martedì 23 ottobre 2018

E IL CUORE MI VA IN PEZZI

E il cuore mi va in pezzi, certo, in ogni momento di ogni giorno, in più pezzi di quanti compongano il mio cuore, non mi ero mai considerato di poche parole, tanto meno taciturno, anzi non avevo proprio mai pensato a tante cose, ed è cambiato tutto, la distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l'ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero? Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato.

Jonathan Safran Foer,
Molto forte, incredibilmente vicino


lunedì 22 ottobre 2018

IL DEF E LA MANOVRA ECONOMICA

Hanno già detto in tanti, troppi forse, non è che serva anche il mio pensiero (debole, peraltro). Ma ce l’ho e il mio blog è il mio regno.
Parto dal folkloristico slogan “abbiamo abbattuto la povertà” - coniato da chi non sa proprio di cosa sta parlando, con una visione della povertà che vede solo l’equazione povertà= mancanza di lavoro. I poveri che noi vediamo a Reggio Emilia (dove disoccupazione quasi non c’è) sono per la stragrandissima maggioranza non privi di lavoro, ma che si arrabattano tra espedienti, lavoretti in nero e sussidi pubblici e soprattutto lontanissimi dal lavoro come competenze (per fare la donna delle pulizie oggi occorre almeno la patente, un operaio deve sapere leggere e scrivere e comunque parlare un po’ di italiano), come concezione del lavoro (il lavoro intensivo dei paesi occidentali è sconosciuto nella maggior parte del mondo, l’essere senza lavoro da molto tempo ti scollega dalle modalità di cercare lavoro in modo efficace), come possibilità effettiva di tenere un lavoro (aspettative irrealistiche, incapacità relazionali, tenuta - es alzarsi ogni mattina e arrivare in orario - molto fragile, carichi familiari impossibili) ecc. Tutto ciò, tra l’altro, nel paese con la maggior percentuale di lavoro nero in Europa.
Ma a parte lo slogan coniato per i polli, è evidente che questa manovra attua una consistente operazione di trasferimento di ricchezza a danno del ceto medio e dei lavoratori dipendenti che non possono evadere le tasse a favore dei disoccupati e degli evasori (che stanno in “pace fiscale”). Inoltre regala con un gigantesco pacco regalo agli ultra sessantaduenni, pagato dalle giovani generazioni che dovranno impegnarsi a pagare la loro pensione anticipata. Tutto ciò, tra l’altro, nel secondo paese più longevo del mondo.
C’è inoltre, e forse mi ripeto, un deficit più importante  di quello programmato dal DEF, uno spread di inciviltà da cui sembra non ci potremo salvare: c’è un continuo imbarbarimento del confronto politico e del vivere sociale, si disattendono patti già scritti, si rimettono continuamente in discussione opere infrastrutturali strategiche già finanziate, si giudica ogni diverso come nemico, si usano espressioni preoccupanti (“non faremo prigionieri”) tipiche della legge del taglione, si mente (“i soldi ci sono”, ve lo ricordate?)  e si delinque (i famosi, quanti erano? Quaranta? milioni rubati allo stato) bellamente senza nessuna conseguenza sul consenso, si manipola e si illude chi non ha strumenti per smontare i giochini di chi vuole solo il voto, si negano e sbeffeggiano tutti gli strumenti democratici di verifica e contrappeso (dal capo dello Stato alla Banca d’Italia, l’INPS, l’ISTAT, per tacer dell’Europa) e, ancor di più, si svalorizza e beffeggia ogni competenza sull’oggetto (medici, professori di ogni tipo, economisti...).
Ho sempre sostenuto (e ancora ne sono convinta) che chi ci governa è lo specchio di quello che, come popolo e come collettività, siamo. Il mio dolore è che io non sono cosí.

