martedì 16 gennaio 2018

(SPIACEVOLE) SCENETTA QUOTIDIANA

Reggio Emilia, martedì mattina, ore 8:30, minibus dal parcheggio scambiatore al centro -tragitto di 6-8 minuti.
Salgo sull’autobus (che prendo solo d’inverno, altrimenti uso la bici) alla seconda fermata e lo trovo già pieno come ogni martedì e venerdì perchè in centro (esattamente sotto le finestre del mio ufficio) sono giorni di mercato. Il mercato è in genere frequentato prevalentemente da giovani donne velate o di colore in estate accompagnate da figli che invece in inverno frequentano le scuole reggiane e da anziani che frugano tra abbigliamento e ciarpame vario gestito prevalentemente da cinesi - un momento popolare e tradizionale che personalmente aborro, ma che piace. La stessa composizione dei clienti del mercato forma le persone sull’autobus. Seduti ci sono due anziani reggiani e diverse giovani donne alcune col velo e alcune di colore. In piedi varia umanità (tra cui io che in genere non mi siedo felice di stare in piedi dopo i miei quaranta minuti di auto). All’ultimo momento, di corsa, sale una giovane madre italiana con un bimbo al di sotto dei tre anni che ovviamente faceva molta fatica a bilanciarsi nel moto del bus e anche ad attaccarsi alle maniglie ad altezza adulto. Nessuno reagisce alla scenetta, tranne l’anziano reggiano col suo berretto, che si alza dal suo posto evidentemente per far sedere la signora col bambino.
Già lì pensavo con tristezza che si era dovuto alzare il più anziano, mentre le giovani signore chiacchieravano tra loro o guardavano il telefonino, ma c’era la scenetta finale ancora da recitare. Appena il signore si è alzato la ragazza nerissima che era in piedi vicino al suo sedile si è seduta al suo posto. Lui ha provato educatamente a dire che aveva lasciato il posto alla donna con il bambino, ma la ragazza non ha nemmeno alzato lo sguardo dal suo telefonino. La giovane mamma lo ha ringraziato dicendo che non era niente e cinque minuti dopo siamo tutti scesi.
La scena si è dileguata e abbiamo tutti proseguito verso il nostro quotidiano - io un po’ più affaticata nel tentativo di combattere stereotipi e pregiudizi che abitano anche me, in questo lungo e faticoso cammino alla ricerca di una (umana?) convivenza.

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