Posto che è sicuramente prioritario curare le persone, il problema diventa subito come: prendiamo ad esempio curare un bambino che si trova in una famiglia inadeguata alla sua crescita - chi curiamo? Curiamo il diritto del bambino ad avere un luogo dove poter crescere o curiamo dei genitori che hanno tra le poche gioie affettive della loro vita buttata via l'avere tra le braccia il bambino?
E ancora, in presenza di risorse scarse, a quale cura diamo priorità, ad un anziano che deve avere la migliore qualità possibile del suo residuo pezzetto di vita o al bambino in cui un intervento educativo o psicologico esercita prevenzione di future dolorose ferite? Per non parlare poi di quando ci si addentra nei temi bioetici... E del fenomeno migratorio?
E qui entra in gioco l'ideologia, se si intende l'ideologia come un complesso di idee legate a dei valori e non come un fanatismo storico e culturalmente cieco.
Ecco, forse perchè in verità mi occupo di programmazione dei servizi sociali, mi appare chiaro che in verità non è possibile essere d'accordo con l'affermazione. Forse però potrei essere d'accordo nel vedere che curare le persone significa accompagnarle, stare loro accanto, ascoltarle e che curare le ideologie significa modificarle ed adattarle continuamente ad un contesto in rapido cambiamento, non essere accecati e ciechi, essere ricettivi e aperti al cambiamento.
Non che sia facile.
(Se qualcuno è curioso di saperlo, ad oggi il diritto dei genitori prevale a mio parere su quello dei bambini e il diritto degli anziani su quello dei minori- in generale, il paradigma della cura in netta prevalenza su quello della prevenzione. In tendenza - i mix sono molto variabili, in lento e contradditorio cambiamennto. )
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