venerdì 19 ottobre 2018

UN ABBRACCIO AD ALBERTINA

Oggi avevo una riunione al San Lazzaro, l’ex zona del manicomio di Reggio dove adesso ci sono alcuni padiglioni dove c’è la sede dell’USL Provinciale e alcuni padiglioni che ospitano alcune facoltà dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Con due colleghe sono andata a pranzare nei tavolini fuori del bar paticceria proprio di fronte al San Lazzaro. C’era una bellissima e calda giornata di sole e la sensazione del fine settimana imminente e della benedizione di quei raggi che ci scaldano ancora. Ho chiacchiearato pranzando con le colleghe e dopo che loro sono andate via sono rimasta ancora un po’ a dare un’occhiata al giornale. Ho cominciato allora a percepire che nella panchina vicino a me c’erano due ragazze evidentemente universitarie che parlavano fitto. Ho capito che discutevano intensamente (e un po’ ingenuamente, forse) della differenza tra emergenza e urgenza. Le ho osservate ed ascoltate per qualche minuto. Indossavano la divisa d’ordinanza delle universitarie da quarant’anni  a questa parte: jeans, maglioncino, giacchetta leggera, zaino con i libri, poco o niente trucco - discutevano con passione, sviscerando il problema, immagino posto in evidenza da una precedente ora di lezione.
Potevano essere me, quaranta anni fa, su una panchina di Bologna che parlavo e discutevo di tante cose con la Romilda, Fulvio, Michele, Vito, la Laura, la Mirtide, e tanti altri volti e nomi che si sono persi nella nebbia del tempo, ma soprattutto con l’Albertina, la mia vecchia amica. Tutto quel parlare, discutere, ridere, arrabbiare, odiare ed amare, lasciare spazio alle idee e alle esperienze ci ha fatto crescere e diventare adulte - e diventare quelle che siamo ora.
Guardando quelle due ragazze, oggi, ho provato una piccola ma intensa fitta di nostalgia per quelle ragazze che eravamo, per come eravamo belle, entusiaste, fiduciose, con quella strada nel bosco di cui non vedevamo le curve, le cesure e gli sbocchi. Quello che allora era il presente è diventato in un attimo il passato, un passato che abbiamo creato parola dopo parola, atto dopo atto, giorno di sole dopo giorno di sole.
Un abbraccio ad Albertina (e agli altri che c’erano e che poi sono venuti) - grazie di essere stati ed essere con me a parlare.

martedì 16 ottobre 2018

STRANI ACCORDI

‪+++ VERTICE DI MAGGIORANZA, TROVATO L'ACCORDO: CHI PAGA LE TASSE È UN COGLIONE +++‬

(Spinosa, 16 ottobre 2018)

Se anche voi avete sempre pagato tasse e multe (magari maggiorate perché dimeticate o scadute); se rata dopo rata, rinunciando ad altro, siete riusciti a togliere le cartelle di Equitalia dai vostri incubi, venite qui e abbracciamoci forte: siamo scemi per legge. #condonofiscale
(Marianna Aprile, Facebook, 16 ottobre 2018)

