È morto stamattina, in pace e nel suo letto, mio padre, dopo 86 anni di vita.
Adesso ci saranno i riti dolorosi di passaggio del fine vita e noi poi continueremo a vivere, avendo perso momenti, ricordi condivisi e soprattutto ricordi da costruire ancora. Ma lo faremo, nei passaggi che ancora dovremo affrontare, belli e brutti - con i tanti che abbiamo ancora intorno e in cui riconosco piccoli pezzi di quel padre cui diciamo addio.
sabato 25 ottobre 2014
lunedì 20 ottobre 2014
IL GIOVANE FAVOLOSO
Ieri siamo andati a vedere "Il giovane favoloso" di Martone con l'ottimo Elio Germano su Leopardi. Un grande film che non mi ha però entusiasmato perchè secondo me abbastanza statico, un po' giocato sulle "cartoline", dove il fuoco e la passione hanno piccole, limitate, controllate e forse a tratti un po' false eruzioni, ma non formano la spina dorsale del film, non affamano lo spettatore.
Durante la (magistrale, secondo me) declamazione di Elio Germano/Leopardi de "l'Infinito", ovviamente amatissimo in gioventù, la poesia perfetta, riflettevo di quanto sia cambiata la mia percezione di questa poesia rispetto a quegli anni.
Allora pensavo al senso di appartenere a un luogo (sempre caro mi fu quest'ermo colle), ad un futuro che mi attendeva (il guardo escluso dall'ultimo orizzonte) dei cui interminati spazi avevo anche paura. Ma sul passato (le morte stagioni) e il futuro (l'eterno) prevaleva il presente vivo e pieno - ed era bello essere qui e proiettarsi dolcemente sul futuro.
Oggi percepisco quanti ostacoli si frappongono fra noi e la visione autentica dell'orizzonte, di come interminati spazi di silenzio e quiete siano la prospettiva, di come la presente e viva stagione sia un attimo mai afferrabile nell'immensità e che il naufragio sia dolce solo nella consapevolezza (rassegnazione?) di questa fugacità. Quest'ultima versione forse è più vicina a quell'uomo tormentato e già grave ente ammalato e sofferente che l'ha scritta, ma mi piace più la precedente, lo ammetto - mi piacevo di più quando "l'infinito" letto dalla mia scrivania di ragazza, riletto e amatissimo, sapeva commuovermi fino alle lacrime, quando ero capace di vedere l'ermo colle e il pensiero che lo superava leggero liberandosi al di sopra, nelle immense ed infinite variabili di un mondo da costruire.
Ora vedo con più chiarezza le variabili, vedo con più chiarezza le conseguenze dell'infinito che si apre dietro il colle - forse per questo mi fa paura quel "mare".
Durante la (magistrale, secondo me) declamazione di Elio Germano/Leopardi de "l'Infinito", ovviamente amatissimo in gioventù, la poesia perfetta, riflettevo di quanto sia cambiata la mia percezione di questa poesia rispetto a quegli anni.
« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »
Allora pensavo al senso di appartenere a un luogo (sempre caro mi fu quest'ermo colle), ad un futuro che mi attendeva (il guardo escluso dall'ultimo orizzonte) dei cui interminati spazi avevo anche paura. Ma sul passato (le morte stagioni) e il futuro (l'eterno) prevaleva il presente vivo e pieno - ed era bello essere qui e proiettarsi dolcemente sul futuro.
Oggi percepisco quanti ostacoli si frappongono fra noi e la visione autentica dell'orizzonte, di come interminati spazi di silenzio e quiete siano la prospettiva, di come la presente e viva stagione sia un attimo mai afferrabile nell'immensità e che il naufragio sia dolce solo nella consapevolezza (rassegnazione?) di questa fugacità. Quest'ultima versione forse è più vicina a quell'uomo tormentato e già grave ente ammalato e sofferente che l'ha scritta, ma mi piace più la precedente, lo ammetto - mi piacevo di più quando "l'infinito" letto dalla mia scrivania di ragazza, riletto e amatissimo, sapeva commuovermi fino alle lacrime, quando ero capace di vedere l'ermo colle e il pensiero che lo superava leggero liberandosi al di sopra, nelle immense ed infinite variabili di un mondo da costruire.
Ora vedo con più chiarezza le variabili, vedo con più chiarezza le conseguenze dell'infinito che si apre dietro il colle - forse per questo mi fa paura quel "mare".
« Perì l'inganno estremo, ch'eterno io mi credei » |
(A se stesso, vv.2-3) |
venerdì 17 ottobre 2014
PAROLE INTELLIGENTI- il buongiorno di oggi di Gramellini
Mazzette di Stato
17/10/2014
MASSIMO GRAMELLINI
Un gufetto amanuense ha infilato nelle pieghe della Renzi Detax alcune mance niente male. Duecentocinquanta milioni per i padroncini dei camion, cento per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo e centoquaranta per un vecchio classico, i forestali calabresi: più numerosi lì che in tutto il Canada. Si tratta di mazzette di Stato, atte a scongiurare le code natalizie di cotechini scaduti al passo del Brennero, gli assembramenti di masanielli nelle piazze del Sud e il consueto crepitio di fuocherelli estivi lungo i boschi della Sila. Ma non si era cambiato verso, come da annuncio? Si sarebbe tanto voluto, ecco. Ma la carne è debole e la fantasia immensa. Le regalie non sono state accolte nella Legge di Stabilità vera e propria, ma in apposite micronorme che le saltellano intorno tutte festanti.
