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via della Salute |
L'Oltretorrente è uno storico quartiere di Parma, ed in specifico il quartiere tradizionalmente popolare, abitato da operai e piccoli artigiani, con casette piccole, addossate le une alle altre, con un paio di assi stradali che a fatica hanno mantenuto una larghezza decente di strada e per il resto una intricata rete di vicoli e piazzette. Il quartiere è stato più volte bonificato nell'Ottocento/Novecento, sia con l'abbattimento e la ricostruzione di interi pezzi insalubri, sia dai fermenti "rivoluzionari" e antifascisti che lo abitavano. Al tempo stesso è anche la sede della maggior parte delle scuole superiori di Parma e vi convivono case ristrutturate davvero signorili, case cadenti, vecchie botteghe e kebabberie. Non è mai diventato un quartiere davvero signorile, ma ha mantenuto tra le difficoltà quel sentore di popolare, vivace, con molta gente per strada, complice anche la presenza di tante scuole superiori, asili nido, scuole dell'infanzia, chiese e chiesone, numerose associazioni di volontariato e luoghi pubblici. Qui c'è la Comunità di Sant'Egidio e la Famija Pramzana, il km zero e il mondo, ci sono moltissimi stranieri e molti vecchi parmigiani che sanno ancora parlare il dialetto, ci sono panettieri e pasticceri, tabaccai, minuscoli supermercati, fruttivendoli... Sono sempre stata legata all'Oltretorrente, è il luogo che frequentavamo giovani con le biciclette e le Vespe e dove ciondolavamo in attesa di una lezione o di una crescita che ci sembrava lentissima.
Per tutti questi motivi sono stata molto felice di andare a fare volontariato (ci vado due mattine a settimana, insegno italiano a una piccola comunità di donne e do una mano nel disbrigo di pratiche burocratiche per chi è in difficoltà in questa era solo digitale) nella vivacissima Casa della Comunità (Villa Ester) che si trova proprio di fronte al Marconi, il liceo scientifico che sia io che mio marito (e trent'anni dopo anche mia figlia) abbiamo frequentato. L'altra mattina, però, ho capito meglio perchè voglio bene all'Oltretorrente (Roberto ed io diciamo sempre che se mai - probabilmente mai - decidessimo di tornare a vivere a Parma, non torneremmo nei quartieri - Cittadella per Roberto, Montanara per me - dove siamo cresciuti, ma verremmo ad abitare in Oltretorrente).
L'altra mattina, dunque, in una giornata tersa e bellissima di primavera, ho parcheggiato l'auto in piazzale Matteotti, pagando il solito pegno ad una delle caratteristiche peggiori dell'Oltretorrente ed in generale delle città, cioè la difficoltà a trovare parcheggio (con contemporaneo esborso economico, peraltro). Da piazzale Matteotti, per raggiungere la mia destinazione (via Costituente) si percorre una via lunga (beh, lunga per quella zona) e diritta (via della Salute) per cinque minuti. Già da diversi metri di distanza assisto alla scena di un ragazzo giovane, alto e con la barba, che sorregge una signora molto anziana, con il bastone, appoggiata alla portiera aperta della macchina e le parla, parla, parla, parla.... Mi rendo conto che sta cercando di convincerla a sedersi sul sedile della macchina, senza grande successo, perché capita alle persone molto anziane di non tollerare bene il minimo momento di vuoto che si crea nel sedersi all'indietro - hanno paura di cadere. Mentre cammino verso di loro vedo che il ragazzo con molta dolcezza è riuscito a posare il bastone in macchina, ma la signora non vuole sedersi. Lui continua a parlarle sottovoce, non sento cosa le dice, ma la sua espressione è paziente, comprensiva, non scocciata, non animosa. Sono quasi alla loro altezza e continuo a guardarli, pronta ad intervenire in aiuto, se necessario, quando il ragazzo con lentezza abbraccia e solleva praticamente di peso l'anziana e la posa delicatamente sul sedile, poi senza fretta e continuando a parlarle le tira su le gambe nella giusta direzione, le allaccia la cintura e chiude la portiera. Mentre gira intorno alla macchina per andare al posto di guida mi lancia anche uno sguardo e un sorriso, come per significare "Tutto ok". L'anziana è tranquilla e parla con il ragazzo chissà di cosa.
Io non mi sono fermata, ho continuato il mio cammino mentre loro partivano verso la loro meta e mi sono sentita bene, parte di un posto che riesce ancora a compiere semplici gesti come quello a cui avevo appena assistito. Non so chi fossero, se lui fosse un nipote o un volontario o un non so, ma se si può ancora testimoniare una scena di questo genere in un luogo delle nostre città allora bisogna solo gioirne e volere bene a quel luogo - un luogo che è casa.