martedì 9 ottobre 2018

FAMILY

L’antefatto è che Roberto ha compiuto sessanta anni  - il 28 aprile scorso. Già da prima con i figli abbiamo cominciato a ragionare del regalo di compleanno. Abbiamo escluso regali, perchè quello che vogliamo ormai ce lo compriamo e allora abbiamo pensato ad un evento - quale evento poteva farlo felice ? Sicuramente ricostituire la nostra famiglia come eravamo abituati solo una decina di anni fa. Così abbiamo pensato che l’Anna da Zurigo a Milano poteva arrivare e tornare in giornata (circa tre ore di treno) e che Milano ha fantastici ristoranti e teatri e mostre e che potevamo organizzare. Ma il 28 aprile non era un buon momento, stava morendo Ermes, il papà di Roberto, che è poi morto il 6 maggio, poi c’è stata l’estate e noi in Scozia, l’Anna sempre in giro per montagne e il compleanno dell’Anna e Gigi in Giappone e tutti i week end impegnati in molte cose importanti..... ( meno).
Siamo arrivati a blindare per tutti il 6 di ottobre. La mattinata è stata semplice da organizzare: c’è questa bella mostra che ha ricostruito le macchine progettate da Leonardo ed eravamo sicuri che potesse piacere molto a Roberto. L’Anna poteva arrivare per le 11 alla mostra e saremmo stati lì anche noi tre per quell’ora. Poi la scelta del ristorante è stata molto discussa tra me e i figli - sono partita con Cracco ma ho trovato immorale spendere 350/400 euro a testa TROPPO anche per dei viziati come noi - ho proposto alcuni ristoranti vegetariani di buon livello, ma uno non era aperto a pranzo, l’altro era vegano e Anna ha giustamente obiettato sulla non sostenibilità del veganesimo (“utilizzano materie prime naturali, è vero, ma per poi unirle e creare un alimento devono aggiugere leganti ed emulsionanti, non provenienti da prodotti animali, ma dall’industria e quindi NI - Natural Identical”).  Anna ha proposto Alice Ristorante su cui aveva visto un documentario con la storia e la filosofia delle proprietarie, molto interessante il tutto, una stella Michelin e mainly pesce (“questo ristorante è gestito da due donne, che mi sembrano grandi donne. Tante idee e riconoscimenti, un motivo in più per andare in questo mondo di chef maschi. Utilizzano materie prime di prima qualità, rielaborando piatti della tradizione in concezione moderna, quindi esattamente ciò a cui noi siamo interessati”). Ho riobiettato che era un po’caro, ma Anna mi ha mandato un vibrante whatsapp “penso che ce lo possiamo meritare, lavoriamo come schiavi, paghiamo le tasse. E in più è una delle poche occasioni in cui abbiamo la possibilità di fare, gustarci e festeggiare qualcosa insieme!”. Ha smesso di fare la rompi, mi sono taciuta e ho prenotato.
Ed è stato davvero tutto bello, Roberto, del tutto all’oscuro, ha vissuto con sorpresa emozionata l’incontro con l’Anna, la mostra è stata bella, il pranzo davvero sublime, una giornata di famiglia da ricordare. Qui siamo al termine del pranzo con i dolcetti di addio. Felici. Con tanto da festeggiare.

martedì 2 ottobre 2018

OOPS! CATTIVO PENSIERO

Domenica Roberto ed io siamo andati al solito, amato appuntamento annuale di “Piante e animali perduti” a Guastalla, la nostra fiera preferita di piante e anche cibo. Quest’anno non dovevamo comprare granchè (questo era il pensiero di partenza) però d’altra parte un ciclamino invernale bianco ci vuole per accompagnare i meravigliosi ciclamini invernali rosa e la oxalis dalle foglie rosso/marrone dell’anno scorso si è sviluppata benissimo e fa meravigliosi fiorellini bianchi e la sua compagna dalle foglie verde tenero sembrava lì a chiamarci e una bella rosa col fiore di un insolito rosso arancio scuro vuoi non prenderla e la nonna ha bisogno di quattro belle rose per il giardino del condominio e un po’ di bulbi, ammettiamolo, ci vogliono ogni anno (“solo tulipani, d’ora in poi”) e un bel ribes nero coltivato con una tecnica particolare sará una soddisfazione e proviamo, dai, quest’anno con qualche elleboro a terra che li abbiamo sempre avuti in vaso e il vitigno di uva fragola che è morto bisogna rimpiazzarlo, no? E poi il nostro fornitore di riso (Cornacchia) Carnaroli e Vialone nano e ci è proprio piaciuta questa pietra refrattaria su cui cuocere pane piadine e pizza in modo perfetto e poi il salame d’anatra con il suo pane particolare... insomma scatenare per le poche ore contate che avevamo due maniaci entusiasti come noi ha dei costi. In genere andiamo con amici, ma quest’anno per vari motivi di impegno ( una delle nostre vecchie è all’ospedale) ci siamo ritagliati qualche ora per fortuna e nemmeno le chiacchiere degli amici ci hanno distratto dalla nostra focalizzata attività. In una giornata limpida, soleggiata e rara.
Tutto molto piacevole, solo un pensiero ha prodotto la classica nuvoletta passeggera che copre il sole per un attimo: tutte queste piante le compriamo e curiamo per gli anni che verranno, per vederle crescere, fiorire e anche morire - molti degli acquisti di oggi, però, probabilmente ci sopravviveranno perchè il nostro futuro sta accorciando i suoi orizzonti... cattivo pensiero.