martedì 30 giugno 2015

VIAGGIARE - la costa oceanica dell'Oregon

Viaggiare è sicuramente una questione di corpo, non c'è niente più di viaggiare che coinvolga tante parti del corpo, i cinque sensi tutti allertati, le gambe per muoversi,  il freddo il caldo la fame il sonno, i bisogni del corpo di cui tenere sempre conto e collocare nell'incertezza di non avere un nido, una casa, ma solo, a sera, una misericordiosa stanza di motel con un bagno è una possibilmente solida connessione wi-fi.
Inoltre viaggiare impegna e sollecita il cervello, i pensieri, la ragione, in un turbinio di decisioni da prendere, di informazioni da vagliare e da connettere, i concetti da elaborare ed assaporare e cercare di fissare - e per quanto possibile condividere.
E poi viaggiare è, forse principalmente, libido, piacere, connesso ai sensi e alla ragione - il profumo del mare, lo scintillio d'argento delle onde, il loro risuonare costante e rauco, il rumore della sabbia oceanica (sì, ha un rumore particolare, suona sotto i piedi che la smuovono), il gusto di un chocolate chip cookie di una buona bakery americana, la carezza su un tronco spiaggiato, bianco, levigato dalla salsedine.
Ma viaggiare è anche, forse semplicemente come sintesi di tutto ciò di cui sopra, un moto dell'anima, un piacere trasformativo, una nuova attitudine - lo è sempre, ma in particolare il viaggio sulle grandi spiagge dell'Oregon, splendide, immense, solitarie, immerse nella nebbia che lotta col sole, posti che ti toccano l'anima, che ti fanno respirare e rallentare e camminare a lungo, pensando, sulle rive, tranquillizzandoti e riempiendoti del vigore e della completezza della natura. Facendoti sentire parte piccola di un tutto, ma parte giusta. Facendoti sentire migliore di come eri prima di imprimere una temporanea orma sulla loro sabbia.

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