domenica 25 febbraio 2024

INSIDE OUT

 Riflessione iniziale: l’immagine che abbiamo di noi non corrisponde all’immagine reale di noi che gli altri vedono.

Scena: sono nella Casa di comunità Villa Ester per la lezione settimanale di italiano a un gruppo di donne straniere. È martedì mattina e i tre piani di Villa Ester fervono di attività, oltre al corso di italiano ci sono badanti che vanno allo sportello Clissa (per fare il curriculum, formazione, trovare lavoro) e soprattutto gruppi di anziani che frequentano le attività di AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) in particolare le attività di mantenimento e potenziamento cognitivo molto utili specialmente nei primi stadi della malattia.

Come ogni martedì arrivo dieci minuti prima per andare al primo piano a prendere il materiale per la lezione custodito in apposito armadio per poi andare al secondo piano dove teniamo la lezione. Presa la scatola con il materiale (poster, fotocopie, esercizi, flash cards eccetera) prendo l’ascensore per salire perché la scatola è un po’ pesante e ingombrante. Sono in ascensore e assisto alla scenetta di due anziani: lui che sollecita la signora a prendere l’ascensore mentre lui avrebbe preso le scale per salire al piano superiore dove si tengono le attività di AIMA. Intanto che decidono tengo aperto la porta dell’ascensore. Lei entra e lui prende le scale. Mentre saliamo al piano superiore, la signora con un sorriso dolce e complice mi dice “Eh, sì, meglio prendere l’ascensore e non stancarsi, già che abbiamo il nostro problemino…”.

Trasecolo per un attimo, rifiutandomi di ammettere che la signora mi considerava una utente di AIMA come lei. Poi mi cade l’occhio sullo specchio dentro l’ascensore e vedo i miei capelli bianchi e il mio volto segnato: io penso di essere ancora troppo giovane per le problematiche trattate da AIMA, ma forse dovrei aggiornare il pensiero…

(PS chissà se la signora è rimasta delusa quando ho cambiato direzione e non mi sono unita al gruppo tenuto dalle (splendide) psicologhe di AIMA)

martedì 20 febbraio 2024

DI MITI FAMILIARI

 In ogni famiglia ci sono storie che assurgono a miti. Uno dei miti della nostra è il diploma di laurea di Roberto. Il mio diploma è ordinatamente appeso nello studio, quelli di Gigi (adesso i diplomi di laurea sono due…) nella sua camera, quello di Roberto MANCA. Non è incorniciato, non è appeso, non è riposto. Manca, non c’è.




Il diploma di laurea  di Roberto, secondo la sua certezza che abbiamo sempre dato per buona in famiglia, è tenuto in ostaggio dall’Università di Firenze a cui Roberto si era per un breve periodo iscritto per una laurea in Scienze Forestali (allora, in assenza di tutti i master e le specializzazioni adesso disponibili, rimaneva solo l’iscrizione ad un’altra laurea se non si voleva abbandonare subito gli studi. Io stessa mi sono iscritta e se ricordo bene ho dato anche un esame a Scienze statistiche e demografiche dopo la laurea, ma poi la vita ti acchiappa e molli questi piccoli sogni). Per anni abbiamo insistito con Roberto che recuperasse il suo diploma, ma non l’ha fatto fino in tempi recenti e coinvolgendo anche un amico accademico, trovando però solo il diploma di maturità scientifica, ma non quello di laurea. E niente, il diploma di laurea era perduto, inghiottito da oscuri meandri archivistici polverosi e odorosi di muffa burocratica. Niente cornice e niente esposizione per Robbi (e per fortuna non ha mai avuto bisogno di esibire il diploma originale nei suoi passaggi di carriera)

La vita è però andata serenamente avanti.

Stamattina ero in solaio perché sto catalogando i miei molti libri, con doppia catalogazione telematica su Anobii (il social dei lettori) e cartacea, sono arrivata nella catalogazione allo scaffale fantascienza e ho un buon numero di libri di fantascienza ancora in solaio da tirare fuori (non erano mai arrivati alla libreria quando l’ho riorganizzata). In un paio d’ore di alacre lavoro nella polvere li ho tirati fuori, ripuliti e intanto che c’ero ho riordinato un po’ la zona che ho liberato (oh, una piccola porzione del solaio, comunque, perché ci vorrebbero settimane di lavoro ed un coraggio radicale per ripulire davvero. Però un po’ di ordine, per quanto labile, c’è). Mentre alzavo un po’ di vecchi quadri e foto incorniciate per buttare via e tenere un po’ di quelle cose, poso le mani sul diploma di laurea di Roberto, debitamente incorniciato e solo un po’ impolverato (aveva quadri sopra e sotto e quindi era protetto dalla polvere). Un fulmine a ciel sereno!


