mercoledì 4 febbraio 2015

PER QUEL CHE SONO -le parole dell'adolescenza 2


Antox10 ha confessato quanto sia: "frustrante trovarsi ogni giorno sotto esame, ogni volta a dover dimostrare qualcosa a qualcuno. Continuamente senti frasi del tipo: 'Diventerai un grande medico!' oppure: 'Mi raccomando studia perché i voti alti ti servono per entrare a medicina!'. Non è questo lo spirito giusto per affrontare la vita: abbiamo bisogno di evadere dai soliti schemi; ecco perché amiamo ascoltare musica, amiamo uscire di casa e non parliamo con i nostri familiari".  
Albi_99 : "Anche affrontare una conversazione con i miei genitori può diventare difficile: gli voglio bene e so che mi danno sempre consigli giusti ma divento scontroso o mi chiudo in me stesso davanti alle loro proposte o alle critiche; mi comporto come se avessero sempre torto e come se solo quello che penso io sia giusto. Ovviamente, al termine delle nostre discussioni, mi dispiace perché capisco che hanno ragione. Ogni giorno che passa sorgono nuovi piccoli problemi da risolvere, a volte non riesco a reggere lo stress e mi verrebbe voglia di tornare bambino, nel mio mondo spensierato dove c'è sempre qualcuno a risolvere le cose". 
0madeinchina0 : "La mia famiglia non mi capisce: mia sorella con le sue battutine, mia mamma con le sue aspettative impossibili da realizzare e poi c'è mio padre che non capisce niente e che se ne è andato quando ero piccolo. Gli unici che mi capiscono sono forse il cane e mio nonno, forse per l'infanzia simile alla mia, fatto sta che lui mi comprende".
Mariaelenamartusciello: "I bambini hanno paura dei mostri, io ho cominciato ad aver paura di me stessa. Tutto ciò che volevo era sentirmi speciale. Volevo solo essere amata. Mi sentivo fragile, credevo che gli altri non mi accettassero così com'ero, volevo essere diversa, perfetta. Mi sentivo protagonista di una vita che non mi apparteneva, intrappolata in un corpo che non mi corrispondeva. Odiavo me stessa e avrei preferito scomparire. In un certo senso ci ho provato. Avevo voglia di gridare al mondo la mia esistenza, credevo che facendo vedere agli altri che soffrivo finalmente qualcuno si sarebbe accorto di me. Mi crogiolavo nel dolore. Ma più soffrivo, più mi chiudevo in me stessa e gli altri si allontanavano da me. Per tutta l'infanzia ero stata protetta dal mondo esterno, ma il vero mostro contro cui dovevo combattere ero io."
Branca5 : "Certe mattine mi sveglio prima degli altri, scendo in cucina e mi godo un po' di solitudine. Magari approfitto per ripetere qualche materia ma in realtà non è solo per ripassare che mi alzo. Stare un po' da solo mi rilassa e mi aiuta ad eliminare i pensieri confusi".
September: "Gli altri sono come me? Cioè, anche loro passano le serate dentro perché nessuno gli ha chiesto di uscire? E passano anche loro le notti a girare Londra con Google Maps? Lo so che è il periodo caratteristico del "solo io sto così male", ma davvero non si può essere unici in questo periodo? E con 'unici' non intendo schizofrenici o incredibilmente educati e maturi. Io voglio sentirmi unica. Voglio che mi conoscano così, per quel che sono".


"Forse il problema è proprio questo: si parla troppo dei giovani, ma troppo poco con loro". 

Nessun commento:

Posta un commento