Micronorme, nome delizioso: fa pensare a un ninnolo, a un omaggio, a una carineria. «Amico forestale, gradirebbe una micronorma? Su, la prenda, per farci giocare un po’ i bambini. Microscatterà dal 2017, anche se avevo appena annunciato che avremmo accorpato i forestali ai poliziotti: era una microbattuta. In compenso ho confezionato un macroscherzo alle Regioni, confidando sull’appoggio dei cittadini, che le considerano a ragione un crocevia di camarille e ruberie. Pensi come sono furbo: ho ridotto le tasse statali con i soldi destinati ai governatori locali, che così saranno costretti ad aumentare l’addizionale Irpef, facendosi odiare ancora di più. Ma lei stia sereno e si goda la sua micronorma: qui si cambia verso perché nulla cambi».
Si può dare torto a Gramellini (tenuto conto che ho un debole fazioso per come scrive, perchè giornalisti con il numero di entità lessicali con cui lui gioca con assoluto agio ce ne sono pochissimi)? No, non si può certo dire che non abbia ragione, che per cambiare verso ci vuole molto di più (ma anche molto più tempo, perchè i lavoratori socialmente utili di Palermo sono vivi e devono mangiare - semmai il tema è farli mangiare ed essere contemporaneamente utili), che questa finanziaria fatta a debito crescente spaventa ancora una volta ed è ad alto rischio, che non si è ancora visto un vero taglio della spesa improduttiva ( forse solo le Province, ma ancora c'è molto da fare anche lì), che le Regioni sono un colabrodo, che... Che... Che....
Però che fare d'altro? Rischiare grosso vuole anche dire tentare, fare un tentativo - quello che è certo è che l'immobilismo è morte sicura.
sabato 4 ottobre 2014
PAROLE INTELLIGENTI sugli OGM
http://www.repubblica.it/ambiente/2014/10/04/news/vietare_gli_ogm_un_grave_danno_non_ci_sono_prove_che_siano_nocivi-97287327/?ref=HREC1-10
Ops! Non è che avrà ragione? In effetti ho letto ieri l'intervista a Vandana Shiva su Repubblica e concordo con la Cattaneo, anche a me è sembrata vaga e sfuggente.
Farei però un appunto a questo articolo e riguarda il potere delle multinazionali sui semi OGM, che mi sembra lei sottovaluti (ma la Shiva no). Forse la problematica OGM copre una problematica ben più avanzata che attiene alle modalità, possibilità e limiti del "possesso" di elementi essenziali alla vita quali i geni, i semi, il cibo. È come sempre più facile affrontare il prodotto di una problematica che la problematica stessa.
Un'altra osservazione (proprio da "ultimi fuochi"): non sottovaluterei nemmeno gli aspetti etici, ma soprattutto culturali che la Cattaneo un po' sprezza: il localismo, la biodiversità, le tradizioni hanno aspetti positivi e negativi, ma non sono da mettere da parte così frettolosamente, fanno parte di una trama che ci sorregge, ci guida e ci conforta. È ovvio che allevare le proprie galline è totalmente insensato (antieconomico, scarsamente produttivo) e che le qualità organolettiche delle loro uova sono del tutto analoghe a quelle delle uova comprate alla Coop, ma io le vedo vivere, nascere, crescere e morire con me, raccolgo le uova calde, le tengo con cura nelle mie mani. E il gusto delle mie uova è mooolto superiore a quelle della Coop perchè il gusto non è governato dal cervello, ma da tante emozioni, vissuti, tradizioni e cultura.
Ops! Non è che avrà ragione? In effetti ho letto ieri l'intervista a Vandana Shiva su Repubblica e concordo con la Cattaneo, anche a me è sembrata vaga e sfuggente.
Farei però un appunto a questo articolo e riguarda il potere delle multinazionali sui semi OGM, che mi sembra lei sottovaluti (ma la Shiva no). Forse la problematica OGM copre una problematica ben più avanzata che attiene alle modalità, possibilità e limiti del "possesso" di elementi essenziali alla vita quali i geni, i semi, il cibo. È come sempre più facile affrontare il prodotto di una problematica che la problematica stessa.
Un'altra osservazione (proprio da "ultimi fuochi"): non sottovaluterei nemmeno gli aspetti etici, ma soprattutto culturali che la Cattaneo un po' sprezza: il localismo, la biodiversità, le tradizioni hanno aspetti positivi e negativi, ma non sono da mettere da parte così frettolosamente, fanno parte di una trama che ci sorregge, ci guida e ci conforta. È ovvio che allevare le proprie galline è totalmente insensato (antieconomico, scarsamente produttivo) e che le qualità organolettiche delle loro uova sono del tutto analoghe a quelle delle uova comprate alla Coop, ma io le vedo vivere, nascere, crescere e morire con me, raccolgo le uova calde, le tengo con cura nelle mie mani. E il gusto delle mie uova è mooolto superiore a quelle della Coop perchè il gusto non è governato dal cervello, ma da tante emozioni, vissuti, tradizioni e cultura.
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