mercoledì 24 febbraio 2016

SIAMO FATTI DI CARTA VELINA

Domenica scorsa chiacchierando con un'amica, lei affermava che ciò che non le piace dei social (in cui lei sta e non sta, snobba, ma "snasupla") è che le persone mostrano solo i loro lati positivi e mai la realtà.
Un po', lo ammetto, ci ho rimuginato, ma mi rimane solo la risposta che dentro di me si è immediatamente articolata in modo subito istintivo e poco chiaro "Siamo tutti fatti di cartavelina".
(Con lo sguardo probabilmente pesantemente condizionato da un vizio professionale) osservo la fragilità di cui siamo tutti permeati, in precari e temporanei equilibri. Persino la persona più solida e tranquilla vive in una trama di fragilità, insicurezze, punti deboli, nodi irrisolti - così siamo. Ci distingue la quantità e qualità dell'assottigliarsi della carta velina e anche (forse soprattutto?) la nostra capacità di capire, gestire, rammendare le nostre fragilità. Non nascondiamo i nostri lati negativi (e - per inciso - non solo sui social, ma nella vita di ogni giorno), ma proteggiamo le nostre fragilità, cerchiamo di non farci colpire, cerchiamo consolazione nelle nostre foto amate, nel piatto orgogliosamente cucinato, nella citazione che ci ha aperto il cuore, nel ricordo a noi caro, nelle chiacchiere, nelle nostre piccole passioni. E se c'è una cosa che il tempo tiranno mi ha insegnato è una grande impazienza per la stupidità e l'ignoranza, ma anche la compassione e il rispetto per le mie e altrui fragilità.
Io tenderei ad accettare invece il mondo social come parte di interazioni che ci sono necessarie e congeniali - non è la realtà, ma un mondo di chiacchiere con altri mezzi dove c'è molta futilità e a volte stupidità, ma anche pensieri e cose interessanti. Anche la realtà, peraltro, non è vera, ma molto messa in scena.

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