Un mito che cade.

(Nella chat di famiglia, Roberto accusato di aver detto per anni una castroneria, si è difeso - scherzando -dicendo che lui “un diploma l’aveva consegnato, ma vai a pensare che chiedessero il diploma di maturità, i trogloditi fiorentini”. Io ho risposto “loro saranno trogloditi, ma tu sei un viandante disperso nelle galassie dell’universo”. Risposta di Luigi, con emoticon di risate a crepapelle “geniale”)

martedì 13 febbraio 2024

RISPOSTE SEMPLICI

 Stamattina corso di italiano per stranieri. 5 donne, tunisine e indiane. 

Facciamo un esercizio su “mi piace” e “mi piacerebbe” e ci divertiamo un po’: disquisiamo della differenza tra “mi piace fare shopping” e “mi piace fare la spesa” e ridiamo quando Afef, madre di cinque figli (la più grande 25 anni) e con in casa anche una nipotina di cinque anni, quando deve dire cosa le piace non sa cosa dire, ci pensa su e poi dice “mi piace quando non ho niente da fare”.

La risposta più interessante la dà però Sihem, a cui piace molto ridere e scherzare e che dice di getto “mi piacerebbe tutti felici”.

Dimentichiamo a volte che esistono risposte semplici, che ci accomunano.

lunedì 12 febbraio 2024

ADESSO CAPISCO!

 Che zuccona! Finora non avevo capito fino in fondo qual era l’obiettivo strategico dei filoputiniani (e filotrumpiani) italiani


“Incoraggeró la Russia a fare di loro quello che vuole”. Ecco, perfetto.


L’unica cosa da precisare è che Putin paga molto meno dei talk show nostrani  (anzi, per essere precisi, paga moltissimo ma solo molto pochi e con specializzazioni non accademiche) e soprattutto le penali contrattuali (ad esempio avvelenamento, carcere duro,  incidenti aerei, sparatorie in strada) sono molto più pesanti.

domenica 11 febbraio 2024

IL FESTIVAL DI SANREMO (PER ME)

 Non ho praticamente mai visto il Festival di Sanremo (forse da bambina sul divano con i miei, ma non ne ho ricordo). Molti anni fa ho anche tentato una volta o due, ma niente!   Mi annoiavo a morte e non resistevo più di qualche minuto.

La mia convinzione era che Sanremo fosse “una cosa da vecchi” e la convinzione è rimasta lì, oziosamente inerte. Un paio di giorni fa cucinavo (anzi, sfornavo tortelli di Carnevale, detti “turtlét” dalla nonna Rosina) con RaiNews24 che trasmetteva la conferenza stampa quotidiana del Festival e la direttrice marketing sciorinava fastose statistiche sul successo di audience del Festival stesso, insistendo in particolare sui dati a dimostrazione che gli spettatori del Festival erano in maggioranza giovani. A quel punto ho avuto un cortocircuito di pensiero: il Festival nella mia testa era una roba da vecchi e non avevo pensato al fatto che essendo adesso vecchia doveva diventare su misura per me. Continuo però a non guardarlo perchè adesso è diventato un evento per giovani. Ecco perché! Cavolo, sono sempre non sincronizzata, o in anticipo o in ritardo.



domenica 4 febbraio 2024

UNO GNOMO CHE VIGILA

 E così, anche questa volta se ne sono andate. Dopo una settimana passata da domenica a mercoledí ad Oberieden e da mercoledí sera a domenica a Sanguigna con Anna ed Olivia, sono tornate alla loro bella casa sul lago, dal loro compagno e papà, alla loro vita in Svizzera. Giusto così, come sempre, ma stavolta Olivia con molta precisione ha parcheggiato la sua macchina e ha lasciato a vigilare il suo gnomo, con le sue Crocs rosa ai piedi, sul vialetto di casa nonni, fino al suo ritorno. E sotto la protezione dello gnomo di Olivia, e con la promessa del suo ritorno, anche i nonni guardano fiduciosi al futuro..