Ho aspettato qualche giorno prima di scriverne, ma sono ancora arrabbiata e racconto la storia (spero di essere abbastanza lucida da farne cogliere il senso del comico/del ridicolo?).
Venerdì scorso, nel pomeriggio, la famigliola Ranieri con morosa di Luigi a seguito e il baule strapieno di generi alimentari (culatello, salami, parmigiano, uova di Pasqua, radicchi dell’orto, peperoncini ripieni, pomodorini al naturale in vaso...) pianifica di partire per trascorrere il week end a Zurigo con l’Anna. La maniaca di casa, cioè io, si organizza per lavorare il mattino da casa e decide di fare una torta da portare all’Anna e al suo compagno (strenui mangiatori entrambi) - la torta “L’antica” del maestro Knamm : pasta frolla integrale, marmellata di lamponi, ganache di cioccolato e lamponi freschi. È la terza volta che faccio questa torta e penso di avere risolto il problema delle volte precedenti: i bordi della frolla si ripiegavano su se stessi in cottura per via dell’interno vuoto (la ganache non va cotta e quindi la frolla cuoce in forno senza ripieno). Ho innanzitutto comperato un nuovo stampo da crostata buttando finalmente via la mia teglia ultratrentennale e ho scovato questa “cottura alla cieca “ che consiste nel ricoprire il fondo della torta con un foglio di carta forno e di riempirla con legumi secchi : in questo modo i bordi dovrebbero stare su. Dopo una ventina di minuti, con soddisfazione tolgo la teglia dal forno, i bordi sono cotti e ben fatti, devo tirare via i legumi e rimettere la teglia in forno per altri dieci minuti per fare asciugare bene il fondo. Prendo la teglia e scotta da bestia, osservo arrabbiata che un po’ di legumi si sono attaccati ai bordi della torta e non so se è questo a distrarmi, ma inclinando la teglia per far uscire i legumi la inclino troppo e la torta PAM! si capovolge e va in mille pezzi sul piano di lavoro. Furibonda mollo tutto lì bestemmiando e vado a fare le altre cose che dovevo fare, pensando che il progetto-torta era definitivamente rovinato. Dopo un’oretta torno per pulire il disastro e con insolito moto di ottimismo e con il solito atteggiamento di “non-mollo-l’osso-a-costo-di-lasciarci-i-denti” ricompongo con attenzione e alla bell’e meglio il guscio di pasta frolla, poi lo metto dieci minuti in forno e cospargo il fondo di marmellata di lamponi. E mi metto a fare la ganache, sbriciolo tre etti di cioccolato fondente, metto a bollire 220 gr di panna e sciolgo il cioccolato con la frusta dentro la panna, poi lascio la ganache a raffreddare prima di metterla sulla torta. Vado a fare le mie cose, cercando di lavorare un po’ e dopo un’oretta torno in cucina per preparare la torta. Mi accorgo però di aver lasciato il fuoco (bassissimo) acceso sotto il pentolino e la mia bella ganache si era trasformata in un ammasso semibruciato e diviso in liquido e parte burrosa. Autoinsultandomi e invocando l’avverso destino tolgo il povero pentolino dal fuoco e mollo lì tutto, abbandonando il progetto torta. Dopo un’oretta torna Roberto dalle sue faccende e gli racconto a denti stretti tutta la vicenda e lui, positivamente e senza insistere, mi dice “Ma non puoi rifare la ganache?”. Io non dico niente e vado via, ma evidentemente ci ripenso, sbollisco e torno a fare una nuova ganache (la ganache di cioccolato è bellissima, setosa, cremosa e lucida, un miracolo) la faccio raffreddare e completo la torta.
La torta è stata portata a Zurigo, la vicenda raccontata con grandi risa e la torta era acciaccata ma deliziosa come sempre.
Solo, pensiero spiacevole, ho pensato che queste cose non mi erano mai capitate, sono anzi organizzata e scrupolosa e mi sono un po’ depressa, mi sono sentita vecchia e stanca. Anche se certamente ci saranno altre torte e la prossima “Antica”, lo prometto, sarà finalmente come deve essere. Cavolo! Però invecchio.
L anno scorso invito alcune amiche a una merenda "letteraria" chez moi. Faccio una crostata, che di solito mi viene molto bene, la tolgo dal forno e la lascio sulla griglia dei fornelli a raffreddare. Almeno così credevo. Mentre ci beavamo di alta letteratura in salotto, cominciamo a sentire uno strano odore di bruciacchiato. Vado in cucina, il forno era spento, torno di là tranquilla. Al momento di servire il the, mi accorgo che avevo lasciato acceso, pur se al minimo, il fuoco che era servito per sciogliere il burro, proprio dove avevo appoggiato la crostata dopo averla sfornata. Che rabbia! Torta immangiabile! Per fortuna ci è rimasta Virginia Woolf! Sarà lo stesso motivo di cui sopra ( la vecchiezza incipiente/incombente? Ai posteri...
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