscere che è un dato di fatto. Ed è un fatto di chiarezza importantissimo.
 
Amici, il PD del JobsAct e degli 80€, di Industria 4.0 e dello sblocca italia, del garantismo e delle riforme su diritti civili e sociali non c’è più.
C’è un altro PD. MigliorePeggiorePiù fortePiù debole? Chissà. Non ci interessa, adesso. È un altro PD, punto.
A questo nuovo PD che parla un linguaggio diverso sul reddito di cittadinanzasul nuclearesulla politica esterasulle tasse non possiamo che augurare buon lavorocon il rispetto di chi vede finalmente chiarito che ci sono due strade diverse. 
Il 26 febbraio 2023 si è concluso il percorso iniziato nel settembre 2019 con la nascita di Italia Viva.
 
Voi direte: e tu sei triste per questo? 
Ragazzi, devo essere sincero: io sono entusiasta
Perché si compie un passaggio fondamentale per la costruzione del nuovo progetto.
Vengono giù – all’improvviso, tutti insieme – gli alibi di chi ancora pensava di poter coltivare il riformismo dentro il Pd. Questo significa che adesso parte la campagna acquisti come sintetizzano i giornali? Macché! Anzi, è vero il contrario. Vedrete che specie all’inizio in tanti proveranno a serrare le fila dei gruppi dirigenti
Non aspettatevi un esodo, non aspettatevi una campagna acquisti.
Non puntiamo all’esodo dei dirigenti nel 2023, ma all’esodo degli elettori nel 2024.
La nostra scommessa non è la campagna acquisti, ma la campagna elettorale del 2024
Lì si voterà con il proporzionale puro alle europee. La nostra famiglia europea sarà quella di Renew Europe
E le forze politiche che compongono Renew Europe sono già oggi accreditate di più del 10% nei sondaggi
Già adesso infatti Azione e Italia Vivainsieme a Più Europasommate fanno più del 10%
Nelle prossime settimane andremo avanti con decisione insieme ad Azione sulla strada del partito unicoCalenda ha proposto di accelerare sui tempi e noi abbiamo detto che ci stiamo
. Dunque lavoreremo su simbolomanifestonomeadesioni in un percorso democratico e affascinanteLe porte sono aperte. E la lista unitaria di tutti gli amici di Renew Europe, anche quelli che come Più Europa forse non entreranno magari subito nel partito unico, sarà la novità delle Europee 2024. Se facciamo una buona campagna elettorale, se la sinistra si radicalizza, se il governo continua a non dare risposte ma solo a procedere a colpi di slogan come sull’immigrazione, sulla crescita, sulla scuola io dico che abbiamo l’occasione per fare delle Europee 2024 una svolta strepitosa. E come sapete sono ormai mesi che lo ripeto con una insistenza quasi noiosa. 
 
Dunque: brava Elly Schlein, buon lavoro, fai la tua partita come è giusto che sia. Noi faremo la nostra, con il sorriso e senza più litigi quotidiani con il PD. Perché ormai lo spazio politico del nuovo PD è sulla frontiera dei Cinque Stelle, non sulla nostra. E infatti il Conte del “vi facciamo rifare la casa graduidamente perché tanto paga lo Stato” è già preoccupato. Sarà cruenta la battaglia a sinistra tra Schlein e Conte
Noi siamo altro, siamo altrove.
Per chi crede nel riformismo anziché massimalismo, nel creare lavoro anziché nei sussidi, nel firmare le leggi sui diritti civili anziché nel farci i convegni, nell’aumentare lo stipendio a operai e professori anziché organizzare le proteste, oggi lo spazio che si apre è fantastico.
(Matteo Renzi, Newsletter)

DIFFICULT DAY


 "Today was a Difficult Day," said Pooh.

There was a pause.

"Do you want to talk about it?" asked Piglet.

"No," said Pooh after a bit. "No, I don't think I do."

"That's okay," said Piglet, and he came and sat beside his friend.

"What are you doing?" asked Pooh.

"Nothing, really," said Piglet. "Only, I know what Difficult Days are like. I quite often don't feel like talking about it on my Difficult Days either.

"But goodness," continued Piglet, "Difficult Days are so much easier when you know you've got someone there for you. And I'll always be here for you, Pooh."

And as Pooh sat there, working through in his head his Difficult Day, while the solid, reliable Piglet sat next to him quietly, swinging his little legs...he thought that his best friend had never been more right."

(A.A. Milne)

Ma non vedo Piglet qui con me oggi, ahimè. Esisteranno solo nelle favole?